mercoledì 3 novembre 2021

Il caffè di Luz e Marina: i sette vizi capitali... l'avarizia


LUZ
   Cara Marina, eccoci giunte al secondo appuntamento della nostra dissertazione sui Sette Vizi Capitali. Mettiamoci comode, questa volta parleremo... dell'avarizia
Veniamo prima alla definizione: si tratta dell'essere perennemente insoddisfatti di quello che si ha e di desiderare di conseguenza di avere sempre di più, sempre altro. Vero è che di solito pensiamo all'avaro come a quello molto restìo a spendere soldini. Tu come la vedi? 

MARINA  I due aspetti vanno di pari passo: l’avaro fa dell’”avere” l’unica ragione della propria esistenza, ha sempre l’ansia di non possedere mai abbastanza e dunque tiene tutto per sé. L’avarizia diventa “vizio” perché questa ostinazione nel possesso facilmente prelude a una mancanza di generosità e di sensibilità verso il prossimo. Mi viene da pensare alle lotte intestine all’interno delle famiglie per l’eredità (purtroppo io ne ho sentito parlare: ho degli zii che hanno rotto rapporti con cugini per questo motivo). Tutto ciò mi crea disagio: sto attenta all’economia della casa, sono oculata nelle spese, ma non tendo a dare al denaro un valore totalizzante. 
In che misura ti appartiene questo vizio capitale?

LUZ    Dovrei andare molto indietro, a come sono stata educata dai miei genitori, alle abitudini che avevamo in casa. Ebbene, siamo stati una famiglia con tre figli e un solo stipendio (da appuntato dei carabinieri) e fin da piccola sono stata abituata a essere "formica". Tuttora non potrei definirmi "cicala". Ho sposato un uomo molto simile in questo: amiamo mettere da parte e fare investimenti importanti. È così che siamo riusciti a comprare la casa dei nostri sogni, certo indebitandoci, ma partendo da una somma che ci ha fatto stare tranquilli e certi di poter fare il salto. I miei primi anni di stipendi, una ventina di anni fa, sono stati messi oculatamente da parte. Ai tempi uscivamo raramente, facevamo una sola vacanza, concedendoci un paio di settimane in luglio da qualche parte, ma pochissimo altro. Cinema ogni 3/4 mesi, ristorante raramente, pizzeria una volta al mese al massimo e non tutto l'anno. Lido al mare praticamente mai, abbiamo risparmiato un botto portandoci l'ombrellone sotto al braccio. Insomma, siamo stati dei risparmiatori, oggi siamo un po' più disinvolti, il "peggio" è passato ma ce la siamo cavata alla grande e oggi possiamo allentare il colletto. Non significa però essere diventati spreconi e mani bucate, credo che non lo saremo mai. 
Sono stata costretta a dare al denaro un certo valore perché abbiamo cominciato da zero e senza davvero nulla in tasca. Ho solo realizzato un viaggio negli Stati Uniti in luna di miele, costoso, sì, ma ci sembrò di meritarcelo e ce lo siamo goduto custodendo ricordi davvero molto belli e importanti. Di questo difficile inizio tendo ad andare fiera ma sono stati anni durissimi. Sono certa di essere passata per taccagna agli occhi di qualcuno, soprattutto come accade spesso fra parenti, ma non me ne importa un bel niente. 
Hai mai partecipato a iniziative di beneficenza? 

