mercoledì 27 marzo 2019

Come ho costruito Il Piccolo Principe per il palcoscenico.

Lisa Bertinaria è il Piccolo Principe
È andata. Come si dice: l'abbiamo sfangata. È stato travolgente, efficace, bello. 
Da regista, sono sempre incerta prima di andare in scena. Mesi di prove, di una o due volte a settimana, a imbastire prima e poi a limare, smussare, correggere, fino a quando ti rendi conto a pochi giorni dal debutto che magari quella certa scena lì, quel momento, quel modo di dirla, sarebbe meglio cambiare, ecco.
Mi chiedo sempre cosa pensi lo spettatore quando vede uno dei miei lavori. E in generale, se immagina tutta la fatica che c'è dietro uno spettacolo.
Dalla mia esperienza, so che non tutti sono in grado di immaginare il lavoro di costruzione di uno spettacolo teatrale.

Nello specifico del mio teatro, a differenza di tanti anni fa, quando preparavo commedie brillanti americane e inglesi per fare ridere il pubblico e per divertirci noi da matti, bene, adesso, fare teatro "poetico" (qualcuno me ne chiese una definizione qui sul blog, perché se non si è mai visto questo tipo di spettacolo è difficile immaginare di cosa si tratti) equivale a concretizzare la sfida di suscitare nello spettatore una sorta di meraviglia, di partecipazione emotiva totale.
Come si fa?
Posso forse azzardare una metodologia, a scanso di modestia, e lanciarmi in una spiegazione. Quali sono le condizioni? Partiamo dal presupposto che tu sappia realmente occuparti di una regia, capace di avere una sorta di "visione" d'insieme, e che tu sappia dirigere degli attori non solo dicendo loro "dove devono stare" ma "come devono dirla". Bene, vediamo.


1. Anzitutto avere gli interpreti giusti. 
Eh già. Sai dirigere e vorresti tanto fare quel determinato spettacolo? Magari te lo scrivi da te, perfino, oppure attingi al patrimonio letterario e teatrale mondiale. Senti il desiderio febbrile di mettere in scena quello spettacolo, quella storia. Bene. Chiediti anzitutto se hai gli interpreti giusti, anzi perfetti. Sì, perché la base su cui costruire un buon lavoro è affidare la tua visione nelle mani di attori e attrici adeguati, capaci, responsabili, con l'immagine giusta anche.
Quegli attori e quelle attrici hanno la responsabilità di restituire al pubblico la tua visione, il tuo scenario, nel rispetto della fatica di tutti (oltre alla mia fantastica squadra già nota in altri progetti, ho preso a bordo una piccola grande attrice di neppure dodici anni che era e si è dimostrata perfetta nel ruolo).

2. Mettersi in testa che il pubblico è sovrano.
Si fa presto a dire: ho messo in scena questo o quello. Sì, ma... il pubblico come ha reagito? Il teatro è intimamente legato al suo pubblico. Il teatro non ha modo di esistere senza il pubblico. È il suo limite, forse il suo paradosso. Non esiste arte drammatica senza chi guarda, l'arte drammatica nasce e si sviluppa nei secoli esclusivamente per gli spettatori. Chiunque venga a vedere uno spettacolo, si faccia un viaggio magari, affronti il traffico, il disagio di cercare un parcheggio, varcare la soglia del teatro, pagare un biglietto, e magari adeguarsi a spazi esigui, seduto a un posto dove vede pure non tanto bene quello che succede in scena, ha il diritto di ricevere il massimo rispetto.
Facile risultare belli e perfetti a familiari e amici, difficile esserlo per lo spettatore reale, quello che emette un giudizio, magari può essere fidelizzato oppure no.
Lo spettatore rispettato sa di esserlo, il tuo lavoro gli piace, aspetta un tuo nuovo progetto, torna, ti cerca, è esigente, sa dove puoi arrivare tu e ciascuno dei tuoi attori.
Il teatro esiste attraverso la tua opera di regia, quindi attraverso te lo spettatore conosce l'arte drammatica. Ergo, datti da fare.


