mercoledì 29 aprile 2020

La "cadenza d'inganno", ovvero come riesco a sconvolgerti.

Una delle cose di cui ricorderò di questa quarantena è la possibilità di imbattermi in parole e concetti nuovi, averne il tempo, ecco. 
Ebbene, ogni mattina, per non cedere al totale abbrutimento (ed evitare qualche chilo di troppo)  faccio un'ora di movimento in stile "maratoneta", con tanto di abbigliamento tecnico ad hoc. 
Impossibile senza qualcosa con cui distrarsi e far scorrere in fretta il tempo, così con tanto di auricolari seguo trasmissioni varie, interviste, conferenze, lezioni. 
Non avevo idea di quante cose si potessero apprendere con questo metodo. 
Stamattina ho imparato che in musica esiste un tipo di cadenza che si chiama "cadenza d'inganno", l'ho imparato da una bellissima lezione di Baricco sul finale del Guglielmo Tell di Rossini. 
La sua dimostrazione è realizzata direttamente sul pianoforte, quindi con l'esempio, ma non è difficile la sua applicabilità alla scrittura. 
Vediamo di capire di cosa stiamo parlando.

Cos'è la cadenza d'inganno?
Di base, la cadenza consiste in una successione di accordi. In musica, essa si trova al termine della composizione, rappresenta insomma "il gran finale". 
Alcuni compositori, come Rossini, si divertivano a sovvertire i piani della cadenza tradizionale (detta "autentica perfetta") e scrivevano una cadenza ingannevole, inattesa, insolita. 
Leggo su Wikipedia: una cadenza d'inganno crea un momento di sospensione, che determina un aumento d'interesse verso la composizione, in quanto la sensazione di una conclusione viene disattesa, ed inoltre fa sì che il compositore possa aggiungere una o due frasi che concludano il tutto. 
Questa la sua rappresentazione sul pentagramma. Chi legge la musica, beato lui, capirà.


Non vi sembra che questa successione di accordi e quello che suscita in chi ascolta, possa essere paragonato a certo tipo di scrittura, a certi "colpi di scena" davvero impensabili di tanta narrativa? 
Baricco lo dimostra sul finale, quando cita per esempio il giallo e il thriller: una porta si apre, il personaggio crede di trovarsi dinanzi il killer, invece è la portinaia, ma... dietro di lei c'è realmente il killer. 
Da qui traggo le mie conclusioni: là per là il lettore lo esclude magari, per ritrovarselo più avanti. Quindi non possiamo liquidare la cadenza d'inganno semplicemente con un equivalente "colpo di scena", perché qui andiamo ben oltre. 
Ho deciso di scrivere questo post perché credo di essermi una volta imbattuta in un altissimo esempio di cadenza d'inganno: si trova in Uno studio in rosso di Arthur Conan Doyle

Una spiazzante cadenza d'inganno nella scrittura.
Questa cosa accade fra la prima e la seconda parte del romanzo. Ecco come. 
La prima parte si conclude con un arresto. Holmes, Gregson e Lestrade piombano addosso a Jefferson Hope, assassino di Stangerson e Drebber. Il caso è chiuso. Le ultime righe della prima parte:
- Abbiamo la sua vettura - disse Sherlock Holmes. - Servirà per portarlo a Scotland Yard. E adesso, signori - continuò, con un gradevole sorriso - abbiamo raggiunto la conclusione del nostro piccolo mistero. Siete i benvenuti a pormi qualsiasi domanda vi piaccia, e non ci sarà pericolo che io mi rifiuti di rispondere. 
Il lettore volta pagina, inizia la seconda parte del romanzo. Si aspetta la scena di un interno, magari alla polizia o nel soggiorno di Holmes, invece...
Nella parte centrale del grande continente americano c'è un deserto arido e freddo che per moltissimi anni era servito come barriera contro l'avanzata della civilizzazione. Dalla Sierra Nevada al Nebraska, e dal fiume Yellowstone a nord, al Colorado a sud, è una regione di desolazione e silenzio. Neppure la natura attraverso quest'area sinistra è sempre uguale. Comprende montagne elevate e incappucciate di neve, e valli buie e tenebrose. [...]In questo paese della disperazione non ci sono abitanti. Occasionalmente può essere attraversata da una banda di Pawnee o dei Piedi Neri per raggiungere gli altri terreni da caccia, ma i più duri dei coraggiosi sono lieti di perdere di vista quelle pianure imponenti e di trovarsi di nuovo nelle loro praterie. 
Conan Doyle ci prende e ci scaraventa a migliaia di chilometri al di là dell'oceano, nel deserto americano niente di meno. Se ne resta spiazzati al punto da sospettare si tratti di un'edizione contenente un vistoso errore, magari un pezzo di un altro romanzo finito lì chissà come. 
Invece, il narratore interno, che come sappiamo nei romanzi sul grande Holmes altri non è che il suo amico e assistente Watson (nel quale si nasconde lo stesso autore, oltretutto), diventa "esterno", una voce onnisciente che si muove come una macchina da presa e segue le vicende che hanno portato Hope a diventare quello che è e al suo movente. 