MARINA  La taccagneria, cara Luana, credimi, è un’altra cosa! Capisco ogni tua ragione, anche perché pure io e mio marito ci siamo sudati parecchie cose, ma in fondo è stato bello così: risparmiare per realizzare qualche progetto dà più soddisfazione e penso che ciò sia comune a molti. Quello che facciamo noi due, nelle nostre reciproche realtà familiari, è essere previdenti e ritengo che economizzare in vista o nell’eventualità di un’evenienza improvvisa è esercitare la prudenza. Del resto , il “peccato” si consuma quando del denaro si fa un cattivo uso, cioè quando invece di essere un mezzo diventa un fine. Quando ero volontaria del soccorso presso la Croce Rossa organizzavamo spesso raccolte di beneficenza, tramite la vendita di qualcosa (ricordo per Natale i bonsai o le piantine di ciclamino) oppure cercavamo la solidarietà delle persone all’uscita dei supermercati, chiedendo l’acquisto di viveri per le famiglie disagiate. Credimi, ho capito molte cose da quelle esperienze: le persone più umili si avvicinavano e partecipavano all’iniziativa, erano le più prodighe, quelle più abbienti (e a Caltanissetta ci si conosce più o meno tutti) erano per la maggior parte restie, non potevi fare a meno di stigmatizzare il loro comportamento taccagno. Più hai, più desideri trattenere: ecco, questa insensibilità, per me, è l’avarizia da cui prendo le distanze.
Secondo te, questo vizio ha un’applicazione pratica nella vita sociale? Pensavo a quanti si tengono stretti il proprio lavoro, senza lasciare spazio ai giovani, ma si possono fare altri esempi...



LUZ    Le mie esperienze di beneficenza sono legate al teatro e proprio ai primi tempi, quando tutto è cominciato. Mi è capitato di fare di qualche mio spettacolo un'occasione di beneficenza, ma non voglio scendere troppo nel merito, altrimenti sembra quello che accade di solito, che se ne faccia un vanto. Dico solo che con il mio spettacolo di inizio, nel 2006, è stato realizzato lo sterramento di un'area, e lì è stato ricavato un campetto da calcio, è accaduto in Angola, a Luanda. Basta, è troppo bello il ricordo. 
Non posso dire di essere stata sempre così generosa, ho devoluto tanto teatro a tante buone cause ma poi ho smesso, quando ho desiderato avere un fondo consistente per acquistare materiale professionale e rendere gli spettacoli di certo livello. A pensarci, ho smesso da molti anni. Vorrei un giorno poter tornare a quella energia così travolgente da non farti neppure essere accorta con le spese - e la produzione di spettacoli è sempre onerosa. 
Riguardo alla tua domanda, penso di sì. L'avarizia, se intesa nel senso ampio di tenersi stretto tutto ciò che si ha al punto da non volerlo condividere, è dietro ogni angolo. Se la mettiamo su questo punto, faccio un mea culpa. Sono gelosa di alcune mie cose, al punto da non volerle condividere. Mi capita di pensare che quella certa cosa conquistata con tanta fatica non possa diventare alla mercé di tutti. Anche perchè dove sta la garanzia che venga custodita e salvaguardata? E soprattutto, cosa che noto troppo spesso, dove sarebbe la gratitudine? Se l'avarizia è anche non voler condividere proprio tutto, ammetto la mia colpa. E questo nostro viaggio nei vizi capitali deve indurci anche a fare questo tipo di riflessione. Tu come la pensi in merito? Come vedi te stessa nel significato più ampio di avarizia? 

