sabato 31 gennaio 2015

Norwegian wood - Murakami

Incipit: Avevo trentasette anni, ed ero seduto a bordo di un Boeing 747. Il gigantesco velivolo aveva cominciato la discesa attraverso densi strati di nubi piovose, e dopo poco sarebbe atterrato all'aeroporto di Amburgo. La fredda pioggia di novembre tingeva di scuro la terra trasformando tutta la scena, con i meccanici negli impermeabili, le bandiere issate  sugli anonimi edifici dell'aeroporto e l'insegna pubblicitaria della Bmw, in un tetro paesaggio di scuola fiamminga. 

Non delude le aspettative questa storia apparentemente "leggera" e in realtà complessa, una sorta di "educazione sentimentale" ampiamente ispirata ai romanzi ottocenteschi di formazione, che in questo scrittore hanno creato fin da giovanissimo una forte suggestione.
La vicenda non è che un lungo flash back del protagonista, Watanabe Toru, giovane studente universitario negli anni dal '68 al 70, e in questo lungo ricordo si intrecciano le storie dei tanti personaggi solo apparentemente comprimari, tutti legati in modo profondo a Watanabe, ciascuno destinato a tracciare un segno forte nella sua vita. Questo modo di raccontare è singolarissimo e assai interessante. Se Murakami pare fare riferimento al Dickens di David Copperfield, la storia di Watanabe sembra non porre mai il protagonista realmente in primo piano, quanto piuttosto essere strumento che mira al racconto delle altre vite a lui legate.
Ne risulta un intreccio ricco benché lineare, complesso perchè ciascuna esperienza narrata sembra una lama che lentamente affonda, che descrive il destino del protagonista, le sue scelte, il tormento adolescenziale unito all'impossibilità di restare indifferente dinanzi ai colpi del destino dei molti che Watanabe ha scelto perchè possano far parte del suo costruirsi.

venerdì 30 gennaio 2015

Gli occhiali

Cominciamo dagli occhiali. Cominciai a portarli all'età di 12 anni, solo per tv e cinema, e ben presto la mia miopia all'occhio sinistro divenne tale da impormi occhiali permanenti. Non ricordo sia stato un trauma. I primissimi occhiali furono con montatura dorata in metallo, leggeri come una piuma, sottili quanto basta per non farmi sembrare una quattr'occhi. All'epoca eri una quattr'occhi se li portavi, semplicemente perchè era abbastanza raro che ce ne fosse bisogno. Capii che soffrirne mi avrebbe solo creato frustrazioni e me ne feci una ragione.