giovedì 7 luglio 2022

Spoleto - Festival dei Due Mondi 2022

 

È stato bello tornare al Festival di Spoleto dopo ben 6 anni dalla prima volta - raccontata qui.
Finalmente stiamo ripartendo, l'estate 2022 è ricchissima di eventi culturali, è come se si stesse manifestando in tutta la sua forza il desiderio di tornare sui palcoscenici. E speriamo che continui così, senza interruzioni. Non poteva dunque mancare un mio ritorno a Spoleto. 
Il Festival dei Due Mondi riserva sempre l'opportunità di entrare in contatto con realtà nuove per un comune spettatore, originali, con tutte le arti performative e l'intuizione di registi, musicisti e coreografi d'eccellenza. Un'occasione preziosa che, al pari del Salone del Libro, conto di vivere ogni anno. Complice la prossimità del luogo - da Roma a Spoleto poco più di 130 km - e il desiderio di tornare in Umbria per questo appuntamento importante, e voilà. 
Il solo problema è scegliere giorni in cui si potrà assistere a spettacoli che suscitano il nostro particolare interesse, così abbiamo scelto il periodo 3-5 luglio.
Vivere Spoleto significa in parte organizzare, in parte improvvisare. Perché oltre al grande calendario degli eventi, ci sono anche alcune "chicche" non segnalate nel percorso ufficiale. In fondo, è una delle caratteristiche più belle del Festival, lasciarsi tentare dal percorrere la cittadella storica in lungo e in largo, fermarsi nelle tante botteghe, scambiare due chiacchiere con gli artigiani del luogo, fermarsi su un gradino per riposare dalla calura e lasciare che lo sguardo scivoli sui palazzi storici...
Ok ok, basta poesia. 

Il caldo è stato massacrante. La cosa veramente curiosa è stato a riguardo guardare vecchi documentari della storia del Festival e notare che negli anni Cinquanta e Sessanta le signore andavano in giro a sera perfino con colli di pelliccia (!) È evidente che fin dalla sua fondazione, nel lontano 1958, l'estate spoletina era del tutto diversa, e gestire oggi gli eventi in mezzo a una grave crisi climatica è davvero un'impresa. 
Punti di ristoro dalla canicola tre percorsi in cui si narra la storia del Festival, il suo trasformarsi nel tempo. Il percorso storico è davvero molto interessante. 
Imparo che il suo fondatore, Gian Carlo Menotti, compositore italiano oltretutto vincitore di due Premi Pulitzer (con escamotage per l'assegnazione del premio a un italiano), ebbe l'idea lungimirante di creare un ponte fra Italia e Stati Uniti, riunendo in uno stesso luogo, ogni anno, artisti di fama mondiale.
L'aspetto singolare è farli incontrare non in una grande città, su palcoscenici blasonati, ma in un piccolo centro storico nel cuore dell'Umbria. C'è da dire che, come i documentari mostravano, all'epoca Spoleto era perfino un paesello abbastanza fatiscente, i palazzi dimessi e scardinati dal tempo, la facciata del duomo bisognosa di restauri, le strade usurate dai secoli. Fra gli anni Settanta e Novanta, complice il richiamo che il Festival avrebbe ricevuto ogni anno, la cittadella fu totalmente restaurata e oggi risplende come un gioiello. 
Gian Carlo Menotti (1911 - 2007)
Come ogni iniziativa culturale, il Festival ebbe le sue crisi anche piuttosto profonde. Lo stesso Menotti, al termine dell'epoca d'oro, rilasciò alcune interviste manifestando la sua insofferenza verso le pressioni politiche, come attestarono anche gli altri direttori artistici, il figlio di Menotti e Giorgio Ferrara. Lotte intestine si verificarono anche per l'aspetto delle scelte artistiche. 
Insomma, quel cliché divenuto norma nel nostro paese, di strappare i lembi di una coperta che nel tempo è diventata corta. Ciò che salva il Festival a distanza di tanti anni è che la sua esistenza non dipenda dalla politica in sé ma da fondazioni private, una su tutte, la Fondazione Fendi
L'epoca Menotti fu la più prestigiosa, la più patinata. 
Gli anni dal 1958 a tutto il decennio dei Sessanta, i più grandi artisti, registi e produttori non perdevano occasione di fare una comparsa a Spoleto. Nomi del calibro di Visconti, Fellini, Shelley Winters, Ezra Pound, Nurejev, Tennessee Williams e molti altri.
Interrotto nel 2020 a causa della pandemia, il Festival dei Due Mondi ha faticosamente riaperto i battenti lo scorso anno e da questo parrebbe aver ritrovato la sua consueta verve. 
Sì, ma con una nuova direzione artistica, quella della tedesca Monique Veaute
Monique Veaute è la tycoon dei grandi eventi internazionali. In Francia ha studiato ed è stata fondatrice di grandi eventi all'interno della Biennale di Parigi, il Festival di Musica di Strasburgo, direttrice di Palazzo Grassi a Venezia - ma sono solo alcune voci all'attivo. 
La sua intenzione è stata "tornare alle origini", ritrovare il gusto e lo stile di Menotti, e parrebbe esserci riuscita. Ha anche calcato la mano sugli artisti francesi, ma ha saputo comprendere l'importanza di nuove sperimentazioni, come la versione afro di una delle più note coreografie di Pina Bausch

