Incipit: Dopo le rovine dei paesi non si videro più uomini e la montagna si fece aspra e solitaria. Da una sella battuta dal vento iniziammo a scendere nella nebbia per un canalone innevato, e fu alla fine di quella discesa che il Sole squarciò il grigio, sfolgorante in un cielo pervinca, svelando sulla destra i monti immacolati della maga Sibilla e, sulla sinistra, in un mormorio di ruscelli nel disgelo, un'ampia, inattesa conca quasi mongolica, coperta da una moquette di erba rasa, disseminata di crochi, ellebori e cuscini di primule, protetta da ogni lato da un cornicione di alture.
Paolo Rumiz è un giornalista di Repubblica ed è un viaggiatore. Lo ascoltai mesi fa in una puntata di Quante storie, su Raitre, trasmissione che per me è fucina di scoperte di autori e buoni libri da leggere.
Autore di numerosi resoconti di viaggio, questo è forse il più bello, un viaggio alla ricerca delle radici dell'Europa, ma attraverso... alcuni fra i monasteri benedettini più importanti del continente.
Devo premettere che ho una passione per i monasteri e le abbazie.
Anzitutto mi piace la loro storia, il perché si trovino esattamente in quel luogo e perché siano baluardi di un passato che abbiamo il dovere di conoscere. L'ordine benedettino, quello più antico, che aprì la strada di una tradizione e di una "Storia nella Storia" di tale importanza e portata da imprimere un sigillo nel lungo periodo medievale, è quello che da sempre suscita in me una fascinazione.
Finora sono riuscita a visitare tre di questi magnifici fortilizi: Montecassino, Subiaco, Praglia in Veneto.