Incipit: Benché suo padre avesse immaginato per lui un brillante avvenire nell'esercito, Hervé Joncour aveva finito per guadagnarsi da vivere con un mestiere insolito, cui non era estraneo, per singolare ironia, un tratto a tal punto amabile da tradire una vaga intonazione femminile. Per vivere, Hervé Joncour comprava e vendeva bachi da seta.
Una di quelle esperienze di lettura dalle quali esco come stordita.
Stilisticamente impeccabile. Piccolo, essenziale, una di quelle cose cui non aggiungeresti o non toglieresti nulla. Perfino gli spazi bianchi lasciati alla fine di un piccolo capitolo hanno un senso e si intrecciano alla narrazione, nell'intento di contribuire a quella sospensione del tempo che vige in tutto il romanzo.
La trama, in breve, si dipana tra la Francia e il Giappone, dove il protagonista si reca per acquistare larve di bachi da seta. In quel paese lontanissimo si imbatte in una giovane donna, compagna del potente commerciante che gli offre ospitalità. Hervé è stregato dal fascino di lei, per una volta giacciono assieme, e molto tempo più tardi riceverà in patria una lettera che crede scritta dalla giovane, una struggente confessione d'amore e al contempo un addio. Solo più tardi il protagonista saprà che la lettera era stata invece scritta da sua moglie, consapevole del folle innamoramento di lui.