Illustrazione da Uno studio in rosso
Il ritorno alla narrazione di Watson avviene più avanti, quando l'autore ci riporta sulle strade e negli interni nei quali c'eravamo ambientati precedentemente. Hope ci appare sotto una luce molto diversa, parteggiamo per lui, non è più solo lo spregevole assassino autore di un efferato delitto, ma è umano.
Conan Doyle avrebbe potuto fare la scelta di far parlare Hope facendogli raccontare la propria versione dei fatti, invece decide di renderci partecipi del passato del personaggio, offrendocene un ritratto nel quale le attenuanti sono tutte a suo favore. 

E nel cinema?
La cadenza d'inganno, che nasce in musica, può essere pensata pertanto in tutti i tipi di narrazione. Pensiamo solo alle infinite possibilità del cinema, ma ricordando che non si tratta semplicemente di un colpo di scena, ma di qualcosa che è come uno schiaffo e ci costringe a ripensare la storia da tutt'altro punto di vista
Il classico film perfetto con una cadenza d'inganno magistrale: Psyco.
Il finale di American beauty contiene una cadenza d'inganno spiazzante, gigantesca. 
Così come il finale di The others, lì davvero si cade dalla sedia. 

Bene, fermiamoci qui. Ci saranno esempi innumerevoli di cadenze d'inganno, ma lascio la parola a voi. Se volete, riportate nei commenti esempi di cadenze d'inganno, nella scrittura, nell'intreccio di un libro, in musica, in un film. 

32 commenti:

  1. Così di primo acchito mi viene in mente "Il sesto senso".

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    1. Stesso tipo di "cadenza d'inganno" di The others. Solo che il film di Amenabar è decisamente più di classe, con atmosfere hitchkockiane, tutti gli ingredienti dell'horror classico.
      Comunque sì, anche quello è parecchio spiazzante.

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    2. Devo un po' dissentire ;-) I due film citati (ci aggiungerei anche "I soliti sospetti") Hitchcock li avrebbe cordialmente detestati. Essendo fautore convinto (e ragionato) della suspense, odiava i colpi di scena finali. Nei suoi film infatti, come dico anche nel mio commento qui sotto, i colpi di scena arrivavano a metà film, o addirittura all'inizio, perchè in quel modo poi il resto della storia doveva essere seguita non per scoprire qualche mistero, e men che mai per ribaltare nel finale ciò che si era visto per tutta la storia, ma bensì per chiedersi continuamente cosa i personaggi avrebbero fatto via vie nelle determinate situazioni che si sarebbero trovati di fronte. La verifica di quanto "professava" è facile da fare: se si racconta a qualcuno che non ha visto questi film il finale, la visione ne sarà totalmente rovinata. UN film di Hitchcock lo si può anche raccontare nei dettagli (e infatti rivedere decine di volte) e l'interesse e il piacere della visione resteranno intatti ;-) Vale anche per Conan Doyle. Nessun racconto di Sherlock Holmes viveva per il colpo di scena finale, a volte addirittura il colpevole era un tizio mai sentito nominare fino a quel momento, il gusto nel leggere le storie è seguire i ragionamenti del detective, le sue azioni, e vedere piano piano come arriva alla soluzione, quale che essa sia. In chiave più moderna di questo stampo sono i telefilm di Colombo. L'assassino lo conosci fin dai titoli di testa, il gusto nel seguire la storia è vedere come il tenente alla fine riuscirà ad incastrarlo. ;-)