MARINA  Un tempo, cara mia, ero avara nel campo delle amicizie, se così si può dire: non ero disposta a dividere quelle più strette con nessuno e, se proprio dobbiamo confessare le nostre “colpe”, facevo anche di più: avevo la tendenza ad accaparrarmi la simpatia di quante più persone possibili affinché, laddove ci fosse stata una scelta da fare, io avrei vantato un privilegio. Ma in questo campo entrano in gioco tanti di quei fattori legati al carattere e ai complessi di gioventù (gelosia, insicurezza) che si andrebbe fuori tema. Diciamo che la mia è stata un’avarizia lato sensu. :) Per il resto, sai, non ho mai sentito la necessità di accumulare abiti, per esempio, chessò scarpe, gioielli e non vorrei avere soldi in quantità industriale per permettermi spese folli su beni materiali. In questo faccio mia la parabola del Vangelo di Luca che racconta di un uomo ricco che ragiona tra sé chiedendosi cosa possa fare dei suoi raccolti e si propone di costruire magazzini più grandi dove raccogliere tutto il grano e tutti i beni. E Dio gli dà dello stolto perché quella stessa notte morirà e tutto quello che ha accumulato in vita che fine farà? Ovviamente gli esempi nella Bibbia sono tanti: Giuda che per arricchirsi tradisce, il giovane ricco che chiede a Gesù qual è la via giusta per ottenere la vita eterna e quando Gesù gli dice che deve mollare ai poveri tutti i suoi beni se ne va triste e sconsolato (è dura dare ciò che si possiede: in questo, forse il vizio dell’avarizia ci accomuna un po’ tutti)
E invece in letteratura, quanti “avari” conosciamo? A me, subito, così, viene in mente Mastro don Gesualdo, che voleva che anche la sua roba se ne andasse con lui, dopo la morte.

LUZ    Se hai "peccato" di quel tipo di avarizia nelle amicizie, credo che tu fossi dunque una leader. Lo sai che ti ci vedo molto bene? A me è capitato di essere avara in amicizia alle medie, quando presi una tranvata proprio perché imparai che le persone non ci appartengono e non possono sentirsi costrette a sceglierti in ogni occasione. Insomma, a me è andata malissimo. L'avarizia in quel caso sfocia nella possessività ed è davvero rovinosa come esperienza. Almeno serve da lezione. 
Belli quegli esempi tratti dalle sacre scritture, il che risponde a una domanda che ti avrei fatto in seguito. :) In effetti, il grande esempio di Cristo, che sceglie la povertà e ne predica il valore (principio poi ripreso da san Francesco di Assisi) è il paradigma della tragica avarizia. In letteratura, aggrego alla tua citazione La roba di Verga, con quel protagonista che ancora mi commuove, oltretutto molto assomigliante a Gesualdo, che sul finire del racconto prende ad ammazzare a legnate gli animali dell'aia perché sente che la morte gli è vicina e vorrebbe portarsi tutto con sé. Ma poi il celeberrimo L'Avaro di Molière. Per non parlare di Scrooge, il terribile protagonista di Canto di Natale. In rete ho trovato un riferimento interessante all'avarizia legata all'avidità tipica del mondo occidentale. Insomma, senza saperlo noi siamo avidi, e forse anche un po' avari. Forse in fondo nessuno è completamente esente da questo peccato capitale. Ti faccio questa domanda: se tu vincessi una grossa somma, o la ereditassi, saresti disposta a darne la maggior parte ai bisognosi? Vero è che tu hai due figli, ma metti il caso che fossero "sistemati", come diciamo noi al sud. Io rispondo serenamente di no. Sono certa che farei qualcosa di significativo, che resti, ma non saprei separarmi dalla maggior parte della vincita. Probabilmente la condividerei pure, ma non potrei evitare di vedermi in una proprietà più grande, con tante comodità in più, ecc. Insomma, lo ritengo inevitabile. E forse è proprio questo che ci rende insospettabilmente avidi.

