mercoledì 4 novembre 2020

Il caffè di Luz e Marina: ha un vero valore l'arte contemporanea?

Già novembre? È tempo di un nuovo caffè! Ecco Marina arrivare questa volta con una bottiglia di limoncello, magari le chiederò la ricetta.

LUZ   Cara Marina, due caffè fa ho accennato alla tua capacità di creare opere d'arte con le tue mani laboriose. Quando hai cominciato a creare qualcosa di tuo, e soprattutto... cosa hai creato?

MARINA  Una cosa orrenda, che tuttora uso, perché ne vado fiera: un mobiletto, che prima tenevo in bagno, quando abitavo a Caltanissetta, e ora ho nella stanza da letto.   
Ho comprato i pannelli di legno, cornici, pomelli... e mi sono cimentata (naturalmente, ora mi aspetto un gran complimento. 😁
Ho sempre amato le creazioni artigianali e mi pregio di avere una spiccata manualità, che mi consente di trasformare la fredda materia in oggetti cui, poi, mi affeziono. Sono una ex appassionata di découpage (in realtà sono partita con quest’attività creativa, che mi divertiva molto e da dilettante sono passata a un livello quasi professionale), ma ricordo che una mia cara amica mi ha avviato alla lavorazione delle paste modellabili e un’altra al cucito creativo. Altri primissimi lavori, a proposito, sono stati quelli mostrati sotto.


(Il portapane è orrendo quanto il mobiletto, ma te l’ho detto: mi affeziono alle cose che creo e non riesco a disfarmene.)
Però, aspetta, se vogliamo... lavoro anche a maglia dall’età di tredici anni, ma qui è più difficile recuperare una testimonianza. 
E tu, cara Luana, che creativa sei? Come esprimi questo meraviglioso dono?



LUZ    L'armadietto sembra uscito da un negozio ed è molto carino, altro che orrendo. Mi chiedi come esprimo la mia creatività: in mille modi! Da bambina inventavo scenette, storie scritte, fumetti. Mi piaceva anche reinventare le storie che vedevo in tv, così le disegnavo raccontandole a modo mio. A lungo la mia creatività si è espressa col tratto a matita. Poi con la scrittura. Non posso però trascurare una breve parentesi di découpage. Qui sotto ti mostro una scatola che realizzai diversi anni fa. 
Io, al contrario di te, riesco a disfarmi delle cose, non mi affeziono al punto da tenermele tutte, così chissà quante ne avrò regalate o gettate via perchè troppo datate. Se tu dovessi definire la creatività... come la descriveresti?  


MARINA  Io so tenere una penna in mano, ma non una matita! 
😁 Definire la creatività? Per me è  uno spazio mentale in cui riesco a interpretare me stessa al meglio, senza scendere a compromessi, con la libertà che posso permettermi di esercitare. Nella scrittura ci esprimiamo come vogliamo, ma pensa come nell’arte la creatività sia in grado di manifestarsi senza alcun rispetto di regole se non quelle dettate dalla propria intuizione e dalla propria sensibilità. Quante opere diresti incomprensibili, pur costretta a fare salva la creatività, quel flusso di umori e fantasia, perfettamente fusi in un prodotto che rappresenta l’artista in tutto. Sono sempre stata affascinata da questo aspetto, sebbene poi inevitabilmente mi trovi a giudicare in positivo o in negativo l’opera d’arte in base a percezioni e gusti personali. 
Spesso mi trovo a interrogarmi sul perché di certe opere  contemporanee e invece sono capace di perdermi dentro un quadro impressionista di Monet (per dirne uno) o nella bellezza di una scultura classica. Tu, per esempio, hai delle preferenze in campo artistico?

Impression, soleil levant - Claude Monet (1872)

LUZ    Mi piace la tua definizione di creatività, perché individui il suo elemento fondante: la libertà. La condivido pienamente.
Veniamo all'arte. Questo è un campo vastissimo e complesso. Mi è sempre piaciuta, mi ha sempre affascinato. Poi ho avuto modo di approfondire l'argomento all'università (scelsi Lettere con indirizzo Arte). Ebbene, finalmente capii cosa significassero le rasoiate di Lucio Fontana, l'orinatoio di Duchamp, l'impacchettamento di Christo. Il percorso verso un'arte che da figurativa diventa via via concettuale è anch'esso molto interessante. Mi perdo anch'io nei meravigliosi colori di Monet (anni fa vidi Impression, soleil levant in un museo di Roma e ne rimasi folgorata) ma lo straniamento dinanzi alle tele di Burri o a quelle opere di Pollock... mi piace. Non dimentichiamo le provocazioni dell'arte surrealista o l'impatto terribile delle tele di Frida Kahlo. Ecco, non ho preferenze in campo artistico, ogni età ha avuto i suoi geni. Però se per casa mia dovessi scegliere fra Ofelia di Millais e La colonna rotta di Frida Kahlo, ecco, sceglierei la prima. Cerco nell'arte una certa stimolazione estetizzante, ma c'è una bellezza anche nelle terribili tele di Bosch. L'arte non figurativa credo abbia bisogno del sostegno della conoscenza di ciò che la ispira. Che ne pensi di quest'opera, per esempio?

Sacco rosso, Alberto Burri (1954)

MARINA  Io, invece, non sono una vera esperta d’arte; l’ho riscoperta in tarda età grazie alle letture (su tutte Proust) e su un certo affinamento di interessi, per cui conosco i fondamentali, ma molti artisti li ho scoperti solo da qualche anno (Rothko, lo spesso Pollock, la cui mostra che dovevamo visitare insieme - ricordi? - mi è rimasta qua!, Turner e molti altri), però, ascolta, con tutto il bene che ti voglio e il fascino che riconosco promanare da molte opere, io l’arte contemporanea proprio non la capisco: fior fiori di critici che illuminano l’ignoranza di gente come me, spiegazioni, retrospettive, ma accidenti, non riesco a essere penetrata dall’interpretazione e la simbologia di talune creazioni. Un sacco su uno sfondo rosso lo so, immagino voglia dire molto per chi ha realizzato l’opera,  ma io resto totalmente indifferente. 
Tu hai citato Fontana: ragionare su quei tagli sulla tela, per me, è assolutamente inutile. Spiegami cosa ci vedi tu e prova a convincermi che queste sono forme elevate di creatività.

