mercoledì 3 maggio 2023

Il Maestro e Margherita - Michail Bulgakov

Incipit: Nell'ora di un caldo tramonto primaverile apparvero presso gli stagni Patriaršie due cittadini. Il primo - sulla quarantina. con un completo grigio estivo - era di bassa statura, scuro di capelli, ben nutrito, calvo; teneva in mano una dignitosa lobbietta, e il suo volto, rasato con cura, era adorno di un paio di occhiali smisurati con una montatura nera di corno. Il secondo - un giovanotto dalle spalle larghe, coi capelli rossicci a ciuffi disordinati e un berretto a quadri buttato sulla nuca - indossava una camicia scozzese, pantaloni bianchi spiegazzati e un paio di mocassini neri.
Il primo altri non era che Michail Aleksandrovič Berlioz, direttore di una rivista letteraria e presidente della direzione di una delle più importanti associazioni letterarie di Mosca, chiamata con l'abbreviazione MASSOLIT; il suo giovane accompagnatore era il poeta Ivan Nikolaevič Ponyrëv, che scriveva sotto lo pseudonimo Bezdomnyj.  

Avete presente quando partite per un'impresa con le migliori intenzioni e con altissime aspettative e poi vi ritrovare ad annaspare a fatica, a volte improba, per completare il percorso?
Ahimè, è stata tale la mia fatale esperienza di lettura di un classico russo, ritenuto uno dei più grandi tesori della letteratura del Novecento. 
Leggere i classici è a mio avviso un imperativo categorico, almeno per i lettori di libri di livello, desiderosi di scegliere letture significative, spinti dall'intento di non perdersi almeno i più grandi classici, i più celebrati. La letteratura russa offre un ampio panorama di romanzi, con autori anzitutto del calibro di Dostoevskij e Tolstoj, poi di Puškin, Gogol', Turgenev, Čechov, Nabokov e tanti altri. 
Ho trascurato i russi in tutta la mia lunga "carriera" di lettrice. Ne ho letto veramente pochissimi, ma sapevo che prima o poi mi sarei regalata l'immersione in questa storia grottesca, senza approfondire troppo prima, conoscendone la trama a grandi linee. Beh, leggerlo è stata tutta altra cosa.
Sapevo trattasi di una storia d'amore, di un surrealismo imperante, che è un romanzo-metafora con intenti politici, nulla di più. E l'ho aperto con l'intenzione di amarlo, ma ne sono uscita divisa.

In breve, la trama: il diavolo, nominato Woland, arriva nella Mosca degli anni '40 accompagnato da una piccola squadra di demoni e si imbatte nei due citati nell'incipit. La presenza del diavolo susciterà uno scompiglio enorme nell'ambiente colto e borghese della città, con tanto di spettacolo teatrale in cui accadono eventi di magia nera e una sorta di ipnosi in cui cade il pubblico. 
Parallela si dipana la storia del Maestro, uno scrittore fallito al quale la censura ha negato la pubblicazione di un libro sulla passione di Cristo, e che è ricoverato in una specie di manicomio cittadino. Il Maestro ha vissuto nel passato una grande storia d'amore con una donna sposata, Margherita, che vive infelice e disperata nella sua casa dorata da quando lui è scomparso. 
Inseriti nel tessuto narrativo vi sono alcuni capitoli del romanzo censurato.

Attenzione: se avete intenzione di leggerlo, fermatevi qui. Altrimenti, proseguite pure. 

Una rappresentazione di Behemoth

Quello che butto.
Se i primi capitoli sono coinvolgenti e pieni di colpi di scena, e di fatto hanno il merito di introdurre il lettore nel vivo dell'azione, la lunghissima parte dei brutti scherzi giocati ai borghesi moscoviti è stata per me estenuante da leggere. Cosa non mi è piaciuto? Le scelte narrative. 
L'idea è innegabilmente buona, perché l'intento satirico è palpabile, ma il "cosa" narrare, quella sequela di assurdità senza capo né coda mi ha spossato. Mentre affiora l'intento del diavolo, e del narratore, ti accorgi che avresti voluto leggere altro, un altro modo di rendere la cosa. Vi faccio alcuni esempi. Il dispetto giocato al pubblico nel teatro è indurlo a pensare che vengano distribuite banconote vere, poi rivelatasi carta straccia. Un tizio viene decapitato coram populo, salvo ritrovarsi con la testa sul collo. 
Poi alle eleganti donne del pubblico viene fatto credere che i grotteschi figuri sul palcoscenico regalino abbigliamento e accessori d'alta moda, queste danno l'assalto al palcoscenico e al dietro le quinte, indossano abiti e oggetti e poi si troveranno nude per strada. Il tutto in un guazzabuglio confuso e reiterato. L'azione e il ritmo si colgono, ma cosa sta succedendo non mi piace, non mi coinvolge. Anche perché questa situazione dura pagine e pagine... e pagine. 

