martedì 24 gennaio 2023

Di prof impallinati, polemiche e cruda realtà.

Torniamo a parlare di scuola. 
Mentre bufere di neve imperversano durante questo inverno finalmente arrivato, bufere d'altro tipo si abbattono sulla vituperata scuola con annessi insegnanti. 
In poche settimane, una prof è stata crivellata con una pistola giocattolo a pallini e ripresa col cellulare, una madre finlandese è letteralmente fuggita da una scuola siciliana portandosi dietro i pargoli inorriditi, Luciana Littizzetto, ex prof, ha detto che le classi ingestibili non esistono, solo professori poco adatti al mestiere. Insomma, siamo messi proprio bene. 
Sono tutte questioni che non vanno "tagliate col coltello", quanto piuttosto esaminate per capire.
Antonella Mecenero si è occupata della madre finlandese in questo post
Andiamo alle vessazioni subite dagli insegnanti di cui ormai sono piene le cronache. In particolare negli ultimi 10/15 anni la scuola pubblica è entrata nel mirino per casi di ogni genere. 
Sapevate che esiste un vademecum che circola in rete su "come infastidire i tuoi insegnanti"?
Potete leggerlo qui. In una delle mie classi un gruppetto mette in atto almeno un terzo delle azioni elencate, soggetti particolarmente turbolenti, ma ancora gestibili, perché non hanno neppure 14 anni. 
Sei la loro prof di Italiano in terza media, hai dieci ore settimanali e tre materie (quattro se aggiungiamo Educazione civica), sentono il limite, in particolare se sei particolarmente assertivo. 

Ci sono comunque realtà in cui, per quanto tu possa essere aperto e leale, giocare a carte scoperte, virare di continuo verso attività che possano coinvolgerli e interessarli, il "branco" si fa beffe del tuo lavoro. Non c'è insegnante in gamba che tenga. Tutti, ma proprio tutti scendono a compromessi. 
Se fino a un trentennio fa queste realtà difficili si annoveravano solo in scuole di periferia, con prevalenza in istituti professionali, oggi anche nei licei dilaga l'atteggiamento vessatorio e maleducato verso gli insegnanti. A tutte le latitudini e in tutti i tipi di istituti. 
Mi chiedono spesso perché non faccia il passaggio alle superiori, è presto detto: preferisco di gran lunga una fascia di età gestibile. A maggior ragione raggiunta un'età matura, non potrei iniziare una lotta senza quartiere contro orde di studenti orientati verso la contestazione a tutti i costi. 
Non ne avrei energie, desiderio né attitudine. Oltre a ciò, nutrendo altre "passioni" come la lettura intensiva, la scrittura e il teatro, non avrei proprio neppure il tempo di occuparmi di adolescenti preda di ormoni, inclini all'ostilità e appunto orientati a contestare il tuo lavoro. 
Per ogni classe di scuola superiore, dove certamente troverei ragazzi e ragazze motivati, educati e leali, ce ne sarebbe una percentuale che andrebbe a innervosirmi, i racconti di colleghi sono illuminanti. 
Gli alunni dagli 11 ai 14 anni sono una fascia di età per di più molto interessante. Lasciano l'infanzia per affacciarsi all'adolescenza. Non vivono ancora l'età della demolizione del mentore, anzi si affidano, e di solito è anche molto bello e gratificante lavorare con loro. 

Come si pone l'opinione pubblica dinanzi ai casi del professore vessato?
In buona percentuale c'è chi sostiene che a un insegnante capace di farsi rispettare certe cose non accadono. E anzi si va oltre: c'è chi afferma candidamente che se annoi gli studenti e non sai coinvolgere, dopo è "normale" che capitino cose del genere. 
È un po' come la ragazza che subisce un abuso e "se l'è andata a cercare". Perché indossava la minigonna? Perché si era ubriacata? Alle buone e brave ragazze queste cose non succedono. 
Non vi sembra che ci sia un'eco di queste stesse assurdità? 
L'alibi della violenza, la giustificazione della violenza, e di conseguenza la sua legittimazione. 
Se non indossi la minigonna e non ti ubriachi non vieni presa di mira, se insegni in maniera coinvolgente e sai farti rispettare non vieni presa di mira. L'apoteosi del paradosso. 
C'è qualcosa che ha smesso di funzionare, da qualche parte, un qualche preciso giorno, nella scuola. Essendo il luogo preposto all'educazione, in senso lato, dovrebbe essere il luogo in cui l'istituzione viene riconosciuta come tale, ricevere il consenso. E invece. 
Una voce si è levata riguardo all'insegnante "impallinata": la comica Luciana Littizzetto (insegnante di Musica per nove anni nella scuola pubblica). 

