domenica 23 ottobre 2022

Come ho costruito lo spettacolo su Anna Magnani (e com'è andato il debutto)...

Daniela Rosci è Anna Magnani 

Trascorsa una settimana dal debutto, metabolizzate le emozioni, eccomi qui a scriverne. 
Come in ogni mio spettacolo, fino a un attimo prima della messa in scena non sono mai certa della sua riuscita. Credo di averne già scritto in passato. Mai come questa volta però mi sono sentita addosso, e i miei compagni di viaggio con me, una "sindrome dell'impostore" portatrice di dubbi, di quell'incertezza che ti fa sospettare di aver scomodato una figura immensa di attrice senza riuscire a raccontarla a dovere. Adesso è possibile dire "sì, ci siamo riusciti". 
Se questa è una conferma della mia attitudine a "fare teatro", non voglio adagiarmi sugli allori. Voglio capire perché funziona e come posso renderlo uno spettacolo di successo, esportarlo e farne un fiore all'occhiello. Vorrei rivivere quel bellissimo biennio che accomunò due produzioni: Foglie d'erba e Finding Anne Frank, finora gli anni più belli e proficui del mio percorso artistico. 

Per amore. L'ultima notte di Anna Magnani ha avuto origine diversi anni fa. Erano proprio gli anni di Foglie d'erba, fra il 2016 e il 2017, e Daniela Rosci, mia amica e attrice, lo vide ben sei volte talmente ne era innamorata. È probabile che abbia visto nel mio modo di fare teatro un "qualcosa" che la portò a mettermi in mano una biografia, quella che ho recensito qui, dicendomi di scrivere per lei una drammaturgia sulla Magnani. Doveroso pertanto attribuire a Daniela l'ispirazione. Seppi fin dal primo momento che l'avrei scritta, perché la forza scenica di Daniela è innegabile. 
Adoro il suo modo di interpretare qualsiasi personaggio le abbia visto fare. Il registro drammatico e quello comico le sono familiari, ha una voce profonda, da sempre mi ricorda quella voce magnifica di Deddi Savagnone nel film L'amante, di Annaud. 



La prima volta che la vidi in palcoscenico, più di dieci anni fa, interpretava Luisella in Miseria e nobiltà, ne rimasi affascinata, me ne innamorai all'istante. Mi ricordo quando ci incontrammo dopo lo spettacolo, era un gigante per me, ero emozionata come se avessi dinanzi un'attrice famosa. Perché io sono fatta così, se tocchi qualcuna delle mie "corde" più segrete, allora per me è stima istantanea. Chi avrebbe mai detto che molti anni dopo ci saremmo ritrovate a raccontare insieme la Magnani?
C'è però un'altra esperienza che ho condiviso con Daniela. Era il 2015, stavo scrivendo Frida de mi alma e le proposi di interpretare la Pelona, la Morte nella tradizione messicana. Avremmo condiviso il palcoscenico, io nei panni di Frida lei in quelli di questa entità potente e prepotente che tanta parte ebbe nella vita della celebre artista. Un ricordo meraviglioso. 

Io e Daniela nei ruoli di Frida Kahlo e della Pelona (novembre 2015, foto di Mario Fermante) 

In questo racconto c'è anche Salvatore Tosto, un amico attore di lungo corso che conobbi in occasione del mio ruolo di giurato in un festival teatrale a Guidonia Montecelio, a qualche chilometro da Roma. Lo vidi nel ruolo di Frate Lorenzo in un bellissimo Romeo e Giulietta, mi piacque subito per la sua fisicità, la bella faccia importante, la voce profonda. Ma soprattutto poi per la simpatia e la persona di cuore che è. Abbiamo condiviso sul palcoscenico i ruoli di Oberon e Puck in un Sogno di una notte di mezza estate (dimenticabile per cause fuori dalla nostra responsabilità). 
Salvo, come lo chiamiamo noi, è nato nella Sicilia di Corleone, ha questo accento inconfondibile e allora perché non partire proprio dalla sua "sicilianità"? Lo sanno bene i diversi registi con cui ha lavorato - menziono soltanto le produzioni La mafia uccide solo d'estate e I leoni di Sicilia, il film che stanno girando tratto dal best seller di Stefania Auci. 
Anche Salvo, che ha nutrito il desiderio di tornare a lavorare con me, ha spronato ogni mio passo, ha voluto fortemente questo ruolo, anzi i tre ruoli totali che ricopre nello spettacolo. 