LUZ    Neppure io sono proprio esperta, tutto quello che so deriva da studi universitari oltremodo lontani. Considera che mi accostai a quei contenuti sapendone quanto te. E in fondo proprio a questo voglio arrivare: senza studio, non sarei stata in grado di capire né di conseguenza di apprezzare. È il limite dell'arte non figurativa, quell'arte che non può fare a meno di nascere dalla Storia più tragica, più dolorosa. 
Ho scelto Burri perché fin da subito, e non so perché visto che ancora non sapevo cosa volesse significare quella strana roba, sentii che da quella materia emanava una certa forza. Non mi piace proprio tutto di lui, per esempio scarto del tutto le opere realizzate con fiamma ossidrica, che reputo una forzatura. Quei sacchi di iuta, invece... Mi piacque l'idea del riciclo, ma anche l'apparente casualità della scelta, perché quella vecchia stoffa ha una storia dietro, trae origine dalla guerra. Senza l'esperienza della guerra, i suoi orrori e la prigionia, Burri non sarebbe diventato un artista internazionale. Fra le sue installazioni, adoro quella realizzata a Gibellina, nella tua Sicilia, il Cretto. La piccola città viene distrutta dal terremoto del '68, chi sopravvisse maturò il desiderio di un riscatto dinanzi alla tragedia, e l'arte poteva essere una strada. Il Cretto ricopre le macerie e si sostanzia in una serie molto estesa di blocchi di cemento. È una città immaginaria, il monumento a un passato sepolto, l'opera è indicibilmente potente. 

Cretto, Gibellina - Alberto Burri (1984-1989)

L'arte contemporanea ha bisogno di essere spiegata, ma non pretende di essere definita bella né in fondo di essere realmente definita. 
Ecco cosa mi piace di queste forme così fuori dall'ordinario. Sono reazione, ribellione, riscatto, reinvenzione. Ribadisco, non riesce a piacermi tutto. Aborro la Rana crocifissa di Kippenberger, icona del nonsenso misto al brutto osceno. Pura provocazione, pessima scelta, nessuna genialità. Così saremmo bravi tutti, vero? 
I geni veri sono riusciti a reinventare la forma, proporre un'estetica nuova, una controcultura. Non possono né devono né intendono piacere. Vogliono suscitare una reazione e ci riescono, nel bene e nel male. È il nuovo modo di concepire l'arte, una reazione, non più una riproduzione della realtà. È una narrazione nuova. Lì sta il genio. Un po' come fa Foster Wallace nella letteratura, immagino. Può essere un paragone corretto, secondo te? 

MARINA  Non saprei, perché, in fondo, Wallace non vuole solo suscitare una reazione, semmai riproduce una realtà in base a come la vede lui e la propone senza preoccuparsi di come arriverà a destinazione, cioè al lettore. L’artista contemporaneo parte sicuramente da qualcosa che gli appartiene, una sensazione, un ricordo, una suggestione legata a un’esperienza, un vissuto, ma è come se volesse coscientemente e con cognizione sfidare la sensibilità altrui, imporsi come modello rappresentativo di qualcosa che capisce solo lui. 
Sai cosa metterei in comune fra l’estetica nuova degli artisti contemporanei e la genialità di Wallace? L’originalità nel riuscire a inventare un modo di esprimersi, uno stile, un genere, ma in questo giustifico solo il primo che rompe gli schemi, quelli che seguono un esempio già espresso diventano di seconda mano: l’originalità si perde, non c’è più l’effetto sorpresa e allora chiunque può prendere una banana e attaccarla con il nastro adesivo a una parete e diventare famoso. Come si raggiunge la fama con opere del genere? È impossibile essere David Foster Wallace, ma Cattelan possiamo esserlo tutti. Qual è il segreto?

(Capisco anche che studiare certi artisti, approfondire come hai fatto tu le tematiche, la simbologia, porti a conclusioni diverse, meno prosaiche delle mie da osservatrice ignorante.)

Invece la street art, ah, sì, quella mi piace tanto: gli artisti che veicolano un messaggio di grande impatto emotivo, senza farmi sentire cretina o presa in giro. A te piace?


Comedian, Maurizio Cattelan (2019)

LUZ   Ecco, come fruitrice di un'opera contemporanea, tu dici che l'artista oggi si esprime con la volontà di imporre un nuovo modello. Non è propriamente così, o perlomeno non agiscono così i veri autentici artisti. L'arte contemporanea autentica, quella che lascia un messaggio forte, che reinventa un contenuto, che percorre strade ricche di significanti, non è quella della rana crocifissa o della banana appiccicata al muro (Cattelan è anche quello del dito medio installato a Milano, insomma un provocatore alla stregua di quel Manzoni che inscatolò la "merda d'artista"; sono opere d'arte non nel senso comune del termine ma messaggi parossistici di ribellione, prese di posizione cui il mercato risponde come la scimmia dinanzi alla banana, con collezionisti disposti a spendere centinaia di migliaia di dollari). Queste provocazioni non fanno bene all'arte, comunque, perché finiscono con l'attirare l'attenzione dei media, mentre c'è tutto un mondo artistico contemporaneo di grande significato. 

