martedì 28 febbraio 2023

Perché oggi più che mai bisognerebbe studiare il mondo antico.


Dallo scorso novembre ho iniziato un'esperienza di formazione e aggiornamento professionale che mi sta emozionando. Si chiama "L'eredità di Ovidio. La poesia delle Metamorfosi"
Si tiene in un luogo paradisiaco, in una delle "ville tuscolane" dei Castelli romani, Villa Falconieri, un gioiello incastonato fra i colli a sud di Roma, a pochi chilometri da casa. Meriterà un approfondimento e un articolo tutto suo questo luogo, fucina di studi e bellezza. 
L'esperienza di studio di questi mesi mi ha fatto rievocare ricordi sepolti, lontani un trentennio o poco meno, fatti di suoni di lingue antiche, traduzioni all'impronta, quel ritmo unito alla forza del racconto di millenni or sono. Ovidio, personalità poliedrica, talento puro, il poeta che incanta con un poema epico-mitologico di enorme ricchezza, un'opera dal valore filosofico oltre che letterario, è un autore che sto amando riscoprire, capace di commuovermi ogni volta che instaura un dialogo ideale dal suo passato lontano con questo presente così apparentemente diverso. 
I nostri docenti, del calibro di Fabio Stok, Luigi Miraglia, Claudia Cieri Via e Giulio Ferroni, eccellenze nel campo della storia della letteratura, del latino, della filosofia e dell'arte, si alternano in incontri che lasciano la platea incantata. 
Seguendo le sensazioni ricevute da questa esperienza di studi, il mio pensiero va al Liceo Classico, alla crisi che sta vivendo ormai da diverso tempo. 

Il dato è al momento sconcertante: le iscrizioni al Liceo Classico sono sempre più in picchiata. Secondo gli ultimi dati, se lo scorso anno si aggiravano attorno al 6,2% del totale delle iscrizioni alle superiori, quest'anno la percentuale è scesa ulteriormente, al 5,8%. 
Facile intuire che il grosso delle iscrizioni ai licei vada in direzione dello Scientifico, che difatti si attesta al 26,1%. Interessante però notare la differenza fra regioni: in Lombardia ormai neppure il 4% degli studenti si iscrive al Classico, mentre nel Lazio si arriva al 9,2%. 
Che sta succedendo a uno dei licei più importanti, quello ritenuto l'eccellenza della formazione, quello che negli anni Ottanta, quando lo scelsi io, era ancora la punta di diamante delle scuole superiori?
Se da una parte lo studio dei classici antichi è stato fisiologicamente soppiantato da nuovi interessi, nuove discipline fino a un trentennio fa inesistenti alle superiori - l'informatica su tutte - c'è da dire che l'interesse sempre più labile verso questo mondo è forse frutto di una scuola che non ha saputo andare al passo coi tempi, non ha saputo aggiornare il metodo, e per questo risulta anacronistica, sempre più lontana dal mondo attuale.

