Quando si vive un'esperienza molto particolare, di rara forza, si ha bisogno di assimilarla nei pensieri, cullarla nella mente per ridimensionarne la portata.
E' quello che è successo con
Finding Anne Frank, lo spettacolo teatrale in scena in questi mesi, il progetto sulla
Memoria di cui avevo scritto
qui in fase di costruzione del copione.
Oggi, Marina Guarneri, mia amica e blogger, ne ha scritto una recensione a dir poco emozionante, non ve la perdete, è
QUI, (grazie, Marina, è davvero uno splendido regalo) e questo mi dà ancora più verve per dare finalmente forma anch'io a questo post.
Come fare? Da dove cominciare?
Nulla di meglio che dirvi come è nata in me l'idea dell'incontro delle due Anne, di Anna, la giovane attrice che deve interpretarla e che lotta strenuamente per cercare dentro di sé una strada per trovarla, e Anne, la vera Anne Frank, che intanto si racconta dall'altra parte del palcoscenico.
Ebbene, una sera di prove di Foglie d'erba, durante una delle scene che ho più amato di quello spettacolo, una delle due in cui Jane Perry incontra Lily Anderson ed entrambe si fermano a parlare, ecco, quella sera io ho letteralmente visto entrambe in quel nuovo ruolo e ho improvvisamente saputo che le avrei riviste nelle vesti di Anna e di Anne. Ho saputo che si sarebbero incontrate in un luogo/non-luogo, in una piega dell'anima, in quell'infinitesimo spazio che le vede affini, simili, spinte l'una verso l'altra.
Come tanti spettatori hanno compreso, se è vero che la mia regia è di quelle buone, che il testo c'è ed è di pregio, è altrettanto vero che tutto questo nasce solo grazie al fatto di avere gli interpreti giusti per dare forma a una drammaturgia di questo tipo.
Gaia e Chiara, rispettivamente Anna e Anne, sono praticamente perfette nel ruolo, perché quel ruolo è stato cucito addosso a entrambe, ogni parola scritta pensando al potenziale di entrambe, alla forza emotiva di cui queste giovanissime sono capaci.
|
Chiara Cecchini (Lily Anderson) e Gaia Piatti (Jane Perry) in Foglie d'erba |
Quanto valore può esservi in un copione che nasce ispirato da due anime così profondamente sensibili, talenti in palcoscenico, adolescenti che si affidano totalmente e incondizionatamente a chi le guida? Immenso. Forse inestimabile. A questo si aggiunge il valore di tutti coloro che recitano in questo progetto, impegnandosi al massimo delle proprie potenzialità.
Finding Anne Frank è stato preparato in una manciata di prove, di corsa, immersi totalmente in questa storia per essere pronti a rappresentarla in gennaio, il mese della Memoria. Di ritorno da quella partecipazione al Premio Aenaria di Ischia, lo scorso ottobre, in cui poi saremmo stati premiati come Migliore gradimento del pubblico, ci siamo gettati a capofitto nelle prove, due a settimana, con interruzione di due settimane nel periodo natalizio. Un tour de force, in cui non mi sono sentita sola un attimo in questo desiderio di riuscire a portarlo in scena in tempo. Un lavoro di squadra costante e forte, sostenuto dall'affetto che ormai ci lega.
|
Flavia Lepizzera (Margot Frank) e Chiara Cecchini (Anne Frank)
Foto di Alessandro Borgogno |
E quando siamo stati pronti, quando finalmente è arrivato quel fine settimana di debutto, ho dubitato fino all'ultimo che potesse funzionare. Reduci dal successo di Foglie d'erba, quell'Attimo fuggente grazie al quale avevamo camminato sul velluto, il pubblico come avrebbe reagito a questa "storia nella storia"? Il tema è difficile, delicato, fragile. Diversi hanno preferito non vederlo, con la superficialità di chi ha creduto che fosse solo l'ennesima rappresentazione del Diario e la volontà di non andare a teatro per piangere. Clamorosamente smentiti.
|
La Compagnia teatrale che "cerca" il mondo di Anne
Foto di Alessandro Borgogno |
Io, che raccomandavo alla mia squadra di andarci cauti, di aspettarci anche un'accoglienza tiepida, fin dalla prima sera ho visto svolgersi dinanzi ai miei occhi una magia, supportata da quella tensione che i teatranti possono trovare solo su un palcoscenico e dinanzi a un pubblico.
Esausti di prove nelle quali avevano cercato, seguendo mie indicazioni ai limiti dell'ossessione, tensione emotiva, trasporto, capacità di restituire tutto questo a chi avrebbe guardato, hanno trovato una chiave, la chiave di volta, per entrare in contatto con gli spettatori, portarli idealmente in quel mondo e mostrare loro un modo diverso di raccontare una delle storie più note al mondo.
Ricordare Anne Frank è doveroso, difficile anche, farlo cadendo in facile retorica, peggio nel patetico, avrebbe reso lo spettacolo una pantomima sgradevole.
Il racconto ha preso tutt'altra direzione, le parole vibrano forti, la "ricerca" è intensa, fino all'incontro finale, travolgente, e l'inevitabile epilogo, che strazia e pone tutti dinanzi a un destino che non abbiamo il potere di cambiare. Ma abbiamo il potere di raccontare e gridare al mondo che Anne vive, possiamo lasciarci investire dal più incredibile dei paradossi: nonostante tutto quello che è stato, le sue parole restano l'eredità più possente che avremmo potuto immaginare, la fiducia nell'intima bontà dell'uomo.
|
Anna e Anne, nel loro dialogo nel luogo/non-luogo.
Foto di Alessandro Borgogno |
Una lezione sull'amore - il luogo ultimo cui sono giunti tutti coloro che hanno visto Finding Anne Frank - costruita passo a passo mediante lezioni sulla forza che ha in sé il teatro, luogo di verità.
Anna deve "vivere" Anne per poterla trovare, deve fissare in sé la certezza di essere simile a lei, di allungare una mano in uno spazio ideale e sentirla al tatto, come i grandi maestri della costruzione del personaggio ci hanno insegnato.
Una lezione sul teatro e sulla sua straordinaria forza evocativa, anche, dunque.
Questo teatro che scoprii quasi vent'anni fa, per caso, e che vivo oggi in modo totale, abbracciandone la missione educatrice.
Chiudo ricordando tutto il pubblico e in particolare alcuni amici che hanno espresso il proprio pensiero partecipando al "viaggio" di questo spettacolo, ringraziandoli per la passione con cui hanno accolto Finding Anne Frank.
Ringrazio quindi in particolare Alessandro Borgogno, autore delle meravigliose fotografie che testimonieranno questo spettacolo per sempre. Suo fratello Carlo, per avermi mandato un messaggio pieno di stima.
Anna Pompilio, per aver scritto un bellissimo articolo nel suo blog
La Kasa imperfetta, e che trovate
QUI. Sua sorella Emanuela, della quale mi piace ritrovare i dolci abbracci a ogni mio racconto.
Sebastiano Biancheri, che ci ha donato
questo splendido articolo.
Daniela Rosci, meravigliosa amica e attrice, che ci sostiene strenuamente.
Finding Anne Frank continua il suo viaggio e il prossimo 18 febbraio racconteremo ancora, dinanzi alla Presidente della Comunità ebraica di Roma.