Sono trascorsi diversi anni da allora, sono accadute tante cose, compresa una pandemia globale, chi l'avrebbe mai detto? Proprio la pandemia ha interrotto un percorso iniziato con le prove da settembre 2019, uno spettacolo che sarebbe stato in scena nel marzo 2020 se non fosse accaduto l'impensabile. 
Per amore era pronto, il teatro era stato prenotato, il primo versamento alla Siae effettuato, le locandine distribuite. Io non sarei stata in scena, dirigevo quattro interpreti due dei quali si ritireranno poi dal progetto. 
Non so se per quella cosa che si chiama "resilienza" o per altro, ma riprendere il progetto pensando... perché no?, di tornare in scena io stessa in un ruolo che avevo scritto per un giovane attore, scegliere per il personaggio della ragazza aspirante attrice una giovanissima che intanto era cresciuta ed era diventata sempre più brava, Lisa Bertinaria (straordinaria in tanti ruoli, come il Piccolo Principe, raccontato qui)... appunto, perché no? Lisa sarebbe stata, e poi si è dimostrata, l'interprete perfetta nel ruolo dell'aspirante attrice. La sua immagine anzi sublima l'attrice, possiede tutta la bellezza e innocenza dei suoi anni, e ha talento. 
Insomma, allo scoramento per la caduta di un progetto è subentrata la speranza di farcela ugualmente, anzi di rendere quel progetto ancora più bello, più intrigante. 
Ma come ho raccontato questa storia?



Scrivere per il palcoscenico richiede competenza. Se vi va di entrare un po' nel meccanismo, ne ho scritto qui. Partendo da una competenza che dobbiamo per forza possedere, il problema successivo è come rendere una biografia complessa come questa in grado di essere raccontata su un palcoscenico. In uno spettacolo senza interruzione fra un primo e secondo tempo, come preferisco da sempre. 
Vediamone i punti salienti.
  • Ho pensato di partire dagli snodi della vita della Magnani: il successo e la sofferta separazione da Rossellini. Sono i due cardini su cui poggia gran parte della sua vita. 
  • Mi è venuto in mente che il climax più intenso della narrazione avrebbe toccato la parte centrale del racconto e non la fine. 
  • Idealmente il racconto avrebbe avuto una struttura circolare, raccordando sul finale una specie di "ritorno" alle origini. 
  • Volevo spiazzare il pubblico mettendo sul palcoscenico un elemento apparentemente impossibile da collocare nella vita della Magnani. Un personaggio del tutto inaspettato. Un pescatore. 
  • La narrazione doveva essere un percorso di formazione, un'educazione sentimentale per una giovane "allieva", doveva avere un carattere didascalico. 
  • I piani narrativi dovevano essere infine due, un sogno nel sogno, con rivelazione finale. 
  • La Settima Arte doveva assumere il ruolo di voce narrante ma avere anche un effetto straniante. 
Mettere insieme tutti questi tasselli richiese qualche mese di lavoro. O meglio, non penso sia quantificabile la durata complessiva della fase di scrittura, perché i ripensamenti, i tagli, le aggiunte, ripercorrere scena dopo scena per verificarne la tenuta richiese molto lavoro, non c'è un inizio e una fine. 
Il difficile di un progetto teatrale che includa anche la fase di costruzione della drammaturgia è tenere sempre in mente che ogni interprete deve sentirsi cucito addosso il proprio ruolo. E io sono partita proprio dagli interpreti per scriverne le parti. Partendo proprio dal loro potenziale, portandoli in quella direzione. Immaginate dunque che significhi ricominciare due anni dopo partendo da altri presupposti. 
Non c'era da ripensare il copione, tanto più che i due ruoli di Magnani e del pescatore erano comunque stabili, ma c'era da immaginare la resa scenica senza i due interpreti usciti dal progetto. 