Vivo con una certa preoccupazione questa crisi del Liceo Classico. Dal mio osservatorio come insegnante, sempre meno alunni scelgono il percorso classico, nonostante l'orientamento individui in un certo numero di elementi i candidati ideali. Per non dire del lavoro di accoglienza dei Classici durante gli open day organizzati da questi istituti, atti a illustrare i diversi percorsi dell'offerta formativa. 
Se guardiamo ai programmi di licei classici che si sono aperti a nuovi metodi, non possiamo negare che offrano un panorama ampio di conoscenze. 
Un esempio: il Liceo Classico Foscolo di Albano Laziale, a pochi chilometri da qui, offre tre percorsi differenziati di "potenziamento": linguistico, scientifico e teatrale. 
Prendiamo il potenziamento scientifico. L'indirizzo prevede dodici ore in più di matematica/scienze/fisica al trimestre e ventuno ore totali nel pentamestre, con attività extracuricolari di arricchimento del percorso formativo mediante la partecipazione alle Olimpiadi della matematica, campionati di Scienze naturali, incontri con esperti del mondo scientifico e tanto altro. 
Se penso alle due misere ore settimanali di matematica dei miei tempi, c'è una bella differenza. E sì che dovevamo studiare anche Scienze naturali e Fisica, ma erano materie cui dedicavamo un numero di ore nettamente inferiore rispetto alle discipline umanistiche. 
Eppure l'apertura dei classici verso il mondo scientifico non basta. La scelta del Liceo Scientifico, magari dell'indirizzo che esclude il Latino (che assurdità!), va per la maggiore. 
Gli studi classici propongono temi e problematiche con cui l'uomo è costretto, volente o nolente, a confrontarsi: la patria (Iliade, Odissea, Eneide, I Persiani), la corretta amministrazione (Opere e giorni, Georgiche, De re rustica), i conflitti della coscienza (Oresteia, Elettra), il contrasto fra diritto naturale e diritto positivo (Antigone), le sofferenze dei vinti (Troiane, Supplici), l'immortalità dell'anima (Fedone, De senectute), la felicità e l'amore, la virtù, la ybris, il problema del male, della sofferenza, della morte. 
da Saggezza greca e paradosso cristiano, C. Moeller
Il Liceo Classico nasceva nel 1859 come unico istituto superiore che desse accesso a tutte le facoltà universitarie. Si trattava di una scuola di formazione lunga ben otto anni, comprensiva pertanto del triennio delle medie, all'epoca inesistenti. Nell'Italia unificata nel 1861, pertanto, i primi governi attuarono leggi per l'istruzione elementare - cui ebbe accesso una percentuale altissima di nuovi alunni, prima facenti parte dell'enorme compagine di analfabeti - e per la formazione della futura classe dirigente, cui era riservato il lungo percorso del Liceo Classico.
Un percorso che non era orientato in senso utilitaristico, si badi bene, perché le materie umanistiche erano del tutto prevalenti e la formazione era intesa come conoscenza del mondo classico tout court
Il Liceo Classico andò incontro a numerose riforme, quelle di Gentile e Bottai per esempio, che ne ridefinirono il fine e gli intenti, lasciando spazio a un corso di studi destinato a diventare più qualificante, quello scientifico. 
Dalla fine degli anni Sessanta, tutti gli istituti superiori, tecnici compresi, offrivano accesso all'università, il che significò per il Classico la perdita di quel ruolo principe nella formazione superiore. Fu una scelta giusta e democratica ma a fronte di riforme che colpirono il Liceo Classico svilendone sempre più la forza. 
Si tentò di modernizzare il percorso di studi classici attraverso il programma Brocca, che di fatto fu una sperimentazione potenzialmente buona, mediante l'inserimento di discipline come economia, diritto, informatica. Il progetto naufragò poi la Riforma Gelmini, che in certo senso completò la Riforma Moratti sulla scuola tutta. Due ministri dell'Istruzione d'epoca berlusconiana che ebbero il "merito" di non giovare al nostro sistema scolastico, tutt'altro. 

Villa Falconieri, dove si tiene il corso di studi afferente al progetto permanente La forza della poesia

In anni in cui si sarebbe dovuto tutelare lo studio del mondo antico, come baluardo di conoscenza e di approfondimento di valori dai quali discendiamo e che sostanziano la nostra identità culturale, il dibattito cominciò a vertere addirittura sul mantenere o meno greco e latino come discipline di base (!)
Questa diatriba, a dire il vero, non era nuova. Lo studio delle lingue antiche fu materia di discussione già dai primi anni del Novecento e continuò di decennio in decennio con maggiore o minore peso. E ancora prima, grandi eventi storici come la Rivoluzione francese e quella russa misero in seria discussione il valore dei classici, auspicando l'abolizione del loro studio. 
C'è da stupirsi per come ancora esistano greco e latino fra le discipline di un liceo. 
Questa avversione verso lo studio delle lingue antiche, propedeutico e necessario allo studio del mondo antico, oggi viene sintetizzata nella presunzione di una loro innegabile "inutilità"
In questo nostro mondo contemporaneo, asservito all'utile e al remunerativo, è facile chiedersi "a che serve? è così necessario continuare a studiare materie che poi non serviranno se non a studiosi e futuri insegnanti?".
Come se lo studio del greco e del latino dovesse equipararsi all'apprendimento dello studente del Professionale industriale che deve imparare a stare al tornio. Come se studiare dovesse ridursi all'utilizzo di quel sapere, al suo uso e consumo a fini pratici
Come se la scuola dovesse ormai addestrare futuri lavoratori e non formare l'uomo. Cosa alquanto pericolosa, se pensiamo che una società non può rinunciare all'astrazione, alla riflessione, alla capacità di scindere fra bene e male, come se l'intelligenza dovesse ormai essere relegata al mondo della scienza e della tecnica e mai più a quello delle arti, del pensiero, della parola. 
Mi domando cosa sia accaduto, quando abbia messo radici questo assurdo equivoco. 
Il pericolo sta proprio nel non porre mai più i giovani dinanzi alla riflessione umanistica e filosofica, alla riflessione storica, preferendo che affinino competenze di applicazione, che vengano assorbiti totalmente dalla scienza e dal progresso inarrestabile del digitale e mediatico. 
Quale enorme danno stiamo facendo a questi giovani?