MARINA  Vero, Scrooge, che grande personaggio! 
Ma guarda, Luana, come ti dicevo, separarsi dai propri beni è sempre dura, come la metti la metti siamo sempre attaccati a ciò che è nostro: io non riesco nemmeno a prestare un libro, figurati! :D Però, con molta sincerità ti dico che se vincessi una grossa somma, per esempio un bel Superenalotto, entrerei in crisi: l’istinto mi porterebbe a volere tutto ciò che non posso avere, perché al di sopra delle nostre possibilità, vado dalle cose più materiali (una macchina l’uno per i miei figli e una nuova per me, tecnologia di ultima generazione - un computer me lo regalerei, per esempio - non ti dico viaggi perché non amo viaggiare), alle necessità: potremmo permetterci la casa di proprietà a Roma (impensabile)... Eppure ho un sogno di cui parlo spesso in famiglia e mi faccio volentieri prendere in giro: mi piacerebbe investire del denaro per aprire un centro per i senzatetto. Non saprei nemmeno come sarebbe organizzato, come potrebbe funzionare, ma, pensa, vorrei contattare la comunità di Sant’Egidio, perché mi commuove la loro operatività sul campo.  Se avessi tanti soldi, mi piacerebbe essere di aiuto o di supporto a qualche Associazione seria che lavora nel settore della solidarietà. Alla fine penso che sì, l’avarizia appartiene a tutti, in varia misura, con sfumature diverse, ma esiste un’intenzionalità buona nell’animo che, forse, ci salva. Che poi mi chiedo: ma chi è che ammetterebbe di essere avaro nell’accezione che lo ha fatto diventare un vizio capitale? C’è, secondo te, una forma di inconsapevolezza nell’esserlo o di autocompiacimento?


LUZ   Secondo me tutti gli avari sono avari inconsapevoli. Però è già tanto fare un mea culpa,
o ammettere serenamente di immaginarci con tutte le comodità possibili se ci cadesse una somma di denaro sulla testa. Come tu in sostanza dici, qualsiasi tipo di ricchezza non avrebbe senso privata della possibilità di lasciare una traccia importante, di cambiare la vita di qualcuno in meglio. Tu immagini di aprire un centro di accoglienza, io di aprire un'accademia per la scoperta di talenti nel campo di tutte le arti performative, andrei a cercarmi ragazzi molto giovani e bambini negli angoli più repressi e depressi delle città, fra coloro che, se non arrivasse un pigmalione a salvarli dalle loro vite votate all'infelicità, non saprebbero mai dove possono arrivare. E poi da ciò sviluppare ogni tipo di solidarietà possibile, magari con quel teatro che si definisce "sociale", impegnato, volto a raccogliere fondi ma che in sé rappresenta già un valore. E per questo occorrerebbe una barca di soldi. 
Mi pare che questo vizio capitale sia stato discusso da ogni angolazione a noi possibile, cara Marina. Ci diamo appuntamento alla prossima discussione, ora gustiamoci le bontà che rechi con te. :)

MARINA  Mi piace concludere con questa bella frase di Papa Giovanni Paolo II: “Nessuno è così povero da non avere niente da condividere e nessuno è così ricco da non avere bisogno di niente”. Noi, intanto, condividiamo questa torta piena di frutta con i nostri ospiti, aspettando i loro contributi. Alla prossima. 

P. S. Questo è il nostro secondo appuntamento coi Sette Vizi Capitali. 
Abbiamo discusso della superbia qui. 

34 commenti:

  1. Brutta bestia l'avarizia. Ma esistono anche altri livelli di avarizia come l'avarizia nei sentimenti, nel modo di dare e non dare agli altri. Collegato ci aggiungerei il senso del possesso, il possedere in quanto si è ricevuto qualcosa e (ancora una volta) il non dare e quindi poi si sconfina nell'egoismo.

    Spero di non essere uscito fuori tema
    Un salutone

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    1. È vero, l'avarizia è un vizio estendibile a molti aspetti della vita. Chi è avaro si sentimenti non è capace di amare, probabilmente ha dietro di sé problematiche legate proprio all'empatia, magari non ha ricevuto affetto e di conseguenza non è in grado di darne. Ti ricordi il film con George Peppard "L'uomo che non sapeva amare?"

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    2. No no, sei perfettamente in tema: egoismo, ingenerosità sono entrambi derivazioni dell’avarizia. Penso sempre che avere a che fare con una persona così sia difficilissimo, anche perché non potresti mai sperare di cambiarla, né che sia lei a rendersi conto di quanto amara, alla fine, sia la propria vita. Brutta bestia, senz’altro!