Littizzetto dice: "Il gesto è assurdo e violento ma i professori devono imparare a gestire le classi. Devi avere a che fare con degli energumeni e se loro fiutano la debolezza dell'insegnante, ci marciano sopra.
Non esistono classi ingestibili, esistono professori bravi con cui gli studenti stabiliscono un rapporto e altri con cui non ci riescono. E non è solo colpa dei ragazzi, ma dell'insegnante. 
È una questione di empatia, quel qualcosa che fa intuire ai ragazzi che li ami, altrimenti non saresti lì, che ti interessano i loro sogni. Se trasmetti questa sensazione, non ti sparano con l'aria compressa. 
A me non ha mai sparato nessuno. C'erano studenti turbolenti che lanciavano gessetti ma io non ho mai pensato di denunciare o di scrivere ai giornali". 

Le belle parole di Littizzetto sono quanto mai pericolose. Dette probabilmente senza neppure pensare alla portata della loro pericolosità. Perché legittimano un atto di bullismo grave come questo alla luce di una mancata capacità dell'insegnante di mettersi in sintonia con questi alunni. 
Gravissimo. 
Far passare un messaggio come questo significa delegittimare l'insegnante oltre l'immaginabile, porlo nel mirino di chi lo mette alla prova continuamente, attendendosi che sia capace, sempre e dinanzi a qualsiasi crisi, di essere perfetto, il mentore per eccellenza, colui che i ragazzi non vogliono tradire. 
Ebbene, se ci piace dire che tutti i professori, nessuno escluso, dovrebbero possedere queste precise prerogative: essere superuomini e superdonne sempre sul pezzo, carismatici, assertivi, eroici e "amiconi" - categoria in voga che ha alcuni esempi noti - allora dobbiamo gettare dalla finestra tutti coloro ai quali mancherà anche solo una di queste qualità. 
Parte dell'opinione pubblica vorrebbe che 700.000 docenti italiani, fra precari e di ruolo, possedessero queste qualità e capacità. Il filosofo Galimberti è fervido sostenitore di questa utopia. 
Bene, sarebbe come dire che i 400.000 medici italiani iscritti all'Ordine dovrebbero essere perfetti nel loro ruolo, i quasi 10.000 magistrati, i quasi 20.000 ufficiali delle forze armate, ecc.
Tutti perfetti, possessori delle esatte prerogative necessarie a svolgere il loro lavoro, altrimenti a casa.
Ho scelto appositamente categorie che sono fondamentali per la salvaguardia del cittadino, esattamente come gli insegnanti. 



Ora, se è vero che io stessa sembrerei essere uno di quei docenti che "sanno tenere la classe",  "insegnano bene", "stabiliscono un rapporto con gli alunni", mostrano di "avere a cuore la loro felicità", tutte cose che mi appartengono da sempre, pur con alti e bassi e momenti di stanchezza, ebbene, non mi permetterei mai di pormi su un piedistallo pensando "a me non capiterebbe, perché so fare il mio mestiere". 
Invece potrebbe capitare, eccome. 
Perché è vero che ci sono classi ingestibili, o perlomeno molto difficili da gestire, perché ci sono donne anche fragili dietro una cattedra e non siamo sempre gli stessi e con le stesse energie per decenni di insegnamento, perché magari una scuola si trova in quartiere difficile, non ha i mezzi di scuole blasonate e con una utenza medio-alta e per tutta una serie di altre ragioni. 
Perché, in ultima analisi, non potrei mai permettermi di giudicare un insegnante semplicemente perché non possiede il mio carisma, quando invece magari ha una salda preparazione e alle spalle una lunga esperienza. I tempi cambiano, ma non dovrebbero mai venir meno le regole basilari del vivere civile.
E l'atto di vessare chi siede in cattedra, sia esso un grande insegnante come un mediocre insegnante prestato al mestiere, resta un grave atto di inciviltà e maleducazione. 
Cosa possiamo fare?
Appare impossibile, ormai, perché viviamo una crisi di valori immane. 
Non mi interessa parlare di stipendi non adeguati, quanto di una rinnovata posizione degli insegnanti come formatori di alunni coadiuvati da famiglia, vertici scolastici, enti. 
Fino a quando saremo questo grande gregge che annega in una sciocca burocrazia, fino a quando la famiglia non tornerà a essere un baluardo significativo (ma accadrà mai?), la vedo molto difficile.
Possiamo navigare a vista. 
Possiamo doverosamente prendere le distanze da violenza e vessazione e da ogni deriva. 
Almeno questo. 