Penso alla Land art di Christo e sua moglie, alla videoarte di Nam June Paik (quest'ultimo lo studiai durante una masterclass di regia, pensa; mi si svelò un mondo), alle installazioni di tutti gli artisti "figli" di Duchamp, alla stessa Marina Abramović. Quello dell'arte contemporanea è un popolo vastissimo, che ha cercato nuovi linguaggi in sintonia con un mondo in continuo cambiamento, in evoluzione (o involuzione?). 
L'arte oggi non cerca di essere apprezzata, non stravolge il senso del "bello" perché pretende di essere fruita come un paio di secoli fa, come imitazione della natura. Oggi l'arte una pretesa ce l'ha: vuole spingerci a porci delle domande. Il senso dell'arte concettuale è proprio nell'annullamento dell'opera stessa. Quando il docente di Arte contemporanea disse questo, io avevo 20 anni e non capii cosa volesse dire. Eppure fior di artisti come Picasso, i futuristi, gli espressionisti, già erano andati in quella direzione. Una disgregazione del significante con l'obiettivo di tentare una narrazione nuova della realtà. 
L'arte non può né deve essere più riproduzione della natura e dell'uomo, perché la bellezza è stata già descritta milioni di volte e non c'è bellezza da imitare nel mondo contemporaneo. C'è invece una tragedia umana da rappresentare, la massificazione, la perdita di valori, mediante il paradosso, la rottura degli schemi, l'astratto piuttosto che il concreto. Ecco come si comincia a capire questa strana arte. 
Se mi piace la street art? Sì. Moltissimo. Più che nelle forme mi piace perché conquista spazi nuovi, si offre al mondo, esce dai musei. Non punta all'autoconservazione. 
E poi, è spesso denuncia. Banksy su tutti. 
Sicuramente non ti ho del tutto persuasa, vero? :-) Però perlomeno apprezzi Warhol. Cosa ti piace di lui? 

Marylin Monroe, Andy Warhol (1967)

MARINA  Una volta ho fatto questa conversazione con mio fratello, architetto e pittore. I detrattori dell'arte contemporanea sostengono la tesi facile di cui mi sto facendo portatrice io in questo nostro scambio, chi la difende (come lui allora e tu adesso) ha preparazione e competenze, dunque voi risultate senz'altro convincenti. E meno male, aggiungo. Perché lo so che l'estro creativo non è oggetto di discussione, cioè puoi gradire o meno, ma non pretendere di capire a tutti i costi. Devi sottoscrivere una sorta di atto di fede e credere che la mano che ha ispirato l'artista sia comunque degna di considerazione, perché è il frutto di un percorso, è l'approdo di un pensiero che trova una identificazione precisa. La provocazione estrema, però è fastidiosa e stucchevole quando mira a ridicolizzare qualcosa (perché è quello che sembra). E questo imbarbarimento dell'arte a me non piace. 
L'arte concettuale non mi conquista, invece tanti contemporanei sì: Warhol ha qualcosa di affascinante. Ho visto la sua mostra forse tre anni fa e mi è piaciuta molto. Lui era eclettico, ma cosa non era quell'uomo: pittore, scultore, grafico, regista. Poi la pop art aveva il suo perché e dietro molte delle sue opere più conosciute c'è un messaggio che a me piace molto: la "consumabilità" dell'arte come se fosse un qualunque bene di uso commerciale. Ecco, questo è un bel contemporaneo.

LUZ  Credo che sia legittimo non pretendere di capire a tutti i costi. Perché in fondo la cosa importante è sapere che questa arte sta dicendoci qualcosa, anche se non sapremo cosa, semplicemente perché non abbiamo gli strumenti, o l'interesse, per comprendere. 
Credo che un po' tutti i linguaggi contemporanei che si fregiano di uno stile eclettico, concettuale, astratto, vadano in questa direzione. Anche molta parte di poesia contemporanea e di narrativa, anche certa musica. A me piace accomunare certi linguaggi contemporanei in un'unica considerazione, come se appartenessero in fondo allo stesso campo semantico, pur con forme differenti. 

MARINA  Riflettevo che è vero, la “contemporaneità” si esprime in tutti i campi creativi, dalla letteratura all’arte in senso stretto, passando per cinema, teatro, musica e in effetti ho capito che c’è una sorta di coerenza nel mio modo di interpretare certi linguaggi, per cui rifugiarmi nel “classico” mi dà spesso maggiore conforto che recuperare elementi di vita e pensiero dentro l’astrazione o l’eclettismo moderni. E comunque, cara Luana, dovremmo andare insieme a vedere qualche mostra di arte contemporanea, chissà quante altre osservazioni potremmo aggiungere a questa conversazione. Magari qualche nuovo spunto potrebbe partire dai nostri lettori. 
Intanto, che ne dici, un bicchierino di questo limoncello fatto in casa, lo beviamo in onore della creatività, meraviglioso dono di cui vorrei fossimo tutti portatori sani?

LUZ   Volentieri! E naturalmente voglio conoscerne la ricetta. È stato bellissimo confrontarci su questo tema così controverso, Marina. Al prossimo Caffè! 

E voi cosa pensate dell'arte contemporanea? Ci sono opere o artisti che vi piacciono e vi emozionano? 

48 commenti:

  1. Ah, però! Anche tu, con il decoupage non te la cavavi male! Io decoravo le scatole solo con soggetti floreali. 😁

    La ricetta del limoncello? Naturalmente domani ne “Il Taccuino dello scrittore” (il blog letterario prestato all’arte culinaria!) 😉😁

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    1. Avevo un libro trovato in un mercatino, una di quelle chicche che non solo spiegavano bene la procedura, ma avevano tutto un corredo di immagini meravigliose. Mi sono divertita, è passata una vita. :)

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  2. Non ci capisco niente di arte concettuale. Non capisco nemmeno il futurismo e il cubismo. Non perché sia stupido, ma perché nessuno mi ha istruito. La sensibilità non mi manca, ma credo non basti per capire certe opere. Attualmente mi limito alle opere che, in maniera del tutto chiara e limpida, emozionano. Volti, paesaggi, roba così. Per quanto riguarda i concetti, mi limito alla lettura.

