C'erano una volta regine e principesse. Governavano paesi, comandavano eserciti e si facevano obbedire. Le loro vite erano piene di possibilità, di poteri e di progetti. Si chiamavano Artemisia di Alicarnasso, Antigone, Giocasta, Etra. La storiografia antica ne racconta le gesta meravigliose mentre la tragedia classica le fa rivivere sulla scena. Eccezionali e singolari in società ostili alle donne, queste figure appartengono a un passato aristocratico o vivono in uno spazio distante e regale. In questi mondi possibili, anche loro sono possibili. Basta usare l'immaginazione.
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Amo i saggi, ormai è risaputo, ho scoperto anzi una vera passione per quei libri prodotti da studiosi, esperti, pensatori, che fanno un'analisi accurata di un determinato argomento.
Questo pregevole excursus sulla donna nei secoli, dall'antichità classica fino all'età moderna, scoprii per caso, anche stavolta dinanzi a una puntata di Quante storie su Raitre.
Giulia Sissa è una docente di Antropologia e Letteratura all'Università della California, una delle maggiori esperte di antropologia sociale riguardante il femminile.
Insomma, una che sa il fatto suo, come era evidente durante l'intervista attorno a questo nuovo saggio.
Il dibattito sul femminile oggi è molto diffuso, uno dei maggiori temi discussi al momento. Se si può parlare di "nuovo femminismo" non saprei, certamente non si può ignorarne la portata.
Per quanto sia un tema da sempre di mio interesse, ho ritenuto di sapere in definitiva poco a riguardo.
La Storia parla pochissimo delle donne, la Storia della letteratura ne registra pochissime se confrontate alla compagine maschile - di "scrittrici invisibili" avevo scritto qui - per non dire della posizione sociale della donna nei secoli.
Sappiamo grossomodo come andarono le cose e come vanno, ma aprire questo libro significa accorgersi di quanto estremo è stato, nei secoli, il giudizio di filosofi e intellettuali verso la donna.
Ebbene sì, anche di quei grandissimi pensatori come Aristotele, i grandi illuministi, l'intellighenzia di ogni epoca. Sappiatelo: le cose sono state molto peggiori di quanto crediamo.
Tenterò, come al solito, una sintesi dei passaggi più memorabili del saggio.
Partiamo dai greci.
Ci troviamo in una delle civiltà più importanti del mondo antico. Il genio dei greci è indiscutibile, sono stati gli ideatori della democrazia, ossia del governo del popolo contro ogni tirannide.
Non solo, sono stati coloro che hanno capito per primi che il potere dei governanti doveva essere mai fisso, ma a scadenza. Decaduto un governo, se ne fa un altro, la polis è al centro degli interessi così come il comportamento sociale, regolato da norme concessive verso certi atteggiamenti e molto restrittive verso altri. Hanno inventato la filosofia, il teatro, la lingua più raffinata e completa.
Ebbene, di contro a questo virtuosismo intellettuale, vediamo come era considerata la donna.
Non stupisce che la famiglia fosse organizzata attorno a un capo, il marito, padre e padrone dei suoi schiavi. Non deve stupirci perché il patriarcato ha origini remote e tocca tutte le grandi civiltà del passato. L'antropologia ci insegna che il patriarcato è stato per molti secoli un sistema di garanzia dell'equilibrio sociale, in particolare in queste società antiche, votate alla guerra e all'espansione.
Aristotele (384 a. C. - 322 a. C.) |
Il buon Aristotele, colui che abbiamo studiato al liceo come il genio assoluto della filosofia antica - oltretutto innegabilmente genio, se pensiamo alla sua metafisica, alla retorica, ecc. - partorisce queste idee:
La donna, per sua natura, è priva di coraggio e "inferma", invalida da un punto di vista decisionale.
La donna non è stupida, ma è "molle" e pertanto tendenzialmente vile.
