giovedì 13 aprile 2023

Salvare le ossa - Jesmyn Ward

Incipit: China si è rivoltata contro se stessa. Se non lo sapessi, penserei che sta cercando di mordersi le zampe. Penserei che è impazzita. E lo è, in un certo senso. Non si lascia toccare da nessuno a parte Skeet. Quando era una cucciola di pitbull con un gran testone, rubava tutte le scarpe che trovava in casa, le scarpe da tennis nere che ci comprava mamma perché tengono bene lo sporco e resistono a lungo prima di sfasciarsi. Di diverso c'erano solo i sandali lasciati da lei, col tacco sottile e macchiati di rosa per tutto il fango rosso che avevano assorbito.  

Editore: NNE
Pagine: 308
Prezzo€ 19,00

Quanta ricchezza in questo romanzo - pubblicato nel 2011 e vincitore del National Book Award - quanta sorpresa nello scoprire una voce nuova, che riesce a farmi chiudere l'ultima pagina con commozione. Adoro quando la scrittura riesce in questo intento.
Ottima la traduzione, pertanto, che riesce a restituire la vibrante epopea di Bois Sauvage, nome fittizio indicante DeLisle, cittadina incastonata nella provincia del Mississippi. 
Terra di schiavi di un passato incancellabile, questa provincia è tuttora disseminata di periferie povere, popolate dagli ultimi. È qui che si sviluppa la storia di questa voce narrante, la giovane Esch attraverso la quale assistiamo ai giorni che precedono uno degli uragani più devastanti abbattutisi sugli Stati Uniti, Katrina, e poi al suo arrivo e a quello che lascia dopo di sé.
La scrittrice, Jesmyn Ward, è nativa di DeLisle ed è tornata a viverci suo malgrado, perché restare in una di queste province mette a dura prova, perché si tratta di realtà immobili, dove la povertà e il razzismo sono piaghe impossibili da estirpare. Il senso di appartenenza è più forte di qualsiasi volontà di allontanarsi, Ward è parte di quella terra e radicata in essa come tutti gli afroamericani che l'hanno preceduta. 

Salvare le ossa racconta di Esch, abbiamo detto, un'adolescente dall'intelligenza vivace, fervida lettrice di storie mitologiche, seconda di quattro figli e unica femmina nella famiglia, da quando la madre, dando alla luce l'ultimo fratello, muore per una grave emorragia. 
In questa narrazione a campiture e sprazzi di ricordi la madre si riaffaccia spesso, rievocata in momenti significativi, quelli in cui le ha trasmesso un sapere quando si tratta di ricordi tutti suoi, quelli in cui è stata una donna allegra, infaticabile e forte, un esempio e un faro nella famiglia che ne rimane orfana. Il dolore per la sua assenza è vivissimo e palpabile e costringe a ingoiare le lacrime perché non si veda la fragilità di chi è rimasto solo, perché la famiglia non si lasci devastare dalla sua mancanza. 
Esch si divide fra l'accudimento di suo padre, un uomo ormai finito e spesso ubriaco, e quello dei fratelli, che ama visceralmente ricevendone affetto e protezione. 
Questa famiglia, per quanto povera ed emarginata, si erge come una roccaforte nella Fossa, quel luogo dove sorge la casa, fra baracche e boschi fitti, lontana dal centro abitato. Gravita attorno alla famiglia un coacervo di personaggi, gli amici dei fratelli e i loro rivali, ed Esch si muove fra essi ritagliandosi un ruolo marginale, scoprendo molto presto il sesso, restando incinta di Manny, amico di suo fratello maggiore Randall e rivale dell'altro, Skeetah

Jesmyn Ward

Esch è incinta ma non lo svela a nessuno di loro, nascondendo uno stato che la getta nella disperazione e nell'incertezza, consapevole che Manny è di un'altra e non sarà mai suo. Ma è solo una parte dell'intreccio, un pensiero intimo e disperato, mentre Esch si fa narratrice di tutto quello che le succede intorno. 
E intorno c'è Junior, l'ultimo dei fratelli, cresciuto senza madre fin da quando è venuto al mondo, e soprattutto Skeetah, il secondo dei quattro, il più bello dei personaggi a mio avviso. 
Skeetah è un ragazzo riservato e guardingo, totalmente preso dal suo cane, un pitbull bianco di nome China che all'inizio del romanzo mette al mondo una cucciolata. Lo sguardo di Esch si posa spesso su questa cagna diventata madre, ne vede la trasformazione a femmina custode dei piccoli, ne racconta la ferocia e l'imprevedibilità, la forza durante i combattimenti fra pitbull consueti a Bois Sauvage, ma soprattutto la straordinaria intesa col suo padrone. 
L'amorevole accudimento di Skeetah verso China è narrato davvero in modo magistrale. È come se la scrittrice si fosse riservata una storia dentro un'altra più grande, e allora la voce di Esch va oltre la pura osservazione della sorella, per diventare una voce universale, la sola che possa arrivare al cuore di un amore profondo come quello che lega ragazzo e animale. 