Le scarpe della Settima Arte
Non so se "le cose vanno dove devono andare" come la Magnani dice durante lo spettacolo, ma Per amore funziona anche così. È una cosa diversa da come l'avevo immaginata. Ogni interprete ha una sua particolare "vibrazione" in scena, dunque posso immaginare come sarebbe stato se. Questi siamo noi, ciascuno col proprio potenziale, senza venire meno all'obiettivo importante: i tre ruoli sono comprimari, la Magnani deve spiccare, deve essere il perno del racconto
Nessuno rubi la scena alla Magnani, insomma. 
Questo sospetto mi ha sfiorato nelle settimane settembrine in cui stavo decidendo l'immagine definitiva della Settima Arte. Nel mio immaginario era vestita in frac nero, camicia candida, cilindro, bastone. 
Poi mi sono detta che il nero doveva appartenere solo alla Magnani, che di fatto ha in scena una chemise de nuit con peignoir, tutta in nero, pantofoline da camera comprese. 
Ho dunque riesumato un vecchio abito di scena posseduto da molto tempo e mai utilizzato, così come un paio di scarpe acquistate una vita fa, in saldo, che mi fecero pensare "prima o poi mi sarete utili". 
Avevo pensato poi di indossare una parrucca, di fare un trucco vistoso, ma sono state tutte idee scartate in nome della semplicità, perché la Settima Arte non avrebbe dovuto catalizzare l'attenzione su di sé, e così ho eliminato ogni rischio. La scena doveva essere sobria, il pubblico non sarebbe stato "distratto" da effetti scenici di sorta, doveva spiccare il racconto di lei con ogni sfumatura possibile. 
Creare l'incanto dal niente, come ho raccontato qui

Ci sono istanti in questo fare teatro di grande intensità, perfetti, un allineamento di emozioni tutte diverse, mentre stai facendo un'esibizione che al di là di tutto comporta un rischio costante dinanzi al pubblico. Ogni cosa è perfettibile, ma quando senti di aver imboccato la strada giusta, allora sei all'inizio di un percorso che puoi rendere solo brillante e di grande successo.


Il pubblico ha accolto il nostro debutto con grande entusiasmo, in particolare durante la seconda messa in scena ci siamo emozionati e sintonizzati con questa storia al punto da versare lacrime vere. Non dimenticherò il mio ultimo intervento in scena di quella volta. Mentre la Settima Arte rassicura Anna sull'eternità del ricordo di lei anche dopo il trapasso, una lacrima scende sulla guancia di Daniela, il che mi ha spiazzato e toccato al punto da aver stentato a chiudere il mio intervento. 

La voce strozzata. Ho preso fiato e...
Cosa sei tu, Anna? Solo questo corpo martoriato dalla malattia? Solo queste forze che ti abbandonano? Queste ossa che senti pesare una a una con dolore? Sei molto di più... In quest'ultima notte tu sopravvivi, e per il resto del tempo vivrai. Potrei dirti "come tutte le grandi dive del passato non sarai dimenticata" e invece dico come donna. Come la sola Anna Magnani. 
Dietro le quinte, mentre le note finali accompagnano la chiusura del racconto e il pubblico ci dona un applauso fragoroso, ci ritroviamo tutti. Vedi Daniela Rosci di ritorno da quel personaggio, mentre si fatica a uscire da quella pelle, ci abbracciamo, in silenzio. Ammutoliti da questo flusso di cose che ci attraversa. È l'anima del teatro, la sua essenza più pura. 
Non sono possibili ulteriori parole. È tutto in ciò che abbiamo vissuto. Il prossimo 12 novembre saremo a Castel Gandolfo, vicino Roma, ma potrei chiamarla "replica"? Non lo è, non sarebbe possibile. 
Il racconto si riaccenderà, avrà sfumature diverse, il pubblico avrà nuove reazioni.
Noi dovremo sintonizzarci nuovamente con le parole, con questo racconto che in definitiva è un "viaggio" in una vita straordinaria. 
Grazie ad Alessandro Borgogno che come sempre con le sue foto rende poetico ogni mio spettacolo. Potrete vedere una selezione di foto sue e dell'amico Renato Bruno qui, nel sito di Carpe Diem.


