martedì 12 aprile 2022

Il caffè di Luz e Marina: i sette vizi capitali... la gola


LUZ
   Cara Marina, eccoci arrivate al quinto appuntamento con il nostro viaggio nei Sette vizi capitali. Stavolta affronteremo un vizio che ha molto a che vedere con le tue virtù gastronomiche: la gola! Quanto potremmo dire a riguardo? La letteratura è disseminata di personaggi (tutti simpatici a dire il vero) legati alla gola, per non dire di film, video musicali, libri. E non dimentichiamo la stretta affinità fra cibo e... sesso. Ricordo diverse scene di film legate al cibo come elemento di seduzione, moneta di scambio, ricatto. Intanto, dimmi cosa porti con te. 

MARINA   Ben ritrovata, Luana! Parlare del vizio della “gola” in primavera, periodo per eccellenza in cui si comincia a pensare alla prova costume per l’estate, sembra uno scherzo. Allora, poiché ho a cuore il desiderio di tutti di fare una discreta figura in spiaggia, ho deciso di preparare per l’occasione dei biscotti dietetici, così mettiamo a tacere anche il peccato sul quale oggi ci intratteniamo. 
Ahia, la gola! Questo mi appartiene molto e non perché sia ingorda nel consumare cibo, in genere, ma perché i dolci, soprattutto il cioccolato (e tutte le sue derivazioni) sono l’unica cosa verso cui non oppongo alcuna resistenza. Come sei messa tu, in relazione a questo “peccato”?

LUZ   Vediamo, da dove cominciare? Inizio col dire che non sono mai stata particolarmente ingorda, non ho mai avvertito una dipendenza compulsiva dal cibo. Ho sempre quei 5/6 chiletti che farei bene a buttare giù ma se decido posso stare pure dinanzi al pranzo di Lucullo e la cosa non mi farebbe nessun effetto. Questione di saldezza di intenti, perché se punto quell'obiettivo, faccio di tutto per raggiungerlo. Nella vita ho affrontato solo due diete serie, sono rimaste storiche al punto che mi ricordo bene i periodi: la prima a quasi 19 anni compiuti, fra il febbraio e il giugno del 1990 e la seconda nel 2013, dal 1° giugno fino al 30 settembre. Ne ho un ricordo caro, perché davvero mi sono voluta bene in quelle occasioni, mi sono stupita per la mia tenacia. Purtroppo poi però non reggo a lungo, comincio lentamente a inserire alimenti che so mi fanno ingrassare, e tornano quei 5/6 di troppo. I cibi dinanzi ai quali non resisto: tutti i dolci, tranne la cassata (non inorridire) e fra i salati impazzisco per pizza, lasagna, pasta al pesto, zuppa di pesce, paella. Ora tocca a te, cibi dinanzi ai quali non resisti. E poi, inutile che te lo chieda perché hai un fisico perfetto, ma ti è capitato di seguire una dieta dimagrante? 


                                                                L'esilarante video dei Travis "Sing"

MARINA  La mia storia col cibo è triste. Non amo mangiare: in famiglia mi dicono che io mi nutro giusto per vivere, il che ammetto essere vero, ma ho un motivo, che purtroppo mi condiziona da una vita. Io soffro di colite, ai tempi della prima maternità stavo sempre malissimo e il medico mi ha diagnosticato la sindrome del colon irritabile, una tale rogna, cara Luana! Devo stare attenta a tutto: i cibi con creme e cremine (besciamella, panna e simili) sono veleno per me e dipende dallo stato d’animo del momento, anche a livello inconscio, riesco a stare male pure mangiando un pezzo di pane con l’olio. Io e il cibo abbiamo un rapporto terribile! Quindi mi controllo molto, soprattutto quando sono fuori casa: la mia linea ne guadagna? Certo sì, ma pago un prezzo altissimo. Inutile dire che non ho mai fatto diete dimagranti. In questo, la natura mi viene incontro: sono sempre stata più o meno così, pensa che anche in gravidanza avevo solo la pancia (per entrambi i figli ho preso i canonici 10 kg, niente di più)
Resisto a qualunque cibo, se solo immagino che potrei stare male, ma a casa mi sbizzarrisco di più e il cioccolato, proprio, mi manda in estasi. Per il resto, non ho pietanze preferite: mi piacciono tante cose, paradossalmente tollero bene le fritture, ma non sono una buona forchetta, ecco!
(Che poi, mi piace cucinare, strano!)

Comunque, vivo questo della gola come un peccato, tutto sommato, leggero: l’incontinenza, il non riuscire a controllarsi di fronte all’irrefrenabile desiderio di appagare un’esigenza del corpo mi sembra più scusabile di altri vizi. Certo, gola vuol dire anche molto altro, basti pensare alle alterazioni nel rapporto col cibo che portano a problemi gravi come bulimia o anoressia. Forse entra in gioco la capacità di ognuno di sapere resistere alle tentazioni... Che interpretazione dai tu a questo vizio? Lo vivi con distacco oppure ti mette alla prova?