Michail Bulgakov (1891 - 1940)
Margherita non compare se non nella seconda parte del libro. Mi aspettavo molto dal capitolo intitolato In volo, ma mi sono ritrovata dinanzi all'ennesima sequela di sciocchezze messe insieme alla rinfusa: Margherita si cosparge di una crema che la ringiovanisce e acquisisce la capacità di volare su uno scopettone. In volo sulla città di Mosca, che bella opportunità narrativa. Invece niente, perché semplicemente la fa arrivare al palazzo del critico che a suo tempo aveva stroncato l'opera dell'amato Maestro e si mette a sfasciare tutto, uscendo ed entrando attraverso le finestre del palazzo. 
La sua cameriera, senza motivo, impara a volare pure lei, cavalcando un vicino di Margherita trasformato in maiale. Un altro borghese sottoposto a punizione. Mah. 
Poi, c'è il gran ballo del diavolo, pure questa una bella idea, ma va così: Margherita è invitata al ballo e ci va mezza nuda di nuovo senza motivo, dopo essere emersa da una vasca volante; gli invitati escono da un caminetto in bare che si aprono e svelano personaggi del passato, peccatori destinati all'inferno. 
Woland non si palesa subito perché si sta facendo cospargere una crema sul ginocchio dalla serva, operazione che svolgerà anche Margherita in maniera quasi ambigua. Oltretutto, non si sa perché, il diavolo è vestito con una logora e sporca vestaglia e con questa si presenta pure alla festa. 
Pagine confuse, lungaggini senza senso - di solito modalità che non mi dispiace se la struttura regge, vedasi le storie di Lewis Carroll - dialoghi a volte forzati, inutili, dispersivi. 'Na fatica. 
Per non dire il finale, dal quale ci si aspetterebbe il coronamento di quella certa cosa, invece senza né capo né coda pure quello. 

Quello che salvo. 
Fuori dai denti: questo romanzo aveva tutto il potenziale per essere un autentico ineguagliabile capolavoro. Lo so, milioni di lettori lo ritengono tale, ogni mio tentativo è andato a vuoto. 
In generale, l'idea e i personaggi, la storia attorno ai protagonisti, non sono niente male. 
Che il diavolo in persona arrivi in una Mosca sottoposta al regime di Stalin e dunque alla censura, è già di per sé un'idea ottima. Giocando con il surreale si possono fare cose stupende. Se non avesse calcato la mano sull'assurdo, manifestando quasi un piacere folle nel dilungarsi in dettagli senza senso, inutili, ridondanti, ma anche scadenti, sarebbe stato grandioso. Mi è sembrato che la scrittura gli fosse a un certo punto sfuggita di mano, che avesse ceduto al puro piacere dissacratorio di sovvertire un ordine, politico e sociale, cedendo alla tentazione di scrivere a braccio, di mettere giù la prima idea affiorata alla mente, senza un vero progetto. Peccato (ancora una volta, per me come lettrice insoddisfatta). 
Mi piacciono i personaggi attorno a Woland, e Woland stesso quando assume quell'aria un po' alla Gary Oldman del Dracula. I servi del diavolo, dal gatto parlante Behemoth, allo spilungone inquietante, al nano con una zanna, mi piacciono tutti. La storia fra il Maestro e Margherita, una grande storia d'amore, funziona e avrebbe funzionato ancora meglio con qualche dialogo ben assestato sui valori che rappresentano. Si pensi solo all'idea di far viaggiare tutto il bailamme di assurdità accanto al lirismo puro di un amore come quello che lega i due. Anche questo contrasto sarebbe stato perfetto. 
Altri aspetti salvabili: i momenti in cui la cerchia diabolica guarda la città dall'alto, quella cosa sullo stile Il cielo sopra Berlino, mi piacciono molto. E poi...
Il ruolo del teatro, luogo dove "accadono cose", dove si svolge una specie di resa dei conti in quelle scenette assurde. È il luogo dove la media e alta borghesia si riunisce e si aspetta un evento e quello del romanzo è un pubblico preciso, che Bulgakov intende colpire duramente. 
Il ruolo della religione, importante. L'immagine dolente del Ponzio Pilato del romanzo del Maestro, il greve senso di colpa per l'uccisione del "filosofo", la lunga agonia di Cristo (mai nominato con il suo nome) sul Golgota, l'ambiguità di Giuda. 
Quella iconica frase: "I manoscritti non bruciano", detta da Woland al Maestro, quasi a fissare un principio assoluto, la parola che non può essere distrutta da regime alcuno. 
Il fatto che in fin dei conti sia un romanzo nel romanzo, poiché fu censurato esattamente come l'opera del Maestro e una prima versione bruciata nella stufa, come accade nel libro (evidente l'identificazione fra il Maestro e l'autore) e poi pubblicato postumo, solo nel 1967 (pare sia stato ultimato dalla moglie).