18 commenti:

  1. Da come leggo il coinvolgimento è stato non è solo di tipo "scenico" ma anche emotivo, come se fossi non solo nel cast ma anche, contemporaneamente, in mezzo al pubblico in platea a vederla l'opera per la prima volta.
    Quando c'è tutto questo coinvolgimento (e successiva gratificazione) sono sempre belle esperienze. Ti auguro di replicare (in senso teatrale e emotivo) tantissime volte, più di quanto tu stessa abbia ipotizzato.

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    1. Grazie, Ariano. Vorrei che questo progetto avesse lunga vita. Vorrei poter ragionare a lungo termine. Sono tanti i festival teatrali in giro per l'Italia, per esempio. Ce la metteremo tutta. :)

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  2. Considerato che lo spettacolo era programmato per marzo 2020 è molto bello che tu abbia potuto alfine concretizzarlo oggi, è una tua creatura che ha finalmente visto la luce, con tutta l'emozione che comporta e che, dal tuo racconto, traspare pienamente.

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    1. Ho cercato di raccontare tutta l'emozione provata, sono contenta sia arrivata anche a chi legge questo post. Grazie, Giulia. :)

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  3. Mi accorgo che qualcosa mi colpisce tanto quando sento a lungo la sua eco. Per giorni, dopo lo spettacolo, ho rammentato scene e ripercorso la storia che tu con la solita maestria hai rappresentato. A parte i complimenti che sgorgherebbero spontanei anche in questa sede, volevo sottolineare qui quanto tu riesca a rendere particolari le sceneggiature teatrali inventando artifizi e trovate sceniche che danno originalità a ogni performance. In questa “Anna Magnani” da te raccontata le presenze del pescatore e della settima arte sono state perfette, perché hanno impreziosito una biografia che altrimenti sarebbe stato davvero arduo portare in scena. Del resto l’elenco dei punti salienti del tuo lavoro lo dimostra. I video intervenivano al momento giusto a dare solidità alle sequenze e la figura della giovane attrice offriva l’adeguato pretesto per risalire alla vita e al successo della Magnani senza ridurre tutto a una trasposizione di date ed eventi determinanti.
    E poi non mi stancherò mai di ripetere quanto tu sia brava nella recitazione: hai un’impostazione della voce e una presenza sul palcoscenico di cui puoi farti vanto e quella mise... ma che cos’era! Eri perfetta con quel completo tutto sberluccicoso :D, non hai sbagliato una battuta e sembrava che tu stessi guidando i tuoi attori pure da lassù.
    Ah, quanto vorrei condividere le mie emozioni con tutti gli ospiti del tuo blog!
    E mi sento quasi una privilegiata a potere godere tutte le volte (dacché ci conosciamo) di questa tua eccellenza in un’arte così difficile, quale il teatro.
    Avevi un cast d’eccezione: Daniela Rosci perfetta nel ruolo di Anna Magnani, bravissima, talmente calata nella parte da sembrare lei, la grande attrice, in persona e Salvatore Tosto, con quel personaggio tagliato apposta su di lui? Era magnifico. La giovane Lisa è sempre più brava (ti darà parecchie soddisfazioni se continua così) e pensare che io l’avevo già apprezzata quando ha recitato il piccolo principe anni fa e mostrava già tutto il suo precoce talento.
    Stavolta non ho fatto fotografie perché mi sembrava inopportuno (e infatti le uniche due/tre che ho scattato sono venute una schifezza); meno male che ci sono sempre i due fotografi d’eccezione a immortalare le immagini più belle.
    Tu e tuo marito siete una forza, una squadra che funziona alla grande. Non posso che augurarmi un successo maggiore, come dissi altrove, perché ve lo meritate. <3