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    1. Come abbiamo più volte detto nel post, è il grande limite dell'arte concettuale e astratta: ha bisogno di essere spiegata, o di conoscerne le origini, gli intenti.

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    2. Quando avevo 14 anni, un’estate con la famiglia andammo a Londra. Mio padre ci portò alla Tate Gallery e io, ricordo, mi fermai alla prima stanza. Ero troppo giovane, disinformata, non sufficientemente preparata ad accogliere la pienezza dell’arte, in genere, ma soprattutto di quella moderna. È vero che gli interessi si affinano anche grazie allo studio, alle letture, alla cultura, ma l’arte concettuale, quella no, secondo me, richiede una sensibilità diversa, la capacità di vedere oltre, di andare al di là degli schemi. Non tutti hanno questa elasticità mentale, sicuramente a me manca. 🙂

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  3. Sempre bello leggervi, soprattutto in questo periodo fosco che sembra aumentare nelle persone il desiderio di lanciare insulti e invettive piuttosto che cercare punti d'incontro e soluzioni.
    Per rimanere in tema, credo che l'arte abbia un valore in sé, di conseguenza mi capita di cogliere spunti di riflessione o di semplice godimento in varie forme a prescindere dal periodo storico. Devo dire che riconosco come forma d'arte anche espressioni creative che non sono universalmente accettate come "arte".
    In ogni caso, un buon limoncello fatto in casa...sì, è una forma d'arte 😊

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    1. Non so perché, ma in questo 2020 così disgraziato, potrò dire di avere avuto molte idee nuove, letto molti più libri, scoperto autori, perfino inventato un laboratorio teatrale a distanza, ecc. Insomma, tutto quello che sto facendo esiste per reazione. Io funziono molto bene per reazione, ho scoperto che non mi lascio abbattere. Il Caffè è proprio una delle mie chicche. Ogni incontro virtuale o reale con Marina resta qui archiviato, lo abbiamo trasformato in valore. :)

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    2. Ti capisco molto bene. Infatti ho sempre scelto di svolgere il mio lavoro in Area Critica proprio perché riesco a dare il meglio quando sono sotto pressione, per natura vedo gli ostacoli come opportunità. Poi, vabbè, è andata come è andata riguardo alla salute. Ma questa è un'altra storia.
      La bellezza dei vostri post è nell'eleganza, nel garbo, nella leggerezza che non è mai superficialità. Nella cultura profonda che traspare. Siete brave. Poi a Marina voglio molto bene, anche se non la conosco personalmente.

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    3. Io, invece, nei momenti di difficoltà, mi chiudo: rendo bello solo il mio giardinetto privato, per così dire, fatto di letture, di lavori creativi (appunto); non sono propositiva verso l’esterno, però mi lascio trascinare se le iniziative in cui vengo coinvolta sono buone. Questo caffè mi rilassa, sentirsi a proprio agio con le persone è alla base non solo di un rapporto, ma anche di tutto quello che nasce da quel rapporto. Se poi ne scaturiscono amicizia e affetto, hai fatto bingo! Con Luana e con te io ho portato a casa tre goal, perché tu, caro amico Max, ne vali due (vista la stazza) 😂

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  4. Care, che bello sentirvi discutere. Vi immagino davanti al te con gli occhiali sul naso e i calzettoni di lana a disquisire sull'arte contemporanea di cui so molto poco. La difendo però per quel senso di libertà che voi, Marina, ha sottolineato. Mi viene in mente il pointillisme. Un atto di rottura e provocazione. L'arte è provocazione, in effetti. Venendo alle cose serie, quando mi date la ricetta del liquore alla liquirizia? Perché a torte sono messa male ma con i liquori me la cavo meglio e vorrei farci dei regalini di Natale... ��Abbracci

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    1. È una bella immagine: calzettoni di lana, occhiali sul naso, fuori un'arietta fredda che non invita a uscire. :)
      Per le ricette, chiedi solo a Marina, mi manca completamente questa competenza. :D

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    2. Una volta ho aiutato mio figlio a fare un disegno tutto a puntini per un lavoro scolastico. Stavamo uscendo matti tutti e due. Non oso immaginare gli artisti dediti a questa tecnica!
      Allora, Ti posso fornire ricetta di liquore a base di alloro (da noi detto “allorino”), di caffè, di cioccolato, ma a base di liquirizia... I’m sorry, non pervenuta!

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  5. Fondamentalmente la penso come Marina.
    Che poi "arte contemporanea" è fuorviante, perché contemporanei sono - per dire - anche i pittori Juan Medina e Michael Cheval che adoro. Credo che il problema sia iniziato col dadaismo che ha creato pura provocazione (onestamente, per la ruota di bicicletta e le altre "opere" di Deschamps nessun critico al mondo potrà mai persuadermi che sia "arte", è solo parodia, e per niente riuscita a mio modestissimo avviso). Da quel periodo infausto si è diffusa l'idea che anche la provocazione può essere arte. Il fatto è che questi escrementi spacciati per arte stranamente hanno più risonanza mediatica di arte vera pur contemporanea (i giornali dedicano articoli alla banana di Cattelan perché è una notizia "facile", le provocazioni sono sempre le notizie più facili e più d'impatto) cosicché l'uomo medio si convince che l'arte "contemporanea" siano Cattelan o Fontana, e ignora completamente Cheval o Medina.
    É il solito problema mediatico: si da spazio a quelli che "fanno scena" (anche se valgono poco) e si escludono quelli di valore che però "non bucano lo schermo".