Mi sono ripromessa di ascoltare Alessandro Barbero, grande estimatore di questo romanzo. Pare ne abbia parlato con grande entusiasmo, magari mi potrà suggerire spunti per apprezzarne diversi passaggi. Sì, perché mi dispiace quando una disfatta di lettura si presenta così clamorosa. 
Il romanzo ha anche una sua fortuna a teatro, ce n'è una versione italiana di successo, con Michele Riondino nel ruolo di Woland (qui sotto), rappresentato anche al Piccolo di Milano. 



Il Maestro e Margherita è un romanzo unico, assurdo e folle, mistico ed estremo, e forse non andrebbe neppure giudicato. 
E poi si sa, ce ne sono romanzi classici o contemporanei divisivi, qui però prevale il dichiarato amore dei lettori, anzi viscerale amore (fra essi anche un entusiasta Eugenio Montale). Come se si fosse dinanzi al romanzo perfetto. Chi lo ha apprezzato inorridisce dinanzi a chi non è riuscito a terminarlo oppure a chi, come me, lo ha caparbiamente terminato con grande sforzo e l'amaro in bocca. Invece imparo, mio malgrado, che un grande classico può anche non piacere, può anche non donarti emozioni, deludere, lasciare insoddisfatti.
Ho abbandonato Cent'anni di solitudine e Se una notte d'inverno un viaggiatore oltre a un libro di Carver, e non me ne vergogno. Così come dichiaro che il grande capolavoro di Bulgakov non mi è piaciuto, anzi mi ha procurato tutta la fatica di procedere pagina dopo pagina. 
Posso concludere solo dicendo di non sentirmi affatto pentita di averlo percorso, ne è valsa comunque la pena, come per qualsiasi grande libro.

Orbene, vi è capitata una cosa simile? Un grandissimo e celebre romanzo, classico o contemporaneo, dinanzi al quale avete pensato "che fatica" e avete abbandonato o ultimato con enorme sforzo? 

41 commenti:

  1. Ti confesso che "Il maestro e Margherita" non solo non l'ho mai letto, ma non mi ha neanche mai attratto tanto...non so perchè. Alcuni celebri romanzi russi (Delitto e castigo, Lolita e forse altri) sì li ho letti e mi sono piaciuti, quello però non l'ho mai comprato, non so se è stata la trama a non invogliarmi, certo che è proprio folle, stramba. Tu sei stata molto determinata a voler arrivare alla fine, è difficile leggere facendo fatica! Se a me un libro proprio non piace, abbandono la lettura oppure in alcuni classici in cui ci sono pagine e pagine descrittive "salto" ciò che non mi interessa, cosa che non si dovrebbe mai fare. Sono certa che ci siano stati diversi grandi classici che non sono riuscita a leggere interamente, ma ne ho perduta anche la memoria. Tra quelli più recenti invece, il mio librone-tormentone è "Il signore degli Anelli"...ogni volta vorrei leggerlo, perchè ho amato molto i tre film, ma dopo alcune pagine mi arrendo sempre. Ciao, Luz.

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    1. Ricordo di aver rinunciato alla trilogia dell'anello diversi anni fa, dopo qualche decina di pagina da La Compagnia dell'anello, il primo volume. Era un'estate torrida e io ero senza condizionatore, momento pessimo per inoltrarmi nella lande tolkeniane. Ne possiedo un'edizione deluxe che fa bella mostra di sé sullo scaffale ma è ancora intonsa.
      Fra le cose che non faccio mai e poi mai... è saltare. No no, o lo si legge tutto o si rinuncia, preferisco mollare del tutto. :) Questo mi ha spinto a continuare nella sofferenza perché quegli aspetti che salvo mi attiravano non poco, quindi mi hanno spinto a ultimarlo, benché non avessi neppure tutta questa curiosità sul finale, sembrando qualcosa che poco si accorda col resto della narrazione. Grazie per il tuo commento. :)

