lunedì 1 dicembre 2025

Foglie d'erba, nove anni dopo

Da sinistra: Aurora Picano (Mary Cameron), Camilla D'Andreamatteo (Lily Anderson), Alice Izzo (Tina Irving),
Martina Proietti (Charline Dalton), Elisa Siniscalchi (Jane Perry), Victoria Hilger (Leslie Overstreet)


Oh, Capitano! Mio capitano!, scrive Walt Whitman nel 1865, addolorato per la morte di Abraham Lincoln.
È un'invocazione che molti di noi hanno imparato in un cinema nel lontano 1989, dinanzi a uno dei film più belli mai pensati e prodotti: L'attimo fuggente
Erano tempi in cui noi 18/20enni non ci lasciavamo intimidire da quelli che oggi vengono definiti "film lenti", non avevamo la sfortuna di essere bombardati dai mille stimoli dell'era digitale e dell'IA. 
Noi, i ragazzi degli anni Ottanta, avevamo invece la fortuna di saper assaporare il campo lungo delle inquadrature che giocavano con colonne sonore indimenticabili, saper ascoltare dialoghi in cui si parla di poesia e di vita come "potente spettacolo", saper amare una pellicola ambientata negli anni Cinquanta. Come per ogni generazione, anche allora nella nostra comitiva ci fu chi dormì nel cinema, chi si annoiò, ma si trattava dei soliti buontemponi sfaticati, che non sono mai mancati, quelli che preferivano una partita di pallone al prepararsi per l'interrogazione dell'indomani, che strappavano appena un "6" e festeggiavano per quel poco che la pigrizia e l'indolenza concedevano. 
Io ne restai incantata e scossa e uscii dal cinema con la sensazione di aver imparato qualcosa di nuovo che per sempre mi avrebbe accompagnata. 
La lezione di vita del professor Keating ha lasciato un segno profondo in chiunque abbia visto il film sapendone cogliere il significato. Keating, nella sua veste di insegnante e mentore, è l'emblema del senso vero dell'insegnamento, al di là di ogni contraddizione e polemica attorno a questo personaggio. 

Keating è anche la rappresentazione di un paradosso, perché contiene in sé il proprio fallimento, in particolare se pensato agire in un sistema rigido come quello messo in atto nella Welton. Impossibile per un Keating essere un insegnante di successo, perlomeno in un'epoca in cui il patriarcato e l'obbedienza al vertice erano norma ampiamente vissuta dalle giovani generazioni. 
E allora, tutto sommato, realmente Neal Perry non si sarebbe tolto la vita se un tale professor Keating non fosse diventato suo insegnante? Ce lo siamo chiesto almeno una volta. Se Neal non avesse mai incontrato Keating, probabilmente non avrebbe mai assaporato la gioia di recitare in una commedia, non avrebbe inseguito neppure per un attimo l'idea di intercettare e valorizzare le proprie aspirazioni. Avrebbe obbedito a suo padre, ignorando quell'altro modo di vivere, la scelta di autodeterminarsi. Una morte anche questa.

Keating non arriva proprio a tutti i suoi studenti. Lascia un segno profondo solo in quattro di loro: Neal Perry, Todd Anderson, Knox Overstreet e Charlie Dalton. 
Su tutti agisce il principio oraziano del "carpe diem": cogli l'attimo, afferra il presente prima che sia tardi, vivi, segui le tue aspirazioni e impara a pensare con la tua testa, guarda al mondo da punti di vista differenti, scopri la poesia perché è rivelatrice. 
L'insegnante che travalica i soliti canoni e sceglie un proprio modo di arrivare agli studenti, usando l'aula in modo creativo (sale sulla cattedra e invita i ragazzi a fare altrettanto), scegliendo di utilizzare gli spazi esterni per una lezione sui vizi del conformismo, e pertanto utilizzando la rappresentazione dell'idea con il corpo, facendoli marciare o portando uno di loro a "vedere" la poesia dentro di sé, insomma colui che fa tutte queste cose, è un rivoluzionario, un sovversivo. 
L'attimo fuggente ci insegna questo ma anche il fallimento del metodo, l'amara constatazione del tradimento di Keating da parte dei suoi stessi studenti, costretti sì, ma comunque delatori del metodo nel momento del dolore e l'orrore dinanzi alla perdita di Neal. 