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    3. Aggiungo come esemplificazione l'esempio che faceva proprio Sir Alfred per spiegare la differenza fra "colpo di scena" e "suspense", dove nel primo caso ci si deve sforzare di "nascondere" informazioni allo spettatore, mentre nel secondo gli si devono dare più informazioni di quante ne abbiano i personaggi che sta seguendo. L'esempio è questo: tre tizi giocano a carte intorno a un tavolo, cinque minuti di partita, scambi di carte, battute, etc.. a un certo punto (colpo di scena) BOUM! scoppia una bomba sotto al tavolo. Fine della scena. Versione suspense. All'inizio della scena si fa vedere allo spettatore che sotto il tavolo c'è una bomba. Seguono i cinque minuti di partita, gli stessi identici di prima, ripresi nello stesso modo. Nel primo caso abbiamo dato allo spettatore (o al lettore, che è la stessa cosa) cinque minuti di scena e dialoghi normali e probabilmente noiosi, e trenta secondi di choch, nel secondo caso gli abbiamo regalato tre minuti continui di suspense. ;-) Naturalmente la cosa importante, dal punto di vista narrativo, è che questo vale per qualunque situazione, non soltanto per i thriller, ma anche per un incontro, un bacio, una conversazione, e così via... si può disseminare la narrazione di miriadi di piccole situazioni di suspense (è quello che faceva continuamente Hitch, anche facendo cadere un accendino in un tombino - ct. "l'altro uomo - Stranger on a train" ;-) )

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    4. Leggere Alessandro significa fare ogni volta un passo avanti nella conoscenza delle cose, in tal caso su un maestro del brivido. Interessante ogni riga. :)
      Riguardo al film di Amenabar, mi ero comunque riferita alle "atmosfere", direi che in certo senso la regia abbia voluto calcare qualche solco già segnato dal maestro, per esempio nell'immagine della Kidman, che sembra la sosia della Kelly. La Kidman fu brava perché seppe per altro anche muoversi con stile, ricalcando movenze classiche. Non so, io ho ricevuto questa suggestione. Poi sì, il maestro non avrebbe girato questo film a partire dal fatto che si tratti di presenze oscure, cosa che non gli apparteneva.
      Mi piace moltissimo la riflessione sul climax all'inizio o a metà del film, piuttosto della scelta di un colpo di scena o cadenza d'inganno finale. Sir Alfred era un genio, per giunta mal compreso, visto che non è mai stato premiato con l'Oscar, evidentemente perché fuori da certi ambienti e a ben ragione.
      Ricordo i telefilm di Colombo, personaggio che non ho mai amato particolarmente, ma questo svelamento iniziale mi disturbava un po', preferivo di gran lunga "Murder, she wrote", la bellissima serie con Angela Lansbury tradotto malamente in Italia col titolo "La signora in giallo".
      Come ti dissi lo scorso anno, a proposito di Uno studio in rosso, ho trovato quella parte centrale sconvolgente, un colpo da maestro, una cadenza d'inganno perfetta. Lì appare bene quello che hai compreso da tempo, il bello è nella costruzione dell'indagine, lo svelarsi di Holmes e della sua genialità, piuttosto che la corsa verso la soluzione. La soddisfazione del lettore sta maggiormente nel fatto di avere modo, romanzo dopo romanzo, di tracciare un ritratto sempre più completo del protagonista.
      La letteratura, così come le varie sceneggiature contemporanee, mancano di questi personaggi, di questi giganti attorno ai quali si dipana la storia. Siamo tutti all'inseguimento della risoluzione del mistero.

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    5. Concordo su tutto (a parte su Colombo che venero :-) ). "The Others" infatti ha una eccellente atmosfera, la Kidman è perfetta e la narrazione scorre con impeccabile eleganza e inquietudine. Anche per questo lo stravolgimento finale mi ha disturbato. È un pò come se tutte quelle attenzioni fossero solo servite a ingannare lo spettatore, è ciò fa perdere loro molti degli spunti e dei particolari interessanti incontrati lungo la storia.