30 commenti:

  1. La Litizzetto spesso dice cose intelligenti, ma stavolta ha proprio detto una sciocchezza anche secondo me.
    In Italia ormai c'è la tendenza a legittimare comportamenti scorretti dei giovani solo perché... "sono giovani". E che cosa vuol dire? Che tutto gli è permesso perché sicuramente non capiscono ciò che fanno? Bei cittadini che tiriamo su per il futuro (e infatti i risultati si vedono).
    Devo dire che nel caso specifico ho comunque sentito diverse persone che hanno preso le parti della professoressa anziché sostenere che "evidentemente non ha saputo farsi rispettare".
    Un professore deve certamente avere una vocazione all'insegnamento e una capacità nel gestire i rapporti coi studenti, ma qui non parliamo di studenti che parlano a alta voce durante la lezione o si tirano aeroplani di carta.
    Le hanno sparato con una pistola a aria compressa. Se fosse successo in altre nazioni (e intendo democrazie, non dittature) quei ragazzi sarebbero già stati espulsi dalla scuola.

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    1. Mi hai ricordato, Ariano, un mattino d'estate di tanti anni fa. Mi trovavo nella piscina delle terme di Tivoli, una di quelle mattine in cui viene presa d'assalto, una domenica. Il parco ha una piscina enorme, un'altra di medie dimensioni e poi un paio di quelle piccole, pensate per bambini e ragazzini. Ti lascio immaginare il carnaio e la mancanza totale di educazione e civiltà. Le piscine grandi prese d'assalto proprio da bambini e ragazzini, genitori e annessi distratti e sorridenti nel loro olimpo di indifferenza. Una signora anziana cerca pace vicino alle cascatelle, mi rifugio anch'io nell'angolo, dove pare regnare tranquillità. Ma dura solo pochi minuti, l'orda invade anche le cascatelle. Perfino spintonano, schizzano, e urlano. L'urlo ferino è proprio tipico di tanta italianità. Io mi allontano, e mentre lo faccio, l'anziana giustamente replica, solleva il problema, vorrebbe restare lì ma non a quelle condizioni. Il padre di due selvatici virgulti, classico tipo tatuato a cui puoi gettare una banana: "A' signò, se carmi. So' regazzini, eh!". Banalissima storiellina che nasconde una certa gravità. Il padre che difende la maleducazione è l'inizio di tutto.

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  2. Luz, Siete divisi e facilmente attaccabili. Dipende da voi protestare contro gli imbecilli che non hanno capito niente.

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    1. Più che altro bisognerebbe arginare la compagine genitori. Perché non solo in tantissimi casi sono cattivi educatori, ma hanno troppo peso nell'istituzione.

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    2. Sono l'omonima anonima che ha commentato il post di Gus da cui i i miei diversi commenti fino all'ultimo cancellato ... dopo aver letto il suo Luz,sul quale facevo accenno condividendolo in pieno.La cosa mi ha rattristito perché se dici che non sei d'accordo nel mettere uno psicologo ai ragazzi poichè non risolve il problema di un assenza educativa da parte della famiglia vieni praticamente messo alla porta...dal momento in cui questa figura gli dico che servirebbe anche a me e lui perché non ne veniamo a capo su un principio di amore ed educativo.Se la mia correttezza e coerenza con i miei ,i nostri valori di educatori vale una porta in faccia perché incoerente con la visione dell'autore del blog che quasi giustifica quella che definisce"bravata"...ebbene qui ci troviamo difronte proprio a quella che lui stesso definisce divisione anche tra interlocutori.