    Marina

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    1. Ah, Marina. Prezioso il tuo commento, il tuo parere. Sono strafelice di esserti arrivata in questo preciso modo. Sembrerà strano, ma... non sono stati pochi i passaggi in cui ti ho pensata dal palcoscenico. In primis proprio all'inizio, quando la Settima Arte va a disporsi di spalle in attesa che la giovane aspirante attrice faccia il suo provino. Pensavo a te, ad Alessandro e Anna, al maestro Edoardo, ai tanti che quella sera stavano lì, seduti in platea in attesa che il racconto prendesse il volo. E mentre la mia mente si divideva fra ogni gesto e parola e interagiva con gli altri interpreti, pronunciando le battute pensavo... "devo parlare a ciascuno di voi, uno a uno, perché questa storia arrivi e riesca a emozionarvi".
      Però adesso ti farò sorridere. Durante tutti i miei interventi le luci erano disposte in modo da illuminare bene il centro scena, non erano luci "di atmosfera". Ebbene: non vedevo NULLA. Ero abbacinata dalla luce diretta dei riflettori, la sensazione era di parlare con un muro bianco, anche quando "lei/lui/loro" (ti sei accorta certamente che è pienamente "queer", ah ah ah) instaura una specie di dialogo ideale col pubblico. La luce offuscava ogni cosa, ma ogni volto era lì, nella mia immaginazione. Quanto si è felici quando fra il pubblico ci sono persone che davvero ti stimano e che stimi, con le quali si è instaurato un rapporto anche d' affetto. Sono momenti davvero molto intensi.
      Qui però devo aggiungere anche una cosa. Non so dare una forma a questa sensazione, ma in certo senso ho "sentito" che eravamo tutti reduci da un periodo difficile. Hai presente quel teatro di prima, quella gioia di essere lì, l'entusiasmo? Ho avuto l'impressione che qualcosa ci abbia "indurito". E per quanto ce la si metta tutta a tenere viva la bellezza, a creare, a essere e donarsi, sento come un nocciolo di qualcosa che non so spiegare in petto. È come se mancasse quella frenesia, quell'esserci luminoso, qualcosa sembra essersi spento. O meglio quella luce si è attenuata.

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  4. Cara Luz, prima o poi capiremo come mai non ricevo più le tue mail ragion per cui arrivo qui in ritardo. Sonó molto emozionata. Ho visto le foto e aveva letto i commenti di Marina altrove, ma queste tue parole sono flussi di energia che arrivano dritti al cuore
    Capisco la difficoltà di rapportarsi con una donna straordinaria non solo come attrice, ma capisco che questo amore che scorre tra le tue parole vi ha sostenuti nel "reggere". Complenti vivissimi. Spero solo che presto il tuo, il vostro lavoro possa essere conosciuto anche fuori dalla tua città. Non vedo l'ora di vederti a Torino. Un grande abbraccio, maestra

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    1. Cara Elena, anche Barbara mi ha detto che non arrivano notifiche. Meglio dunque andare direttamente dal profilo quando commento nei vostri blog, non c'è altro modo. :(
      Speriamo di poterlo esportare, speriamo abbia lunga vita. Vedremo. Grazie, un abbraccio. :)

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  5. Buongiorno Luz. Ho letto tutto con grande interesse. Sei stata bravissima e siete tutti molto bravi. Lo si evince dalle immagini postate davvero molto belle. Complimenti a chi le ha scattate (ho guardato anche le altre che ci hai suggerito).
    Le emozioni le hai descritte molto bene anche se penso che bisogna guardare il tuo meraviglioso spettacolo per averne di proprie.
    Grazie è stato bellissimo leggerti e conoscere tutto ciò. Un abbraccio.

