martedì 19 luglio 2022

Un sentiero poco battuto a Venezia: Palazzo Fortuny

Il Giardino d'inverno, dipinto da Fortuny
Tornare a Venezia dopo quasi 20 anni dalle prime due visite di questa straordinaria città mi ha fatto bene. 
Rivederla in anni più maturi, quando lo sguardo va oltre la superficie bella delle cose, quando si è mossi dalla volontà di scoprirla davvero, è sempre una buona idea.
Il turista comune, come sono stata io, arrivato a Venezia rimane abbacinato dalle sue forme, si fa bastare percorrere in vaporetto Canal Grande, anche solo per tornare dalla lunga passeggiata fino a Piazza San Marco. Nella grande piazza si sente al centro del mondo, ha la sensazione di stare dentro una cartolina, sperimenta con mano ciò che ha osservato da sempre su una superficie bidimensionale. 

Il turista più attento invece non se ne ritiene soddisfatto e parte con la volontà di esplorare realmente Venezia, uscire dalle consuete vie del turismo di massa. Non si limita alla foto con lo sfondo di Rialto. 
Non che con queste parole voglia annunciare di aver fatto in due giorni chissà che.
Semplicemente ho deciso, assieme a Dolcemetà, di visitare i tesori del circuito museale civico, quello cui si accede con un unico biglietto cumulativo, la Museum Pass
Ah, e di non perdermi la Biennale d'arte, alla quale abbiamo comunque potuto dedicare tre ore e mezza (nelle quali ti perdi almeno un terzo delle installazioni, ma meglio questo che niente).

Con la Museum Pass - che ho cercato di acquistare per me almeno a prezzo ridotto, presentando la mia documentazione di insegnante, ma chissà perché niente da fare - si può accedere a dodici musei (in grassetto quelli visitati): 

  • Palazzo Ducale
  • Museo Correr
  • Museo Archeologico Nazionale
  • Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana
  • Ca' Rezzonico, Museo del Settecento veneziano
  • Casa di Carlo Goldoni
  • Museo di Palazzo Mocenigo e Centro Studi di Storia del tessuto e del costume
  • Ca' Pesaro, Galleria Nazionale di Arte moderna e Museo d'Arte Orientale
  • Murano - Museo del vetro
  • Burano - Museo del merletto
  • Museo di Storia Naturale
  • Museo Fortuny

Altri particolari del Giardino d'inverno

In due giorni (di cui una buona parte sottratta dalla Biennale, che oltretutto ha richiesto lo spostamento nella punta più estrema di Venezia) è tutto ciò che si è potuto fare, ma già solo questo ha permesso un'immersione molto intensa fra i tesori della città - San Marco e il suo tesoro erano stati già "battuti" due decenni addietro. 
Sorvolerò sulle immense bellezze di tutti gli altri luoghi - e sull'emozione di aver messo piede nella casa natale di uno dei più grandi drammaturghi di ogni tempo - per soffermarmi su una chicca davvero inaspettata. Sarà perché ho una particolare predilezione per lo stile, per tutta l'iconografia di primo Novecento, ma Palazzo Fortuny mi ha letteralmente stregato.
Cominciamo dal capire chi sia questo Fortuny. 
Dal nome ho erroneamente pensato fosse inglese, invece trattasi di uno spagnolo, il suo nome per intero è Mariano Fortuny y Madrazo
Figlio d'arte, fu un importante esponente della Venezia di ambiente intellettuale/artistico, un talento poliedrico, che assommava diverse abilità: prevalentemente stilista di alta moda e creatore di tessuti, ma anche, e per puro diletto, pittore, fotografo, incisore, scenografo, esperto di illuminotecnica teatrale e creatore di lampade, un designer molto apprezzato all'epoca. Ha pure inventato quella plissettatura fitta fitta degli abiti, depositando a suo tempo brevetto a Parigi (ma non fu il suo unico brevetto, inventò per esempio la stampa policroma su tessuto, brevettata nel 1910). 