LUZ    Io sono a periodi. Come ho detto, se sono a dieta "restrittiva", potrebbero
sfilarmi dinanzi i migliori manicaretti al mondo e ne resterei indifferente. Diverso se mi trovo in un periodo comune, allora mi capita di non resistere e sgarrare di parecchio. Io come te soffro di colite, ma in maniera altalenante, non è un disturbo cronicizzato, al contrario di te, non amo cucinare - e probabilmente si percepisce - cerco di fare del mio meglio ma sono del tutto priva di questa inclinazione. Questo forse mi aiuta a non essere troppo legata al cibo in particolari periodi, quando stanchezza, stress, arrabbiature, tendono a trovare nel cibo il proprio sfogo. D'altra parte non cucinare per sé (sono in compagnia solo a sera) produce l'effetto opposto, quello di arrangiarsi un po' troppo e per questo tendere a piccole merende molto caloriche (e poco sazianti). Alla gola è legata molta parte del nostro universo affettivo. La compulsione al cibo come compensazione è una pratica fin troppo diffusa. Noto che fra i giovanissimi questa cosa è in calo, era più un fenomeno dei nostri tempi. In famiglia ho persone legate in modo compulsivo al cibo, mi hanno sempre fatto una certa impressione. Mostrano di avere un legame di forte dipendenza, soffrono moltissimo se sono a dieta, vivono il cibo come ricompensa e probabilmente ne ricevono soddisfazione a livello chimico. Forse è scritto nel dna che si sia inclini a mangiare più di quanto si abbia bisogno. Mi ricordo un articolo che faceva menzione di una sorta di "interrogazione" da porre al proprio stomaco, ignorando la bocca, dove il senso di soddisfazione è massimo. Se ci concentrassimo sullo stomaco, sapremmo che il cibo non è che una necessità e riusciremmo a scindere il bisogno compulsivo da quello reale. 
Quanto conta il cibo nelle tradizioni regionali in cui siamo nate e cresciute? Nella mia tanto, ma dimmi intanto delle tue. 

MARINA  Io sono cresciuta in una famiglia di abilissimi cuochi: mio nonno (quell’uomo sapeva fare tutto e non è una battuta) cucinava in modo divino, i pranzi in casa sua erano una vera e propria festa; le mie zie e mia madre hanno ereditato quest’abilità culinaria e io, vuoi o non vuoi, ho appreso da loro l’arte. Non sono a livelli di chef stellati, anzi direi che non ho fantasia, non improvviso, ma mi piace seguire le ricette e qualche segreto è merito degli esempi che ti ho fatto. Tra l’altro, anche mio padre è bravo: cucina bene, è solo un po’ pasticcione, del tipo che per fare un semplice sugo di pomodoro è capace di usare tutti gli utensili possibili. 😁 Parli di cucina regionale e come non applaudire alle specialità sicule: faccio una pasta alla norma al cartoccio, quella con i cavati, le melanzane e la ricotta salata che mi riprometto di farti gustare! Mio nonno era maestro di pasta con le sarde (che, però, a me non piace granché) e faceva delle arancine spettacolari! Con i dolci non ne usciamo più: i cannoli alla ricotta, la cassata (che è più un’opera d’arte per gli occhi, perché anche a me non risulta molto gradita) e i pasticceri di Caltanissetta sono stati i creatori del rollò di ricotta, una specialità che non trovi da nessuna parte. Porca miseria, Luà, mi stai facendo venire fame!
Devo dire, in ogni caso, che mangiare è un piacere, questo lo capisco, ma credo che mantenere un equilibrio nella consumazione del cibo sia importante, non solo per un fatto legato strettamente alla linea o alla salute, ma perché nella vita, in genere, si vive meglio se si tengono a bada gli eccessi. 
Ho ricordi vaghi, ma dove sono collocati i golosi nell’Inferno di Dante?




