Incipit: Son oggi trecentoquarantotto anni sei mesi e diciannove giorni dal dì che i parigini si svegliarono al frastuono di tutte le campane suonanti a distesa nella triplice cinta della Cité, dell'Université e della città intera.
Tuttavia il 6 gennaio 1482 non fu uno di quei giorni che la storia ricorda. Niente di memorabile nell'avvenimento che scuoteva così, fin dal mattino, le campane e i borghesi di Parigi.
Il vero e proprio incipit di questo romanzo, di cui riporto solo le prime righe, è questo. A essere precisi, però, il romanzo si apre con una piccola prefazione dell'autore, quel celebre riferimento che riporta la data Marzo 1831, in cui Hugo parla di sé in terza persona, annunciando fra le righe un intento ultimo di questo monumentale romanzo: guardare indietro, al Medioevo, e rivalutarne la portata e l'importanza.
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La parola greca traducibile in "destino", che l'autore immagina essere stata scolpita in una delle torri della cattedrale, è il leit motiv di questa lunga narrazione, e qui ravvisiamo un ulteriore scopo, molto fedele allo stile di Hugo, ossia portare il lettore all'interno di una trama complessa da cui impara che una tragica e fatale necessità governa i destini dell'uomo.
È evidente che alla base del romanzo ci sia stato un progetto cui l'autore si attiene fedelmente. Non è previsto un "lieto fine", anzi. La finzione diventa una fedele imitazione della vita, giacché la storia, ambientata alla fine del XV secolo, è costruita rispettando eventi e parametri del tempo.
Non sarebbe improprio definirlo, pertanto, "romanzo storico", se cerchiamo di individuare un genere.