Particolare della metamorfosi di
Dafne, dal mito di Apollo e Dafne
G. L. Bernini, 1625
Tutto ciò non ricorda quelle epopee distopiche in cui l'omologazione è il principio assoluto, lo strumento di controllo per eccellenza? Tutti uguali e asserviti all'utile, nessuno si distingua, nessuno sia "unico", nessuno discuta il sistema. 
Lo studio del pensiero filosofico, del mondo greco e poi latino, di cui siamo sostanziati anche se non ce ne accorgiamo, puntano nella direzione opposta. E se è vero che dei miei studi classici non è rimasto che un vago ricordo, ne sento la sedimentazione, ne avverto gli echi nelle mie inclinazioni, nel mio modo di usare la parola, di pormi agli altri. 
Oggi non insegno greco né latino, non ho presenti i grandi principi della filosofia e non saprei citare un testo di Kant né di Heidegger, ma sento di essere fatta di quelle parole, di quei contenuti nei quali mi sono immersa durante i miei studi classici. 
Vivo la gioia di ricordare nel momento in cui mi imbatto in un passaggio, so intercettare un contenuto, e anche se non mi serve ai fini pratici, so di essere fatta anche di questo. 
Viviamo in un'epoca veloce, liquida - come dice anche la Settima Arte che porto in palcoscenico - e oggi più che mai lo studio del mondo antico diventa necessario. 
Proprio perché non possiamo ridurci a macchine che vanno in obsolescenza, perché anzi dobbiamo fermare e sedimentare quelle arti liberali che restano anche oggi alla base di una società di esseri pensanti. Ecco, pensare non solo per produrre ma per riflettere, non solo per applicare una logica produttiva al nostro vivere, ma per prenderci cura di ciò di cui siamo fatti. Anima, pensiero, intelligenza che miri alla conservazione del Bello. Perché quella bellezza è vita. 

Cosa pensate di queste riflessioni? Ritenete anche voi il Liceo Classico qualcosa che non possiamo perdere? 

22 commenti:

  1. Onestamente non potrei rispondere in modo obiettivo perché io ho fatto una scuola tecnico commerciale e, benché alle medie mi dicessero che ero uno studente "da liceo classico", io non ci andai proprio perché non avevo voglia di studiare greco e latino...
    Credo che lo studio della cultura classica, della storia e della filosofia siano importanti poiché ci permettono di capire lo sviluppo del pensiero umano, però bisogna anche arrendersi all'evidenza che la maggior parte delle persone sembra disinteressata.
    Nella mia classe, dalle elementari alle superiori, ero l'unico - ma veramente l'unico - che leggeva Storia con interesse e con voglia di apprendere sempre di più, soprattutto studiando la Storia moderna (che purtroppo non viene quasi mai terminata nel corso del triennio) capivo meglio anche certe dinamiche della geopolitica odierna.
    Ma ero l'unico. Per gli altri Storia era "una materia inutile", concetto che una volta affermò anche la professoressa di Educazione Fisica...
    Bisogna rassegnarsi all'idea che la cultura umanistica riscuote poco interesse nella massa. Per lo studente medio sono solo "nozioni vecchie" che gli vengono "imposte" e che impara a memoria quasi con dispetto, sicuramente con molto fastidio.

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    1. Se è vero che appassionati e curiosi si nasce, e io ne so qualcosa perché ogni anno mi trovo davanti un numero sempre più ristretto di alunni e alunne animate da vera curiosità e rispetto per i libri, è altrettanto vero che probabilmente bisognerebbe ripensare all'approccio con queste materie. Perché il mondo antico ha innegabilmente un suo fascino, ma lo può sapere solo chi lo ha studiato. Un fascino che, ne sono certissima, potrebbe contagiare chi appare svogliato e disinteressato, basterebbe solo inventare un nuovo modo, ma davvero del tutto innovativo, di raccontare il passato.

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  2. Luz, concordo con te. Lo studio umanistico è la storia dell'umanità, ma ormai i ragazzi non hanno più interesse a conoscere chi sono e da dove vengono. Pensano soprattutto al lavoro e in questo senso lo Scientifico offre migliori sbocchi occupazionali.
    Il Liceo Scientifico è la scelta più popolare (26,1%), seguito dal Liceo delle Scienze Umane (11,2%). Il Settore Economico dei Tecnici è cresciuto (11,5%) con l'indirizzo “Amministrazione, Finanza e Marketing” più scelto (8,7%).

