giovedì 2 dicembre 2021

La variante di Lüneburg - Paolo Maurensig

Incipit: Sembra che l'invenzione degli scacchi sia legata a un fatto di sangue.
Narra infatti una leggenda che quando il gioco fu presentato per la prima volta a corte il sultano volle premiare l'oscuro inventore esaudendo ogni suo desiderio. Questi chiese per sé un compenso apparentemente modesto, di avere cioè tanto grano quanto poteva risultare da una semplice addizione: un chicco sulla prima delle sessantaquattro caselle, due chicchi sulla seconda, quattro sulla terza, e così via...
Ma quando il sultano, che aveva in un primo tempo accettato di buon grado, si rese conto che a soddisfare una simile richiesta non sarebbero bastati i granai del suo regno, e forse neppure quelli di tutta la terra, per togliersi dall'imbarazzo stimò opportuno mozzargli la testa. 
La leggenda sottace il fatto che quel sovrano dovette pagare in seguito un prezzo ben maggiore: egli si appassionò al nuovo gioco fino a smarrirne la ragione. L'esosità del mitico inventore, infatti, è pari solo a quella del gioco stesso.  

Da un po' di tempo ho la bella sensazione, confermata dalle parole in tanti commenti, che le mie recensioni siano per diversi lettori e lettrici un momento di scoperta di un libro nuovo, un autore prima sconosciuto, un suggerimento perfetto. Ecco, questo è uno dei casi in cui sento di annoverare un romanzo fra quelli che s'hanno da leggere. 
Se aprirlo scatena il noto "non posso smettere di leggerlo", arrivare all'ultima pagina (in tutto 150, si legge in un paio di pomeriggi) lascia con la sensazione di aver letto una storia alla quale non togliereste né aggiungereste nulla. E soprattutto con la sensazione di esservi imbattuti in un autore di alto livello. 
Tecnicamente questo libro è perfetto. Funziona, ammalia, scatena curiosità e partecipazione. 
Quelli di Maurensig sono gli ingredienti purissimi del buon narratore. Me lo immagino buttare giù una "scaletta" di massima, sviluppare alcuni punti, tornare indietro, cesellare, e poi lavorare alla parte più bella e sconvolgente come uno di quegli artigiani della miniatura. 

Maurensig, per la cronaca, è quello di Canone inverso, un romanzo di cui si parlò ma che divenne noto per essere diventato un film (perdibile). Un autore friulano, scomparso proprio quest'anno ma passato un po' in sordina, mai arrivato alle cronache letterarie da premio Strega o Campiello, tutt'al più si sono accorti di lui col Premio Berto e il Premio Procida. 
La variante di Lüneburg, questo capolavoro abbacinante pubblicato nel 1993 e acquisito nel 1995 da Adelphi, avrebbe meritato molto di più. Forse però paga lo scotto della sua somiglianza col racconto di Stephan Zweig, la Novella degli scacchi, che al pari di questo mette insieme due elementi: l'ossessione per il gioco degli scacchi e la deportazione ebraica nei lager nazisti
Zweig si ispirò alla propria esperienza da fuggiasco dal nazismo che ebbe nel gioco la propria consolazione, e nella Novella elabora il personaggio di un genio della scacchiera, Maurensig dichiaratamente vi attinge ma rielabora la materia ampliandola e dandole un respiro diverso. 
Ecco quindi l'esempio di un romanzo ispirato a un racconto, ma che riesce a essere originale perché estrae due elementi da quello per costruire una piccola cattedrale e risultare nuovo. 

La "variante di Lüneburg" è una mossa del gioco degli scacchi, inventata da Maurensig - in rete non c'è nulla che faccia pensare esista davvero - che si gioca in difesa, una strategia attuata dal protagonista (dapprima insospettabile in quanto tale) che narra la struggente storia della sua vita, fra le migliaia di sopravvissuti all'eccidio, brutalizzata dalla malvagità nazista. 
La narrazione è del tipo "a cornice", però a me piace immaginare una spirale che prende le mosse dall'esterno per avvicinare gradualmente il lettore all'agnizione delle curve più interne. Ho visualizzato una spirale dalle stesse parole dello scrittore:
Se un metodo sicuro per demolire la personalità di un individuo consiste nell'isolarlo completamente dagli altri, un sistema non meno efficace si rivela quello di costringerlo, insieme con i propri simili, in uno spazio insufficiente. Se nel primo caso il moto della follia appare centrifugo, poiché nell'assoluto isolamento la coscienza lievita e si espande nella vertigine dell'infinito, questa medesima coscienza tende, nell'angustia e nella promiscuità coatte, a smarrirsi, scivolando in una follia centripeta che non guarda più al futuro, ossia al panico di un'imminente disgregazione, ma si ripiega su se stessa, verso un passato preumano che la schiaccia con l'inverosimile somma di morti e sofferenze già avvenute. 
Al pari di questa forza, ho percepito un moto delle parole dall'esterno verso l'interno, dai fatti ai quali riusciamo a guardare come da lontano, fino al dettaglio degli avvenimenti narrati mantenendo la narrazione tutta sul filo di una coscienza che ha bisogno di svelare il nocciolo duro del ricordo.
Non basta chiamarlo "ricordo", perché si tratta di "memoria". 