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  2. Ho giusto oggi pubblicato un post dedicato a Sir Alfred, il maestro di questo genere di ribaltamenti, visto il quarantennale della sua scomparsa. Quasi ogni suo film ne ha uno, non fosse altro che per la sua convinzione (sacrosanta) che mettere un colpo di scena alla fine di una storia serve solo a ingannarti per tutto il tempo, e non ti da modo di alimentare un nuovo punto di vista e la relativa suspense (che si regge sul concetto "tu sai qualcosa che gli altri non sanno"). Il classico "colpo di scena", quando c'era, nei suoi film era sempre al massimo a metà, quando non all'inizio. Non solo Psycho, ma "la donna che visse due volte" (mistero svelato a metà film, da lì in poi si segue un altro aspetto della storia, quello realmente importante), e "Frenzy" (dopo un quarto d'ora sai chi è l'assassino), e via dicendo :-)

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    1. In "Psyco" lo svelamento però mi pareva sul finale... dimmi tu.
      Mentre mi ricordo bene lo svelamento a metà storia in "La donna che visse due volte". Quando il mistero non è più tale, il colpo di genio sta nel ribaltamento del racconto a favore del personaggio maschile, lì in effetti c'è una bella cadenza d'inganno. Abbiamo l'impressione di inseguire lei, ma in realtà ci si sta lentamente svelando l'identità di lui, la sua ossessione.

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    2. In Psycho c'è lo svelamento finale ma non stravolge la storia, peraltro disseminata di indizi. Ma il punto fondamentale del film è l'uccisione brutale della protagonista (E la star che, non dimentichiamoci, all'epoca attirava gli spettatori al cinema) dopo un terzo di film. È li la vera cadenza d'inganno. Fino a quel momento Hitch gioca con lo spettatore, lo fa preoccupare per il furto è per la fuga della protagonista. La scopriranno? E poi la prenderanno? Tornerà indietro? Si pentirà? E poi... il ragazzo del Motel si imnamorerà di lei? E scoprirà che è una ladra? E... track! Cambio totale di storia. Da lì in poi si vive solo della tensione residua di quell'unica scena di violenza inaudita. Lo svelamento finale è una spiegazione come un'altra, con l'originalità dell'aspetto psicoanalitico ancora originale per l'epoca (E in parte ancora oggi) Come dice lo psicologo a fine film "i soldi saranno in fondo alla palude, questi sono crimini passionali, non c'entra niente il denaro" :-)

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    3. Alessandro, anche il tuo commento per me è uno svelamento. È esattamente quello che sei riuscito a cogliere. Il film offre per un buon tratto una falsa pista, l'uccisione brutale della ragazza è la cadenza d'inganno perfetta, mentre il racconto prende tutta altra direzione. Grazie per queste preziose perle.

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  3. Grande trucchetto narrativo, ma anche pericoloso.
    Perché se ne può abusare e così facendo si perde sia il ritmo sia la sorpresa, facendo dell'opera qualcosa che poi non si prende mai sul serio...

    Moz-

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    1. Non saprei, forse il rischio non c'è perché il racconto contemporaneo preferisce porre la cadenza d'inganno sul finale, quando lo scioglimento della tensione non ci lascia il tempo neppure per una delusione, semplicemente ci ritroviamo sui titoli di coda, abbacinati.
      Il rischio poteva esserci ai tempi di Hitchcock, che abbiamo descritto più su nei commenti, perché a volte la cadenza d'inganno arriva a metà narrazione, e allora sta tutto al genio mantenere alta l'attenzione dello spettatore, non perderselo.

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    2. Esatto... bisogna essere MAESTRI per gestire questa tecnica.

      Moz-

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  4. Prima di tutto una domanda sulla tua attività motoria, mi interessa molto, fai La maratoneta correndo sul posto oppure hai il tapis roulant? Vorrei provare a fare moto anch'io ma per ora giro in tondo in camera come un criceto...
    Per quanto riguarda invece la "cadenza d'inganno" mi è capitato in diversi libri di trovare un finale a sorpresa, tipo si pensa di essere arrivati all'assassino, ma poi si rivela essere un'altra persona oppure nell'epilogo un insospettabile svela di essere un colpevole, posso citare il libro di Carrisi La ragazza nella nebbia con ben due colpi di scena a metà e alla fine. Tra i film come Ariano mi viene in mente Il sesto senso e poi come te The others, entrambi fantastici