      Luz,le chiedo di perdonarmi perché in nessun modo mi troverei qui se non per difendere dei principi di senso civico ed etico,e non polemico.Condivido tutto l'intero suo post e la sua linea,sulla Littizzetto non mi pronuncio più di tanto perché rappresenta l'esempio errato a cui stiamo andando incontro con i risultati che ci ritroviamo.

      Grazie e buonanotte.

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    3. Luz spero di avere il suo permesso ad un approfondimento su questo tema serissimo,nel caso contrario la prego me lo scriva ed io mi atterró al quanto dice.
      Nel suo post leggevo interessanti riflessioni che esprimono esattamente la realtà di certe dinamiche che vanno
      paradossalmente a legittimare il comportamento di quella forma di bullismo nei ragazzi e a delegittimare il ruolo educativo ed umano degli insegnanti.

      Lei giustamente scrive: ..."legittimano un atto di bullismo grave come questo alla luce di una mancata capacità dell'insegnante di mettersi in sintonia con questi alunni.
      Gravissimo.
      Far passare un messaggio come questo significa delegittimare l'insegnante oltre l'immaginabile, porlo nel mirino di chi lo mette alla prova continuamente, attendendosi che sia capace, sempre e dinanzi a qualsiasi crisi, di essere perfetto, il mentore per eccellenza, colui che i ragazzi non vogliono tradire.
      Ebbene, se ci piace dire che tutti i professori, nessuno escluso, dovrebbero possedere queste precise prerogative: essere superuomini e superdonne sempre sul pezzo, carismatici, assertivi, eroici e "amiconi" - categoria in voga che ha alcuni esempi noti - allora dobbiamo gettare dalla finestra tutti coloro ai quali mancherà anche solo una di queste qualità."

      Sulla base di questo mi è stato posto dinanzi (su quel blog)un intervista ad una psicologa per attenermi ad una figura, di certo professionale, che individua le motivazioni scatenanti che inducono i ragazzi a bullizzare,motivazione che l'autore del blog usa per "giustificare"(!?) i comportamenti violenti dei ragazzi e pubblicizzare l'incapacità dell'insegnante nella gestione!
      Praticamente mi sono ritrovata dinanzi una Littizzetto in versione maschile,in quel blog,e mi creda Luz mi dispiace di dover approfondire un tema così serio fuori dallo spazio in cui è avvenuto senza darmi possibilità di replica,anche se qui da lei non mi sento assolutamente fuori contesto,se non sulla stessa linea di "verità".

      Quindi sulla base di questo e in perfetta concordanza con quanto da lei espresso in apertura al mio commento,le riporto di sana pianta il mio commento in riferimento ad un intervista alla psicologa che secondo me non prescinde personalità forti e deboli solo in riferimento ai ragazzi,(come l'autore sostiene)ma a maggior ragione dovrebbe essere inclusivo degli stessi principi e valori anche verso gli adulti/insegnanti.

      - "Esiste, psicologicamente, una tipologia di carattere/personalità più soggetta a essere vittima di violenza?
      Sicuramente sì, perché il carattere si forma nell'infanzia, nella relazione con le figure di attaccamento...Le persone più sensibili e dipendenti possono essere più facilmente assoggettate a persone più aggressive che cercano di dominarle"


      (Mia risposta) - Allora partiamo che questa può essere una questione indiscutibile e di rispetto educativo non solo nei ragazzi ,studenti ,ma anche verso gli insegnanti e il loro di vissuto in questo preciso caso,a meno che l'insegnante non debba superare un test di profilo psicologico che lo ritenga "idoneo" e quindi forte abbastanza e con una sensibilità equilibrata che lo autorizzi ad un insegnamento efficiente per contrastare le ricorrenti problematiche nate in altro contesto!Scusami ,ma che razza di messaggio è questo?Mi tuteli da una parte a spese di altri o dovremmo rimboccarci le maniche un po' più tutti a 360'..
      Educazione e rispetto non dovrebbero essere la base a prescindere per tutti... ambiente e animali inclusi?