LUZ      E tu invece mi hai fatto venire i lucciconi agli occhi perché mi hai riportato alla memoria le abilità culinarie di mio padre - da perfetto siciliano pure lui. Papà era un bravissimo cuoco, direi pure ordinato, metodico. Si sostituiva raramente a mamma, ma a volte facevano assieme ed era un piacere assistere ai loro battibecchi in cucina. S^, perché lei lo contrastava con il suo esempio calabro, allora lui reagiva piccato rispondendo "ma che ne capite voi di questa cosa?!". Sembravano scene di teatro di Eduardo De Filippo, ma più a sud, ecco. Cucinava un'ottima pasta alla norma (la tua è una versione diversa, amerò assaggiarla!), un minestrone da leccarsi i baffi, cremosissimo (raccontava sempre di quando amici invitati lasciarono le lasagne per assaggiare il minestrone preparato a parte per la sera), sapeva fare i cannoli (si era messo da parte delle canne di bambù che teneva come un cimelio), i cosiddetti "sfinciuni" nella versione con acciuga, la cassata (per questa divideva i meriti con mamma), e poi quando si costruì un forno a legna con le sue mani si dilettava a fare il pane, le torte salate e le pizze. Mi hai fatto tornare una cascata di ricordi che oggi più che mai risplendono nel ricordo. Quanto sono preziosi i ricordi... Quanto siamo ingenui a non vivere questi valori sentendone tutta la portata! E il cibo si ritaglia un luogo importante in ogni ricordo del passato. Attorno a quella tavola si mangiava spesso più del necessario ma c'era tutto il piacere della convivialità. 
Veniamo a Dante. È stato severissimo coi golosi, mi sa che lui non lo era affatto e si è potuto lanciare in punizioni esemplari, non compare il Dante impietosito, insomma. Nel VI Canto dell'Inferno, i golosi sono ridotti a ombre indebolite da una pioggia cupa, non riescono a raggiungere i frutti che pendono da alberi, sono riarsi da una sete inestinguibile. E non se la passano meglio nel Purgatorio. Pensa, Marì, a tutto l'immaginario di fiabe popolari e a quante volte il cibo vi trova posto. I bambini che vengono educati al cibo attraversano una fase di apprendimento molto importante, gettano le basi del loro rapporto futuro con la gola. Tu come ti sei regolata coi ragazzi (che invero come te e il loro padre sono magrissimi)?

Il pranzo di Babette (1987)
MARINA  Che bei ricordi, quelli legati a tuo padre, pure lui grande cuoco, allora! E sapeva fare i cannoli? Grande stima!
Alla fine, devo dire, non ho fatto grandi sforzi nel gestire l’alimentazione dei miei figli; anche nel loro caso la natura è quella che è: hanno questa costituzione perché sono giovani e perché, comunque, nella famiglia mia e di mio marito, più o meno (tolto qualche appesantimento da “vecchiaia”) siamo tutti con pesi ordinari, però una cosa posso dirla: credo nei benefici dell’educazione alimentare. Fin da bambini, ho sempre evitato di dare ai miei figli merendine preconfezionate (ho sempre fatto torte in casa, nell’illusione di una loro maggiore genuinità), in frigo non ho mai tenuto bevande gassate (la coca cola, solo raramente, per dire), fritture nei limiti e ancora adesso ruoto tutti i cibi durante la settimana, ma ho faticato non poco con frutta e verdura e questo piccolo fallimento perdura con il secondogenito, che fa a pugni con tutto ciò che è “verde” nelle pietanze. Ora, che fanno sport, svuotano il frigo con una velocità impressionante, però si regolano e cercano di consumare pasti abbondanti, purché genuini. 
Secondo te, la gola, come “disfunzione” nel consumo di cibo (penso ancora ai disturbi a essa connessi come l’anoressia o la bulimia) è più un “vizio” femminile? Nel senso che, forse, negli uomini, l’ingordigia trova prevalentemente altri sfoghi: il fumo, l’alcol...

LUZ    Le statistiche parlano chiaro: i disturbi alimentari sono per il 95% femminili, fra i 15 e i 25 anni. Leggo in rete che più di due milioni di adolescenti soffrono di anoressia o bulimia. Ci sono casi in cui il disturbo si sovrappone, sono casi estremi ma registrati. E in un clima come questo, in cui le fragilità dei ragazzi si sono accresciute, possiamo immaginarne facilmente un peggioramento. In vent'anni d'esperienza di insegnamento mi saranno capitati 5 o 6 casi del genere, con una tendenza all'anoressia più che alla bulimia. Strano a dirsi, nel meridione invece prevale la bulimia, ricordo alcune statistiche durante un corso di aggiornamento. Il nostro mestiere sempre più si orienta verso la comprensione di questi fenomeni. Insegnare significa anche educare e la comunità educante deve essere in grado di riconoscere un tipo di disturbo che sovverte gli equilibri, ricade in modo significativo sulla resa scolastica. I casi che ho conosciuto erano tutti riguardanti il disagio da separazione dei genitori. Fino a una decina di anni fa, le separazioni erano vissute in maniera ancora più conflittuale, oggi sono talmente diffuse da essere dinamiche gestite con disinvoltura, ovviamente con le dovute eccezioni. Insomma, cara Marina, ragazze consumate, affamate ma di affetto. Straordinario come si possa perfino convivere con un disturbo così invalidante. Eppure è possibile, tutto è possibile in questa fascia di età così sofferta e a volte devastata. 
Eccoci dunque alla fine del nostro caffè sul vizio della gola. Potremmo continuare citando la tanta letteratura che fa riferimento a questo vizio, così mi piace concludere con questa scena, un pantagruelico abbuffarsi di cioccolata, scena esilarante del noto film Chocolat. Il sindaco bacchettone che cede, e nel cedere, ecco cosa succede (da 1:30 circa). :)
Arrivederci al prossimo caffè! 