Ci sono eventi che incombono in Salvare le ossa: incombe il combattimento di China, incombe la gravidanza di Esch, incombe l'uragano Katrina, annunciato e atteso e perciò già terribile. 
Abbattutosi sugli Stati Uniti dal sud e fino al nordest nell'agosto del 2005, Katrina fece più di 1800 morti, la maggior parte dei quali fra Louisiana e Mississippi, e 700 dispersi. Devastò le coste creando una grave erosione, abbattendosi su flora e fauna e compromettendo gli equilibri ambientali di vaste aree, allagò totalmente città come New Orleans e tante altre. Soltanto la rimozione delle acque comportò un serio danno ambientale, perché tossiche, intrise di composti chimici e batteri. 
Katrina comportò anche un altissimo numero di furti, saccheggi, omicidi, stupri. 
Un disastro di proporzioni colossali di cui ancora si parla e che in questo romanzo diventa un'entità, una forza devastante destinata a mutare terra e destini, perciò assomigliante alle epopee di violenza dei miti letti da Esch, su tutti la storia di Medea, donna e madre assassina. 




Rendere questo luogo e questi personaggi significa raccontarne virtù e limiti, terra ed esseri umani che si compenetrano fiutandosi e "sapendosi". Il soffocante caldo del Mississippi, la pelle che trasuda nell'afa, la natura selvaggia, l'istinto di sopravvivenza e la lotta per restare uniti, solidi nonostante mille vicissitudini, la violenza che si erge come sola possibilità di confronto, ma anche l'amore, l'affetto incondizionato nell'amicizia come fra le mura domestiche, anche esprimendosi solo con gesti ormai sedimentati, sguardi che significano. 
Rendere tutto questo in una narrazione fluida e coinvolgente è a mio parere talento. Raccontare quel che si conosce, questo fa Jesmyn Weird, donandoci l'opportunità di penetrare attraverso la fitta boscaglia della Fossa e venire a contatto con questi ultimi, e vedere come fanno a sopravvivere. 
E allora leggere uno di questi romanzi è quasi un dovere. Perché nessuno oggi ci racconterà di questa emarginazione se non attraverso una finzione letteraria ispirata alla realtà. 
Benché non sia un romanzo sul razzismo - i bianchi sono i benestanti che restano sullo sfondo, privi di voce e di volto - affacciarsi su queste vite ci rende consapevoli di realtà che esistono, ignorate e trascurate. 
Questi ultimi devono restare tali, la loro voce sparire fra milioni di altre, schiacciate dal suprematismo bianco, oggi tornato imperante in molti stati del sud degli States. 
Legherò i pezzi di vetro e mattone con lo spago e appenderò i frammenti sopra il letto, in modo che brillino nel buio e raccontino la storia di Katrina, la madre che è entrata nel golfo come una regina per portare la morte. Il suo carro era una tempesta terribile e nera, e i greci avrebbero detto che era trainato dai draghi. usciti dal guscio, affamati di sole. Ci ha lasciato un mare buio e una terra bruciata dal sale. Ci ha lasciato perché impariamo a camminare da soli. A salvare ciò che possiamo. Katrina è la madre che ricorderemo finché non arriverà un'altra madre dalle grandi mani spietate, sanguinaria.
Vi piace questo tipo di romanzo? Amate scoprire nuovi autori? Ricordate l'uragano Katrina? 

14 commenti:

  1. Luz, ho letto attentamente quello che hai scritto. La mia impressione è che *Salvare le ossa* sia una storia di importante che affronta il pesante problema del suprematismo bianco, che a ondate minacciose si ripresenta, proprio quando pensi di averlo sconfitto.
    L'America ha bisogno di scrittrici di valore, come Jesmyn Ward, che hanno il coraggio di raccontare la realtà vera di una nazione piena di contrasti.

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    1. Come ho scritto nel post, non è un romanzo sul razzismo. È una narrazione che lascia intendere quel fenomeno, un razzismo sedimentato e vissuto come del tutto naturale da chi lo subisce. Nel degrado in cui vivono i personaggi si avverte la discriminazione, senza che l'autrice parli di discriminazione. Questo me lo ha fatto amare in particolare.

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  2. Ciao Luz, non conoscevo questa autrice ho visto che lo stavi leggendo e ora trovo questa tua bella recensione, grazie. Ricordo bene l'uragano Katrina ma quando si vivono certe disgrazie a distanza non si ha mai la piena consapevolezza di cosa sia davvero accaduto e cosa abbia lasciato. Importante che l'autrice lo racconti con questa voce così graffiante e con i piedi a terra! C'è suspense, c'è amore, ci sono in conflitti... ci sono tutti gli ingredienti per un bel romanzo. Grazie per averlo segnalato

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    1. Grazie a te per averne apprezzato questa recensione e averne colto il senso. :)

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  3. Anch'io non conoscevo l'autrice ma prendo nota e ti ringrazio. Posso solo dire che conoscevo New Orleans perché sono stato in quella città nel '79 e nell'81 (quindi tempo fa) e ne avevo un bellissimo ricordo perché, fra le varie, avevo anche fatto amicizie in città. E New Orleans ha una lunga storia di scrittori che hanno vissuto in quella città (sono tanti) oltre a musicisti famosi.