Non debole ma codarda. Pericolosa, perché ogni sua possibile intromissione nelle faccende maschili può creare confusione.
La donna è adatta alla sottomissione, è un "animale domestico" al pari di come l'uomo sia invece "animale politico".
"Le donne evacuano nel flusso mestruale il sangue che non sono in grado di trasformare in sperma".
L'uomo è dotato di thumos, impeto, slancio. Questa sua natura lo spinge di continuo verso la lotta, la presa e l'esercizio del potere, l'aspirazione alla vittoria. Grazie al thumos, l'uomo è dotato di andreia, virilità. Predisposto al comando, l'uomo si serve della propria andreia a fini virtuosi, che pone a servizio della polis.
Ma perché l'uomo ha tutte queste "qualità" e la donna ne difetta?
Qui il filosofo scatena la propria immaginazione: l'uomo è dotato di calore, la donna no. La donna è tendenzialmente molle e fredda. Il maschio è caldo e pertanto impetuoso, "fisico", è un combattente e lotta in vista del "bello". Tutte qualità assenti nella donna.
Questi corpi non sono fatti per la competizione, la lotta e l'autorità che ne consegue. Il campo di battaglia non è il loro posto. L'arena politica neanche. Sono corpi destinati alla casa e, anche a casa, devono limitarsi ai compiti che per natura sono di loro competenza.
Il grande esempio della democrazia ateniese, insomma, si incontra con un sessismo estremo, grave.
Pensate, perfino dinanzi alla conquista del principio di uguaglianza dinanzi alla legge, nel VI secolo a. C., cui i greci arrivarono per primi, c'è un diritto dipendente dalla natura.
I cittadini ateniesi sono uguali dinanzi alla legge, tutti, ma c'è chi ne è escluso. Certo, gli schiavi, individui neanche presi in considerazione, ma anche le donne, proprio perché "prive di calore" e pertanto troppo instabili per godere degli stessi diritti (!)
In termini più dettagliati: la democrazia è androcentrica. Come nell'epoca antecedente, per intenderci quella omerica, re e principi esercitavano il potere, in democrazia subentra la collettività, il popolo, ma non viene meno la necessità della lotta, della guerra.
Essendo la guerra la condizione necessaria per mantenere viva la democrazia, ed essendo la donna priva del calore necessario al campo di battaglia, allora non può avere gli stessi diritti dell'uomo, che si guadagna il proprio diritto per natura, poiché dotato di thumos/andreia.
Platone (428 a. C. - 348 a. C.) |
A suo avviso, questa generazione prese vita da alcuni esseri viventi, "uomini sessuati al maschile", che mutarono il loro sesso in quello femminile. Avvenne per punizione divina: alcuni maschi "difettosi", nati codardi e quindi privi di coraggio, rinacquero in nuovi corpi più "adatti" e diventarono donne.
Come la mettiamo con le Amazzoni, le celebrate guerriere della mitologia greca, coloro che si bruciavano la ghiandola mammaria destra per poter imbracciare meglio scudo e arco?
I greci dimostrarono di saper immaginare un popolo di donne combattenti, dobbiamo dargliene atto, ma immaginarono anche la loro sconfitta a opera dei valorosi uomini ateniesi. Sconfitte, restarono semplicemente donne.
Nel teatro Aristofane, il grande drammaturgo comico, scrive nel 391 a. C. Le donne al parlamento, immaginando un governo di sole donne che porta Atene allo sfacelo.
Più su ho scritto che l'omosessualità era pratica comune e non sanzionata, purché non avvenisse nell'ambito della prostituzione. L'ostracizzato era il prostituto, ma anche il "cinedo", ossia l'uomo effeminato, proprio perché manifestava la stessa mollezza femminile e pertanto la non attitudine alla guerra e al comando.