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    1. Far diventare appetibili e affascinanti anche quelle discipline, pensa che grande sfida.

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  3. Non posso che apprezzare e condividere questo scritto Luz, basandomi non sulle statistiche che possono avere o meno il loro peso influendo oltretutto come se fosse un invito ad accantonare quella ricerca di uno studio umanistico da cui le nostre origini,ma basandomi invece su ciò che tocco con mani attraverso esperienze e preparazioni personali di mie vicine conoscenze,dove la frequenza del liceo classico ti dà un ottima base qualitativamente e un input sopra più livelli rispetto a quelle scuole di un indirizzo più circoscritto.

    L'errore è secondo me quello di tramandare ai figli esattamente quella logica di un sistema produttivo come garanzia verso l'adattamento di un futuro sempre più macchinoso che mette in serio pericolo la capacità creativa e umanistica di ogni essere pensante!
    Sono assolutamente contraria a questa eventualità di chiusura e incoraggerei i giovani a non sottovalutare il valore delle nostre origini,ad invogliarli piuttosto verso la propria autonomia di pensiero che non deve essere subordinata alla mercificazione del sistema dominante ,tendenzioso a spazzare via una natura fatta di intelligenza e bellezza!

    Grazie per averne scritto ...

    Buona giornata

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    1. Grazie a te per averlo apprezzato. Hai ragione, uno dei motivi per cui i ragazzi non sono attratti da questo mondo è certamente l'essere immersi in una realtà in cui il modello è quello produttivo, l'apparire, il far soldi. Nei temi dei miei alunni, in particolare quelli fra i 13 e i 14 anni, emerge spesso questo loro aspirare a fare soldi facili, a diventare popolari. Quanta responsabilità hanno i genitori in questa deviazione verso falsi modelli, verso aspirazioni anche molto lontane da una reale fattibilità? Tutto questo è gravissimo.

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  4. Bello questo post e l'ho letto con interesse. Anch'io provengo da studi tecnici, perché negli anni '70 ho studiato in un Istituto Nautico nella sezione capitani di coperta. Già da ragazzo volevo un tipo di studi che poteva darmi la possibilità di viaggiare. E poi infatti ho viaggiato in Europa, Nord Africa, Nord America e Sud America per quasi 4 anni.

    Tuttavia sono sempre stato attratto da quelle che oggi si chiamano scienze umanistiche anche perché la buonanima di mio padre ha lavorato per più di 40 anni nei libri e nelle librerie, specializzato in testi di traduzione di greco e latino per le scuole superiori, e suo fratello maggiore per quasi 50 anni aveva una libreria che poi, ahimè, una volta andato in pensione i suoi figli non hanno voluto continuare l'attività.

    Non possiamo perdere il retaggio e il bagaglio del passato. Ci vogliono ingegneri, scienziati, tecnici di varie materie ma abbiamo bisogno anche dei filosofi, degli psicologi e di coloro che studiano la costituzione per fare alcuni esempi. Mi associo al commento qui sopra dell'anonimo. Non possiamo cadere nell'errore di creare una società fatta solo di tecnici. Abbiamo la necessità di avere persone che hanno studiato l'origine delle nostre radici storiche. Ci vorrebbe un giusto equilibrio anche se oggi non lo vedo molto in giro.

    Un salutone e alla prossima

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    1. È molto bello che tu non abbia mai perso un ideale contatto con il mondo umanistico, a maggior ragione perché sei "figlio" di questo ambito così importante. Pur avendo poi fatto studi tecnici, non lo hai mai perso di vista. Ecco, chi soltanto ne sfiora la bellezza, la profondità, non può dimenticarlo. Proprio così, non vogliamo neppure immaginare un mondo fatto solo di scienziati e tecnici. Sarebbe una di quelle cose che romanzieri raffinati della fantascienza hanno immaginato già diverso tempo fa. Hanno immaginato un mondo votato esclusivamente alla produzione e al controllo della massa. Quello che è sembrato fantascienza fino a pochi decenni fa, rischia di diventare amara realtà.
      La sensazione è che i governi non abbiano nessun interesse a favorire gli studi classici. Non vogliono filosofi ed esperti del pensiero. Vogliono che sia una categoria in via di estinzione.