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  2. Volevo leggerlo. Forse ora un po' meno. Ma ho amato la tua recensione.
    Tenar

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    1. Invece dovresti, perché potresti amarlo come io non sono riuscita a fare. :)

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  3. Ho letto l’articolo saltando alcune parti, perché, come sai, non voglio sapere niente di un libro che ancora non conosco e tra ciò che salvi e ciò che non salvi ho capito che c’è del materiale che potrebbe condizionarmi. Ora, però, ho deciso che sarà la mia prossima lettura, così potrò tornare a leggere la tua recensione con cura e vedere se sarò d’accordo con te oppure no. In pratica, mi hai spinto a leggere il libro anche così, sorvolando sul contenuto del post :D

    Marina

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    1. Sono felice che tu abbia deciso di leggerlo e curiosissima di sapere cosa ne pensi. Attendo tue, magari anche un commento qui dopo l'esperienza. :)

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  4. ho letto tutto il tuo articolo, Luz, perché non ho nessuna intenzione di leggere il libro: ci ho provato due volte e due volte l'ho mollato. mi sembra che due tentativi bastino. è fin troppo. l'assurdo on fa per me

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    1. Ci hai provato ben due volte e niente. E io mi fido del tuo giudizio di lettrice onnivora. Io ho "tenuto botta" e mi sento eroica ma ti capisco perfettamente. :)

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  5. Ho letto Il Maestro e Margherita molti anni fa e sì, sono stata anch'io sorpresa dalla complessità del romanzo ma non spaventata o annoiata. Ricordo che mi piacque molto il contrappunto tra le pagine dedicate al Maestro e le altre. A volte bisogna consegnarsi al libro e lasciare che ti porti anche lì dove non hai voglia di andare. Dico questo perché se la letteratura è un'occasione di conoscenza di tracciati diversi da quelli percorsi abitualmente, è bene non perderla. Ho letto l'Ulysses interamente e ricordo l'estenuazione provata, se non vera e propria resistenza e fastidio. Feci bene a tener duro e a non mollare perché, alla fine della lettura, ho capito che il senso della stessa era proprio il percorso spiazzante fatto e l'esperienza disorientante vissuta. L'Ulysses ti porta proprio nella materia letteraria con le sue molteplici forme e diversa intensità e densità espressiva. Quando un autore non pone limiti alla sua scrittura diventa spiazzante ma ti regala un'esperienza autentica.
    Ti lascio il link di una conferenza su Il Maestro e Margherita di una docente universitaria amica di blog di Giuliano. Non l'ho ascoltata ma ricordavo di averne sentito notizia...
    https://www.youtube.com/watch?v=akPDPfrn7Po
    Un caro saluto:-)

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    1. Cara Giacinta, io ho fatto esattamente quello che descrivi assai bene:
      "A volte bisogna consegnarsi al libro e lasciare che ti porti anche lì dove non hai voglia di andare. Dico questo perché se la letteratura è un'occasione di conoscenza di tracciati diversi da quelli percorsi abitualmente, è bene non perderla. Ho letto l'Ulysses interamente e ricordo l'estenuazione provata, se non vera e propria resistenza e fastidio. Feci bene a tener duro e a non mollare perché, alla fine della lettura, ho capito che il senso della stessa era proprio il percorso spiazzante fatto e l'esperienza disorientante vissuta".
      È esattamente questa esperienza. Perché non è che sia uscita da questo "viaggio" dicendomi pentita, tutt'altro. È stata una sfida leggerlo fino all'ultima pagina, ma sentivo che dovevo farlo, la sensazione di trovarmi dentro una cosa che non puoi abbandonare nonostante la sofferenza. Per ora ho sentito un pezzetto della conferenza di Barbero, appassionato oratore, ma vagherò anche fra le parole della conferenza che suggerisci, grazie per averla segnalata. Chissà Giuliano come avrebbe commentato questo post...

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  6. Amo in particolare Fëdor Dostoevskij, il più grande. Ho letto tutti i suoi romanzi.
    Anna Karenina l'ho lasciato a metà. Non mi incanta Tolstoj.
    I tuoi post sono sempre speciali.

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    1. Sì, chi può dimenticare quelle vibranti pagine di Delitto e Castigo? Mi sale un brivido al solo pensiero. Vorrei leggere Anna Karenina. Devo recuperare moltissimo dei russi. Grazie per avere apprezzato, Gus.