3. Non strafare.
La massima less is more deve essere il leit motiv di tutta la tua operazione di regia. Una regia tronfia, che cerca incessantemente di stupire ma non permette di entrare nella storia, è sbagliata.
Non fare muovere gli attori come forsennati, gesticolanti guitti in cui ogni gesto non ha giustificazione alcuna. Piuttosto, da regista, cerca di placare quella esaltazione e lascia che trovino una strada, una chiave (partendo dal presupposto che si tratti di buoni attori, vedasi il punto 1.) per rendere credibile il proprio personaggio. Attenzione alle mani. Le mani possono raccontare una cosa mentre l'attore ne dice un'altra, proprio perché il narcisismo dell'attore lo porta a rimarcare ogni parola. Ma è inutile. E dannoso. Insegna ai tuoi attori ad annullare il proprio ego in funzione della scena. Loro devono pensare: "devo andare bene, per me, ma soprattutto per lo spettacolo".
Il non strafare deve investire tutta la tua regia. La scena deve essere essenziale, pochi elementi possono fare un ottimo lavoro senza bisogno di suppellettili, cianfrusaglie e quant'altro. Così come i costumi: punta sui colori e poco sulle forme.

4. Circondati di persone laboriose. 
Inutile che tu ti accinga a mettere in scena un capolavoro della letteratura mondiale se sei solo.
La squadra è essenziale, quindi la tua Compagnia deve comprendere non solo gli attori che andranno in scena, ma anche sostenitori che alleggeriscono il peso della tua fatica. Su di te, regista, gravano diverse responsabilità, quindi devi avere attorno persone di cui ti fidi ciecamente, collaboratori che amano il progetto come lo ami tu. Maestranze. Sì, senza quelle è impensabile riuscire.
Chi si occupa di fonica e luci con cognizione di causa, che sa il fatto suo.
Chi costruisce scenografie ad arte, senza che abbia bisogno di sollecitazioni, anzi spingendosi più in là di giorno in giorno, proponendoti soluzioni e idee continuamente (da quando mi sono imbattuta in Sara Botti, tutto questo è diventato possibile: ha costruito aeroplano, pila di libri per il Geografo, lampione, cappelli, dipinto i costumi della Volpe e del Serpente).
Chi sa trovare oggetti e costumi e chi li costruisce con le proprie mani.
Chi si offre di dare una mano a trasportare, montare, facilitare le cose, aggiungere quel dettaglio così prezioso.


5. Costruisci relazioni significative.
Difficile che un progetto ottimamente riuscito sia frutto di incontri casuali, occasionali o fugaci. Occorrono anni per arrivare alla squadra giusta. Diversi attori avranno quel particolare modo di interpretare un personaggio perché tu glielo hai insegnato, inculcando in essi allo stesso tempo la tua visione del fare teatro, il tuo metodo, lo stile, gli intenti.
Ama la tua squadra. Se ami i tuoi attori e le tue attrici, è perché senti che hanno assorbito la tua visione e seguono le tue orme. Sono parte integrante di te, tu sei parte integrante del loro percorso teatrale e devi costituire il perno attorno a cui tutto si muove e diventa possibile.
In altre parole, bisogna gettare le basi di un progetto permanente di "educazione teatrale", formando un gruppo di persone particolarmente versate nella recitazione, infaticabili, appassionate. A uno sguardo d'insieme, apparirà una sorta di telaio su cui prende forma, in anni di lavoro, una visione definita, riconoscibile, tua, in cui ogni spettacolo, ogni stagione è un puntello fondamentale.