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  2. L'avarizia è una parsimonia patologica e spinta all'eccesso. Molta gente viene additata come "avara" quando in realtà è solo parsimoniosa, che è una dote positiva perché sprecare soldi e risorse è invece pericoloso.
    Come dice una storia zen: una mano che sta sempre chiusa è malata. Ma anche una mano che sta sempre aperta è malata (come sempre ci vuole la giusta via di mezzo).

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    1. E quel detto zen ha proprio ragione. Come viene scambiato per avaro il parsimonioso, oltretutto, viene scambiato per molto generoso lo sprecone e lo sbruffone che ostenta la sua inclinazione a dispensare. Diciamo che risulta più simpatico lo sprecone rispetto al parsimonioso.

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    2. E come in ogni cosa, alla fine, l’equilibrio vince sempre! Poi, è il legame ossessivo al denaro che, quando è solo fine a se stesso, diventa brutto e imbruttisce le persone.

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  3. Ecco l'avarizia è il peccato che mi fa meno simpatia. Non gli trovo giustificazione, né aura romantica. Neppure una qualche attenuante generica. Poi, sia chiaro, anch'io sono formica, ma tra il mettere da parte perché non si sa mai e negare un minimo aiuto a chi ne ha bisogno c'è un bel salto. Detto questo, Paperone è il mio papero preferito.

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    1. C'è tutta una gradazione di avari, mi sono imbattuta in avari cronici che erano generosi quando sapevano esserlo sul serio, al punto da lasciare il segno. Dal lato opposto, lo sprecone vede avarizia in qualsiasi forma di parsimonia. L'avaro vede lo spreco anche nelle iniziative giuste.

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    2. Anche a me l’avarizia sta particolarmente antipatica, perché davvero il tarlo che consuma le persone dentro, le fa diventare sgradevoli anche fuori: non sorridono mai, hanno sempre gli occhietti stretti che diffidano di tutto, sono grifagni. È vero?😅

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  4. Molto bella la frase di Papa Giovanni Paolo II, è verissima. L’avarizia è un vizio strano, mi da molto fastidio in generale, mi è capitato in certe situazioni di sentirmi molto in imbarazzo, per esempio, una volta un amico mi ha pagato il pranzo (e ha voluto farlo a tutti i costi) perché gli avevo fatto un favore, poi si é lamentato per mezz’ora del conto del ristorante (scelto da lui beninteso); insomma questi atteggiamenti li trovo molto irritanti e tendo a evitare queste persone. Anch’io sono una formica, anche perché ho sempre dovuto contare sulle mie sole forze, soprattutto dopo il divorzio, cerco quindi di risparmiare, quando è possibile, paradossalmente vengo tacciata di avarizia proprio dalle persone di famiglia, io ho una sorella che non lavora e le pago le spese della casa (che è anche mia) e le do un aiuto economico mensile, in pratica é come avere un mutuo, ma lei ogni tanto dice che sono avara, le rispondo che sarei molto più avara se le tagliassi i viveri. Chi non si è mai guadagnato il pane con il sudore della fronte perde di vista il valore del denaro, credo ci sia differenza tra chi è oculato perché non può spendere più di tanto e chi invece è avaro nei sentimenti. Ci sarebbe da fare un discorso molto più lungo...

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    1. Siamo molto in sintonia, Giulia, ti capisco perfettamente. Intanto posso condividere anch'io un'esperienza simile alla tua. Una compagna di scuola che ai 18 anni mi regalò un paio di orecchini, e nel consegnarli mi disse "li ho pagati un sacco, mi sono rovinata". Decisamente una cosa sgradevole.
      Deve essere stata dura vivere del proprio stipendio soltanto nel momento in cui devi anche affrontare un divorzio. E l'aiuto che dai a tua sorella è a dir poco ammirevole. A me capita di dare quel qualcosa in più a mio nipote, sapendo che mia sorella sta affrontando un periodo non proprio bello, ecco.
      Grazie per questa testimonianza.