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    1. Riguardo all'attività motoria, eccomi. Ho la fortuna di abitare in un appartamento che si estende tutto in lunghezza, praticamente ho a disposizione una quindicina di metri X 2 facendo avanti e indietro. Poche curve, solo per infilarmi in camera da letto e percorrerla intorno al letto, ma non mi perdo neanche i passi attorno al tavolino dinanzi al divano. Per muovermi anche nella parte alta, lo stile è da "maratoneta" (ci si prova) e ti assicuro che dopo un'ora è come essere usciti di palestra. Ho cominciato il lunedì di Pasquetta, dopo un mese di fermo pressoché assoluto, perché stavo malissimo, non muovermi per me è contro natura. Ho voluto provare e ho visto fin da subito che funziona. Intanto su You Tube seguo un'infinità di programmi, mi sto facendo una cultura. XD
      Riguardo al tema del post, direi sì, il giallo se ben scritto può presentarne molte, ma il più delle volte si tratta di colpi di scena. Certo fra i gialli contemporanei si trova qualcosa di molto interessante. Mi è stato consigliato di leggere Carlo Lucarelli.

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  5. La cadenza d'inganno è bellissima. Io l'ho utilizzata nel mio ultimo giallo. Dopo mille vicende finalmente scovano l'arma del delitto, individuano l'assassino, tutti festeggiano, ma il commissario si ricorda di un monito, di una cosa che era stata ripetuta più volte durante il romanzo ma che proprio nel disvelamento finale non c'è. Ci riflette e indica un nuovo colpevole. Nuova ricostruzione e finale.

    Però c'è una differenza fra la Cadenza d'Inganno che è un finto finale, ma il finale arriva subito dopo sotto un'altra forma e l'Agnizione.

    L'agnizione è il termine tecnico che indica il ribaltamento della verità sui personaggi e quindi dell'intera vicenda.

    Secondo il dizionario infatti:
    "L’agnizione è il riconoscimento di uno o più personaggi che scoprono la loro identità fin allora sconosciuta. Nel teatro greco classico, è uno degli elementi della tragedia e della commedia nuova, ripreso nelle forme drammatiche d’imitazione classica d’età romana e moderna..."

    Quindi film come The Others, il Sesto Senso, A Beautiful Mind o Shutter Island, e Fight Club di Palahniuk fra i romanzi, sono esempi di agnizione perfetta.
    Mentre effettivamente lo Studio in Rosso è una cadenza d'inganno anche se più lunga.

    Su Hitchcock c'è anche da dire che le sue storie si basano praticamente quasi tutte sul Macguffin. Ovvero sull'oggetto valore che sembra importante ma che poi non è significativo. Psycho è emblematico perché all'inizio si pensa che il valore, la posta in gioco del film, sia la busta con i soldi. Ma Hitchcock si divertiva a ingannare lo spettatore, e alla fin fine, della busta con i soldi, non gliene importava nulla.

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    1. Marco, sono contenta di interfacciarmi con un autore che conosce questa tecnica. Mi piace anche la differenza con l'agnizione. Eh sì, grande invenzione del teatro greco, lo svelamento di molte maschere in particolare della commedia greca, il ribaltamento della storia con lo svelamento della vera identità.
      Trovo anch'io che ci sia una differenza, anche se rispetto all'agnizione, che comunque è tutta giocata all'interno del filo narrativo, per i film citati si tratta invece di un ribaltamento d'identità scioccante, una riscrittura della storia, un balzo verso un diverso punto di vista, quindi in tal senso potrebbe essere qualcosa di simile alla cadenza d'inganno.
      Vedo che anche tu conosci bene quel gran capolavoro di Psyco. :)

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  6. Non so dirti molto, nel senso che hai citato i film in cui questa, a me sconosciuta, cadenza d’inganno è presente e, ora che so cos’è, riesco a riscontrarla. Devo dire che il tuo scambio con Alessandro Borgogno è un approfondimento che crea un’appendice perfetta a questo post.
    Interessante anche l’agnizione di Marco. (Quante piacevoli scoperte!)

