Avevo intenzione di scrivere qualcosa su questo argomento quando ho concluso il secondo dei due post sull'incipit, che trovate qui e qui.
Se uno dei grandi rompicapo dello scrittore è come iniziare un romanzo, difficile è anche chiuderlo ad arte.
Apparentemente parrebbe che aprire sia più impegnativo che chiudere, eppure un cattivo finale rovinerebbe tutto il romanzo, a volte rovina un buon romanzo.
In una delle sue belle Lezioni americane, l'ultima, Italo Calvino affronta, confrontando i due estremi di una narrazione, l'importanza di una chiusura a effetto, in maniera direttamente proporzionale all'importanza delle prime righe.
Nel romanzo classico il finale è un compimento, il completamento di un percorso, l'approdo, la conquista di un premio. La narrazione classica è in tal senso circolare, con un inizio, uno svolgimento problematico, poi un finale risolutivo. Ma il cosiddetto "finale chiuso" è il solo finale possibile?