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  7. Ho visto il video di Barbero dove definiva quella tra il Maestro e Margherita la più grande storia d'amore mai scritta, e probabilmente a ragione, ma io negli anni ho provato a leggerlo più volte e non sono mai riuscita a finirlo. Ma io ho problemi, per motivi diversi, anche con Saramago e con Tolstoj, quindi è senz'altro colpa mia. ^__^ In generale, mi rendo conto che per me lo stile di un libro è quasi più importante del contenuto: se la trama non mi entusiasma ma apprezzo lo stile riuscirò comunque a terminare la lettura, ma a condizioni inverse questo è quasi impossibile. Concordo con te, comunque, che anche la trama de "Il maestro e Margherita" è a volte fin troppo arzigogolata e tirata per le lunghe (passami il termine).

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    1. Ciao, Simona, spero tu stia bene. Imbattendomi in chi non è riuscito a finirlo, mi sento più sollevata, ma non felice, perché davvero provo una sana invidia verso chi lo ama visceralmente. Non ho da eccepire riguardo allo stile, considerandolo distaccato dalla materia narrata, ma proprio su quell'arzigogolare di fatti nonsense, sulla ridondanza di eventi che ho trovato "scadenti" all'interno della narrazione. Un po' come quando la Rowling si inventò la Passaporta nel vecchio scarpone. :) Ma è solo una battuta. Penso che l'emotività di Bulgakov fosse alle stelle e che le diverse stesure dichiarino lo "squilibrio" dell'opera, che odi o ami, non c'è niente da fare.

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  8. Mi è successo di faticare enormemente (e in effetti di lasciare a metà per disperazione) parecchi romanzi celebri e celebrati, tipo: "Il nome della rosa", "L'idiota", "La nausea", "Il piacere".
    Questo non l'ho mai neppure provato a leggere poiché quando ho letto la trama, ho subito capito che non faceva per me. Ho un'idiosincrasia per quei libri che possono essere accostati al termine "realismo magico", o "realismo onirico" che dir si voglia. Tolte poche eccezioni, tipo quei libri in cui le situazioni surreali sono chiaramente allegorie facilmente individuabili persino da un lettore di scarsa cultura come me (tipo "Orlando" di Virginia Woolf dove la metafora della storia d'Inghilterra e della condizione femminile è pienamente individuabile, o come "La storia infinita" in cui il viaggio nel mondo della fantasia diventa pian piano un incubo a simboleggiare i rischi di tagliare totalmente i ponti col mondo reale) in generale questo tipo di narrativa è incompatibile con i miei interessi di lettore. E aggiungo che Murakami è il peggior scrittore giapponese che io abbia mai letto ;-)

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    1. Come ti scrivevo su Instagram, nel caso di Eco ho avuto la sensazione di avere dinanzi una scrittura complessa ma anche una trama appassionante ed "equilibrata". Dietro i romanzi di Eco, che di fatto sono "impegnativi" senti una cattedrale di temi e significati, senti una possanza culturale. Qui invece ho percepito un "pastiche" che non mi è piaciuto. E io sono una che apprezza a differenza di te il "realismo magico" e perfino il surreale. Murakami mi piace, ma già lo sai, anche se non mi spinge e leggerlo oltre quello che conosco già, almeno non per ora. :)

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  9. Ho un po' di difficoltà con le letture a lungo raggio. In particolare non amo molto la letteratura russa. Ho portato a termine con sofferenza "Delitto e castigo" ma poi ho scelto altre strade. Tra i libri corposi ricordo con particolare piacere "Il Conte di Montecristo" e "Il Nome della Rosa." Leggo molto volentieri gli autori nostrani . In particolare Bassani e Gadda. Tra i più moderni mi piace menzionare Camilleri e Carofiglio.

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    1. Il Conte di Montecristo è fra i miei ricordi di lettura migliori, a parte qualche dialogo di troppo. Ho letto qualcosa di Carofiglio ma mai Camilleri. Saranno autori da scoprire dopo la mole di romanzi già in mio possesso che aspettano da tempo sullo scaffale. :)

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  10. Dimenticavo: bello quel "chat noir" parigino sulla copertina.

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    1. Bello, me lo ricordo su alcuni poster. Eppure non è la copertina migliore. Ce n'è una in lingua originale veramente molto bella e più rappresentativa dei contenuti del romanzo.