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  5. Con me sfondi una porta aperta, cara Luana! Sai bene l'importanza che ho sempre dato al fatto di avere frequentato il Liceo Classico (ho pure un figlio che sta studiando Lettere Classiche, forse proprio perché ha assorbito in famiglia la preziosità tramandata di questi studi), cosa che mi ha sempre portato a difendere le materie tanto disprezzate, adesso, quel latino e quel greco, che, ancorché desuete in termini pratici, restano un fondamentale ausilio per la crescita e la maturazione di una persona. Trovo ci sia della stupidità nel parlare di "inutilità" di queste due lingue antiche, perché è chiaro (anzi non lo è affatto, purtroppo) che non le si insegni per essere parlate nella quotidianità (è ancora più sciocco paragonarle alla conoscenza dell'utile inglese), ma perché ci mettono a disposizione tutti gli strumenti che ci consentono di "capire" il mondo. Pensa la mia delusione quando hanno cominciato ad allargare i settori snaturando le caratteristiche del liceo classico: da noi, il Liceo classico ha gli indirizzi. Ma si può sentire? Classico con indirizzo linguistico; classico con indirizzo sportivo... per me, una vera e propria mistificazione semantica. Ovviamente in questi indirizzi non si studia il greco: ma perché chiamarlo "Liceo Classico", allora. Va beh, il discorso si farebbe lungo. Venendo alle cose belle, conosco Villa Falconieri, perché, come sai, Edoardo voleva seguire lì una sessione di studi, prima che il covid distruggesse il suo sogno. Una bella esperienza anche solo avere trascorso in quel posto meraviglioso qualche ora, il giorno in cui l'ho accompagnato per prendere informazioni.

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    1. Che eliminino il greco, o provino solo a pensarlo, è già veramente assurdo. Tutto sommato non sono del tutto contraria a una contaminazione del Classico con materie più "tecniche", se solo serve ad attirare iscrizioni, ben venga. Nel ripensare a questo percorso, c'è bisogno di queste contaminazioni, magari lasciando al biennio una scelta più ampia di indirizzi e poi nei tre anni successivi un assetto più centrato.
      Dal mondo antico provengono tecniche molto vicini alla modernità, ma lo sanno in pochi. Arrivano stili, valori, caratteri, aspetti molto vicini alla nostra cultura che da quel mondo scaturisce. Pensa a una contaminazione fra informatica e mondo antico. Alunni che già alle medie possano avvicinarsi a un approccio mediante l'uso del digitale. L'identificazione con personalità dell'antica Grecia o dell'antica Roma. Io dico che i modi ci sarebbero ma o non applicano quel talento nel reperirli oppure, com'è più probabile, non c'è interesse nel reperirli. Non dimentichiamo un altro aspetto di non poca importanza: i docenti che siedono in cattedra nei Classici sanno realmente trasmettere quell'interesse per il mondo antico? Altra variabile fondamentale.
      Eh sì, Villa Falconieri è davvero un gioiello e una fucina di bellezza. :)

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  6. Ciò che più mi pare distante dall'esperienza che feci io al Liceo (scientifico, spiace...) è il fatto che la scuola si impegni a dare strumenti, tecnici, pratici, e rinunci essa stessa ad essere strumento di formazione, elevazione morale e intellettuale, facendo delle materie il viatico. Latino e greco non servono solo per "leggere" l'antichità ma per "leggere" oggi. Anche attraverso per esempio l'etimologia per comprendere meglio il linguaggio la forma del nostro stare insieme. Sei fortunata a poter fare corsi in location tanto belle... Come si impara meglio!

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    1. Non mi dispiace, anzi. Lo Scientifico fu scelto da mia sorella, che vi fece un ottimo percorso di formazione per poi laurearsi in architettura. Certo, le mancò nel tempo quell'approccio più agile con il mondo umanistico, restava affascinata ad ascoltare quando mi preparavo l'orale sulla civiltà greca, o quando, essendo il latino studiato molto più a fondo, studiavo le orazioni ciceroniane, preparando letture anche declamate, come voleva la nostra insegnante (molto preparata e competente). Come tu dici, e come ho scritto nel post, questi studi formano l'individuo nella sua completezza. Speriamo non muoiano. :)

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  7. Quando frequentavo il liceo scientifico ero felice di studiare il latino, non così scarno all'epoca come ore settimanali, ma ora come ora credo che non sia opportuno studiare le lingue antiche. Studiare il pensiero antico, questo sì, è irrinunciabile! Ma l'uso della lingua moderna può veicolarne ottimamente i contenuti, senza occupare più tempo di quanto sia necessario. Non è il fatto che il greco e il latino non siano abbastanza rivolti al mondo del lavoro, quindi inutili. Penso piuttosto che il tempo vivo di quelle lingue sia passato, e siano i contenuti validi di quel periodo a dover restare in circolazione. D'altra parte dalla scuola mancano altre materie importanti per la vita, e non soltanto per il lavoro. Penso agli Stati Uniti, dove alcune università propongono corsi di spiritualità, yoga e taiji, non facoltativi ma oggetti di esami obbligatori.