I nostri precedenti caffè sui vizi capitali:

E ora la parola a voi, come siete messi/e con questo vizio? :)

25 commenti:

  1. Chiunque mi conosca di persona sa che il mio aspetto fisico non lascia minimamente pensare che io ne sia affetto. In effetti non sono un "mangione", anzi, soprattutto negli ultimi anni ho serie difficoltà a portare a termine un pasto inclusivo di primo, secondo, contorno e frutta, ormai in genere mangio solo il primo (o solo il secondo) e magari salto anche il contorno.
    Sono però affetto da "gola" verso cibi dolci, cibi poco sani (tipo il famigerato lardo toscano) e cibi che per problemi vari dovrei evitare. La cioccolata ho praticamente smesso di mangiarla, e vi garantisco che è un grosso sacrificio. IL caffè dovrei evitarlo ma non ci riesco. E' più forte di me, ogni tanto, magari non tutti i giorni, però devo berlo.
    Diciamo che nel complesso i "peccati di gola" li tengo sotto controllo, ma è "merito" soprattutto del mio corpo che reagisce male a ogni eccesso.

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    1. Anche a me il corpo manda segnali molto significativi se mi capita di sgarrare. Un esempio: non ho mai avuto il proverbiale "vitino da vespa", quel minimo di ciccia mi capita di accumularlo sull'addome, segno evidente che non tutto ciò di cui mi alimento è veramente adatto al mio metabolismo.
      Mettici pure l'età, a 50 anni non si digeriscono i cibi allo stesso modo che a 30. Bisognerebbe dotarsi di una vera educazione alimentare.

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    2. La stessa cosa, Ariano: è il mio fisico che mi vieta taluni piaceri! Per certi versi può essere un bene, ma per altri è un limite psicologico forte. Per esempio non posso godermi cene da amici o matrimoni, dove si sa che c’è di tutto e vorresti gustare ogni prelibatezza; devo sempre chiedere cos’è e com’è fatto. Comunque, ormai ci ho fatto l’abitudine.

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  2. Ecco, sulla gola cado anch'io. Non sono mai stata grassa, ma mi rendo conto che sto accumulando dei chili in più. So che saranno presto un problema, perché le mie ginocchia non proprio perfette avrebbero bisogno di un carico leggero, eppure non riesco a non essere indulgente. Perché il cibo non è solo il cibo. È una fettina di dolce col marito mentre la figlia guarda la tv, è un momento di convivialità con gli amici, una coccola serale dopo una giornataccia. Insomma, non riesco a dire di no.
    Questo per quel che riguarda me. Tu, Luz, poi allarghi il discorso ai ragazzi e lì le questioni si fanno varie e complicate. L'anoressia è quasi sempre fame d'amore e d'attenzione. La bulimia è subdola e nascosta perché spesso non si vede, non ce ne accorgiamo. Il bulimico si induce il vomito, non ha enormi oscillazioni di peso, i danni fisici si vedono sul lungo periodo, mentre quelli psicologici scavano voragini. Devo dire che ho fatto formazione, ma a oggi ho avuto due casi di anoressia conclamata in classe, una ragazza e un ragazzo, entrambi brillantissimi, bloccati nel loro ruolo di ex bambini perfetti (presentati dalle elementari come i più bravi, i più educati, i più...) e con famiglie molto giudicanti e che richiedono sempre altissimi risultati. Uno è un mio alunno attuale e sono molto preoccupata, al di là del fatto che ha ripreso a mangiare perché vuole continuare a far sport, intuisco che la sua è una fame di accettazione (e prima di tutto di autoaccettazione) che si scontra con una famiglia molto rigida, che si chiude a riccio se solo si prova a consigliare lo sportello psicologico. Che cosa posso fare per lui?

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    1. Il problema è proprio quella famiglia che non accetta di sentir parlare di disturbo, nemmeno di un sospetto. Non mi dici niente di nuovo, mi è capitato in passato ragazzo con episodi anche gravi di autolesionismo e famiglia del tutto sorda alle nostre sollecitazioni, una madre che sorrideva delle battute del figlio, un padre fintamente distratto che sorvolava appena si apriva il discorso. Dinanzi a genitori che ci dicono di non far caso a episodi strani e a segnali di cui "è responsabile il gatto", cosa possiamo fare? Insistere, sfondare il muro, dialogare e spingere in particolare sull'alunno. Strano a dirsi ma a volte sono disposti ad ascoltare più noi che i loro stessi genitori. Cercando un dialogo, un confronto, che fra le mura di casa non trovano. Nel caso di bulimia, forse potrebbe essere uno strumento validissimo dedicare una parte dell'anno a un progetto sui disturbi dell'alimentazione. Il contatto con queste tematiche, il discuterne, crea un terreno favorevole al confronto, senza che si debba vivere il disagio di non sapere come entrare in argomento. Saranno tutte cose che sai già. Purtroppo i nostri strumenti sono questi e oggi più che mai questi ragazzi fragili mostrano un grido muto che noi dobbiamo essere capaci di individuare.