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    1. Grazie, Pia, per aver preso virtualmente parte a questo racconto/bilancio di un debutto nel quale abbiamo creduto molto. Un abbraccio a te. :)

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  6. Arrivo in ritardo, chiedo venia. Ho letto con molto interesse e curiosità questo tuo post. La Magnani è una delle mie attrici preferite, un'interprete che ogni volta mi fa emozionare. Vedo che è stata uno spettacolo emozionante e davvero mi ha commosso leggere che eravate così coinvolti da perdere contatto con la vostra identità per entrare in quella del personaggio. Direi che è uno spettacolo perfettamente riuscito, solo leggendo questo particolare. Mi spiace solo essere lontana e non poter vedere da vicino la tua opera teatrale, perché veramente mi ha incuriosito. Bellissime le foto, mostrano chiaramente la vostra emozione, la vostra passione e la vostra professionalità. Non posso che fare i complimenti a te e a tutto il cast. Bravi.In bocca al lupo per le prossime esibizioni.

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    1. Grazie, Caterina. La bellezza sta anche in quel pubblico che, amando molto la Magnani come fai tu, è venuto fiducioso ad assistere a questo racconto, cogliendone attento ogni dettaglio. È molto bello vivere l'attenzione del pubblico verso una storia come questa. Sarebbe bello saperti in platea, grazie per il tuo pensiero così gentile.

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  7. Questo post è un piccolo gioiello che mi ha fatto desiderare, una volta di più, di aver visto questo spettacolo. Affrontare un gigante come Anna Magnani farebbe tremare i polsi a chiunque, posso immaginare con quale trepidazione e rispetto tu ti sia accostata a lei. Sono felicissima del successo di questo spettacolo dalla lavorazione così sofferta. In fondo penso che il lungo periodo di stasi causato dal lockdown e dal covid non abbia prodotto soltanto danni, ma abbia creato una sorta di lunga meditazione sui nostri lavori, che potrebbero averne tratto giovamento.
    Mi interesserebbe frequentare un corso di scrittura teatrale vero e proprio. In realtà il mio progetto per quest'anno era di iscrivermi alla magistrale, ma ho dovuto soprassedere per motivi di salute. Sono molto contenta di questa scelta che mi permette di tirare il fiato, ed eventualmente riconsidererà l'iscrizione l'anno prossimo. Attualmente ho ripreso in mano dei progetti che avevo un po' accantonato, e uno di questi potrebbe essere il corso.

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    1. Quindi stai pensando alla magistrale! Non avevo dubbi che non ti saresti fermata alla triennale, Cristina. Certo però questo è tempo di riposare, ne hai necessità per diverse ragioni e questo progetto può attendere. Grazie per il tuo apprezzamento, come sempre. :)

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  8. Doveva andare così, già. Doveva andare che dopo due anni di stop, la necessità ti ha rimesso sul palcoscenico. E secondo me ci ha guadagnato il pubblico, oltre che aver vinto una bella sfida tu stessa. Sono andata a vedermi tuuuuuutte le foto, eh si, non posso avere il video, non posso esser presente ma le foto sì, che me le guardo. E ci sono delle espressioni catturate che sono bellissime. Non ultima una domanda: e come cavolo l'avete recuperato quel "Tempo" originale con la foto della Magnani?! :D