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    1. Eppure le lingue antiche, nella loro struttura, assomigliano a diverse discipline più vicine alla scienza, studiarle è il perfetto completamento degli studi classici, o meglio ne risulta il supporto più importante. Che il latino sia stato eliminato da alcuni indirizzi dello Scientifico per dare spazio a materie più specifiche del percorso è fortemente penalizzante. Lo vivo con mio nipote, Scientifico quadriennale a indirizzo biologico, niente latino. Gli manca un pezzo, perché la sua formazione è di eccellenza e a volte si sente lontano dal mondo umanistico, pur non dovendo cedere, perché letteratura e filosofia sono materie fondamentali nel suo percorso. Eliminare le lingue antiche sottrae un aspetto importante nella formazione, non solo da un punto di vista più strettamente legato alla civiltà, ma proprio come opportunità, preziosissima, di studiare lessico e sintassi, un po' come l'attraversare la matematica in tutto il suo compiersi.

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  8. Io ho frequentato il liceo classico e condivido ogni parola del tuo bellissimo post. Oggi prevale l'idea che il titolo di studio serva per trovare un lavoro, ecco che un liceo classico che fa prevalere la formazione della persona, viene sempre più rifiutato dagli studenti. Inoltre la scuola in generale è in crisi, oggi viene vista come un ostacolo e non come un' istituzione fondamentale nello sviluppo prima educativo e poi culturale della persona. In un 'epoca, come la nostra, che fa coincidere il successo personale con i soldi, che vede i nostri ragazzi e le nostre ragazze sognare di diventare calciatori e veline perché contano solo i soldi, ecco il liceo classico perde sempre più la sua importanza. Non bisogna dimenticare che è una scuola che ti fa passare attraverso il sacrificio, attraverso numerose e pazienti ore di studio. Come si fa a far coincidere oggi la pazienza e il duro lavoro nel conseguire i risultati con l'idea odierna di ottenere tutto e subito? Il mondo ha fatto un cambiamento ( in peggio ), l'uomo è sempre più veloce, più tecnologico, più superficiale...e purtroppo più ignorante, perché quel sapere antico stimola il pensiero. Ricordo ancora le discussioni con la mia amica quando studiavamo filosofia, perfino quando uscivamo, a volte, ci succedeva di confrontarci sulle idee di Socrate, di Marx...potevamo sembrare noiose e forse lo eravamo davvero, ma stavamo crescendo, stavamo pensando. Perciò credo che il liceo classico vada preservato o un domani rischierà di scomparire.

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    1. Come ben sai perché l'hai frequentato anche tu, il Classico richiede grande sacrificio e applicazione, oggi ormai chimere nel tempo vissuto da tanti giovani. Torno a citare mio nipote, Scientifico quadriennale. Le sue discipline sono essenzialmente scientifiche, con Fisica, Chimica, Biologia e Matematica ad alto livello già fra terzo e quarto (perché essendo quadriennale condensano i programmi in un anno in meno). Lui si sacrifica, studia molto, è ambizioso. Ma vive anche una certa insofferenza e insoddisfazione nel non poter uscire più di quanto vorrebbe, giocare, avere del tempo libero. Il che è normale per un non ancora diciottenne. Il punto è che tutto questo gli sembra strano. I suoi amici di liceo studiano molto meno, si applicano giusto per il 6 o il 7 e si divertono molto di più, e nonostante quindi abbia la prova che se vuoi raggiungere alti livelli devi sacrificare molto il tuo tempo - lui si attesta fra 9 e anche 10, arrivando fra i primi dieci delle olimpiadi nazionali di Chimica per dirne una - non si capacita del fatto che debba stancarsi così. Quando invece è del tutto normale. Il sacrificio in questa generazione Z è rarissimo, il confronto coi pari è continuo, e per fortuna lui è spinto da una volontà che oltrepassa l'insofferenza.