Ecco come sono arrivata a costruire per il palcoscenico una delle storie più belle mai raccontate.
Lo spettacolo è stato dirompente, un'onda che ha emozionato e commosso.
Per impegni improrogabili devo interrompere il progetto, che sarà ripreso e proposto su altri palcoscenici dall'autunno (ne frattempo dovrò concentrarmi assieme ai ragazzi del laboratorio nella messa in scena dello spettacolo su Sherlock Holmes, per maggio).
Il successo di queste tre giornate ha aggiunto un tassello importante al percorso mio di regista e della mia mirabile Compagnia, molto altro c'è ancora da realizzare, nuove idee brulicano.
Per ora, ci soffermiamo a ricordare ciò che è stato, e quanto ci ha regalato questa esperienza.

Le foto sono di Renato Martino Bruno.


34 commenti:

  1. Sono ammirata Luz per l'immenso lavoro che avete prodotto e le sue conseguenze. Uno spettacolo che non ho veduto ma che ho "sentito" e percepito nel tuo racconto. Mi hai fatto rivivere molte fasi dello scrivere e mi ha colpito molto il tuo rapporto con gli autori. Vi sentivo palpitare. Fantastica emozione. Grazie

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    1. Grazie a te, Elena. Come dicevo altrove, quanto sarebbe bello poter avere in platea tutti gli amici blogger che leggono questi resoconti, seguono le mie prodezze teatrali, condividono i miei pensieri. È bello che si possa percepire quello che viviamo attraverso la lettura di questi "diari di viaggio". Non è facile far comprendere, ci provo. :)

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  2. Complimentissimi! Hai fatto bene a spiegare perché non è facile immaginare il lavoro immenso che c'è dietro una cosa del genere. Una cosa così bella del genere.
    Negli attori (anche di cinema) guardo sempre di più la postura, i movimenti delle mani e del corpo e in effetti sono pochi quelli che veramente hanno una padronanza del corpo e sanno modificare i gesti in base al personaggio. E non piace neanche a me l'esagerazione. Rende tutto finto e non permette allo spettatore di entrare davvero nella storia.
    Ma quali altre cose hai fatto con gli stessi attori?

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    1. Grazie! Non tutti gli spettatori guardano con occhio attento postura e gesti, parole, espressioni di attori di cinema o teatro. Eppure c'è una tecnica precisa che unita a spontaneità crea credibilità. Questi progetti risultano piacevoli al pubblico anche per lo studio che c'è dietro.
      Con gli stessi magnifici interpreti ho fatto "Foglie d'erba", una versione de "L'attimo fuggente", "Finding Anne Frank", che è una mia drammaturgia su alcuni aspetti della personalità di Anne, e quest'ultimo lavoro. Considera pure che c'è il laboratorio ragazzi e loro fanno anche gli spettacoli di fine anno. Abbiamo portato in scena "Alice nel Paese delle meraviglie" e "Peter Pan". Quest'anno a maggio si va in scena con una mia drammaturgia su Sherlock Holmes (mi sono inventata un caso di omicidio :-)
      Insomma, c'è una montagna di lavoro da fare.
      Trovi tutto cliccando sulla rubrica "TEATRO" in alto a destra. :)

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  3. spettacolo meraviglioso, emozionante, intensa. Parole giunte dritte al cuore. Ottimo lavoro Luana!

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    1. Riabbracciarti ogni volta, tu e tutto il magnifico gruppo, è bellissimo. Sapervi spettatori dei miei spettacoli rende tutto un po' più speciale. :)

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  4. Dire che è inimmaginabile la fatica, la dedizione, il tempo e l'energia che devi aver impiegato nel portare in scena questo capolavoro è dire poco. Credo tutto questo non lo riesca a comprendere nemmeno il migliore degli spettatori, forse un collega regista o un attore, anche se forse dopo la lettura di questo post... Complimenti sinceri Luz anche a tutti i tuoi attori!

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    1. Grazie, Nadia, sempre gentilissima.
      Gli "addetti ai lavori", almeno quelli che fanno le cose con dovizia, sanno, sì.