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    2. Non ho la vostra esperienza di insegnanti, ma anch’io ho vissuto casi di anoressia su persone a me care, anch’esse perseguitate dall’ansia di prestazione. Sono problemi che si immergono in ambiti dell’inconscio difficili da sondare e i genitori, talvolta, davvero non sanno che pesci pigliare. Rimprovero loro, tuttavia, l’atteggiamento conservativo di chi minimizza per non “mostrare” il disagio, certe volte il non volere affrontare di petto il problema o pensare che passi da solo: non può esserci nulla di più sbagliato, ma forse bisogna esserci dentro; così, dall’esterno, è facile dare giudizi o consigliare, ma essere genitori di figli con patologie simili non dev’essere per niente facile (l’ho visto con quelli di questa mia amica, recuperata in extremis dopo una folle caduta verso l’anoressia.)

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  3. Questo è il mio peccato più grande, inteso proprio nel senso in cui lo avete raccontato voi: incontinenza, incapacità di controllarsi e utilizzo del cibo come coccola. Non è stato sempre così per me, da ragazzina ero sottopeso, non mangiavo quasi nulla e naturalmente ero magra come un chiodo. L'adolescenza mi ha fregata. Qualcosa è andato storto probabilmente e ho cominciato a dare troppa attenzione al cibo, soprattutto dolci, come cura per la solitudine. Ero spesso sola in casa, senza controllo. La gola ha fatto il resto. Ho sempre compensato con lo sport. Ma da qualche anno i ritmi non sono più quelli di una volta. Risultato? 10 kg di troppo, ben portati, ma si sentono tutti.
    Il mio lato debole. Certo che due come voi non avrebbero dovuto scrivere un articolo sul peccato di gola. Una magra come un chiodo, l'altra capace di rinunciare al troppo. Vi stimo, ragazze. E non solo per questo ;D

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    1. Se ti guardo, nemmeno li noto quei 10 chili in più. Certo, non sei un chiodo, come non lo sono io. Il nostro corpo cambia, dimagrire è un obiettivo diverso oggi, e richiede un percorso diverso. Io mi affido alla ginnastica. Ho il mio tapis roulant sul quale, quando sono finalmente in ferie, brucio 400 calorie al giorno, più la riduzione dei carboidrati (e ovviamente grassi e zuccheri complessi) e i risultati in un mesetto sono già molto visibili. Quest'anno tornerò sul palcoscenico a ottobre, finalmente con un ruolo mio, e devo arrivarci in forma! :)

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    2. Ho passato una fase anch’io post adolescenziale in cui mi coccolavo col cibo (sempre dolce, naturalmente) e sono arrivata a pesare 67 kg, io che venivo dai miei 59 fissi. Un momento della vita, poi da sola, senza diete, forse con l’aiuto dello sport (cominciare la piscina è stata una salvezza) sono tornata al mio peso forma. Oggi, per quanto magra, non ho più quel peso e poi c’è l’età che diventa ogni anno che passa sempre più importante... ma va bene così, l’importante è stare sempre bene con se stessi: ci sono talmente tanti motivi di stress!

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  4. Da adolescente ero snella, e non ho mai avuto problemi con il cibo. Però nel 2004 ho scoperto di avere problemi alla tiroide di tipo cronico, il mio metabolismo è drasticamente peggiorato e quindi tendo a mettere su peso (anche a causa dell'età). Il mio rapporto con il cibo si è fatto poco sereno da allora, perché in teoria dovrei essere perennemente a dieta e in pratica ogni tanto sforo, altrimenti è una tristezza mettersi a tavola.
    Tra dolce e salato, preferisco decisamente il salato, soprattutto pizza e poi le patatine nei sacchetti. Secondo me questi esaltatori di sapidità creano delle vere e proprie dipendenze, appena inizio un sacchetto me ne mangerei altri otto. Per quanto riguarda il dolce, amo molto i gelati, yummy!
    Amo comunque vedere i film in cui protagonista è il cibo, come quelli che avete proposto nel post, e mi piacciono anche i programmi di gare culinarie purché i piatti, e il cibo, siano trattati con rispetto. Mi dà fastidio vedere del cibo buonissimo buttato in pattumiera. Lo trovo diseducativo.

