Ernest Hemingway (1899 - 1961) |
Mi piace gustare del buon vino e prediligo il rosso. Mi piace anche la birra fredda. Apprezzo meno il parterre di superalcolici. Diamo un'occhiata al mondo dell'arte.
Fra scrittori, pittori e cantanti la dipendenza dall'alcool - o da droghe - è una costante.
In letteratura è noto l'alcolismo di Kerouac, Bukowski, Hemingway, Fitzgerald, Joyce, Faulkner per dirne alcuni.
Per molti di questi grandi nomi della letteratura mondiale non si trattò di un semplice vizio occasionale, ma proprio di alcolismo, una dipendenza distruttiva e per molti fatale.
Non è difficile supporre che il genio sia legato a forme di dipendenza da alcool o da droghe proprio in quanto fughe vere e proprie dalla depressione, da vite ed epoche in cui queste grandi menti non si sentivano a proprio agio. Bukowski scrive "Se succede qualcosa di brutto si beve per dimenticare, se succede qualcosa di bello si beve per festeggiare, se non succede niente si beve per far succedere qualcosa".
Anche Murakami si è accorto che qualcosa lega tutti gli scrittori più grandi: "Gli scrittori che mi piacciono, chissà per quale ragione, erano tutti alcolisti". L'alcool uccise molti di essi, tutti finiti in una spirale di autodistruzione che probabilmente è stata consapevole.