La tecnica di Maurensig
Dalle volute più esterne della mia spirale la narrazione parte dal ritrovamento del corpo senza vita di un ricco uomo d'affari, Dieter Frisch.
È una sorta di prologo, la voce narrante è onnisciente, sembra una di quelle voci fuori campo dei film di un maestro del giallo come può esserlo stato Hitchcock. 
Questa voce onnisciente (che in un passaggio ci svela di aver conosciuto personalmente la vittima) ci conduce nelle pagine successive a quel martedì fatale per Frisch, ricostruisce tutte le sue mosse, incluso il viaggio di ritorno in treno da Monaco a Vienna, abitualmente condiviso con un collaboratore col quale è solito fare una partita a scacchi per ingannare il tempo. 
La spirale comincia a piegarsi su se stessa, nello scompartimento arriva un giovanotto, Hans Mayer, fin da subito assai interessato alla partita giocata dai due. Hans stringe qualcosa, un fagotto, nella tasca. Trova modo di gettare un amo a Frisch per suscitare curiosità attorno alla propria storia, ricorrendo al gioco degli scacchi e alla sua ossessione per esso. Frisch sente quindi di avere qualcosa in comune con l'inopportuno avventore, ormai non più tale. Mayer inizia a raccontare di sé, fino a quando esce di scena il collaboratore di Frisch, restano i due a proseguire il viaggio. 
«Tutto era cominciato con la mia passione per gli scacchi, un gioco al quale io sono stato iniziato in modo del tutto particolare...».
Percorriamo un'altra curva della spirale, Mayer racconta a Frisch di come abbia imparato a giocare. A lungo restiamo sulla vita del giovane, parrebbe che i protagonisti a questo punto siano due, e allo stesso tempo stiamo cercando di capire perché Frisch venga trovato morto il giorno dopo. Anzi l'immagine di Frisch riverso in un angolo del suo parco l'abbiamo sempre lì davanti.
La spirale comincia a farsi stretta nel momento in cui Mayer introduce nel racconto il personaggio di Tabori, il suo mentore, colui che da maestro ha reso il giovane un campione. 
Il luogo in cui Tabori insegna a Mayer i segreti dell'arte degli scacchi è uno spazio angusto, uno stanzino in cui la scacchiera è come posta su un altare, al centro. La scacchiera si scava uno spazio centrale, comincia ad apparire come una metafora di vita. 
Quelle figure degli scacchi, fuse in due leghe di diverso colore, una bronzea e l'altra argentea, pur risultando di pregevole fattura, brillavano freddamente; non c'era in esse né la levigatezza delle lacche né il calore del legno: apparivano bensì spoglie, quasi ridotte all'essenza micidiale di un'arma bianca. 
Tabori definisce la sua scacchiera "propedeutica", ha in sé qualcosa di fatale e per Hans vivere il gioco è una sorta di tortura cui non può rinunciare. Non sapremo mai se il malessere fisico provato dal giovane nelle lunghe ed estenuanti ore di gioco sia reale o solo immaginato.  
La spirale compie il suo ultimo giro quando, poco oltre metà del romanzo, esplode (letteralmente "esplode" perché è uno svelamento, una perfetta "cadenza d'inganno", la tecnica di cui ho scritto qui) il racconto della memoria, il racconto dettagliato di un uomo perseguitato assieme a tanti altri ebrei.
All'improvviso il libro che abbiamo fra le mani diventa un'altra cosa, un'altra storia, ha un fine diverso, è la messa in scena dell'aberrazione e di un uomo che cerca di darsi delle risposte, di dare un senso a ciò che è del tutto privo di logica. 
Mi è capitato di leggere più di una volta Se questo è un uomo di Primo Levi, un documento di altissimo valore perché scaturito dall'esperienza diretta. Qui il racconto nasce invece da ricostruzioni d'epoca, immagino, eppure non sono meno potenti. Maurensig è stato un maestro nel narrare questa cosa enorme e tragica. 
Sì, c'è la finzione che regola il tutto, c'è il gioco degli scacchi che torna inevitabilmente, mai però fuori luogo, piuttosto in esso si concretizza l'idea di uno scacchiere su cui perseguitati e aguzzini sono come in un fatale gioco delle parti e la voce narrante cerca di vederne i contorni, svelarne la logica, mentre i persecutori incarnano il demone della malvagità più spinta e le vittime sono private di ogni dignità, dal nome al corpo, tutti uguali e appiattiti in un tempo scandito da ordini ed esecuzioni. 