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    1. Uno dei miei timori principali è proprio avere problemi tiroidei. So che possono affacciarsi anche in maniera subdola e semplicemente stravolgere il metabolismo. Per non dire dello stravolgimento che avverrà con la menopausa, che di solito incide proprio sulla regolazione del peso. Cerco di prevenire. Siamo appena usciti dalla Pasqua, giorni in cui come tutti ho ampiamente esagerato, ma mi sono messa "a stecchetto", ricominciando anche a sbuffare sul tapis roulant. Forse dai 50 anni bisognerebbe affidarsi a prescindere a un valido nutrizionista ma per quanto mi riguarda, almeno finora, ho potuto constatare che l'alimento che tende a gonfiare sono i carboidrati.
      Anch'io trovo pessimo gettare il cibo. Cucino da sempre giusto per quello che serve, non mi piace strafare e poi buttare via.

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    2. Le patatine nel sacchetto buoooone, le adoro anch’io, ma ho smesso di mangiarne, perché è vero che non faccio diete, ma alla linea in effetti tengo, alla fin fine! 😅 che fatica, però! E dice bene pure Luana: abbiamo la menopausa che ci aspetta dietro l’angolo (ancora me la scanso, ma per poco, immagino!😊).

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  5. Devo dire che non è il mio peccato. Sono forse un caso fuori dal normale ma adoro le verdure e gli ortaggi. Questo non significa che non mi conceda dei pasti deliziosi come i cannelloni, le pizze, le lasagne, pasta al forno, pasta alla siciliana etc.. solo che lo faccio in modo molto moderato. Anche se adoro i cannelloni, non li mangio fino ad abbuffarmi e non li cucino con una certa assiduità. Stessa cosa con i dolci. Soffrendo poi di reflusso gastrico non posso esagerare con cibi particolarmente sofisticati e pesati da digerire. Tanti auguri di buona Pasqua ad entrambe e complimenti per il post, una lettura davvero piacevole.

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    1. Anch'io amo le verdure, in particolare ho scoperto il gusto e il sapore di alcune verdure cucinate nella mia regione d'adozione, il Lazio. Qui, in particolare nei Castelli romani, c'è una comunità rurale, un popolo contadino che da generazioni coltiva una terra ridente e ne ricava meraviglie. La cicoria in Calabria non mi piaceva, qui invece la fanno "ripassata", e diventa una leccornia. Per non dire dei carciofi, in Calabria a mio parere del tutto incompresi, qui scaldati a pietra, sotto le fascine, aperti e con olio del posto. Potrei elencarti tanti ottimi piatti di verdure. È giusto, lasciamo la cucina elaborata alle domeniche speciali.

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    2. Conosco anche il reflusso gastrico: sono a un principio anch’io, ahimè!
      Comunque, alla fine dico che ci sono molte alternative al cibo e se non possiamo mangiare qualcosa, c’è modo di trovare un sostituto valido. Le verdure sono buonissime, ma ecco, purtroppo io, con la mia colite, devo moderarmi: non esagerare, insomma, è la mia generale regola gastronomica.

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  6. Adesso capisco perché Marina è così magra! Anche tu Luz sei molto brava a resistere alle tentazioni culinarie se decidi di far la dieta. Per me il cibo fa un significato speciale molto legato alla famiglia, in casa mia le feste avevano un menu tradizionale che doveva essere rispettato, per non parlare dei giorni della settimana, mia mamma preparava sempre il pesce il venerdì, il sabato era il giorno del brodo, la domenica e il giovedì maccheroni al ragù, il lunedì verdura. Oggi mi rendo conto che il rispetto del menu settimanale era un metodo per mangiare in maniera sana, infatti finché ho vissuto nella mia famiglia di origine pur mangiando molto non ho mai preso un etto di troppo, ero una taglia 42 perfetta. Poi con l’università ho cominciato a pasticciare con il cibo, mangiavo quello che capitava per mancanza di tempo, dovevo andare a lezione, studiare e gestirmi da sola e mangiavo male. Per questo mi imponevo in certi periodi di andare a mensa almeno lì mangiavo un pasto caldo ed evitavo di mangiare panini.
    Non ho mai avuto eccessi però, sono golosa soprattutto di cose salate, adoro la pasta e la pizza, ma mi piacciono anche secondi come carne e pesce, amo molto anche le verdure che ho imparato ad apprezzare con la maturità. Non amo i dolci, posso fare a meno del cioccolato o di altre specialità dolciarie, ma le mangio lo stesso, non lo nego, ma se mi chiedi di rinunciare a un dolce posso farlo più facilmente che rinunciare a un piatto salato.
    Nel complesso però mi considero una golosa, perché per me il cibo è una gratificazione, mi piace andare al ristorante a mangiare con il mio compagno a scoprire specialità culinarie del luogo. Quando lavoro mangio poco, giusto per nutrirmi e cerco di mangiare qualcosa di leggero che mi consenta di arrivare a sera non troppo affamata. Buona Pasqua ragazze