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    1. Sono in linea di massimo d'accordo con te. Quella stupida banana di Cattelan ha fatto il giro del mondo, mentre c'è un repertorio di opere, vere, ovviamente non figurative ma forti come possono esserlo anche quelle di Burri, che non ho citato a caso, che restano ignorate o sconosciute. Forse è vero che l'arte non ha più nulla da rappresentare, quindi si privilegia il gesto piuttosto che il prodotto. È un po' come la rasoiata di Fontana, che fa del suo gesto arte intrinseca. Duchamp intendeva provocare una reazione nella borghesia ricca che acquistava ancora opere allineate col buongusto, un po' come fecero gli impressionisti e gli espressionisti, che si fecero una galleria tutta propria, chiamata "dei rifiutati", attirando folle. Molta arte contemporanea che noi percepiamo come bella fu accolta con massimo sdegno all'epoca. La rottura con il classicismo e la tradizione doveva essere realizzata con un gesto forte e per questo quella ruota di bicicletta ha finito col rappresentare qualcosa. Duchamp è anche il pittore di Nudo che scende le scale e molto altro. Erano artisti ma... in un'epoca così prolifica di idee come furono gli anni Dieci, questi controversi personaggi trovarono modo di esprimere un'idea nuova e l'innovazione doveva essere una provocazione. La ruota di bicicletta non dice nulla a chi la considera esattamente o limitatamente al suo significato oggettivo. Smuove qualcosa nel momento in cui ne seguiamo il percorso come oggetto d'arte.

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    2. Ecco, bravo Ariano, non volevo definirli apertamente escrementi, ma davvero ci sono forme di arte che di rivoluzionario hanno poco, se non la reazione che vogliono suscitare. Il fatto è che con la scusa che la creatività ha in sé il concetto intoccabile di libertà chiunque può ritenere arte qualunque cosa sol che abbia un significato (che poi davvero, nella soggettività puoi fare quello che vuoi), invece io sono legata al presupposto della bellezza,, che posso trovare anche in un quadro astratto, purché abbia una sua armonia intrinseca. Stroncherò sempre l’inutile provocazione.

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  6. L'arte contemporanea ha sempre un valore, ma certo dipende il periodo storico in cui viene creata e in cui vive. L'Arte contemporanea dell'inizio del '900 aveva un grande valore (non faccio giudizi, ma direi semplici valutazioni storiche) per il periodo in cui gli artisti vivevano e dovevano scrollarsi di dosso tutta una lunga serie di "vecchie" consuetudini (molte di quelle consuetudini erano alquanto moraliste).

    Il compito delle avanguardie è sempre stato quello di svecchiare e rinnovare. Arrivando a tempi più vicini confesso che in molti casi sono perplesso, in altri casi stupito e ammiro creazioni interessanti e in altri casi ancora direi anche disgustato. Insomma, dipende, ma spesso creatività e libertà camminano insieme.

    Interessante il dialogo che sviluppate nel post che si legge molto bene
    Un salutone

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    1. Esattamente, hai sollevato un aspetto che abbiamo trascurato nel nostro dialogo.
      Queste opere assumono valore in modo direttamente proporzionale al loro dialogare con l'epoca in cui furono proposte. La Mariée di Duchamp, che a vederla sembra un insieme di vetri rotti appesi senza valore, se pensata in uno scenario classico, è straordinaria. Guardare avanti per questi artisti significò anche nutrire una visione immaginifica, dinanzi alla quale i benpensanti restarono ciechi.

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    2. Hai ragione, infatti questo nostro è il tempo dell’assenza di valori, dove regna la superficialità, il disordine, dove basta apparire (in tv, su un social, sui canali virtuali...), essere “alternativi” per essere ammirati e imitati. Che tipo di arte potrebbe meglio rappresentare questo enorme vuoto esistenziale? L’unico artista serio ( che conosco io, perché ce ne saranno altri sicuramente che non conosco), che fa della sua provocazione una denuncia mirata e intelligente è Banksy, infatti la street art, da un po’ di tempo a questa parte, è stata legittimata e in giro si vedono belle cose. Mi piace anche qualcosa dell’iperrealismo, una derivazione della pop-art, ma non diamo significati e interpretazioni contemporanee alle banane o alle sedie che pendono dal soffitto! 😁 (viste anni fa, ad Agrigento, opera concettuale, per me, di un cretino!) 😁

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    3. Anche a me piace molto Banksy autore che, direi, ti obbliga a riflettere con le sue creazioni così legate ai problemi odierni. E a proposito del nostro tempo non più di due anni fa avevo sentito su un programma TV che andava forte un tipo di atteggiamento da "Uomo mascalzone", menefreghista e cinico. Tendenza presente in molti settori arte inclusa, anche se per l'arte si trattava di pochi casi. E sapete perché? Perché l'arte è capace di smascherare il menefreghista. Nel programma (era la sera su RAI5 un canale che seguo molto) dopo varie ricerche si scopre che la gente è stanca della provocazione, del cinismo, dell'apparire e basta. Certo, è vero che ci sono espressioni di tipo artistico che vanno forte sul web o sui social. Ma poi, in breve tempo, c'è anche chi cambia idea e rifiuta di farsi coinvolgere dai vari provocatori. Mancano nuovi valori, ha ragione Marina che ha commentato qui sopra

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    4. Io dell'artista (ma sto citando quelli autentici, non i provocatori a base di nulla) ho un'immagine romantica. Sto leggendo in questi giorni "Follia" di McGrath, uno dei personaggi chiave è un artista, uno scultore affetto da turbe psichiche gravi e distruttive. Mi affascina la sua personalità multisfaccettata, mi inquieta ma allo stesso tempo so che molta parte del suo comportamento deriva dalla sua vena artistica, qualcosa che non riesce a controllare. Magnifico.

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  7. Ecco. M'immagino voi altre, sedute a bere questo caffé così intriso di profondità culturale. E improvvisamente arrivo io, vestito da mariaco messicano con tanto di sombrero a strimpellare un'improbabile mandolino scordato. Un po' come succede in quei film dove a cena i protagonisti vengono interrotti a cena sul più bello, mentre conversano amabilmente. Che c'entra? Nulla. Volevo solo dare una dimensione figurativa all'effetto che avrebbe un mio qualsiasi commento in materia. Tante parole per dire che io l'arte l'ho messa subito da parte, trattenendo forse qualche briciola di creatività ogni tanto.