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  5. Un grande onore essere coinvolta in questo emozionante lavoro d'insieme. Trattenere una lacrima durante una delle prove e rivederla sul viso di tuo figlio durante lo spettacolo è la conferma che hai saputo arrivare al cuore di tutti ad ogni livello di partecipazione. Ancora complimenti cara Luana! E in trepidante attesa degli spettacoli autunnali!

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    1. Io non so se esistono parole, altre, nuove, per manifestarti la mia gratitudine.
      Sono fortunata. Molto fortunata ad averti accanto in questa avventura. :)

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  6. Poche volte mi capita di fotografare in teatro senza distrarmi. La macchina richiede attenzioni anche al buio: i parametri vanno cambiati, gli ISO modificati, la messa a fuoco è sempre problematica. Ma per questo Il piccolo principe gli scatti hanno facilmente seguito il respiro delle scena: ho avuto il tempo per ascoltare, vedere e scattare senza nessun conflitto, segno che il ritmo dello spettacolo è stato anche a misura di me fotografo e spettatore attento. Una scena molto equilibrata, entrate e uscite con la giusta tensione e attesa; luci mai troppo basse; colori dei costumi fotogenici, attori e attrici morbidi nei movimenti anche nelle azioni più dinamiche. Che altro aggiungere? La macchina fotografica non ha alterato nulla, s'è limitata a riprendere l'essenziale che in questo caso non è sfuggito all'occhio. Grazie Luana, per questa bella lezione di regia, per questa tua manifestazione di acuta sensibilità -che nessuna macchina potrà mai riprendere. Un abbraccio. Renato M. Bruno

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    1. Ero come sai dietro di te e ti ho osservato spesso. Ti ho visto divertito, rapito, attentissimo a questo spettacolo, alle magnifiche prodezze di Lisa, quelle di tutti. E hai ragione, Lisa conquista ed è travolgente. Oggi, che raccolgo i frutti della mia scelta, ricordo il primissimo momento in cui ho pensato che sarebbe stata perfetta nel ruolo.
      Poi, quando tutto si compie, vedere l'entusiasmo degli amici è un ulteriore regalo.
      Grazie per esserci stato e per i tuoi scatti, Renato. :)

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  7. "Teatro poetico" mi piace molto come definizione. Probabilmente per un testo letterario come "Il piccolo principe" è la definizione che meglio si adatta per una trasposizione su palcoscenico. So bene quanto lavoro c'è dietro una pièce teatrale avendo una volta partecipato a una (solo come comparsa in effetti) e dovendo seguire mia figlia che partecipa da anni a un laboratorio teatrale per ragazzi.

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    1. Ricordo che avevo saputo che tua figlia frequenta un laboratorio teatrale. Mi piacerebbe sapere cosa fanno. Grazie, Ariano. :)

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    2. Beh, per il momento solo testi molto semplificati ispirati a opere famose (hanno fatto, tra gli altri, "Alice nel paese delle meraviglie", "Il giardino segreto" e "Christmas carol". Considera che l'età dei ragazzi partecipanti va dai 10 ai 15 anni.
      Anche se adesso mia figlia (che va per i 15 e quindi ha raggiunto un po' il limite per questo tipo di laboratorio teatrale) ha parlato con una ragazza che gestisce un gruppo di teatro di persone più grandi (tra i 18 e 25 anni) che prova a mettere in scena anche testi originali, quindi più impegnativi. E sta seriamente valutando di passare a questo gruppo.

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    3. È praticamente la fascia d'età dei miei allievi. Bello! Se è portata e ha questa passione, capisco che voglia passare col gruppo dei più grandi. :)

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  8. Ho visto le foto sui social anche, molto belle. Si percepisce l'emozione e la soddisfazione per un gran lavoro che giunge al suo culmine. Bellissimi i costumi in effetti, d'impatto. L'aereo dev'essere un capolavoro (cartone? legno? di che è fatto? :D ) Stupendo quell'abbraccio finale, che scioglie probabilmente anche mesi di dubbi, discussioni, risate, fatiche, stanchezza. Ma queste sono emozioni che ci si porta dietro a vita, sono i veri tesori da mettere nel cofanetto. Bravi!