Gli abiti e alcune collezioni d'arte

Già dinanzi a cotanta multiforme versatilità resto abbacinata, passare poi alle sue creazioni dà senso e misura a questi talenti. Quello che segnò il percorso artistico di Fortuny fu vivere Parigi negli anni in cui questa capitale europea sfornò il meglio della creatività in senso lato, vi rimase fino al 1889, anno in cui la famiglia si trasferì a Venezia. 
Appena ventenne, e già imbevuto di conoscenza ed esperienze, Mariano a Venezia istituì un proprio laboratorio-atelier in uno dei palazzi gotici del sestiere di San Marco: Palazzo Pesaro Orfei, che oggi porta il suo nome. Siamo lontani dalle architetture più note di Venezia, non è uno di quei palazzi fastosi settecenteschi, ma porta in sé la sobrietà dell'ultimo Medioevo, con tanto di finestre istoriate, muri grezzi di quella pietra viva. Adoro questo stile, divenne lo sfondo perfetto per le sue creazioni. 
In quegli anni, assieme all'amatissima moglie Henriette, elabora uno stile di moda, il Delphos, partendo da uno scialle ampio in taffetà in seta stampato, disegnato ricalcando lo stile di antiche matrone greche.  
Il talento fu il saper fondere questa ispirazione greca con tessuti e forme che furono innovativi e che attrassero l'attenzione del bel mondo veneziano. Seta e velluto furono i tessuti eletti. 

L'atelier d'arte

La sua strada fu da quel momento costellata di successi. La creazione di un patrimonio che Venezia ha assorbito in sé, aggiungendolo alle mille sue altre bellezze.

Metto qui due link che potrete visitare per farvi un'idea di questo patrimonio:

Il palazzo ha riaperto dopo una riqualificazione durata due anni, a causa dell'acqua alta del 12 novembre 2019, che ne danneggiò gravemente il piano terra. Il pavimento è stato totalmente rifatto e rialzato di oltre un metro, considerando che più accessi danno direttamente sull'acqua. 
Gli impianti elettrici sono stati rialzati per oltre due metri. Sono stati riqualificati infissi e murature, perché l'esame post allagamento aveva messo in risalto tutto il degrado del palazzo.
Leggere la relazione tecnica dell'intervento di riqualificazione, che trovate qui, può dare un'idea di quale stato di conservazione presentino numerosi palazzi di Venezia, dell'enorme difficoltà di mantenere questa macchina difficile, questa "cattedrale" instabile e molto bisognosa di cure. 
Mi chiedo se le attuali generazioni, e quelle future, siano in grado di capire quanto ardua sia la gestione di questo immenso patrimonio. Se ci sia realmente coscienza di quale responsabilità significhi governare Venezia, avere a cuore le sue fragilità. 

Non potevano mancare le foto di rito alla Libreria Acqua Alta!

La parola a voi: tutto quello che vi viene in mente su Venezia. Che tipo di turisti siete, percorrete le strade dei musei o siete per una quieta passeggiata fra le bellezze monumentali?

18 commenti:

  1. Venezia è a meno di due ore di viaggio in treno da casa mia, eppure non l'ho visitata che tre volte, anche se, devo dire, ogni volta ho avuto modo di concentrarmi su cose diverse. Inoltre l'ho frequentata per circa un anno, durante il corso di abilitazione e, se non ho mai trovato il tempo in quel frangente di addentrarmi in musei o chiese ancora inesplorati, ho colto, fra una corsa e l'altra, la particolarità della geografia veneziana, il brivido di essere sul ponte sbagliato e la sorpresa di sbucare nella caletta giusta (e viceversa). Con uno sguardo diverso da quello del turista bramoso di "vedere" si colgono i dettagli e ci si muove con cognizione, e le escursioni hanno tutt'altro sapore. Non conoscevo questo particolare museo, senza dubbio uno dei molti gioielli nascosti e, che tu ci creda a no, non sono mai stata nemmeno alla libreria Acqua alta - imperdonabile.
    Due parole sull'ingresso ai musei per i docenti: dispiace che una rete di musei civici non conceda, se non la gratuità, almeno la riduzione come è già previsto per i siti statali, quando in altre realtà vengono riconosciute: deve essere questione di politiche locali, ma mi rattrista che in questo la mia Regione non si distingua positivamente.