Poi è tutto in quel finale, nell'urlo fiero prima di Todd e poi dei sodali più vicini a Keating. 
L'atto disobbediente del finale è un canto altissimo di anime, il dono perfetto per Keating nel momento della sua caduta, la presa d'atto che nulla, neppure la costrizione più estrema può impedire a giovani menti letteralmente innamorate del proprio insegnante di tributargli l'ultimo saluto e renderlo manifesto mediante un gesto di ribellione. 
Tutti gli studenti che restano seduti sono coloro cui Keating non è "arrivato", che non hanno assimilato i suoi insegnamenti e nei quali si può già ravvisare un destino opaco e senza slanci. Su tutti Richard Cameron, personaggio al quale è affidata la rappresentazione del punto di vista conforme ai dogmi dell'istituzione: tradizione, onore, disciplina, eccellenza. 
Ci siamo anche chiesti cosa ne sarebbe stato poi di Keating. In un sistema come quello americano, la cacciata dalla Welton avrebbe rappresentato una macchia indelebile sul suo futuro di insegnante. Keating se ne va, e dobbiamo dirgli addio tutti, è la morte dell'eroe, una morte simbolica e semantica, inevitabile, ma abbiamo negli occhi l'immagine di quei ragazzi saliti sui banchi, il loro ultimo addio, quindi dobbiamo credere che sì, c'è speranza e non tutto è stato vano. 
Keating ha innescato in coloro cui è arrivato il desiderio di emanciparsi, ma soprattutto il senso di una bellezza profonda impigliato nella vita, la forza di succhiarne il midollo e conquistarne il senso. 
È una scoperta che ha il dono dell'irreversibilità. 

Produrre Foglie d'erba dopo nove anni
Ho già scritto quali sono state le ragioni che mi hanno portata a rifare Foglie d'erba dopo molti anni. 
Come sempre, i bilanci si possono fare solo a spettacolo realizzato, dinanzi a un pubblico, più volte. Percepire la riuscita di una messa in scena è possibile solo dinanzi a una platea e cosa possiamo fare dopo quattro spettacoli se non dichiarare il nostro successo?
Il pubblico si è commosso, la storia è arrivata, tutta la Compagnia ha fatto la propria parte senza risparmiarsi. E le ragazze hanno superato in pieno questa prova difficilissima. Il meccanismo scenico prevede molte uscite di scena, rientri, dinamismo, posture calibrate, oggetti da gestire, spazi in cui muoversi armonicamente. 
Sono state superlative, direi perfino professionali. 

Inevitabile il confronto con l'edizione precedente, (qui) ma Gaia, Claudia e Chiara, come ho raccontato qui, hanno dato la loro benedizione a questo lavoro, lo hanno apprezzato e amato. 
Sono stata felice di condividere il palcoscenico con queste meravigliose ragazze, così giovani e vibranti di passione per il teatro, così come è stato bellissimo portarmi Daniela Rosci in questo spettacolo, nel ruolo dell'inflessibile preside Nolan. Non dimentichiamo poi che nella mia drammaturgia ci sono una giovane professoressa e un alunno demotivato e senza più voglia di tornare a scuola, al quale lei racconta questo film. Federica e Alessio sono stati il perno che muove il racconto e lo hanno rappresentato in maniera impeccabile. 
Eccovi alcune foto (in ordine sparso) scattate dal bravissimo Gabriele Trombetta, che ringraziamo di cuore. 


Federica Fiorucci (la prof) e Alessio Amoroso (Eddy)


Durante la lezione della professoressa Keating



"Ragazze, dovete lottare per trovare una vostra voce. Più tardi inizierete a farlo, più alto è il rischio di non trovarla affatto".



"Alla scuola serve un permesso firmato da mio padre". "E scrivi tu la lettera?" "Certo!"



"Dal momento in cui nasci piangendo al momento in cui muori..."



Elisa Siniscalchi nel ruolo di Jane Perry (nel film Neal Perry)



Jane prima di togliersi la vita



Daniela Rosci nel ruolo della preside Nolan







La setta dei poeti estinti







Capitano, mio capitano!

Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire in punto di morte che non ero vissuto. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa, vivere da gagliardo spartano tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita. 
Henry David Thoreau

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