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    1. Grazie! L'aeroplano è di polistirene. Praticamente leggerissimo e componibile. La mia amica scenografa, Sara Botti, lo ha progettato e realizzato pezzo a pezzo, dipingendolo successivamente. Ci siamo consultate, abbiamo deciso forma e colore. Il bello è che ha creato elica e ala, e la sensazione che sia come sprofondato nella sabbia. Il teatro in cui siamo stati era molto piccolo, quindi ho dovuto limitarne l'azione, altrimenti avrebbe creato un aereo di cinque metri almeno. Sara è fatta così, non teme nulla. :)
      È vero, emozioni che non passano.

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  9. "Il pubblico come ha reagito?"
    Il tuo post mi ha richiamato alla memoria uno spettacolo a cui ho partecipato da giovane. Si trattava di una trasposizione di Jesus Christ Superstar, opportunamente adattata, suonato e cantato dal vivo. E io che parte avevo? Ero una delle due guardie romane. Non avevo parti ballate, né testi da recitare. Solo entrate e uscite, trascinando il Cristo in modo rude. Facile, si direbbe. E invece no: perché dovevo frustare (è proprio il caso di dirlo...) quel povero Cristo dell'attore.
    La frusta era vera e io dovevo dare ben 39 frustate a ritmo di musica ma, soprattutto, a distanza calibrata perché ovviamente l'attore non lo dovevo frustare veramente. Immagina l'effetto scenico: io e l'attore in linea retta, lui davanti, io dietro di diversi metri (calibrati!). E la frusta doveva picchiare forte sul legno del palcoscenico, a ritmo, perché la musica c'era, ma faceva le pause per far sentire lo schiocco...
    Ma il pubblico come ha reagito? Be', dipende dai punti di vista... ;-)
    Mi hanno riferito che la madre dell'attore che interpretava Jesus Christ, che stava tra il pubblico alla prima, come tutti i genitori di noi ragazzi, ha dovuto uscire a quella scena. Non l'ha retta! Pensava lo frustassi veramente. Grande merito dell'attore, che gemeva davvero bene, grande merito dei truccatori che hanno dipinto poco prima una schiena veramente inguardabile.
    Standing ovation, applausi, premi vari che non ricordo neanche più (sono andati alla compagnia teatrale dell'oratorio) e, purtroppo per me, ben 5 repliche.
    Se oggi frusto meglio di Indiana Jones, lo devo a quella piccola parte.
    Perdona il commento off-topic... ;-P

    Complimenti per il tuo spettacolo, l'ho "seguito" sui social e mi ricorda sempre le recite che facevo da giovane.
    So benissimo cosa significhi organizzare questo tipo di eventi (anche se non sono mai stato regista) e sono autentiche esperienze di vita per tutti. Gente come te meriterebbe statue nelle piazze.

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    1. Deve essere stato bello partecipare a quel musical.
      I genitori sono iperprotettivi, comprendo perfettamente quella reazione. MI dai l'occasione per dire che i genitori sono sostenitori fervidissimi delle mie ragazze. A loro si deve gran parte di tutto questo, perché si organizzano, si danno da fare per accompagnarle. Insomma, non è poco. Hanno bisogno di un po' di incoraggiamento sul lasciare che faccia il maestro anche cattivo, questo sì. Le ragazze hanno bisogno di esser guidate e a volte occorre una certa severità.
      Io ho cominciato nelle parrocchie. So bene il brulicare di persone che c'è dietro, la laboriosità. Poi mi sono messa in proprio e ho costruito pian piano un mio modo di vedere, anche perché in parrocchia non ti lasciano libera di esprimerti, non più di tanto. Consegnavo i miei copioni ma volevano fare tutto loro, insomma mi tarpavano le ali.
      Mi sono data a un teatro molto diverso da quello parrocchiale, mi sono formata per essere una brava insegnante di recitazione, tengo laboratori di diverso tipo (e molto altro sto progettando per il futuro). La mia missione è quella di educare le nuove generazioni (anche se il palcoscenico mi manca, e certamente tornerò a dirigere me stessa in qualche lavoro).
      Grazie per quella "statua" anche solo ideale. :)

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  10. Troppo felice di essere stata presente. *_*
    E giusto pochi minuti fa ho pubblicato nel blog la testimonianza di questa bellissima esperienza.