Il bambino che lascia l'infanzia e va verso l'adolescenza viene educato alle armi, deve tirare fuori tutta la sua andreia, il prima possibile, per fare il bene della polis. La sua iniziazione viene confermata da un giuramento allo stato, nel quale promette di essere a totale servizio della polis e di non diventarne vergogna. Le bambine vanno verso il loro destino sempre identico, devono obbedire, sottomettersi, accettare la propria condizione di escluse dalla vita pubblica.
Eppure la Storia racconta che...
Ci sono state donne che, malgrado questa condizione schiacciata dall'ego della mascolinità ostentata, presente non solo nel mondo ellenico ma in tutto il mondo antico, sono riuscite a far sentire la propria voce nella Storia? Era inevitabile. Grazie a Erodoto ne conosciamo una.
Si tratta di Artemisia di Alicarnasso. La vediamo in una delle guerre scatenate dai Persiani contro le poleis greche. Nel 480 a. C., Atene quasi in mano nemica, si discute se affrontare i greci in una battaglia navale o rinunciare.
I focosi uomini persiani sono favorevoli, non la regina di Alicarnasso, vedova del suo re e reggente del suo regno, a capo di sole cinque navi. Artemisia offre un suggerimento: invece di affrontarli in mare, dove sarebbero invincibili, bisogna attaccare il Peloponneso e smembrare l'esercito nemico su un territorio vasto.
Il grande Serse rifiuta il suggerimento (non sia mai venisse da una donna) e va in pasto agli ateniesi nello stretto di Salamina. La stessa Artemisia, per salvare la propria nave ammiraglia, adotta uno stratagemma e affonda una nave amica, evitando il disastro più totale. Insomma, lei aveva ragione e Serse gliene riconobbe il merito, accogliendo il suggerimento successivo, quello di affidare il comando dell'esercito persiano a Mardonio.
Eva Green nel ruolo di Artemisia di Alicarnasso nel film "300: Rise of an Empire" |
Artemisia di Alicarnasso è stata la prova vivente del possibile. Di un "mondo alla rovescia" che ribalta la visione dell'epoca e offre uno scenario diverso.
Artemisia è la prova vivente che Aristotele ha torto. È una donna piena di successo. È una regina. È in grado di maneggiare armi, dare ordini, farsi obbedire, prendere decisioni importanti, portarle a buon fine e farle eseguire ai suoi sudditi. È perfettamente attrezzata per comandare.
I greci non rimasero indifferenti dinanzi a lei, la nemica ammiraglia. Era disdicevole che parte della flotta persiana fosse comandata da una donna, in grado di deliberare, intelligente e forte, una stratega.
E infatti, scrive Erodoto, emisero un premio di 10.000 dracme a chi l'avesse catturata e portata viva ad Atene.
Il prossimo post su questo argomento riguarderà i secoli successivi, per ora mi fermo qui, certa di aver messo da parte un po' di cose su cui riflettere.
Se questo era il mondo antico, aspettatevi di stupirvi di quanto afferma l'intellighenzia sulle donne molti secoli dopo.
Intanto, non credete che le idee del buon Aristotele non siano così obsolete in linea generale?
Aristotele affermava che la donna è un uomo mutilato. Non è stato sconfessato da nessuno per questa orribile menzogna.
RispondiEliminaLa donna soffre da sempre, anche se diverse donne sono riuscite ad imporsi all'uomo.
Generalizzando la problematica possiamo osservare come la donna vive in Iran, Afghanistan e in tutte le nazioni governate secondo l'ideologia del fondamentalismo islamico.
E cosa pensare delle donne, a milioni, infibulate, ammazzate dai compagni gelosi, il genocidio di 500,000 donne in Ruanda. Non si contano più gli stupri che in diverse nazioni non sono nemmeno puniti.
Sottopagate, obbligate per sopravvivere ai lavori più umili, costrette alla prostituzione a partire dai 13/14 anni.
Senza pudore continuano con questa Festa delle Donne che è nella realtà un Olocausto.