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    1. Ti avremmo invitato a sederti con noi; ti avremmo fatto suonare il tuo mandolino scordato, ti avremmo offerto un bicchierino di limoncello e poi ti avremmo costretto a ricordare almeno un nome di artista famoso, pena l’ascolto di una lunga disquisizione su arte concettuale e simbolismo nelle opere di Marcel Duchamp. 😂

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    2. Non vale, se sei un mariaco, dovresti arrivare con uno di quei chitarroni giganteschi, altro che mandolino scordato. Una chitarra che dovrebbe fare pendant con il sombrero. Tu arrivi, ti siedi, noi smettiamo improvvisamente di parlare. Non si vede subito, la la ruota di bicicletta di Duchamp ce l'hai appesa sulle spalle. La appoggi sonnacchioso alla sedia, incroci le dita sulla tavola, e dici: "Chi tene arte, tene parte". XD

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  8. Ma che buono questo caffè, ops, limoncello. Ho letto la vostra chiacchierata filosofica con vero gusto, prprio alla fine di una lunga e densa lezione di storia e metodologia della cerica d'arte seguita in Accademia! E direi che mi ha aiutata a digerirla e a rimettere in chiaro le idee. L'arte, anche quella apparentemente più lontana dalla sua definizione, apre sempre un dibattito, è relazione, filosofia, rivoluzione cosmologica. A prescindere dalla mia adesione all'opera come bella sono portata a cambiare punto di vista su di me e sul mondo. Anche io rimasi folgorata dai sacchi di Burri, di certo non mi sarei commossa se un'appassionata insegnante non lo avesse contestualizzato. Però penso anche che non sia del tutto vero che occorra una preparazione. Ad esempio della steet art amo il suo presentarsi in un contesto che consideriamo banale, che neanche guardiamo più. Attraverso quelle immagini siamo come costretti a ragionare, a svegliarci a riconsiderarci. Mi è successo proprio oggi mentre rientravo, passando davanti agli occhi dipinti su un muro di trastevere dall'artista My Dog Sighs. Grazie ancora del bel post! Ora aspetto un reportage delle vostre scorribande artistiche!

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    1. A Roma c’è anche lo straordinario murales di Blu a ponte Mammolo, quel luna park molto suggestivo, che regala una certa emozione. L’arte deve emozionare, deve indurre a riflettere su una visione del mondo, su tante altre cose, ma fondamentalmente deve parlare al cuore, alla pancia, se no è solo un’immagine, una rappresentazione vuota. E tante forme d’arte, oggi, lo sono.

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    2. Mi piace quando uno dei nostri Caffè sembra un allineamento astrale, carissima Sara. Tu che esci da una lezione e poi ti imbatti in queste disquisizioni. Mi piace molto questo passaggio:
      "L'arte, anche quella apparentemente più lontana dalla sua definizione, apre sempre un dibattito, è relazione, filosofia, rivoluzione cosmologica. A prescindere dalla mia adesione all'opera come bella sono portata a cambiare punto di vista su di me e sul mondo". Non avrei saputo dirlo meglio, ma tu hai una formazione saldissima sull'arte alle spalle e potresti farci una lezione anche sull'astrattismo e sul concettualismo. Ecco cosa mi piacque di quella conoscenza dell'arte contemporanea, lo snodo che me la rese affascinante. Il fatto di imparare a guardare con occhi diversi. E, sì, potremo anche sghignazzare dinanzi alla ruota di Duchamp o restare totalmente indifferenti dinanzi ai sacchi di Burri (la me stessa di quando varcai per la prima volta la soglia dell'aula dove avrei imparato un'idea nuova di estetica), ma se veniamo raggiunti da questa consapevolezza, comprenderemo che quell'arte sa darci qualcosa che va oltre il semplice ammirare un'opera indiscutibilmente bella. Esiste un'estetica che va oltre, canoni diversi, se vogliamo una controcultura.

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  9. Intrigante questo caffè, non c'è che dire, personalmente come arte contemporanea sono ancora rimasto a Warhol che ormai non è nemmeno più tanto contemporaneo, limite mio lo ammetto.

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    1. Vedere di presenza le sue opere, in effetti, è stato emozionante: tutte quelle Mariyn, che riempivano una sala con le luci giuste... La pop art mi affascina, anche la musica e i gruppi del periodo della factory: Warhol ebbe una collaborazione con i Velvet Underground, che io amo molto, disegnò per loro la famosa banana gialla... che Cattelan abbia voluto omaggiare il grande Warhol? 🤔😆

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    2. Warhol affascina eccome. Ho pensato di farmi fare io stessa una foto in stampa serigrafica. Prima o poi, chissà. :)
      Warhol piace perché oggettivamente le sue opere pop sono belle, e se andiamo oltre ci piacciono ancora di più per tutti i contenuti che nascondono.

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    3. Lo sai, Luà, in quella mostra, in uscita, c’era un apparecchio elettronico, un computer: tu ti mettevi davanti allo schermo, la macchina rilevava il tuo viso, lo serigrafava e poi scattava una foto. Dovevi lasciare la tua mail e ti sarebbe arrivava quella riproduzione. Una fugata pazzesca... fasulla, però! Non mi è mai arrivato nulla e nemmeno all’amica sicula che era con me.