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    2. Decisamente brutto fare pesare una spesa, soprattutto se fatta sotto (a questo punto) la finzione di essere stata affrontata col cuore. Io non posso raccontare casi di cui sono stata direttamente protagonista, ma ho sentito molti racconti in famiglia di episodi squallidi anche tra fratelli. Purtroppo, cara Giulia, anche imbattersi nell’ingratitudine fa male, a maggior ragione se proveniente da una persona cara.

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  5. Sono circondata da avari! E sono tutti maschi! Non voglio con questo generalizzare in alcun modo, diciamo nella mia esperienza vedo molta più generosità nel dono nelle mie amiche che tra gli amici/colleghi. E' un vizio questo che mi infastidisce moltissimo perché oltre a sovrastimare il valore del denaro (o della roba, come direbbe Mastro Don Gesualdo) rende le persone avare nei sentimenti, negli affetti, nei gesti gratuiti. Come se questo continuo trattenere tutto per sé li portasse a consumare ogni risorsa buona, per sé stessi e per gli altri. Ma non provo tenerezza. Non mi piacciono le persone gelose delle loro cose e mi domando se non sia anch'essa legata all'avarizia in modo stabile e strutturale, per così dire... Anche questo un bel caffè, grazie Ragazze :)

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    1. Forse che sia tendenzialmente un difetto al maschile risale all'educazione nel rapporto madre-figlio, vado a tentativi. La madre, in particolare italiana, tende a educare il proprio figlio inculcandogli una certa inclinazione egoistica. Questo vale per le nuove generazioni, in particolare. Vero è però, osservando dal mio mestiere, che i maschi fra gli 11 e i 14 anni tendono a essere più generosi delle femmine, ma fra loro, mentre le femmine sono molto più gelose delle loro cose e del loro percorso (se studio molto, tendo a non voler condividere il mio sapere).
      Grazie del tuo supporto, Elena. :)

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    2. L’avarizia sentimentale, che inevitabilmente deriva da quella materiale, è un deterrente insuperabile nei rapporti. Non ho un’esperienza tale da potere fare una differenza fra ambito maschile e femminile, ma mi fido di chi può operare statistiche di questo tipo, pur generalizzando, certo! L’educazione è importante sicuramente, ma chissà, forse è la vita che poi ti cambia e fa di te una persona diversa. Avari ci si diventa e, secondo me, una volta che ci sei dentro... non “guarisci” con facilità!

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    3. Lungi da me poter fare statistiche o generalizzazioni, annoto solo la realtà che mi riguarda. Ma confermo assolutamente! Sapete come mi chiamava la mia amica Nadia? La donna con la mano sempre sul portafoglio. :D Forse per ottenere gesti generosi dovrei fermare quella mano... Però che tristezza essere avari, col tenere tutto per te finisci per non buttare via niente e la pattumiera, si sa, vizia l'aria....

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    4. Manica larga anch’io, Elena e aggiungo fieramente, perché è vero, l’avarizia è proprio un vizio tristissimo!

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  6. Ecco, il vizio del demone Mammona è quello che sento meno appartenermi: non do molto peso alle cose materiali. In realtà credo che pensare all'avarizia in questi termini sia limitativo: avarizia è più una sorta di attaccamento morboso a qualcosa, che può essere il denaro o beni materiali, ma anche persone, conoscenze, idee, sentimenti. Avarizia è la mancanza di condivisione con gli altri, rimanere per proprio conto, isolati, pensando che il nostro ci appartiene, e non deve nemmeno essere visto da le altre persone, che ne vorrebbero un pezzetto, e quindi appropriarsi di un pezzetto di noi. Avaro è colui che ha qualcosa da perdere, generoso è chi ha qualcosa da guadagnare.

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    1. Eh sì, quel "non vedere" è fondamentale per il vero avaro. L'avaro non intende mostrare quello che possiede. Difficile trovare un avaro che ostenti i propri averi. Concordo sul resto, il termine è estendibile a tutte le forme di avarizia.