Ora bando alle ciance, e andiamo a cosa ho visto in ambito teatrale. 
Due spettacoli oggettivamente belli, innovativi e molto ben realizzati. 

Italia - Brasile 3 a 2, di e con Davide Enia (drammaturgo, attore e romanziere).
Un monologo di 90 minuti quanto è la durata di una partita di calcio, uno spettacolo brillante, pieno di ritmo e talento. Uno spettacolo longevo anche, andato in scena in tanti teatri e per decine di repliche. È il grande successo di Enia, che lo propone a Sellerio e l'editore ringrazia, pubblicandolo nel 2010.
Davide Enia rievoca una delle storiche partite della nazionale italiana, a pochi passi dalla vittoria del Mondiale 1982. 
Io, che non amo il calcio limitandomi a seguirlo, anche distrattamente, solo in occasione di Europei e Mondiale, mi accosto a questo spettacolo con diffidenza, ma a pochi secondi dall'inizio mi devo ricredere. Immaginate un "cunto" siciliano, in puro palermitano, accompagnato in scena da chitarra e percussioni. Solo una sedia, uso sapiente delle luci, null'altro. 
Il resto è la parola, comica o drammatica, che strappa risate vere e perfino lacrime, quando al racconto si mescola il dramma del racconto della Dinamo Kiev, trucidata dai nazisti, oppure il racconto del giocatore brasiliano Dos Santos detto il Garrincha o quando il piccolo Davide, all'epoca solo 8 anni, vede Paolo Rossi parlargli da un futuro in cui lui non è più in vita, svelargli il segreto della passione. 
Esco dal teatro stordita e stupita di come il racconto drammaturgico riesca a riservarsi questo potere. 