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    4. Forse c'era da pagare, mi pare strana tutta questa "grazia".
      A proposito di "entrare" in un'opera, mi piacciono moltissimo quelle riproduzioni a mo di diorama, ma fatto di persone, perfettamente travestite e con l'atteggiamento giusto. Ho visto bellissime riproduzioni anche del Cenacolo di Leonardo. Durante la didattica a distanza nei mesi passati, la collega di Arte ha fatto realizzare alcune riproduzioni da opere famose. Molti alunni si sono impegnati al massimo, te ne devo mostrare una (l'alunna è anche mia allieva di teatro, ti lascio immaginare il travestimento da La dama con l'ermellino di Leonardo).

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    5. Fighissimo. Quando i professori di arte rendono bella la propria materia. (Ai miei tempi era un’ora buttata!)

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  10. Io non sono un'esperta di arte contemporanea. Ciò scritto, all'occasione, mi piace approfittare di mostre o eventi e scoprire qualcosa di più. Qualche anno fa, per esempio, in occasione di un'esposizione, ho avuto modo di scoprire e apprezzare Kazimir Malevich.

    A proposito di street art, devo assolutamente condividere un capolavoro di cui chiunque può godere a Dublino. Behold:
    https://streetartnews.net/wp-content/uploads/2017/04/DSC01848-Edit.jpg
    Trattasi dell'installazione Red Squirrell di Bordalo II (https://streetartnews.net/tag/bordalo-ii)

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    1. Wow, a quanto pare esiste un tipo di street art addirittura in tre dimensioni.
      L'arte di Malevich sembra un mix fra Mondrian e Mirò. Ma sta dicendoci qualcosa di molto originale.

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    2. Ho cercato Malevich in internet e, devo dire, il suo astrattismo mi piace: promosso.
      Con la street art, come dicevo, sfondi una porta aperta: quell'opera linkata è semplicemente straordinaria.

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  11. Non sono un esperto d'arte ;-)
    Per quello che ho visto finora non ho una preferenza per un determinato periodo storico.
    Mi affascinano autori fra loro distanti (nel minestrone metterei: Van Eyck, Caravaggio, Velasquez, Vermeer, Van Gogh, i Macchiaoli, De Chirico, Hopper, Rothko, Bacon, Kounellis, Christo...).
    Non mi infastidisce la provocazione dell'arte contemporanea, credo che sia la naturale evoluzione dell'arte che l'ha preceduta.
    In questo senso la rottura col passato è, paradossalmente, conferma che da quel passato si deriva, pur volendo distaccarsene.
    Credo sia complicato dare un giudizio sull'arte di oggi, dei nostri tempi.
    Probabilmente non abbiamo il giusto distacco storico che i nostri discendenti potranno avere per giudicarla.
    Mi sembra che giudichiate "male" Cattelan e la sua banana (provocazione fine a sé stessa, promozione commerciale).
    Può essere (ma lo stesso Wharol aveva definito il far soldi una forma d'arte ;-)).
    Marina scrive che: "...questo nostro è il tempo dell’assenza di valori, dove regna la superficialità".
    Ecco, la banana di Cattelan può rappresentare questa superficialità.
    Ogni opera d'arte è per forza di cose determinata dal contesto storico nel quale è stata realizzata.
    Se lo rappresenta credo non la si possa stroncare del tutto.



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    1. Mi allineo al tuo pensiero e aggiungo: non c'è altro modo di apprezzare, o perlomeno approcciare senza pregiudizio, l'arte contemporanea se non rinunciando totalmente alla percezione "tradizionale" dell'arte. Si chiama "arte" esattamente come ciò che hanno prodotto gli immensi Leonardo, Michelangelo, Caravaggio, fino alle apprezzatissime avanguardie e la psichedelica di Warhol (sì, anche lui intendeva farsi beffe di, in modo astuto ha sublimato ad arte oggetti di uso comune o icone dello spettacolo e della politica, ma stordendoci con un uso molto furbo della forma e del colore), però compie una specie di "divorzio" senza remissione dalla fruizione consueta dell'arte.
      E nel farlo, l'artista è perfettamente consapevole di andare incontro anche al misconoscimento della sua proposta. Significato e significante diventano tutt'uno. Non è bello, non deve essere bello, ma deve incarnare una rappresentazione anche "estrema" del significante.

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    2. Ah, Vermeer! (Sto pensando al mio mito, Proust! )
      Scusate la piccola digressione, per tornare al nostro discorso, penso che sia come dite voi, cioè, razionalmente so che avete ragione e che l’arte va presa sempre per quello che è: la più elevata espressione di libertà esistente; poi entro nel soggettivo e mi rifiuto di apprezzare opere nelle quali non riesco a trovare il significato giusto. Una cosa è certa: taluni artisti contemporanei più che scuotere le coscienze vogliono che si parli di loro e ci riescono sempre. Il loro successo è determinato anche dalle reazioni schifate della gente, delle critiche (non quelle di esperti) che poi girano e, girando, muovono anche il prodotto, lo portano a conoscenza di chi non aveva idea della sua esistenza: basta una foto postata sui social, un commento e la polemica, la curiosità , quello che è, diventano virali. Ed eccoti servito un Cattelan su piatto d’argento. Almeno l’avanguardia di Warhol, penso anche a Basquiat, aveva una certa estetica.

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    3. Ma poi in fondo è la stessa cosa che potremmo dire per un cantante particolarmente originale o uno scrittore che riesce a piacere a chi lo comprende e ne apprezza lo stile. Non ci trovo nessuna differenza. :)

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  12. Caffè e limoncello, come al ristorante...insieme sono il perfetto finale del pasto.
    Cosa posso dire dell'arte contemporanea? Che non la capisco molto, soprattutto la banana di Cattelan. Invece apprezzo molto le opere di Bansky e quelle di Warhol. Anch'io riesco a perdermi nei colori di Monet.
    Posso dire che quando vado a una mostra ciò che amo è sentire le emozioni che l'opera mi trasmette, mi è successo con le mostre di Dalì e di Picasso, oppure quella di Frida Kalho e, un po' meno, quella di Mirò. Mi piacque molto anche quella di Hopper.