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    1. Mi hai riportato alla mente che anche mia madre era metodica. Forse non così precisa ma c'era equilibrio. Certo, essendo casalinga, aveva ampia possibilità di gestire i pasti. Il guaio erano le porzioni, perché i miei adoravano i primi e i piatti di pasta abbondavano tutti i giorni. Oltre al pane, al formaggio. Insomma, non siamo stati una famiglia attenta alle abitudini, ma c'era una certa continuità e soprattutto un'abitudine che faceva decidere se preferire il primo o il secondo. I miei genitori poi erano bravissimi nella conservazione. Facevano sottoli, sottaceti, surgelavano verdure di stagione perché abbondassero tutto l'anno. Avevamo due frigoriferi debordanti. Mio padre aveva sofferto la fame durante la guerra e aveva sviluppato una grande passione per il cibo e per l'abbondanza. Mi ricordo che quando avevamo ospiti, poteva trattarsi anche di una tavola da 20 persone, loro riuscivano benissimo a organizzare pranzi luculliani. Ah, che ricordi. Grazie per averli suscitati. :)

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    2. Vero, Luà, anche da me pranzi luculliani con tavole imbanditissime. I miei genitori in cucina contenti e io che aiutavo oppure osservavo. Mai temuto il numero di ospiti a tavola, infatti, cosa che mio marito apprezza, perché in casa sua, invece, si andava subito in confusione anche per un solo commensale in più!
      Comunque, sappi, Giulia, che da oggi ti stimo meno, visto che mi lasci il cioccolato nelle retrovie a favore di una buona pizza! 😂

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  7. Sono abbastanza moderata nel cibo, per istinto e non per dovere, ma... anche il poco è sufficiente a ingrassare, quando non si hanno vent'anni e di professione non si abbattono alberi. Perdere i sette chili che avevo di troppo è stato un gran bel regalo... guadagnato, e ora difeso a oltranza. Circa. ;)

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    1. Dimenticavo: in famiglia ho due esempi opposti per quanto riguarda l'atteggiamento verso il cibo, uno di estrema morigeratezza, uno di mancanza di controllo quasi totale. Credo che mi sia stato di aiuto vederne le conseguenze.

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    2. La moderazione è il segreto di molti successi: nel cibo, capisco, il controllo può rivelarsi un limite (pensavo agli esempi opposti della tua famiglia), però i benefici di un'alimentazione corretta superano i sacrifici.
      (Questo detto fra noi: vediamo come si comporta il mio fisico con il sopraggiungere della menopausa! :)

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    3. Grazia, non so come, ma mi ero persa questo tuo commento. Ecco, quei 7 chili tormentano anche me. Il fatto che tu sia riuscita a perderli mi incoraggia a continuare a tentare. :)

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  8. Vorrei dire di essere golosa, ma in realtà se mi guardo intorno tra gli amici il livello oltre il quale si definisce golosità è parecchio variabile, e io sto sotto. Da bimba mangiavo pochissimo, avevo lo stomaco chiuso per brutte situazioni famigliari, poi hanno benedetto una scatola doppia di Plasmon (l'ho raccontato in un post :D ) e da lì sono "esplosa" con l'adolescenza. In effetti il cibo era diventato consolazione. Ma non sono mai stata obesa da cure mediche, diciamo in sovrappeso come normalmente capita con lo sviluppo. Sono tornata a livelli accettabili con l'università e poi col lavoro in trasferta, quando ero molto più fuori casa, giocavo parecchio a tennis, ero spesso via in bicicletta, camminavo ovunque. Sono di nuovo ingrassata con trasloco (maledetti sofficini e piatti pronti! facevano risparmiare tempo ma erano deleteri!), poi con alcune medicine, si sapeva che gonfiavano, ma in quel periodo di sicuro il cibo era di nuovo consolazione, una pausa dallo stress. Venivo da una famiglia dove il cibo è tutto, specie in quantità e bassa qualità, carboidrati sopra ogni cosa. Ho cambiato rapporto col cibo grazie a My Peak Challenge. Sto attenta a quello che mangio, ma anche a non rinunciare troppo. E' il concetto di dieta e proibizione che frega, prima o poi sgarri e ti colpevolizzi. In ogni caso non ho uno stomaco da quantità, mangio poco ma spesso. E mi alleno, preferisco allenarmi una volta in più che stare lì a contare le calorie alla bilancia. Poi all'ultima gita fatta con un'amica: io al mattino caffè e cornetto, lei solo caffè perché è in dieta (è in dieta da una vita, senza risultati...); a pranzo io salmone scottato e verdure, lei pizza con salamino e peperoni (e non dovrebbe nemmeno vederla, perché mi aveva detto di essere celiaca...) Un'altra gita, a pranzo ho preferito un piatto di ravioli al tartufo perché la carne dei secondi era troppo intingolata (e lo stomaco mi ha mandato a dire: NEIN!), ma se ci fosse stata una tagliata al rosmarino avremmo fatto festa, io e lo stomaco, alla grande, rispetto ai ravioli. Per i dolci mi dico questo: se devi strappare, fa che ne valga la pena. Quindi: la solita fetta di meringata industriale no, tenetevela, vado al caffè; la fettona di Strudel casareccio al rifugio di Passo Manghen sì, subito, anche due!
    Voi però avete considerato solo anoressia e bulimia, e l'obesità? E' un problema serio anche quello, intesa obesità forte, persone che non si spostano più in autonomia. Spesso mi fermo a vedere su Real Time "Vite al limite", casi particolari in cura presso il famoso dottor Nowzaradan (lo chiamano dotto Now in america). Effettua interventi di riduzione dello stomaco in persone di 250-320 kg, a patto che prima dimostrino di aver cambiato abitudini alimentari. E' un reality istruttivo perché spesso spiegano le storie che stanno dietro a questo rapporto col cibo (carenze affettive, traumi, separazioni). Tra l'altro sono persone povere, con pochi messi, accettano di apparire nel documentario perché così l'intervento e tutta l'assistenza gli vengono forniti gratuitamente. Ecco, guardando quel programma mi viene da chiedere: è davvero un peccato la Gola? E' una reazione a ciò che hanno subìto, mi riesce difficile considerarli "peccatori"...