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    2. “Il danaro buon servitore ma cattivo maestro” diceva Dumas. Concordo anch’io con quello che hai detto, Marco: non volere cedere nulla di noi, rimanere chiusi e gretti è un’involuzione nella crescita di una persona, senza rimanere ancorati al concetto di “avarizia” classico.

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  7. "[...] essere perennemente insoddisfatti di quello che si ha e di desiderare di conseguenza di avere sempre di più, sempre altro."

    Stando a queste parole, sono avara. Non esattamente di beni materiali. Più che altro, ogni volta che raggiungo un traguardo, guardo subito al prossimo. Tra l'altro mi sembra sempre di essere 10 anni in ritardo su quello che faccio. Il mio attuale lavoro, per esempio, avrei voluto ottenerlo 10 anni fa e non nell'ultimo quarto del 2020.

    A livello di gestione delle finanze, sono sicuramente una risparmiatrice. Un paio di volte all'anno, però, mi viene lo schiribizzo di gratificarmi con qualcosa che mi piace e, alla fine, non è solo una cosa, ma sono 4 o 5.

    Se vincessi una grossa somma alla lotteria o altro, penso che non riuscirei a separarmi della maggior parte delle mie sostanze per puro altruismo.

    Direi che sono relativamente avara e auto-centrata.

    Questa serie sui vizi capitali è molto interessante.

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    1. Grazie, Ludo, per la tua sincerità. In effetti, se diventassi improvvisamente ricca..., sai, con le belle parole siamo tutti bravi, ma poi nei fatti... chissà! 🙂

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    2. Chi come te, Ludo, si sacrifica particolarmente perché ha scelto di andare a vivere in un altro paese, conosce davvero i sacrifici. Tu hai imparato sulla tua pelle a gestire il denaro e sei oculata. Non credo si tratti di avarizia, in fin dei conti.

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  8. Discendo da una famiglia di avari. Ho avuto davvero poco da bambina e non perché mancassero sostanze (come ho compreso poi da adolescente) ma per avarizia del capostipite. Con la scusa di temere il futuro, accumulava, accumulava, accumulava. Io ho preso dall'altro ramo di famiglia, signori con solo 1000 lire in tasca. Non sono uma spendacciona (beh, si escludono i libri vero???? :D ). Come Luz, faccio sacrifici, sia perché certe cose le vedo inutili (come gioielli, rimpiango solo il braccialetto in oro con la targhetta col nome regalato dalla nonna, che mi è caduto in chiesa, dalla parte del coro...), sia perché mi focalizzo sul lungo termine, su quello che conta davvero, un tetto che non mi crolli in testa, un'auto che non si blocchi, la salute per me e i famigliari (a suon di visite private), serenità. Purtroppo mi sono distaccata dall'avarizia di famiglia per trovarmela in condominio. Abbiamo dei lavori urgenti da fare, per evitare altri allagamenti, e gli avari non ne vogliono sapere. Forse aspettano che li pago tutti io (enorme errore fatto in passato per quieto vivere, mai raggiunto), ma piuttosto pago un avvocato per esercitare il mio diritto alla sicurezza.

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    1. Purtroppo non è facile scansare l’avarizia altrui, poi se ce l’hai in famiglia! La cosa brutta di questo vizio è che non le convinci le persone all’apertura (soprattutto mentale): puoi fare i salti mortali, tutti i discorsi buonisti del mondo, se c’è da scucire un euro si fanno tutti sordomuti e pure ciechi. Risparmiare è un conto (alla fine, anche sperperare è un vizio), vivere da micragnosi un altro. E, come hai detto da me, meglio essere generosi ma contenti che avari e sempre ingrugniti.