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  11. Quando ho letto il titolo del post sono trasalita: "Il Maestro e Margherita" è stato per me il più alto e insuperabile scoglio della mia carriera di lettrice! Al punto che non solo non ne ricordavo la trama, ma quando mi capita, come quest volta, di sentirne parlare ho proprio una reazione di rifiuto, totale! Perché? Mah, non saprei. Adoro i classici e adoro i russi. Quindi siamo nella mia zona di confort. Eppure quando molti anni fa quando al Liceo imposero questa lettura dovetti darmi per vinta confessando di non essere potuta andare oltre le prime credo trenta, quaranta pagine. Non ero l'unica, ma da me nessuno se lo aspettava. Così cominciai a sentirmi in colpa, sì, in colpa! In quegli anni era ancora per me un tabù abbandonare i libri che non riuscivo a leggere, mi obbligavo a fatiche immani pur di portare a termine il "compito". Ma con questo, niente di niente. Mi convinsi che fosse colpa mia se non ero in grado di apprezzarlo, visto che lo facevano tutti (falsi!) e così offrii a me stessa un'altra possibilità. Ero abbonata a un teatro cittadino e, fatalità, un anno dopo in cartellone cosa c'era? Bulgakov e il suo macigno. Allora mi dico, andiamo a teatro andrà meglio. Mi sono addormentata. Insomma, questa volta non ci seri riuscita a farmi venire voglia di leggerlo. Però mi hai fatto sentire meno aliena (anche io ho abbandonato i Cent'anni. e tutti a dire "Ma no, dai!". Oggi leggo ciò che voglio quando voglio. E sto tirando un bel sospiro di sollievo mentre lo scrivo ;)

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    1. E infatti non avevo nessuna intenzione di farti venire voglia di leggerlo, perché è stata una sofferenza anche per me. Forse hai saltato qualche riga! :D
      Ho cercato di mettere insieme quello che per me è salvabile ma finora è stata la lettura più pesante degli ultimi tempi. Avrei voluto apprezzarlo, non ci sono riuscita, un limite senz'altro mio. Ho cercato di mettere insieme quello che mi sarebbe piaciuto leggere. È stata una grande sconfitta, avrei voluto amarlo, ne spiego i motivi.

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    2. Ho apprezzato lo sforzo ma si capisce che è stato tale... :D

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  12. "Il Maestro e Margherita" l'ho letto alle scuole medie e qualcosa alle superiori ma, appunto, a scuola ma grazie ad un professore di italiano intelligente è riuscito a rendercelo gradevole. Di Bulgakov avevo letto "Cuore di Cane" un libro satirico e fantascientifico per narra di un cane trasformato in uomo attraverso un'operazione chirurgica. In breve una parodia per criticare il regime sovietico e l'intensità della scrittura è veloce, oserei dire a volte anche un po' nevrotica.

    Ho letto i miei primi libri impegnati a metà anni '70 con "Il Lupo delle Steppa" di H. Hesse e mi piacque così tanto che comprai tutti i suoi libri ("Demian", "Narciso e Boccadoro", "Gertrud", "Sotto la Ruota", "La Cura", "Klein und Wagner", "Il Gioco delle Perle di Vetro") ma "Siddharta" l'ho letto negli anni '80 perché in precedenza lo leggevano tutti e mi sembrò una moda (ma forse ti ho già parlato di questo argomento...scusa, non ricordo più). Poi ho letto Calvino, Umberto Eco e Marguerite Yourcenar che adoro soprattutto "L'Opera al Nero", "Archivi del Nord", "Care Memorie", "Come l'Acqua che Scorre" e "Memorie di Adriano".

    Un salutone e alla prossima

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    1. Avrei voluto un insegnante in grado di farci leggere cose così particolari. Magari un insegnante come il tuo, che ha saputo trasmettervi il proprio gusto di leggerlo. E chissà come sarebbe andata. Complimenti per le tue letture, tutte di pregio. Fra i libri che citi ho letto diverse cose di Eco e l'immenso Memorie di Adriano.

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  13. Questo romanzo è presente nella libreria della casa dei miei genitori, credo fosse un libro che doveva leggere mia sorella che faceva il classico, non so se lo abbia mai letto, ma il libro è ancora lì a prendere polvere. Ti confesso che ha sempre suscitato la mia curiosità se non altro per il titolo, ma non mi è mai venuta voglia di leggerlo, del resto vado in Puglia due volte l’anno per pochi giorni...
    Dopo la tua recensione sono ancora meno motivata, del resto i russi non mi attirano molto. Riguardo alla tua domanda ho faticato molto a leggere Delitto e castigo

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    1. I russi in generale sono scrittori validissimi, valgono la fatica di affrontarli. Qui secondo me è mancata una certa coerenza fra il potenziale del romanzo e la sua realizzazione, ma io non sono nessuno per giudicare quello che viene definito un capolavoro.

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  14. Confesso di averlo abbandonato tanti anni fa, ma è sempre nella mia libreria. Prima o poi lo riprenderò.