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    1. Dici bene, una geografia, un'urbanistica tutta particolare, fatta per funzionare nonostante i disagi della vita sull'acqua. Oltre a Canal Grande, io resto affascinata dai piccoli ponti di marmo o pietra fra piccole calli, ne abbiamo trovati almeno tre in legno e di recente costruzione, piccoli e perfetti, segno che ci sia volontà di migliorare la "viabilità". I dettagli di Venezia sono tutti belli, fuori dall'ordinario. Dai, Cristina, comincia a esplorarne gradualmente tutti i segreti, a due ore di treno puoi farlo. :)
      Sono rimasta stupita che non abbiano concesso neppure il ridotto agli insegnanti. Eppure si tratta di musei civici e pensa a quale risorsa sia sempre, per un insegnante, visitare una città come questa. Già da questo viaggio breve torno piena di nozioni e dettagli da comunicare agli alunni. Oltretutto temevano forse che ci sarebbero orde di insegnanti in visita? Gli italiani rappresentano appena il 30% del turismo. Sono quasi tutti stranieri.

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    2. Infatti lo scopo della gratuità sarebbe quello di consentire l'aggiornamento e soprattutto di captare l'interesse per eventuali uscite didattiche. Anch'io, quando visito musei, siti archeologici, palazzi e chiese, come quando leggo un libro, ho sempre un'attenzione particolare che mi proietta ad un riuso di quanto assorbito in aula, in una gita, in un dibattito con gli studenti. Alla faccia dell'obbligo all'aggiornamento!

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  2. io e mau siamo turisti misti. a Venezia, come altrove, conciliamo la visita di musei, chiese e palazzi presenti sul territorio alle passeggiate che ci fanno mordere, anche solo un poco, l'anima del luogo e della gente. ma sempre e comunque partiamo muniti di un programmino e di un itinerario di massima che IO ho coscienziosamente preparato e che lui ha negligentemente approvato. e durante le visite, sempre, dico sempre, finisce che le cose me le spiega LUI a me, lui mette insieme robe apparentemente distanti, magari viste in tempi e luoghi diversi e remoti. ti racconto dell'ultima visita a Venezia, che ormai risale al 2017: il pretesto fu la mostra multisensoriale “VivaVivaldi”, ma lo scopo vero era la Venezia di Carlo Scarpa, che tutti e due amiamo molto e che avevamo già gustato a Possagno, a Verona e a Altivole. perciò un pomeriggio lo abbiamo dedicato al negozio Olivetti di Piazza San Marco, dove era in corso una mostra dedicata a Sottsass, e alla Fondazione Querini Stampalia. te li raccomando tutti e due per il tuo prossimo soggiorno veneziano. secondo giorno e secondo pellegrinaggio: Emilio Vedova, grande amore del mio amor fin dalla sua giovinezza, e quindi passeggiata (che caldo, però!) dall'albergo in centro fino ai Magazzini del Sale, dove l'allestimento è di Renzo Piano. ti pare poco? raccomandata anche questa visita. riposo assoluto al pomeriggio, cena al fresco in ristorante con giardino e il giorno dopo mattinata intera all'Isola di San Giorgio alla Fondazione Cini, che quell'anno ospitava Sottsass (ancora, sì, era il centenario) nelle sue Stanze del Vetro. fatti un giro anche lì alla prima occasione. poi ritorno a casa, con il proposito di tornare a breve. ma poi Covid-19 ha detto no e per troppo tempo ci ha tenuti fermi. ma non gliela daremo vinta e a Venezia ci torniamo l'anno prossimo. Luz, andiamo insieme?