E che non sarebbe neanche da definire "festa", da più parti stanno riconfigurando il termine, il nome con cui definirla. È una giornata a carattere internazionale, è giusto che esista ma liberandola da ogni retorica. Ed è proprio tutto così devastante quel quadro che sintetizzi. Da una parte una problematica che tocca altre culture, dall'altra uno stato sociale tutto nel nostro mondo occidentale.
EliminaL'obsolescenza di quelle ide dobbiamo combatterla ancora oggi, nel 2024, figuriamoci secoli orsono, dave la donna figurava accessorio e monile, senza alcuna possibilità di imporsi, socialmente, politicamente, culturalmente e religiosamente. Eppure, come ci narri, donne fantastiche nonostante ogni avversità, imponevano comunque carattere e intelligenza. Eccezioni purtroppo. Il mondo sarebbe un posto migliore gestito al femminile. Non ho mai avuto dubbi al riguardo.
RispondiEliminaEsatto. Idee dall'apparente obsolescenza. E nel mondo antico tutto appariva pressoché impossibile. Pensiamo al fatto che solo nel XX secolo (prima di allora poco o nulla le donne avevano potuto) si sono levate voci per una determinazione del genere femminile. Fin troppi secoli sono passati da Aristotele e ancora tanto resta da fare.
EliminaNon ho fatto gli studi classici, ma non ho mai pienamente compreso l'utilità di dare tanta importanza alla filosofia greca antica al di là del suo merito storico di iniziatrice. Per quel poco che ho letto molti dei loro concetti si basano come presupposto su concezioni scientifiche erronee e figure mitologiche ovviamente prive di connessione con la realtà materiale. Non dico che dovrebbero essere "eliminati" (la cancel culture non la approvo minimamente) ma andrebbero semmai meno approfonditi per lasciare più spazio ai filosofi moderni. E ovviamente dovrebbero essere evidenziate le loro inesattezze, a partire dalla loro concezione grossolana della figura femminile.
RispondiEliminaIo direi che è necessario guardare a questi pensatori antichi nella totalità del loro pensiero, che poi è ciò che si prefigge questo saggio. Aristotele è innegabilmente un genio del mondo antico ma io stessa che ho studiato al Classico quanto sapevo di questa teorizzazione misogina? Quanto del contributo che diedero Platone e Aristotele al pensiero misogino? Niente. E questo è un grandissimo limite. Nessuno potrà mai negare il suo genio e questo lo rende ancora più "inquietante". Ebbe intuizioni che ispirarono Euclide, scrisse di etica, teorizzò la metafisica, per non dire quello splendido passaggio sull'unità di tempo, spazio e azione che poi è uno dei caposaldi del teatro. Ecco, che un'altissima eccellenza come la sua ritenesse le donne quegli esseri infimi fa pensare e purtroppo la cosa ha influenza molta parte del pensiero dei secoli successivi.
EliminaE questi sarebbero i filosofi greci che mi rammarico di non aver potuto studiare?! Tutta salute! Già solo a leggere la prima riga su Aristotele mi viene voglia di prendere un bilanciere da 25 kg (e solo perché questa settimana ho problemi coi cervicali) e scaraventarglielo nel muso. Vile, inferma, molle, codarda... sì sì Arì, te lo faccio vedere io quanto può essere molle una donna che si allena!
RispondiEliminaMia nonna diceva che il flusso mestruale serve per pulire corpo e cervello. E porta pazienza, ma gli uomini non ce l'hanno, per quello sono un po' stupidini, alle volte. T'avrebbe fatto tanto bene a te, Arì, il flusso mestruale, altro ché!