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    1. Magari vale tutta la fatica di percorrerlo, io spero che tu lo faccia.

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  15. Sì, mi è accaduto con due grandi classici. Il rosso e il nero di Stendhal che è stato per me una grande delusione dopo che avevo comprato il libro con le migliori aspettative del mondo non vedendo l'ora di tuffarmi nella lettura. L'ho trovato noioso e soprattutto non ho apprezzato i salti temporali, azioni che nel capitolo precedente stanno per accadere in quello successivo sono già passate. Mi sono ritrovata con le emozioni interrotte.

    L'altro libro che mi ha deluso è stato La lettera scarlatta, descrizioni inutili senza mai entrare nel vivo della storia. Per tutto il tempo aspettavo l'inizio concreto della storia e invece il libro non è altro che è una critica e una descrizione della società puritana in America. Questo libro mi ha addirittura provocato il blocco del lettore per tre mesi perché non riuscivo a finirlo e nel frattempo non leggevo altro perché sapevo che l'avrei abbandonato. Sì, c'ho messo tre mesi per finirlo, sembra assurdo, ma proprio non lo digerivo.

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    1. La lettera scarlatta ricordo di averlo letto, ma anch'io non amai particolarmente questo romanzo, anzi lo ritenni del tutto inferiore al film che mi era piaciuto moltissimo.
      Stendhal invece mai letto, ci sono autori dai quali non mi sono mai sentita attratta.

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  16. Lo lessi moltissimi anni fa e ne conservo un ricordo confuso, forse proprio a causa della gran sarabanda di eventi che vi sono riversati da parte dell'autore. Senz'altro le figure che ricordo maggiormente sono quelle di Woland e dei suoi aiutanti, nonché del Maestro e di Margherita.
    Con questa nebbia in testa, prima della chiusura per covid andai proprio a vedere lo spettacolo con Riondino, che mi entusiasmò oltre ogni dire. Lui è di una bravura eccezionale, e anche gli altri attori non furono da meno, la scenografia spettacolare, le trovate geniali.
    Libri che ho mollato? "L'arte della gioia" di Goliarda Sapienza a quaranta pagine dalla fine, "Il castello" di Kafka a metà, ho provato a leggerlo per ben due volte ma nisba. Inutile forzare se stessi se un libro non piace, a volte capita anche con i cosiddetti classici. Ultimamente ho letto "Viaggio al termine della notte" di Céline, una faticaccia improba!

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    1. Uh dunque hai visto quello spettacolo! Immagino il talento di Riondino. Forse questo riscatto del romanzo sul palcoscenico è più significativo di quanto si pensi. Di fatto, il teatro ha un ruolo primario nel racconto e la rappresentazione di una immensa farsa calza a pennello con una trasposizione. Riguardo ai titoli che citi, anche quelli romanzi celeberrimi e osannati, ma non faccio fatica a credere che leggerli sia un'impresa.

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  17. Finito Luana. Mah! Non posso che confermare paro paro tutto quello che hai scritto. Strano, avrei voluto arringare in difesa del romanzo, giusto per dare un parere contrario al tuo e mostrare un lato diverso di un classico così importante. Invece no: ero partita con un discreto entusiasmo e la curiosità si è fermata quando Margherita viene portata al cospetto del Diavolo e succedono tutte quelle cose senza senso: il letto disfatto, con quell'ancella che spalma unguenti e poi il camino con gli inivitati alla festa; quello che muore durante il party... Mi sono più volte chiesta cosa volesse dire tutto questo racconto surreale e ho trovato le risposte leggendo qua e là: la critica sociale, la denuncia verso il sistema che aveva bocciato la stessa opera di Bulgakov... Ne ho afferrato lo spirito, l'ironia, ma in genere questa storia mi ha lasciata interdetta. Volevo leggere da tanto il romanzo e ho colto l'occasione, non mi pento di averlo fatto, comunque non è una lettura che avrei abbandonato. Non mi è dispiaciuto arrivare alla fine, però... insomma sì, mi ha lasciato con mille "però" e sottoscrivo tutte le tue impressioni.