Quando leggere diventa come un "luogo" in cui ti fermi, libro in mano, nel silenzio della tua casa, e resti come abbacinata dinanzi a quelle parole, perfettamente orchestrate perché compongano quello scenario, quando riescono a descrivere il dolente viaggio della coscienza di un uomo umiliato e destinato a un senso di colpa perpetuo. 
Leggi e rileggi, ripercorri perché vuoi anche capire come si costruisca una cosa così "buona". Anche se fai fatica a separare la tecnica dalla materia narrata, perché non puoi non essere lì, in quel luogo senza colori, freddo e scabro, dove regnano fame, sopraffazione e morte. 
Ciò che a volte mi stupiva era che l'odio stesso si fosse esaurito, e che al suo posto prendesse lentamente forma una sorta di assurda gratitudine per quell'ombra di considerazione che la tua persona riusciva a suscitare ancora in loro, e che in premio ti dava lo scampato pericolo giornaliero, e quel sozzo giaciglio sul quale crollavi tutte le sere, e la broda che ti ammannivano per calmare una fame implacabile, una fame che dopo settimane e settimane di tormento viscerale trascendeva in senso di lacerante solitudine metafisica, come se ogni dio ti avesse beffato, ripudiandoti per sempre senza remissione. In questo stato di vuoto, di abbandono, di palese tradimento, ecco che i nostri stessi aguzzini assurgevano a un tratto al luogo di quella deità vacante, poiché avevano su di te un potere di vita e di morte, che non trascuravano mai di esercitare.  
È solo uno dei tanti passaggi, fino al momento in cui quella risposta al "sovvertimento interiore", al tentativo di dare un nome al prodotto in cui la malvagità trasformava le vittime, arriva, dopo anni dalla fine dell'incubo, casualmente, osservando lo sguardo di un branco di gazzelle in un documentario in tv. 
Probabilmente ho svelato tanto di questo libro, ma spero non mi sia lasciata troppo prendere dall'emozione che ha suscitato in me, ormai lettrice esigente.
Non posso che consigliarvi di leggerlo, non ve lo perdete. 

Sono curiosa: giocate a scacchi? Io posseggo una bellissima scacchiera da collezione, usata raramente.
Quale libro è stato in grado di stupirvi per la sua struttura diversa da quelle comuni? 

17 commenti:

  1. no, Luz, non ce lo siamo perso questo libro. bello bello bello. apprezzato e amato da me, che non so giocare a scacchi, e dal marito, che sa giocare, ma non gioca dalla sua giovinezza, praticamente da più di cinquant'anni. lo abbiamo suggerito, consigliato, donato ad amici, parenti, colleghi, alunni, con riscontri sempre entusiastici. la mia copia è la IX edizione Adelphi, del dicembre 93, e la prima era dell'aprile dello stesso anno, Calasso aveva fiuto, non c'è che dire. e non è una novità. quasi quasi lo rileggo, mi hai fatto venire la voglia

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    1. Beh, essersi accorti di questo capolavoro fin da quando Calasso lo mandò alle stampe, è proprio da voi, carissimi Tattini. Rileggere, perché no? Mi chiedo come sarebbe dopo tanti anni dalla prima lettura.

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    2. te lo farò sapere, Luz. Il libro mi fu suggerito dal mio libraio di fiducia dell'epoca, quando, come di consuetudine, andai in negozio per gli acquisti e i regali natalizi. hai presente quei bellissimi pomeriggi passati interamente tra banchi e scaffali, leggiucchiando tra pagine aperte a caso, assaggiando incipit, sbirciando tra novità e classici... col libraio che mi diceva: Prof, le ho messo da parte un elenco di libri che mi sembrano giusti per lei! e ancora un gran motivo di orgoglio per me fu sentire mia figlia dichiarargli: Una delle cose più belle di mia madre è che fin da piccola mi portava in libreria e mi diceva "Chicca, va' e prenditi tutti i libri che vuoi". da diversi anni la libreria non esiste più. quando lo stesso libraio ci annunciò l'imminente chiusura, fu un giorno bruttissimo. una libreria e un libraio così non li ho più trovati

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  2. Alle elementari un maestro ci aveva fatto un corso di scacchi, mi piaceva anche giocarci, però col passare degli anni ho perso l'abitudine e ormai non avrei più la necessaria concentrazione per giocarci.
    Un racconto che ho letto incentrato sugli scacchi è "Novella sugli scacchi" di Stefan Zweig, dove però il gioco ricopre solo un ruolo simbolico, il racconto è incentrato sulla presa di potere dei nazisti e la loro oppressione.