Davide Enia


Shame Culture, di Asilo Republic.
Asilo Republic è un collettivo teatrale fondato nel 2019 da alcuni studenti ed ex studenti dell'Accademia nazionale d'arte drammatica "Silvio D'Amico" di Roma.
Il regista, il 23enne Andrea Lucchetta, scrive assieme a due compagni di viaggio un testo sperimentale, utilizzando tecniche innovative come la video arte e la tecnologia multimediale. 
I tre attori in scena, con ruoli mai fissi, rappresentano quel punto di rottura nella comunicazione che si genera fra giovani e adulti. La fragilità dei giovani alimentata dalle pressanti aspettative dei genitori e della società tutta, l'inettitudine, la menzogna, l'incomunicabilità sono le basi su cui viene costruito il racconto. La scena è nuda, ad eccezione di un tavolino con sedia, di un pc portatile su altro tavolino e una sedia sul lato opposto del palcoscenico. Sullo sfondo vengono proiettati gli stessi attori che riprendono in simultanea i propri interventi scenici, generando un dialogo fra mondi mai destinati a conciliarsi, facendosi vittime e poi carnefici mentre il racconto si sviluppa.
E il racconto in sé non è lineare ma costituito da frammenti di questa incomunicabilità, poi interrotti da interviste a ragazzi universitari che raccontano i propri problemi. 
Un teatro, pertanto, del tutto sperimentale, nel quale fa la propria incursione la realtà.
L'ho trovato coinvolgente, ritmo perfetto, la piccola Compagnia di talenti ha idealmente incontrato un pubblico non abituato a questo tipo di racconto. E il teatro ha bisogno di andare verso nuove forme di narrazione. È stato un piacere incontrare regista e attori dopo lo spettacolo. Non voglio perderli di vista, loro e Davide Enia. 

Asilo Republic 

Il Festival dei Due Mondi andrà avanti fino al 10 luglio, moltissimi ancora gli eventi, posso immaginare cosa mi stia perdendo, ma sono felice di essermi imbattuta ancora in qualcosa di originale, che mi offre l'opportunità di riflettere, di ampliare lo scenario, di ideare, perché no?, qualcosa di nuovo io stessa.
Le arti performative sono quanto di più bello possa esistere, lo spettacolo dal vivo, sia esso teatrale, danza o musica, sono la vita, la sua rappresentazione.

In quei giorni, precisamente il 3 luglio, è scomparso uno dei più grandi registi teatrali di ogni tempo: Peter Brook. Questo grandissimo meriterà una riflessione a parte, cercherò di elaborarla.

Come procede la vostra estate? State assistendo anche voi ad eventi culturali? Raccontate.
Le istituzioni politiche dei luoghi in cui abitate hanno organizzato una "stagione"?

12 commenti:

  1. Il Festival di Spoleto ormai è un grande classico italiano.
    Io per ora sto ancora vivendo l'estate nel modo più "ordinario", senza aver ancora organizzato nulla (la mia ditta è ancora aperta, chiuderà a agosto).
    Questo fine settimana forse andrò in luoghi di un certo interesse anche culturale.

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    1. Nel Lazio abbiamo l'imbarazzo della scelta, vero, Ariano? Per esempio io vorrei scoprire alcuni piccoli borghi dell'alto Lazio, di cui mi hanno parlato benissimo.

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    2. Io conosco bene Tarquinia, che però ovviamente è ben più di un "borgo" e immagino che ci sia già stata. Vetralla è caratteristica, però utile solo per un pranzo, si visita abbastanza rapidamente. Un po' più lungo il discorso a Bomarzo dove oltre al borgo c'è pure il noto Parco dei Mostri. Caprarola pure è abbastanza piccola, però c'è il Palazzo Farnese che merita una visita. Purtroppo, di questi tempi, tutta da programmare e verificare perché il covid ha influito negativamente sui beni culturali fuori dai circuiti più importanti, e spesso edifici anche meritevoli di visita sono sempre chiusi perché i comuni che li gestiscono li ritengono "non remunerativi" per il numero troppo basso di turisti che li visitano.

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    3. Una buona percentuale utile per il turismo (e penso per il mantenimento di queste residenze storiche se penso a Caprarola) derivava dalle visite scolastiche, che hanno subito una significativa battuta d'arresto purtroppo. Infatti speriamo di poter programmare agevolmente a partire dal prossimo anno.

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  2. Che meraviglia Spoleto e il suo Festival! Dopo la mia fuga umbra, ora mi aspetta la gioia della città al caldo torrido. Sopravvivo andando in piscina qualche volta in pausa pranzo. Intanto aspetto che il fresco arrivi e leggo qua e là, ma con qualche lentezza. Preoccupata per quello che sta accadendo alla tua Roma. Un caro saluto

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    1. Roma, immersa nel caldo torrido e nell'ormai tipico problema dello smaltimento rifiuti, annega in una trascuratezza senza precedenti. Speriamo che questa nuova giunta sappia agire, anche se ci vorranno anni per mettere le cose a posto.