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  9. ecco che il liceo classico..non un liceo * errata corrige

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  10. Il Liceo Classico, così come lo studio del Latino e del Greco, non devono essere persi, sono d'accordo. E lo dico dalla mia maturità tecnico-commerciale.
    Ma ci sono parecchie considerazioni da fare, la prima sicuramente di ordine economico. Le famiglie benestanti non hanno sicuramente problemi in questo senso, così ho alcuni amici le cui figlie hanno entrambi la maturità classica, anche se poi una ha fatto Architettura e un'altra Lingue straniere all'Università.
    Ma altre famiglie non possono permettersi di "congelare" subito un orizzonte di studi così ampio. Mi spiego: che piaccia o meno, il liceo classico, ma anche lo scientifico, da soli, non offrono così tanti sbocchi lavorativi rispetto ad altri percorsi scolastici. Lasciando stare le scuole professionali, con Ragioneria, Geometra e Liceo Linguistico si possono avere delle opportunità anche senza proseguire con l'università (anche nei concorsi pubblici, questi tre hanno maggiori occasioni). Perciò una famiglia dalle risorse limitate preferisce intanto investire in un titolo già fruibile e poi, se le finanze ancora lo consentiranno dopo cinque anni, continuare gli studi all'università. Questo è stato il ragionamento della mia famiglia e anche di quelle dei miei compagni di classe. C'è anche da dire che, alla mia epoca per lo meno, studiare al liceo costava di più, sia di tasse che di libri. Oggi ho alcuni amici che, con grandi sacrifici, hanno mandato i figli allo scientifico ma hanno voluto una scuola privata, perché a loro dire forniva un percorso migliore. Nei fatti, dato che non appartengono all'elite alto borghese della zona, i ragazzi sono stati bullizzati per tutto il quinquennio. Se devo dire, pure con una certa connivenza degli insegnanti, a cui viene richiesto esplicitamente di "selezionare" per mantenere alto il livello.
    Altra considerazione importante: anche se tutte le superiori danno accesso a tutti i percorsi universitari, alcune sono maggiormente propedeutiche rispetto ad altre. Se vuoi fare Economia e Commercio ti conviene avere Ragioneria alle spalle, altrimenti dovrai compensare a parte alcune materie. Se vuoi fare Statistica e non hai il Liceo Scientifico, ti toccherà studiare da solo tutta la parte matematica (a Ragioneria non si fanno studi di funzione, integrali, derivate e compagnia). E così via. Per quanto vedo poi, sarebbe corretto che i ragazzi avessero solide basi in tutte le materie, spesso ho collaborato con laureati in discipline umanistiche che non sapevano la differenza tra un fattura attiva e una passiva, o tra un montante e un sconto, materie di vita importanti tanto quanto le nostre radici latine.
    Parlando poi con amici all'estero e ascoltando dei loro diversi sistemi scolastici, sono convinta che andrebbe riformato il nostro sistema, probabilmente con un biennio delle superiori che fornisca una bella infarinatura di tutto (latino, greco, matematica, economia, chimica, lingue, informatica) e solo al triennio cominciare ad orientare i ragazzi davvero verso il loro futuro. Io rimpiango di non conoscere latino e greco, ma non potevo proprio fare altrimenti, la scelta non era nemmeno nelle mie mani. :(

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    1. Il tuo discorso fila, non ci sono dubbi. Mi fa venire in mente due aspetti. Anzitutto che è necessario una certa coerenza fra la scelta delle superiori e quella universitaria. Infatti non ha senso intraprendere studi liceali classici o scientifici se il tuo futuro è da commercialista. Sono perfettamente d'accordo e questo aspetto mi capita di mettere in pratica quando mi occupo di orientamento nelle terze medie. Non ha senso spingere i ragazzi verso i licei "blasonati", a maggior ragione se dimostrano determinate inclinazioni verso l'economia, oppure hanno due generazioni di commercialisti alle spalle. Io per prima dico "vai al Tecnico commerciale, corri". E ti dirò che mi dispiace quando non paiono sensibili alla continuità lavorativa delle loro famiglie. Questo per dire che, sì, sono perfettamente d'accordo con te, il liceo non deve essere scelto a tutti i costi, men che meno uno così specifico come il Classico. Il discorso del post era differente, si basava sulla morte degli studi classici. Se ci sono studenti potenzialmente prontissimi per studi di vario genere e si sa che apparterranno al ramo dirigenziale, un ramo possibile fra tutti i vertici immaginabili, dispiace che gli studi classici stiano morendo a favore di quelli scientifici in numero sempre maggiore.
      Proprio oggi ho seguito l'ultimo giorno di corso di aggiornamento sulla poesia antica. Il grande Giulio Ferroni critico letterario ha tenuto due ore di lezione sulle Metamorfosi di Ovidio, ma mi ha letteralmente ammorbato! Capisco che sei un pilastro degli studi in materia, ma trasmettere tutta la bellezza di quei contenuti è altra cosa. Mi sono imbattuta durante il corso in professori universitari ben più coinvolgenti. Ed è questo che manca al percorso classico, insegnanti e metodi che appassionino. :(