...Luz, non so se il mio fegato resiste a questi post, eh, se cominciamo già così coi Greci. :P
Sì sì, ti capisco. :D Purtroppo però non si può negare che sia stato un genio in tutto il resto. Come rispondevo ad Ariano, fa riflettere che la donna non apparisse che un essere infimo a una mente eccelsa come la sua. Poi vedrai nei secoli successivi quanto peggiora. Ahimè. :)
EliminaHai capito il buon Aristotele! Vabbè, che te lo dico a fare, anche la Bibbia (purtroppo) sforna perle sulle donne: si pensi alle lettere di San Paolo in cui lui dice che le donne non possono essere presenti alle riunioni perché a loro non è concesso il diritto di parlare oppure quando usa il verbo sottomettere (che suona terribile: le donne devono essere sottomesse ai mariti e costrette a portare sul capo un segno della loro dipendenza...) Chiaro, lette nel 2024 queste affermazioni smuovono il sistema nervoso, ma nell'antichità questo erano le donne e parlarne in questi termini era normale (come lo era nell'antica Grecia). Bisogna contestualizzare (e sforzarsi di immedesimarsi in quelle epoche) per non farsi venire la bile! :)
RispondiEliminaCara Marina, non sono verde di bile, piuttosto tutti questi passaggi mi hanno incuriosita. Come rispondevo più su, al liceo non è mai emerso il pensiero aristotelico sulle donne. Sapevo che nella Grecia classica la loro era una posizione di sottomissione e lo si imputava a ragioni sociali, il classico "gli uomini fanno la guerra, le donne custodiscono la casa". Il programma scolastico non ha mai compreso questa parte del suo pensiero, che è particolare e ha un peso perché finì, come dimostra questo studio, per influenzare il pensiero fino alla filosofia moderna (!).
EliminaNon è un film né un libro, pertanto una narrazione d'invenzione, in cui dobbiamo contestualizzare ma cercare invece di cercare, nei secoli, le radici della misoginia che come tu dici ha investito perfino santi e rappresentanti del pensiero cristiano. Non è un fatto da nulla, ma una problematica che oggi, lontano dalle lotte del femminismo che hanno portato a progressi innegabili, spingono ad approfondire e capire dove abbia avuto origine il tutto.
Ahimè, sulla donna ci sono secoli di errori, perfidie, maltrattamenti, idee sbagliate con tutti i drammi storici che sappiamo e che conosciamo (e chissà quanti altri ce ne sono stati che non conosciamo). Penso anche a Ipazia (Alessandria d'Egitto) vittima del fanatismo religioso della sua epoca (c'è un film interessante di qualche anno fa, ma soprattutto parecchi libri che parlano di lei.
RispondiEliminaA volte leggo e rifletto sulle parole di Shakespeare: "La donna uscì dalla costola dell'uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata".
Un salutone e alla prossima
Proprio in questi giorni sto terminando un altro saggio, di Dacia Maraini, dal titolo "In nome di Ipazia: riflessioni sul destino femminile". Un insieme di scritti molto interessanti, alcuni sono articoli risalenti al '69, resoconti giornalistici sulle donne recluse nelle carceri o nei manicomi, e tantissimo altro. Ipazia come paradigma di ogni vessazione. La sua è una storia straziante, hai ragione.
EliminaBuongiorno Luz. Mi sono accorta solo ora, leggendoti stamane, che abbiamo scritto cose simili. Anche se nel mio caso dedicato all'arte. In effetti le donne in Grecia hanno dovuto lottare tanto. Quindi niente di nuovo per noi purtroppo.
RispondiEliminaGrazie per questo tuo interessante post. Un abbraccio forte, ciao.
Lo vado a leggere con molto interesse. Un abbraccio a te, Pia.