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    1. Voi siete unici come questa città, anche nel viaggio avete un modo tutto vostro per fare un'esperienza, e il bello è che non c'è nulla di lineare da come la descrivi, ma vi riservate anche una buona dose di inatteso. Cara MaC, quanto mi piacerebbe incontrarvi di persona... che gioia sarebbe fare un viaggio insieme! Al di là di ciò, mi segno tutte queste chicche, mi prefiggo di non perdermi nulla di quello che suggerisci. :)

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    2. segna, segna. poi, prima di partire, alza la mano e ti dico tutto il resto

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  3. Venezia mi piace talmente tanto che ci sono stato quattro volte e ci tornerei ancora, ci ho scritto su un libro di racconti per quanto mi affascina.
    Dire che è "unica" è ormai una banalità, però direi che il solo aggettivo che rende davvero bene l'idea.
    Quando ci sono andato l'ho girata a tutto tondo. Ci sono certamente i luoghi più famosi la cui visita è quasi "un dovere", ma a me piace perdermi anche nelle più piccole calli, avventurarmi nei sotoporteghi, costeggiare i canali interni con le abitazioni "plebee" e non solo il Canal Grande.

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    1. Di che genere sono questi tuoi racconti, come ti ha ispirato questa straordinaria città? Mi interessa particolarmente l'aspetto di come possa farsene ispirare uno scrittore. Venezia misteriosa? Romantica? Un giallo a Venezia? In ogni caso... sfondo perfetto se perfettamente integrato nella narrazione. Anch'io adoro fare quei mille giri e perdermi fra sotoporteghi e calli, sto seriamente pensando di viverla nei giorni del Carnevale (ho comprato una bauta a buon mercato).

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    2. Nel mio caso mi ha ispirato delle storie dove realtà e sogno si incontrano (peraltro ho scoperto in modo del tutto casuale che Charles Dickens, nel libro che scrisse riguardo il suo viaggio in Italia, descrisse la visita a Venezia proprio come se fosse stata un sogno, quasi che non potesse realmente esistere un luogo del genere).
      Il più lungo dei racconti "veneziani" che ho scritto è ambientato nella Serenissima del XVIII secolo ma si svolge come un gioco letterario, a partire dall'impostazione tipografica che diventa parte integrante della struttura narrativa. Puoi farti un'idea sul link che ti metto alla fine del post, dove cliccando sul pulsante "inizia a leggere" c'è l'anteprima del libro.
      Peraltro nell'anteprima c'è inclusa per intero la prefazione che forse dice anche più del dovuto, un po' di "spoiler" diciamo, però rende l'idea del contenuto dei tre racconti. E comunque, finita l'introduzione, si possono leggere le prime pagine del racconto "tipograficamente scorretto". Poi c'è un racconto in cui teatro e realtà si fondono in modo imprevisto (anche in questo caso l'ambientazione è settecentesca ed è un mio umilissimo omaggio a Goldoni) e poi c'è un terzo ambientato invece nelle campagne venete, verso la marca trevigiana, con un'ambientazione più sfumata, comunque riconducibile agli anni '60 almeno secondo le mie intenzioni narrative. Il link é:
      https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/31208/trilogia-veneta-sognata/

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    3. "Non vi è nulla che mi abbia colpito in vita come Venezia. È la meraviglia del mondo. Un dannato antico posto da sogno, stupendo, immateriale, impossibile, perverso, irreale. Vi sono arrivato di sera, e la sensazione di quella sera e della luminosa mattina successiva è ormai parte di me per il resto della mia esistenza". Ho trovato queste parole di Dickens, grazie per avermi fatto scoprire questo dettaglio! Descrive perfettamente le mie stesse sensazioni.
      Ho dato un'occhiata al link, ho l'impressione che questo tuo libro sia una "chicca", Ariano. Non ce n'è una versione per e-reader?