    La città è suddivisa in vari quartieri (francese, italiano e spagnolo) oltre alle tendenze creole e caraibiche che sono parecchie. I balconi con le ringhiere in ferro battuto furono fatte nell'800 in gran parte da italiani immigrati da quelle parti...tutto questo per dirti che quando ho visto in TV i disastri dell'Uragano Katrina ho avuto un groppo in gola. È stata una tristezza enorme vedere quei luoghi che conoscevo distrutti dall'uragano. E poi ci sono stati tutti i drammi personali tremendi, la gente morta, chi ha sofferto, chi ha perso tutto.

    Ricordo bene che l'Amministrazione G. Bush figlio fu molto criticata per aver fatto poco o niente dopo il disastro, mentre con l'Amministrazione Obama le cose sono andate molto meglio.

    Un salutone e buona domenica

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    1. Ho sempre avvertito un certo fascino nella città di New Orleans, e anch'io dinanzi alle immagini della devastazione ne ho tratto una forte impressione. Immagino in chi c'è stato e l'ha vissuta, come hai fatto tu. Sono stata negli Stati Uniti nel '97 ma non nella Louisiana. Mi piacerebbe non solo vedere questa straordinaria città, che in questi anni hanno cercato di riportare all'antico splendore, ma anche le splendide dimore della Georgia, per intenderci quelle alla Via col vento. :) Certo, fa impressione che fossero un tempo teatro di una cosa terribile come la schiavitù.

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  4. L'uragano Katrina me lo ricordo, uno di quei cataclismi che ci ricordano quanto siamo piccoli. Quello che mi colpì con ancora più forza, visti i miei interessi, fu lo tsunami che spazzò via un'intera area costiera del Giappone. Non nomino neppure i terremoti de L'Aquila e di Amatrice perché, oltre all'inevitabile maggiore coinvolgimento emotivo, nel primo caso furono coinvolte direttamente persone che conosco, che per loro fortuna sono sopravvissute.
    Questo romanzo che citi non lo conoscevo. Di romanzi legati a disastri naturali non ricordo di aver letto nulla, riguardo la discriminazione razziale nel sud degli Stati Uniti lessi a suo tempo "Caffé Bailey" di Gloria Naylor, di grande impatto e molto duro nei contenuti.

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    1. Ho cercato il romanzo che hai citato, è stato pubblicato da Feltrinelli in Italia. Le narrazioni che svelano un mondo a noi sconosciuto, in particolare quelle in cui si parla anche di discriminazione, stanno via via diventando la mia comfort zone. Mi è piaciuto molto Amatissima di Toni Morrison, ma anche Americanah di Chimamanda Ngozi Adichie. Ciascuno di questi libri è stato uno svelamento, l'ho percepito come qualcosa di indispensabile per uscire dalle tenebre di ignoranza in cui vaghiamo rispetto a certe problematiche.

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  5. Deve essere un bel libro, uno di quei romanzi che allargano la mente e gli orizzonti, un’occasione per imparare di più sulla realtà americana e, purtroppo, sul razzismo che persiste.

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    1. Pur non essendo un romanzo sul razzismo, sì, è stata un'occasione per ampliare i propri orizzonti. Ci sono realtà dimenticate, ignorate, una povertà sedimentata in etnie mai integrate nel tessuto sociale. E questo romanzo può essere un'opportunità preziosa di conoscenza.

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  6. Non conoscevo né l'autrice né il romanzo, per cui ti ringrazio per questa bella recensione. Chissà perché, a tratti mi ha fatto venire in mente "Amatissima" di Toni Morrison, anche se il contesto e il tempo storico sono tutt'altro. Mi ricordo bene dell'uragano Katrina, anche se assistere a distanza a questi eventi, attraverso le immagini dei tg, non rende minimamente la dimensione del dramma che si era consumato in quei luoghi. Ci sono cicatrici difficili da cancellare anche dopo tanto tempo.

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    1. Per certi aspetti, c'è un filo invisibile che lega tutte le autrici che si occupano del grandissimo problema della discriminazione. In "Amatissima", romanzo indimenticabile, c'è la rappresentazione della tragedia, qui se ne sentono gli echi. È magistrale il fatto che dietro una storia se ne stia celando un'altra, che puoi prendere o meno in considerazione.

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  7. Non ho particolari ricordi del periodo Katrina, probabilmente perché ero immersa in altri uragani personali. Ricordo le notizie al telegiornale, anche se all'epoca lo considerai "il solito uragano" che annualmente si abbatte in quelle zone. Me ne parlano ora le amiche americane, lo sento dai loro racconti, perché le commemorazioni del disastro e dei defunti si tengono ogni 29 agosto, è una memoria forte quanto quella dell'11 settembre, per loro. Bene però che ci siano romanzi come questo che possano far capire a noi stranieri sia come è quella periferia sia come è stata quella devastazione.

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    1. Non sapevo se ne celebrassero le vittime ogni anno. Allora, come tu dici, ne abbiamo avuto una percezione molto limitata, ma in effetti è stata una piaga senza precedenti fra le catastrofi che si abbattono sugli Stati Uniti.

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