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    1. Cara Barbara, grazie per il commento molto articolato! Alcune osservazioni in risposta. Da quando ti conosco, è sempre più emerso che l'attività fisica sia parte integrante della tua vita. Io vorrei essere un po' come te, vorrei avere anche solo un decimo della tua passione. Ti permette di prenderti cura di te stessa e della tua salute. Io mi limito al tapis roulant dinanzi alla tv (e giù di serie e documentari perché altrimenti mi annoierei a morte) ma rigorosamente tre volte a settimana, ogni camminata veloce di un'ora e venti, che mi permette di consumare 400 calorie. Quando sono in ferie inizio di solito dei training molto più serrati, con allenamenti quotidiani e riduzione dei carboidrati. Oggi, certo, l'età impone nuovi metodi, ma quantomeno voglio tornare a questi ritmi a partire dal termine delle lezioni al lavoro (la scuola poi chiude il 30 giugno fra esami e riunioni varie). Fai benissimo a scegliere accuratamente i pasti quando sei fuori. Io invece sono molto più propensa verso l'assaggio anche compulsivo, il che è deleterio al massimo. Riguardo all'obesità, anch'io anni fa vedevo quella trasmissione (da quando mi sono trasferita in collina, non so perché, ma quei canali particolari mi sono spariti e non si prendono più), storie al limite, terribili e tristissime. L'obesità in certo senso è legata a entrambi i disturbi dell'alimentazione. Ci sono casi di anoressia che sfociano in bulimia e conseguente obesità grave. Il cibo è un problema, la compensazione da cibo è un problema. E hai ragioni, lì non si tratta di "peccati" ma di problemi seri.

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    2. Io non mi definisco una sportiva, anche se ho sempre fatto sport: da bambina giocavo a tennis e poi sono subito passata al nuoto; ma, negli anni, ho fatto anche aerobica, lifepump, corsa, bicicletta, ginnastica a corpo libero (andavo con le amiche allo stadio di Caltanissetta, aperto in estate per chiunque volesse correre o fare attività sportiva in genere) L'età non mi ha impigrita, ma adesso stare attenta al cibo è una priorità per le ragioni dette. I dolci, tuttavia, sono il mio punto debole, c'è poco da fare!
      Mi hai fatto venire in mente che durante i primi anni di università mangiavo in modo scomposto e gli effetti erano tutti depositati su fianchi e cosce: basta così poco per mettere su chili in eccesso!
      L'obesità è un problema serissimo, no, non siamo nell'ambito del "peccato"! Una sola volta mi è capitato di vedere la trasmissione di cui parli, ma ho subito cambiato canale: davvero soffrivo nel constatare che c'è gente che vive una realtà terribile e provo rabbia verso chi ignora quanto male possa fare non provare a "guarire" da certe situazioni (con aiuti fisici o psicologici): una volta, a mare una mamma voleva per forza che la figlia (poteva avere cinque/sei anni) mangiasse un panino con la mortadella: devi fare merenda, le diceva. E quella bambina era notevolmente sovrappeso! Ecco, questo "non capire" mi infastidisce!

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