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  11. Beh, sempre più per i ruoli dirigenziali, per i profili di manager, le aziende sembrano puntare su Ingegneria Gestionale, perché coniuga l'ottimizzazione dei processi produttivi (non solo industriali, ma qualsiasi processo) con il profilo economico, su base scientifica. E propedeutico, per le materie trattate, è il Liceo Scientifico, non il Classico. Purtroppo è il mercato del lavoro a decretare, nel lungo periodo, certi percorsi scolastici.
    Sulla continuità lavorativa delle famiglie, sono dell'opinione che i figli non dovrebbero mai essere costretti a proseguire la strada dei genitori, dovrebbero essere liberi di scegliere il proprio futuro. Ho conosciuto fin troppi disastri lavorativi (aziende fallite = lavoratori per strada) perpetrati da figli messi sulla poltrona a fianco a quella di papà, senza alcuna esperienza e umiltà. E soprattutto senza passione, per un lavoro che non sentivano proprio.

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    1. È la distanza siderale fra un liceo un tempo ritenuto la punta di diamante della formazione e quello che tale liceo è adesso. È come se fosse rimasto indietro rispetto alle esigenze del mondo del lavoro, in particolare per i ruoli dirigenziali. È innegabile. Però mi riferivo a qualsiasi ruolo in questo campo, non solo al "capitano d'azienda" che è evidente debba fare studi specifici di dirigenza d'azienda, Ingegneria gestionale in primis. Pensiamo alla dirigenza scolastica, alla dirigenza di un ente pubblico qualsiasi. Immaginando che chi un giorno siederà a capo di un ente, di un ministero, di un qualsiasi ruolo al vertice, oggi tenderà a scartare a priori il Classico, beh, un certo scricchiolio si sente. Ma siccome non si possono colpevolizzare, ovviamente, coloro che non lo scelgono, allora il problema sta tutto lì, il Classico andrebbe svecchiato, contaminato, affidato a chi sarebbe realmente capace di riformarlo.
      Riguardo all'ereditare il posto di lavoro paterno. Anche lì, il tuo discorso è assolutamente condivisibile, ma c'è un'infinita varietà di casi. Alunni che sul finire del primo quadrimestre "non hanno idea di cosa scegliere per le superiori", in realtà portati per le materie gestionali ed economiche, con nonno e padre all'interno di una struttura che funziona benissimo, va da sé che dico loro "ma seguire le orme dei tuoi, visto che sei così portato?". Se invece, com'è capitato, la rampolla di un grande studio di Commercialisti sogna di conoscere a fondo le lingue e non è attratta da quello che svolgono padre e nonno, va da sé che sia la prima a dire "segui quello che ti suggeriscono le tue passioni".

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    2. Sulla dirigenza scolastica non so, non è il mio settore, ma in quanto alla dirigenza di un ente pubblico (dato che ci sono ben dentro), posso dirti che serve molto di più una laurea in Economia che qualsiasi altro percorso. E torniamo al punto che il Classico non è propedeutico a una laurea in Economia.
      Chi non ha quella "forma mentis" ha proprio difficoltà logistiche a dirigere un settore, perché gran parte degli enti pubblici si scontrano proprio con scarse finanze a copertura di fabbisogni enormi. Tanto è vero che la corsa del PNRR non sta funzionando perché mancano le competenze adeguate proprio nei ruoli chiave. E del resto sono richieste competenze di valore per stipendi da fame (tanto per dire nel passaggio che ho fatto io, dove mi sono comunque richieste competenze ventennali in campo informatico, ho perso il 38% dello stipendio, oltre i benefit e i premi di produzione - ma ovviamente la mia scelta è stata fatta per altri motivi).
      Quindi sì, il Classico così com'è andrebbe decisamente rimodernato. Su questo sono d'accordo e su questo piango anch'io con te.

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