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    2. Sai che anch'io non ho una vera predilezione per i gioielli? Ne ho davvero pochissimi, piuttosto i doni ricevuti da mio marito si aggirano fra i gioielli di "bigiotteria" di marca, che praticamente sono eterni.
      Riguardo alla taccagneria da condominio, dove abitavo prima c'era chi non voleva cambiare cambiare il portone (100 euro a famiglia) per soldi e per non fare il piacere ai nemici della stessa scala. Una crema.

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  9. Appartengo a una generazione i cui genitori hanno vissuto la guerra e le ristrettezze, malgrado abitassero entrambi in luoghi diversi: mio padre a Milano e mia mamma in Trentino. In modi svariati, due famiglie di risparmiatori con l'incubo della perdita del lavoro, della povertà, dei debiti e degli sfratti, e allora bastava veramente poco per diventare proprio poveri. Dunque li si poteva definire entrambi parsimoniosi, ma non avari nel senso gretto del termine, e con me sono stati fantastici: non navigavamo nell'oro, ma non mi hanno fatto mai mancare niente, mi hanno dato amore oltre ogni dire, e fatto sentire desiderata.
    Sono piuttosto parsimoniosa anch'io, non per una reale necessità, ma perché mi è rimasto il loro insegnamento. Poi in realtà non ho bisogno di accumulare beni materiali, ho tutto ciò che mi occorre. :)
    Io associo moltissimo l'avarizia all'aridità nei sentimenti, di solito l'avaro lesina in generosità spirituale: è chiuso e non condivide quasi nulla dei suoi pensieri, non si prende mai responsabilità, ha sempre paura di essere fregato dal suo prossimo, non fa niente gratis. Ho un marito generosissimo, non potrei mai vivere accanto a un uomo avaro!
    Detto questo, gli avari in letteratura sono dei giganti, Scrooge in testa, ma anche il padre di Eugénie Grandet di Balzac. Ci scrissi un post qualche anno fa.

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    1. È sempre bello quando dei propri genitori si ha un ricordo così tenero, così profondamente legato all'amore ricevuto. Devono essere stati eccezionali. Forse proprio la mancanza di beni futili, quelle difficoltà di un tempo, hanno reso più salde le famiglie, c'era in quella epoca qualcosa che andava oltre l'idea dell'accumulo e del possesso. Era importante sapere trasmettere dei valori, tu ne sei un esempio.
      Eh sì, gli avari in letteratura sono uno spasso. Quasi sempre comici, oltretutto. :)

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    2. Anch’io, quando penso all’avarizia, mi immagino esattamente la tipologia di persone che hai ben descritto e le trovo proprio terribili!
      Quello dei tuoi genitori è stato solo ed esclusivamente un gesto di amore: sacrificarsi, riuscire a mettere da parte dei soldi utili alla famiglia, è tutto ammirevole. È il fatto che tu ne parli così è la prova che hanno centrato perfettamente l’obiettivo.

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  10. Peccato non sono avaro.
    Propio sono allergico al possesso.
    e non sono oculato nello spendere
    propio non ho da spendere.

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    1. Non avere da spendere salva da molte tentazioni e non scatena la guerra di scrupoli. Mi pare perfetto! 😁

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  11. Se penso all'avarizia nel senso più lato, mi trovo sicuramente avara, anche se non manifesto i sintomi classici. C'è una forma di apertura agli altri che va al di là del denaro, e lì sono ben consapevole di coltivare il mio orticello ben concentrata su me stessa e sulla mia famiglia. Di fatto non sono mai stata abituata a spartire, a partire dal fatto di essere figlia unica.

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    1. Ci sono forme di attaccamento che con l’avarizia hanno ben poco a che fare. Io credo che apposta sono definiti “vizi capitali” quei “peccati” che contribuiscono a rendere brutta la persona e il suo animo; ognuno di essi rappresenta un’estremizzazione di ciò che nella vita capita a tutti. Poi, in coscienza, ciascuno di noi sa cosa è migliorabile, cosa è giusto, cosa si potrebbe evitare nei comportamenti. La consapevolezza e i buoni sentimenti sono la cosa più importante.

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