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    1. Ecco, non ci sei riuscita neanche tu. Ma posso dirti che me lo aspettavo? Perché conosco i tuoi gusti e sapevo quanto avresti concesso al surreale di questo tipo. Io non so come tutti coloro che dicono di adorarlo siano riusciti nell'intento, ma questo romanzo non ha né capo né coda, mannaggia. Eppure, come ho scritto nel post, ne sarebbe venuto fuori un immenso capolavoro innegabile se maneggiata con certa maestria la materia. Restano salve tutte le osservazioni sulle buone idee, e anch'io non mi pento di averlo letto, non lo ritengo tempo gettato via. Per il resto, a mai più. :)

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  18. Ciao! Ho due confessioni da fare riguardo a Il Maestro e Margherita.
    La prima è che il mio primo approccio è stato fallimentare perché il libro mi era stato presentato male da una persona che credevo fosse in un qualche modo abituata a parlare di libri. Invece "il libro in cui c'è un gatto che prende il tram" non mi prese proprio e non lo aprii nemmeno.
    Secondo: le altre quattro volte che l'ho letto invece ho scoperto altrettanti livelli narrativi che lo hanno reso uno dei miei classici preferiti. Sarà quella parte onirica riguardo Margherita, i capitoli con gli scherzi alla opulenta e meccanica società russa, o la presenza del romanzo nel romanzo. Non ti so dire.

    Un classico che mi ha messo in difficoltà? Sicuramente Moby Dick. Ne apprezzo il grande valore letterario e non mi permetto di criticare un autore importante come Melville però 17 pagine su un nodo su una corda non le posso reggere...
    Un classico abbandonato? Non credo sia un classico ma un libro che ho abbandonato è stato La vita - istruzioni per l'uso - di Georges Perec. Muri di testo e di liste di oggetti d'arredamento. Non ce l'ho fatta, riproverò in futuro

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    1. Ciao Mick, benvenuto. Mi colpisce molto il fatto che tu lo abbia percorso più volte. Ti esprimo tutta la mia ammirazione. Mi chiedo se rileggendo potrei mai ravvisarci qualcosa di coinvolgente, che potrei preferire, ma ho il sospetto di restare sulla mia posizione. Resto soddisfatta dal fatto che non sono poche le cose che ho amato di questo libro, per questo immagino quando forte ne sia stata una drammaturgia e una rappresentazione.
      Non ho ancora letto Moby Dick, mi riprometto di farlo da tempo. Voglio prenderlo nell'edizione Adelphi che di solito presenta ottime traduzioni. So che può mettere a dura prova, è dopotutto un romanzo per certi aspetti metafisico. Mi affascina il racconto del mare, quindi voglio appellarmi a quelle suggestioni che sa darmi questo tipo di ambientazione. Vedremo, intanto mi attendono ancora diversi altri classici e mi concedo fra le 10 e le 20 pagine di Proust al giorno, di più non potrei per ragioni molto simili a quelle 17 pagine su un nodo su una corda. :)

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  19. Eppur l'ho letto! Ma non lo ricordo, manco una riga.
    Risale ai tempi dell'università, uno dei BUR economici, copertina giallina con scritte in verde. Non ho memoria della trama, questo significa che non mi ha lasciato nulla, per essere un classico. Forse dovrei rileggerlo, ma non mi sento ispirata, ne ho tanti altri in attesa, anche classici (per il prossimo autunno potrebbe essere Il conte di Montecristo). Forse, e dico forse, alcune letture di questo tipo, oniriche, visionarie, incomprensibili, possono essere davvero comprese solo nel momento della loro scrittura/pubblicazione, con riferimenti particolari alla situazione socio-economica del loro tempo e soprattutto luogo.

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    1. Forse la fortuna di questo romanzo sta proprio nel fatto di rispecchiare fedelmente tutti i limiti dell'epoca, infatti. Quanto a Il Conte di Montecristo, ti dico sì, leggilo. Certo, è un impegno. Io lo lessi durante le ferie natalizie due anni fa, con il ritmo di almeno 50 pagine al giorno, altrimenti difficilmente ce l'avrei fatta in un paio di settimane. Ma non si fa sforzo alcuno, è un romanzo molto appassionante.

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  20. Ecco, adesso mi hai mandato in crisi! Ho questo libro da un po' di tempo e avevo intenzione di leggerlo proprio quest'estate. Il punto è che, pur essendo un lettore vorace anche di classici, ho dei seri problemi con la letteratura russa. Ho provato che stesse emozioni che hai descritto all'inizio del tuo post per Delitto e Castigo di Fëdor Dostoevskij, per questo volevo riprovarci con Il Maestro e Margherita , che sembra sia piaciuto a molti. Mi consigli di desistere?
    Buona serata.

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    1. Benvenuto da queste parti! Io consiglio vivamente di leggerlo. Sono molti di più quelli che lo hanno apprezzato e anzi venerato rispetto ai miseri detrattori come me. E poi a prescindere è uno di quelli che, amandolo o detestandolo, offrono un'esperienza di lettura. Sarà un piacere per me leggere un tuo post sul romanzo. :)

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