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    1. Nel 2015 ci fu una mostra molto ricca su Frida Kahlo e Diego Rivera qui a Roma. Io avevo scritto un copione su Frida e in novembre avrei debuttato nello spettacolo da protagonista. Fu meraviglioso guardare da vicino quelle opere vibranti, magnifiche, dolorose, dinanzi alle quali non potevi non provare una stretta allo stomaco. Non dimenticherò mai la sensazione che mi diedero quelle tele, ma anche gli schizzi e i bozzetti. L'arte di suo marito Rivera era più maestosa e oggettivamente bella, ma Frida "parlava" attraverso le sue opere. Fu una delle mostre più visitate a Roma nei miei vent'anni di permanenza.
      Amerei moltissimo vedere una mostra di Hopper.

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    2. Uh, anch’io! Una mostra di Hopper la vedrei molto volentieri, ma anche di Frida Kalo. Da quando sono a Roma ho visitato la mostra di Warhol, di Matisse (lo adoro) e Hiroshige, che ho amato molto, ma non sai quanti artisti vorrei vedere.

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  13. Penso che il limoncello di Marina sia già un'opera d'arte, anche se posso assaggiarlo soltanto con il pensiero. Ma verranno tempi migliori!!
    Mi è molto piaciuta la vostra chiacchierata sul valore dell'arte contemporanea, cui ebbi modo di accostarmi con maggior serietà soltanto pochi anni fa visitando alcune mostre dal titolo "Spirito italiano" a Fabbrica Borroni e avendo modo di parlare direttamente con gli artisti. Mi piacquero talmente tanto che ne parlai nel mio blog appena aperto.
    Indietro nel tempo, il mio primo approccio fu prima del temibile esame di maturità, dove però la studiai velocemente su alcune dispense senza capirci molto. Ricordo però che vi erano opere che mi piacquero d'istinto, come i quadri cubisti di Braques, e altre molto meno. Ebbi anche modo di visitare il Museo del Novecento a Milano in modo approfondito.
    Il limite dell'arte contemporanea è molto spesso il fatto che vada spiegata per essere davvero apprezzata, e in questo senso si crea una barriera tra il creatore e il fruitore. Quando invece riesce ad arrivarmi qualcosa - una reazione, un messaggio, un'emozione, una sensazione, la forza del colore e delle forme - secondo me l'opera ha fatto centro. Magritte, Dalì, Warhol, Kahlo, Hopper, Previati, Sironi, Banksy, Pollock per citare i più famosi, mescolando insieme vari artisti con stili diversissimi, sono nelle mie corde in varia misura. Cattelan mi può divertire e provocare, ma trovo le sue provocazioni fini a se stesse e soltanto una furba operazione di mercato. Mi hai fatto venire in mente ora quello che diceva la mia professoressa di storia dell'arte al liceo a proposito delle opere di arte contemporanea. Bisognerebbe arrivare a dire: "L'ho capita, ma non mi interessa."

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    1. Nei miei studi al liceo non ci fecero studiare niente dell'arte contemporanea, avevamo una professoressa davvero mediocre. E assieme a lei un libro troppo complesso, di Giulio Carlo Argan, che come minimo sarebbe andato bene all'università. Avrei voluto conoscere già molti anni prima l'arte contemporanea, perché nello studiarla fu proprio l'aspetto del legame profondo con l'epoca in cui si sviluppa la cosa più affascinante. Anche la poesia diventa una cosa diversa, si contrae o si espande, assume forme diverse, a volte ermetiche. Insomma, tutte le espressioni umane assumono un certo valore proprio in relazione la respiro di quel momento, all'ispirazione.

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    2. Emozionarsi senza spiegazioni: forse è davvero questo il segreto. I quadri di Rothko, è strano, ma mi incutono soggezione con quei colori intensi e quelle tele grandi che riempiono interi spazi visivi. Nell’arte classica la domanda era “ti piace?”, in quella contemporanea potrebbe essere: “ti arriva?”
      Anch’io avevo un’insegnante al liceo che non vi dico! Quella di storia dell’arte era l’ora del ripasso di altre materie. Ho approfondito da sola e adesso soddisfo molte mie curiosità appoggiandomi ai miei figli, che al liceo hanno fatto un ottimo studio dell’arte.

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  14. "Driss mi dica, secondo lei, perché la gente si interessa all'arte?"
    "Non lo so, è un business."
    "No, perché è la sola traccia del nostro passaggio sulla terra."
    (dal film Quasi amici)

    E la mia risposta sarebbe quasi come quella di Driss: "Quelle due macchie rosse su un fondo bianco? Ma che stronzata... Per cinquanta euro vado da Bricofer e gliene faccio venti di tracce del mio passaggio sulla terra. Ci metto anche del blu in omaggio se vuole..." :D :D :D

    Sono stata ad una mostra d'arte contemporanea di artisti europei ospitati presso una nuova galleria aperta a Padova, sovvenzionata e curata dalla mia banca. Opere particolari che non mi hanno colpito per il messaggio quanto per materiali e creazione, opere di cui non ricorderei nulla se non mi avessero regalato il catalogo. Ma un Monet... un Monet non te lo scordi, e per due volte mi sono mangiata le mani di non poter aver visto dal vivo i suoi dipinti (causa lavoro, a conferma che il lavoro fa male).
    Quindi finché Darius strimpella il mandolino e voi due parlate di arte contemporanea, io mi gusto il limoncello, elisir di benessere. C'è una seconda bottiglia vero?! :D

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    1. Ce n’è quanto ne vuoi: lo faccio, ma alla fine, ne bevo poco. Però in buona compagnia, tra un Monet e un Cattelan, lo consumo volentieri e non devo nemmeno sforzarmi di trovare la bontà concettuale che si nasconde dietro il suo gusto. Alla salute! 😉

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    2. Ho amato alla follia quel film. :)
      E ricordo anche quella scena.

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