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    1. Ah ah ah c'è una figura nel teatro che chiamasi "trovarobe". Ecco, la trovarobe (oltre che scrittrice del testo, regista e interprete di uno dei ruoli) sono io. Scherzi a parte, se si cerca in rete si trova praticamente di tutto. C'era questa pagina perfetta per l'occasione, perché la giovane attrice legge un pezzetto di intervista rilasciata da Tennessee Williams a proposito delle doti interpretative della Magnani; dal sito in cui campeggiava non poteva essere scaricata, era protetta. Io ho bypassato screenshottando la pagina ma in due parti, poi lavorandola con Photoshop. Stampata in formato A4 a colori e poi incollata su una rivista qualsiasi, e il gioco è fatto. :) Grazie per aver visto quelle foto e letto questo post!!! :D

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  9. Un caro saluto a tutti e a tutte Voi e grazie, grazie di cuore per tutte le belle parole spese per questo meraviglioso (forse sono di parte) spettacolo. Luana, grande Capitana, ha regalato fiumi di inchiostro ad una mia richiesta di qualche anno fa, una richiesta presuntuosa allora e oggi ancora di più. Abbiamo desiderato questo spettacolo più di ogni altra cosa e quando ho ricevuto il copione, più di tre anni fa, ho pianto. Ho ritrovato in quello scritto tanti dettagli della mia vita (capisco che altri, oltre a me, abbiano ritrovato anche i propri), li ho accarezzati, rivissuti, alcuni mi hanno provocato tanto dolore, altri meno. Ma erano là a ricordarmi di come la vita, talvolta, possa essere crudele e, talaltra, generosa. All'inizio della preparazione dello spettacolo ero serena, forse inconsapevole veramente di cosa stavamo andando a raccontare. Poi arrivano le ansie. Ma non sarà troppo? Qualcuno penserà che non avremmo dovuto accostarci a Lei? Stiamo profanando qualcosa di sacro? Quando ci si accosta ad una icona così grande e straordinaria certe domande sorgono spontanee. Anna è Anna. Punto. Ma noi volevamo soltanto raccontarla, a modo nostro, far conoscere la vita di questa immensa artista che molti non conoscono. I giovani soprattutto. Le lunghe telefonate a Luana alla quale raccontavo le mie angosce, proprio perché temevo il giudizio. "La sindrome dell'impostore" l'ha chiamata. Ed era vero perché era così che mi sentivo. Abbiamo provato tanto, tantissimo. Le emozioni, le intenzioni, le storie erano vive più che mai. Quanto ho vissuto in prima persona quello che raccontavo! L'abbandono, il ricordo di certi dolori che mi hanno distrutta psicologicamente. Ma io ancora morivo di paura, avevo paura della voce, così difficile e dura. Stonavo alla prima battuta, e questo accresceva la mia insicurezza. La "prima" è andata tra adrenalina e il peso delle nostre personalità su quelle tavole. Ma la "seconda"! La "seconda" è stata qualcosa di magico. Deve essere accaduto qualcosa su quel palcoscenico, non so cosa, ma quelle tavole hanno trasmesso esattamente tutto che avremmo voluto trasmettere sin dall'inizio. Le sue insicurezze, le sue emozioni, le sue storie d'amore, la sua storia d'amore per eccellenza, i sorrisi, le lacrime e tanto, tanto altro... Siamo un gruppo unito, legato da affetto e stima reciproca. Luana, grande condottiera ha saputo armonizzare le nostre personalità, Lei sembrava una farfalla che svolazzava leggiadra in quello spazio pieno zeppo di storia. Salvatore, il saggio pescatore che neanche il sole e la salsedine avevano indurito. Lisa, così giovane e così talentuosa...."quant'era dorce e quanto era ingenua"... Dalla mia postazione, quando li guardavo, avevo davanti agli occhi un quadro, un meraviglioso dipinto dove tre generazioni si tenevano per mano e per cuore. Un grazie infinito a Franco, indispensabile filo conduttore.
    Mi congedo ringraziandoVi ancora, di cuore ed è là che vado a rifugiarmi di nuovo, nel mio intimo essere riservata e timida e ancora molto, molto impaurita.
    Grazie <3

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    1. Solo grazie, grandissima donna, amica e attrice. Tvb.

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