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  3. Gran bel libro quello che hai scelto con la storia avvincente di Dieter Frisch, il suo misterioso passato, il dramma del campo di concentramento. Questo libro l'avevo preso in prestito in una biblioteca comunale un anno dopo l'uscita, ma avevo letto le recensioni sui giornali che spiegavano tante cose.

    Gioco a scacchi da tempo. Da ragazzo negli anni '70 con gli amici, ma negli ultimi dieci anni non trovando persone che giocano mi diverto a sfidare il PC con un programma apposito e un buon livello di difficoltà. Diciamo che siamo alla pari, ma è incredibile come a volte il PC mi lascia giocare e altre volte mi fa scacco matto in tre mosse (mannaggia...).

    Un bel post come sempre interessante e che aspetto sempre quando lo pubblichi.
    Un salutone e alla prossima

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    1. Ecco, un giocatore di scacchi. Io, a dirla tutta, non ho mai imparato. Ho giochicchiato molto tempo fa e oggi non saprei neppure da dove cominciare. Grazie come sempre per il tuo apprezzamento.

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  4. sono felice del tuo richiamo a Zweig e alla sua Novella da cui Maurensig ha attinto a piene mani, senza che questo aspetto venga mai segnalato nelle recensioni del suo libro. Onore a te che l'hai fatto.
    massimolegnani

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    1. Benvenuto e grazie per avere apprezzato la citazione del libro di Zweig. :)

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  5. Non so giocare a scacchi, ma in verità non ci ho mai provato, una volta sapevo giocare a dama, che non è comparabile. È un libro che mi incuriosisce, tra l’altro ho visto che l’ebook è in offerta, quindi potrei prenderlo. Riguardo a libri con strutture particolari a parte L’ombra del vento, mi viene in mente anche il romanzo Il passato è una terra straniera di Gianrico Carofiglio dove si parte con una storia che poi evolve in un’altra storia apparentemente distante dalla prima, ma tutto si chiarirà nel finale.

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    1. Te lo consiglio, sicuramente è un'esperienza di lettura di quelle fuori dai soliti canoni. Come te amo molto questo tipo di narrazione, vedo che citi altri esempi.

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  6. Confermo che sei la regina delle recensioni :). Non gioco a scacchi e come Giulia non ci ho mai provato, se non una volta in una serata in cui mi annoiavo e ho chiesto al mio compagno di insegnarmi. So che è un gioco che richiede molta abilità e strategia, so che stimola e rafforza la capacità di pensare e prevedere, ma niente, non riesco ad appassionarmi. Forse perché sto leggendo (delusa) il Cinese di Mankell che è un tomo in cui le storie si accartocciano una sull'altra, non sono ben disposta a questo tipo di narrazione. Ma se lo dici tu un pensierino bisognerà che lo faccia...

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    1. Questa definizione, "regina delle recensioni", mi piace troppo, sappilo. :D
      In realtà la struttura a spirale è qualcosa di appena percettibile, non è un racconto che vuole essere complesso o sibillino. Io te lo consiglio.

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  7. Ho cercato invano di imparare a giocare a scacchi qualche mese fa ma con scarsi successi, anche se mi appassiona moltissimo! Il mio ragazzo al contrario è davvero un fenomeno e ha cercato di insegnarmi. Questa recensione mi ha davvero comprato e ho già messo il libro in wishlist **
    Un libro che mi ha colpito per la sua struttura al momento non mi sovviene, forse direi Madame Bovary per i lunghi monologhi interiori e la descrizione non convenzionale dei sentimenti dei personaggi!

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    1. Mi fa piacere che ti sia scattato il desiderio di leggerlo.
      Dai, lasciati convincere dal fidanzato scacchista a tentare davvero di imparare. :)

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  8. Non so giocare a scacchi, non ho mai imparato nè avuta gran curiosità, probabilmente perché da bimba mi sono trovata costretta a fare la pedina umana in una partita di scacchi nella piazza cittadina... sono eventi che segnano! ;)
    Se ce ne fosse ancora bisogno, confermo che le tue recensioni sono preziose, come un'affascinante lezione di letteratura (le tue sono recensioni molto più tecniche di un lettore semplice) dove però non ci sono interrogazioni e voti! :D
    Mi sono segnata anche questo titolo, seppure l'argomento seconda guerra mondiale lo schivo sovente... leggere per me è svago, prima di tutto. Ed è difficile divertirsi con la sofferenza vera vissuta in quel periodo storico.

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    1. Pensa, Barbara, che ho letto questo tuo commento solo adesso, ben un anno e un mese dopo dalla sua pubblicazione. :) Grazie per le tue parole di apprezzamento.

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