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    4. C'è, ma esclude proprio il racconto principale poiché avendo particolari impostazioni tipografiche il suo testo non può essere redistribuito sulla pagina in base allo zoom selezionato dal lettore... quindi è inadatto all'ebook format.
      In quello pubblicato su Amazon in formato digitale ci sono gli altri due racconti più un altro sentimentale sempre ambientato nella Venezia del XVII secolo:
      https://www.amazon.it/gp/product/B006T6FIOW/ref=dbs_a_def_rwt_hsch_vapi_tkin_p2_i2

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  4. L’ho visitata una volta ed è così ricca che non ti basta il tempo di vederla tutta. È una città che merita più visite. Io sono una turista a cui piace visitare musei e siti archeologici, per cui mi è dispiaciuto aver lasciato Venezia con molte cose da vedere. Anche io ci sono stata solo per due giorni e ho visitato la Basilica, il museo della Basilica e il Teatro La Fenice. In ogni caso, non conoscendo la città, non ho visitato solo i luoghi principali ma mi sono inoltrata nei suoi vicoli, nelle sue affascinanti calli, caratterizzati da un’aura “magica” che si respira solo a Venezia. Non sapevo della Museum Pass, davvero molto utile direi. Hai avuto proprio una bella idea.

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    1. Forse è proprio il modo per scoprirla, lasciare che si sveli gradualmente. In modo graduale andarvi e ogni volta esplorare più a fondo. :)

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  5. Grazie per le belle foto e per le dritte, sei radiosa! Mi fanno pensare che sebbene sia stata a Venezia più volte, di fatto la conosco poco. Ma d'altra parte anche Torino la conosco meno di quello che vorrei eppure ci abito! Forse si dovrebbero programmare viaggi con scopi differenti: i musei e la cultura, le strade e le abitudini, i palazzi , i canali, le isole... C'è tanto tanto tanto da vedere. A piedi però. Niente navi!!!

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    1. Capita molto spesso che si conosca pochissimo della propria città e in generale del luogo in cui si vive. Io, raggiunta questa età matura, mi rendo sempre più conto che questa "ignoranza" è una grave mancanza, e non fa parte di quell'insieme nozionistico da sapere, è che i luoghi a volte ci svelano cose, aspetti, del nostro stesso io, il che non è poco.

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  6. Venezia ce l'ho a 40 minuti d'auto (autostrada e parcheggio al Tronchetto, ora con monorotaia fino a Piazzale Roma e da lì a piedi) oppure 30 minuti di treno e sempre a piedi dalla stazione. Come turista, voglio vivere la città come un residente (mai alberghi, ma appartamenti AirBnB) e mi lascio trasportare dalla vita quotidiana. Di Venezia, proprio perché ce l'ho lì a portata, rimando sempre le visite dei musei e mi lascio andare alle passeggiate tra le calli e i ponti, un p' mi perdo, un po' mi ritrovo, trovo scorci da cartolina proprio quanto non so dove sto andando. Cammino tanto, raramente prendo i traghetti. Non ho ancora visto il Lido, né la Biennale, né l'Arsenale, non ricordo di essere stata manco dentro la Basilica. Ogni volta vado a Venezia per incontrare qualcuno (amici stranieri, che hanno già visto tutto) o per una cerimonia di laurea, sono limitata negli spostamenti e nelle scelte. La evito proprio per il Carnevale, troppa gente, troppo casino. Devo decidermi di andarci con calma, non dico da sola, ma con più libertà di movimento. E in autunno, con le temperature migliori. Probabilmente una giornata intera solo alla Libreria Acqua Alta, perché starci di corsa, solo per la foto di rito, non mi è stato sufficiente. Voglio passarmi i titoli là dentro, sono certa che qualche libro mi sta aspettando.

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    1. Ricordo il tuo post comprendente la Libreria Acqua Alta. Lì in effetti sono stata di corsa, perché nello stesso percorso dovevo cercare il rivenditore di maschere di cuoio di Commedia dell'arte dal quale mi feci spedire quelle meraviglie nel settembre 2019, sembra passato un secolo. È bello anche come la vivi tu, perdendoti nelle calli e fra i vicoli stretti, se ci vivessi accanto come te, ci andrei spesso, anche in solitaria. Venezia è indefinibile. Anche in questi momenti in cui scrivo ne ricordo le emozioni, non vedo l'ora di tornarci.

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