Lisa Bertinaria è il Piccolo Principe |
Da regista, sono sempre incerta prima di andare in scena. Mesi di prove, di una o due volte a settimana, a imbastire prima e poi a limare, smussare, correggere, fino a quando ti rendi conto a pochi giorni dal debutto che magari quella certa scena lì, quel momento, quel modo di dirla, sarebbe meglio cambiare, ecco.
Mi chiedo sempre cosa pensi lo spettatore quando vede uno dei miei lavori. E in generale, se immagina tutta la fatica che c'è dietro uno spettacolo.
Dalla mia esperienza, so che non tutti sono in grado di immaginare il lavoro di costruzione di uno spettacolo teatrale.
Nello specifico del mio teatro, a differenza di tanti anni fa, quando preparavo commedie brillanti americane e inglesi per fare ridere il pubblico e per divertirci noi da matti, bene, adesso, fare teatro "poetico" (qualcuno me ne chiese una definizione qui sul blog, perché se non si è mai visto questo tipo di spettacolo è difficile immaginare di cosa si tratti) equivale a concretizzare la sfida di suscitare nello spettatore una sorta di meraviglia, di partecipazione emotiva totale.
Come si fa?
Posso forse azzardare una metodologia, a scanso di modestia, e lanciarmi in una spiegazione. Quali sono le condizioni? Partiamo dal presupposto che tu sappia realmente occuparti di una regia, capace di avere una sorta di "visione" d'insieme, e che tu sappia dirigere degli attori non solo dicendo loro "dove devono stare" ma "come devono dirla". Bene, vediamo.
Mi chiedo sempre cosa pensi lo spettatore quando vede uno dei miei lavori. E in generale, se immagina tutta la fatica che c'è dietro uno spettacolo.
Dalla mia esperienza, so che non tutti sono in grado di immaginare il lavoro di costruzione di uno spettacolo teatrale.
Nello specifico del mio teatro, a differenza di tanti anni fa, quando preparavo commedie brillanti americane e inglesi per fare ridere il pubblico e per divertirci noi da matti, bene, adesso, fare teatro "poetico" (qualcuno me ne chiese una definizione qui sul blog, perché se non si è mai visto questo tipo di spettacolo è difficile immaginare di cosa si tratti) equivale a concretizzare la sfida di suscitare nello spettatore una sorta di meraviglia, di partecipazione emotiva totale.
Come si fa?
Posso forse azzardare una metodologia, a scanso di modestia, e lanciarmi in una spiegazione. Quali sono le condizioni? Partiamo dal presupposto che tu sappia realmente occuparti di una regia, capace di avere una sorta di "visione" d'insieme, e che tu sappia dirigere degli attori non solo dicendo loro "dove devono stare" ma "come devono dirla". Bene, vediamo.