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  3. Bellissimo lo spettacolo di Spoleto!! A maggio sono stata ad Assisi, purtroppo non ho avuto il tempo di passare anche per Spoleto che avrei voluto tanto visitare. Sarebbe stato bello andare in questi giorni, in concomitanza del Festival, ma con il mio compagno abbiamo poi optato per il mare. Quindi non ho seguito eventi culturali. C'è da dire che per quanto riguarda la Campania, Procida è capitale della cultura 2022 e ospiterà numerosi eventi culturali, 150 dicono.

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    1. Pensa che non sono ancora mai stata a Procida, solo di passaggio durante i trasferimenti a Ischia (dove invece sono stata più volte). Ho sentito questa meravigliosa notizia della sua proclamazione e questo accresce in me il desiderio di vederla.

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  4. Riemergo a stento dalle macerie fumanti degli ultimi personali eventi - sarà un luglio impegnativo fino alla fine ;) - per leggere con piacere questo tuo post. Ebbi modo di visitare Spoleto per due volte, una parecchi anni fa con i miei genitori, e una di recente in occasione di una gita in Umbria. Senza ombra di dubbio è una città deliziosa e che ha già in sé qualcosa di scenografico... quindi niente di meglio che destinarla a palcoscenico per le arti performative. Bello ciò che hai visto, e ancora più bello aver potuto "riassaggiare" quell'energia liberatoria e diffusa che solo l'espressione della cultura sa dare.
    Purtroppo dove abito io le attività culturali sono cadute progressivamente in declino, parlo anche di quelle all'aperto, fin quasi ad azzerarsi, e questo ben prima del covid. Ci sono state anche alcune polemiche con la nuova giunta per la chiusura del gruppo di lettura della biblioteca, tanto per dirtene una, perché l'organizzatore era stato tacciato di scegliere letture "non consone"...

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    1. La politica ultimamente fa molta fatica a gestire le attività culturali, sembra sempre più che la cultura sia nel mirino di chi voglia farne anche propaganda, e questo è molto pericoloso. Mi dispiace sempre quando nel cittadino si crea quella sensazione di declino, quel ricordo di tempi migliori. Speriamo che un po' ovunque ci sia una ripresa, ma credo sempre più che eventi e iniziative siano ormai appannaggio di associazioni e librai, almeno in ambito letterario se non si muovono queste realtà è davvero tutto fermo. Il teatro in tutte le sue manifestazioni invece è purtroppo legato alla politica, e ne fa le spese.

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  5. Nella mia zona organizzano delle presentazioni di libri, tra giugno e luglio, insieme con una vicina libreria di catena, ma non sono mai autori di mio interesse e con questo caldo torrido, che non molla nemmeno la sera da noi (anzi, la sera con l'inversione termica è pure peggio), non ci penso proprio di restare all'aperto, sul selciato bollente, a sentirmi in affanno. Chi può, se ne va al mare o in montagna, sennò ci si accontenta dei centri commerciali al fresco o in piscina se c'è spazio. Sono appena tornata dalla Puglia, Gargano, e in effetti lì la sera occorreva anche il maglioncino. Ma pur essendoci diversi eventi, lo spettacolo migliore per me era guardare il mare...

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    1. Ecco, un luogo dove la sera occorra il maglioncino... lo anelo! Pensa che qui siamo sulle colline a sud di Roma dove, fino a un decennio fa, i romani venivano a prendere il fresco in estate. Non siamo ai livelli della valle tiberina in cui l'afa raggiunge anche i 50 gradi quando il sole è a picco, ma non c'è più il fresco di un tempo! Aspettava che ci venissi ad abitare io. :( Anch'io sono bloccata dal caldo per quanto riguarda le iniziative culturali in questi giorni. Ci sarebbe Velletri Libris, ma al momento autori che non mi interessano.

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