EliminaA dire il vero non sono troppo stupita dalle affermazioni di Aristotele sulle donne, abbiamo l’idea romantica dei greci antichi come un popolo molto evoluto, ma questo si scontra con una visione sottomessa della donna. Se la guerra era il puntello della società greca, la donna, creatura capace di compassione e di dolcezza era “molle” e quindi limitata. Nei secoli la donna è sempre stata relegata in posizioni subalterne e di sudditanza, ricordiamoci che in Italia le donne hanno avuto il diritto di voto solo nel 1946 (credo che la potenza del film della Cortellesi sia soprattutto in come viene mostrato l’evoluzione di questo diritto). E sappiamo cosa accade alle donne in altri paese dove i loro diritti minimi sono negati. È tutta una questione di potere, l’uomo nella società non può fare a meno della donna (ma è vero anche il contrario) ma deve mantenerla in una posizione sottomessa, che sia perché non può fare la guerra, o perché deve concedersi a un solo uomo (mentre un uomo più donne ha e meglio è) oppure può solo stare in casa a cucinare e accudire la famiglia ed essere dipendete economicamente dall’uomo. Mi fermo con gli esempi ma potrei continuare all’infinito. Il vero problema è che ancora oggi certe idee continuano ad essere radicate nel tessuto sociale.
RispondiEliminaOggi è sorta un'emergenza attorno alla ancora non raggiunta parità di genere (ma sarà poi davvero pensabile raggiungerla?) che ormai non si limita a toccare temi come la parificazione degli stipendi o il raggiungimento di posizioni di prestigio nella politica o nell'economia. Oggi la questione tocca più che mai questo abbrutimento dell'uomo attorno alla propria presunta monopolizzazione del potere. È proprio come scrivi, Giulia, il potere è lo snodo. Esiste ancora la falsa visione di un uomo che "deve portare i pantaloni", sono spesso le donne a sostenerla. Sembrano sciocchezze ma sono parte di un corollario ormai molto allarmante. Dietro ogni abuso maschilista c'è il ritenere la donna a un grado di inferiorità tale da poterle infliggere quello che vuole. E partire da questo studio della posizione femminile nei secoli aiuta a capire tantissimo. Più di quanto immaginiamo.
EliminaAh che bell'articolo, un compendio di cose che adoro: i saggi, la Magna Grecia, le tematiche femminili! Leggendoti mi sono tornate in mente le lezioni di filosofia della mia adorato professoressa del liceo che, parlandoci di questo ostracismo contro le donne, metteva in evidenza a cosa i Greci pensavano questi "animali da cortile" potessero servire: la riproduzione. Nemmeno il piacere era più di tanto elogiato, come sai bene i grandi Greci praticavano l'amore omosessuale come la normalità. E che dire del culto del corpo atletico e forte? Sarà un caso che l'unica guerriera che ricordiamo sia Artemisia? Oppure le regine guerriere di Saffo. Anche loro omosessuali. La Magna Grecia, una immensa e inesauribile patria di conoscenza... I grandi pensatori sono stati tali in un mondo che riconosce il maschile come dominante. Chissà dove saremmo ora se avessero avuto voce anche le donne, che, a partire dalla mia omonima, erano tutt'altro che molli
RispondiEliminaSì, nel post c'è questo passaggio attorno alla tolleranza dell'omosessualità, ma più propriamente verso la sessualità promiscua, fatta salva la prostituzione. Non si può negare che la società greca e tutta l'impalcatura ideologica siano un caposaldo del mondo antico. Il punto è che idee come quelle di Aristotele, e del suo maestro Platone, proprio per la posizione rilevante assunta dai due pensatori, sono state ritenute la base su cui formulare ideologie moderne. Ecco, io ignoravo che fossero posizioni così estreme e così bene argomentate da parte dei due geni della filosofia classica.
EliminaSi ho letto quel passaggio, ma a quanto ne so l'omosessualità non era tollerata ma considerata la normalità. Proprio per questo giudiziosa così severo sulle donne. Ma non su tutte. Pensa a Omero e alle donne forti e potenti che descrive. E appunto alla bellezza di Saffo o delle Amazzoni. Intendo dire che la realtà di quel tempo è più complessa di quanto appaia ma sarebbe interessante leggere l'opinione di una storica. Se hai libri da segnalare... Baci
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