    (Le foto di Renato Bruno sono straordinarie)

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    1. Grazie per questo ulteriore dono del "dopo visione".
      Sei uno splendore. :)

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  11. Dalle foto e dalle tue parole si vede tutto, sia la passione che la professionalità impiegata, credo davvero, pur non avendolo visto, che questo spettacolo sia stato un gran bel regalo per tutti.

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    1. È bello poter pensare che gli spettatori lascino il teatro emozionati, con una sensazione di pienezza, di bellezza. Mi scrivono cose straordinarie sulle loro sensazioni. Grazie, Nick.

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  12. Io resto semplicemente a bocca aperta per tutto questo enorme lavoro, quindi ti faccio sincerissimi complimenti. Mi ha colpito in particolare ciò che hai detto sul legame stretto tra opera messa in scena e spettatori. Deve essere stata un'esperienza molto intensa per tutti.

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    1. Sì, molto intensa. E non vediamo l'ora di tornare in scena. Grazie!

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  13. Ho appena letto il post entusiastico di Marina sulla tua rappresentazione teatrale. Che grande lavoro che c'è dietro, quanta cura e passione che trasmetti sicuramente anche ai tuoi attori. Complimenti sinceri per la tua professionalità.

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    1. Grazie, Giulia.
      Marina è stata splendida a scrivere quel post (come tutti i suoi post dedicati al mio teatro).
      Sono fortunata. :)

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  14. Spero di riuscire a venire in autunno a vedervi. Il lavoro che descrivi così bene non può che trasmettersi al pubblico sotto forma di qualità. Tutti i miei complimenti!

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  15. Arrivo soltanto ora a commentare questo splendido resoconto di una passione, e quasi di una missione oserei dire, che mi ha emozionato molto quando lo leggevo. Che dire di più di quanto tu non abbia già fatto? Posso solo sottolineare che il successo di un lavoro teatrale è davvero un enorme lavoro di squadra, e chi è esperto lo nota anche nei piccoli particolari. Senz'altro, però, se non c'è un buon testo alla base, sei destinato a costruire il tuo lavoro sulla sabbia.
    E poi è verissimo quello che dici sulla reazione del pubblico: è proprio una croce e delizia dell'esperienza teatrale. Nella mia limitata esperienza, ho notato che, proprio per il fatto che cambia sempre, a parte gli affezionati che tornano a rivedere lo spettacolo, non puoi mai essere sicuro dell'accoglienza che sarà riservata. Purtroppo devo dire che molto dipende anche dalla qualità degli spettatori che, come ci siamo sempre dette, non è sempre ottimale!

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    1. Grazie, Cristina!
      Dici bene, è tutto un armonizzarsi di elementi all'altezza quando uno spettacolo teatrale funziona. Il testo è un mio "trattamento" del libro celebre. L'ho per così dire reso più "teatrale", facendo in modo che l'Aviatore sia voce narrante presente in scena, mentre dall'altra parte si compie il racconto.
      Gli spettatori... che capitolo spesso difficile. Questa volta nel complesso è andata bene, salvo un telefono che ha squillato nel bel mezzo della scena madre della Volpe. Un classico. :(

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  16. Complimenti vivissimi! Sono felicissimo per te! L'ultima foto è veramente bellissima.

    Si vede benissimo la passione e la professionalità che ci avete messo. Ancora complimenti.

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