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    1. Che gioia quando un post genera questo mirabile confronto! :)

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  7. Innanzitutto mi è piaciuto molto questa interrelazione tra musica, scrittura e cinematografia. :) Chissà poi quante altre ve ne sono. Sulla differenza che esiste fra "colpo di scena" e "suspense" nei film di Hitchcock, di cui parla Alessandro Borgogno, avevo letto un articolo sull'argomento molti anni fa. La "suspense" è generata proprio dal fatto che lo spettatore sa che cosa sta per accadere al protagonista, quindi per esempio che sta per essere assalito dal suo potenziale assassino ("Il delitto perfetto" con la scena di Grace Kelly che risponde al telefono, con il sicario prezzolato dal marito nascosto dietro la tenda, è magistrale), ma non la malcapitata vittima. In questo modo la tensione va alle stelle! Penso che non si possano definire veri e propri gialli e tantomeno polizieschi in senso classico.

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    1. A mettersi a cercare, le interrelazioni parrebbero infinite. Cominciando dal fatto che molti registi si affidano all'arte pittorica per trovare ispirazione. Uno dei quadri più citati è il Cristo di Mantegna, per dirne uno.
      Grazie per aver apprezzato, Cristina. :)

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  8. La cadenza d'ingaggio la utilizzavano spesso i comics americani degli anni 40 (magari senza nemmeno sapere di cosa si trattava) come Dick Tracy per spezzare l'azione ed inserire un nuovo personaggio nella vicenda, lo facevano sopratutto coi nuovi cattivi che spesso in Dick Tracy diventavano più popolari tra i lettori del protagonista.

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    1. Dick Tracy me lo ricordo come in un sogno fumoso, ero davvero troppo piccola per metterlo a fuoco fra i miei ricordi d'infanzia. Mi ricordo invece Alan Ford. :D

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  9. Agatha Christie, L'assassinio di Roger Ackroyd
    Se non è cadenza d'inganno quella! Scritto in prima persona dal dottor Sheppard, assistente temporaneo per le investigazioni di Poirot, che sul gran finale viene mascherato e confessa.
    Ma come qualsiasi inganno, anche nella scrittura il pericolo è dietro l'angolo: il confine tra la genialità dell'autore e lo stratagemma di buggerare il lettore è davvero stretto.
    Ai lettori non piace essere imbrogliati. E infatti è uno dei romanzi di zia Agatha che meno m'è piaciuto.

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    1. (mi è scappata una S, Smascherato... vedi a furia di leggere di Mascherine... XD )

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    2. Ha ragione Moz, questo è un congegno difficile da maneggiare, anche tu lo intuisci, e forse pochi se lo possono realmente permettere. Diciamo che la cadenza d'inganno deve presupporre uno schema dettagliato preesistente, non può essere improvvisata. Anche zia Agatha ha commesso il suo errore, dunque.
      Su quella "s" mi sono fatta una risata. Siamo storditi dalle mascherine, hai ragione. :D

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  10. Credo che ci siano diversi gialli, anche della Christie in cui, proprio a poche pagine dalla fine, semba che l'assassino sia un determinato personaggio. L'illusione dura pochissimo, di solito c'è un altro delitto e nel giro di pochissime pagine salta fuori il vero colpevole. E questo rispecchia molto quello che avviene in musica, perché la cadenza d'inganno viene poco prima di quella vera.
    Non so se Lo studio in rosso possa essere accostato allo stesso modo a questa cadenza. A parte che quel romanzo è veramente strano (e così anche La valle della paura, che ha la stessa simile struttura), sembrano quasi due romanzi. Forse anche Il segno dei 4 ha la stessa struttura? Non ricordo. Il mastino sicuramente no.
    Comunque è veramente interessante questo articolo, non avevo mai pensato a una cosa del genere.

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    1. La cadenza d'inganno che ho ravvisato in Lo studio in rosso è "strutturale". È tutta incastrata nella rottura della linearità della narrazione. È uno sconvolgimento dei piani, almeno io da lettrice l'ho vissuto come un effetto straniante, mi ha travolta.
      Sì, Conan Doyle si è divertito a realizzare una scrittura sempre in bilico, scenari psichedelici per l'epoca.

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  11. Molto interessante, non ero a conoscenza di questo termine.

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  12. Post fantastico..felice di essere - più o meno casualmente - giunto fin qui. ;)

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    1. Felice che tu sia giunto qui e che apprezzato questo post, che mi sono divertita molto a scrivere. :)

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