      Grazie e buona giornata

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    4. Grazie, perché con questi commenti ho potuto approfondire la lettura dei commenti al post di Gus, commenti di Gus stesso anche, che mi hanno chiarito alcuni aspetti. Lungi da me gettare discredito su chi la pensa in un determinato modo. Però è un peccato che si lancino queste opinioni così tranchant senza in effetti conoscere la realtà scolastica, senza averla vissuta, senza esserne parte. Dall'esterno, come ho amaramente scritto nel post, c'è una buona percentuale di "spettatori" di queste oscene storie in grado solo di additare la persona dietro la cattedra come il capro espiatorio ideale e reale di queste disfunzioni sociali. È comodo, solo questo. Il fenomeno è molto ampio, complesso, riguarda la grave crisi di valori in atto, riguardo a questo non possiamo dubitare. Guardare alla presunta o reale inettitudine dell'insegnante per "spiegare" certe dinamiche è riduttivo, miope, una visione del tutto superficiale e dettata da misconoscenza della scuola e di chi la vive ogni giorno. Oltretutto, più grave ancora è guardare nella direzione sbagliata, come ho scritto nel post, perché non si pensa al danno. Anche un solo adulto che dirà dinanzi a questi giovani sbandati "beh, però la professoressa non sa tenere la classe, in fondo se l'è cercata", sta facendo un danno enorme, aggiunge danno al danno.
      Queste parole non persuaderanno nessuno di coloro che la pensano nel modo opposto, perché è comodo pensare esattamente come fanno. Ma va bene anche così. L'opinione pubblica ha un peso rilevante in un senso e nell'altro. Poi però in "trincea" ci saranno gli altri.

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    5. Ha ragione Luz,nessuno è qui per screditare chi la pensa in modo diverso ,anzi ritengo che sia sempre una forma di arricchimento e soprattutto una presa di coscienza che per quanto possa sembrare contrastante con chi ha questa opinione diversa, è esattamente a tutela di tutti partendo dalla radice delle problematiche in questione,questioni che straripano da pessimi esempi ,annullando i sani principi morali ed etici che sono le fondamenta per una società che coopera nel bene comune e non nelle divisioni ,quelle di cui si limitano a sostenere l'importanza curativa più che debellare una originaria, nell'affiancamento di figure psicologiche che non reggerà matematicamente nemmeno in numero ,visto l'andazzo dei reati di violenza nelle nuove generazioni .Sono un educatrice diretta e in minoranza purtroppo,ho sempre sostenuto la cooperazione famiglia scuola,ma l'indisciplina genitoriale è allarmante ,genitori disinteressati all'andamento scolastico del proprio figlio e interessati agli scontri con i presidi e insegnanti per quella nota che a loro veduta non andava messa.Praticamente una esplicita ammissione di maleducazione che non da scampo ad un buon esempio educativo verso il figlio se non una dichiarata autorizzazione ad imitare tali genitori ...e magari un giorno a pagarne un prezzo loro per primo,dal nome: fallimento!

      Come si fa a negare questa evidenza ,io non sono delusa per una chiusura di porta ma per una chiusura ad un serio dibattito dove nessuno vuole essere vincitore se non cooperando attraverso il bene comune,che grazie a Dio scorgo sempre nel mio cammino,anche virtualmente vero,come questo tuo spazio ,Grazie Luz di cuore...

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  3. Per me i due punti cardine sono: crisi di valori e famiglia assente, ma non assente nel senso che non c’è, perché anzi sempre più spesso le famiglie sono presentissime, anche se in modo sbagliato: sono loro le prime a legittimare gli atteggiamenti indegni dei figli in classe e nei rapporti con i docenti; magari ti dicono col sorriso “sono ragazzate” e ti invitano a capire la goliardia, senza pensare minimamente che stanno dando l’avallo a una forma intollerabile di inciviltà e ineducazione che andrebbe, invece, redarguita e punita a dovere. Poi non sono minimamente d’accordo con la Littizzetto, questo fare quasi spallucce, il dire “a me non è mai capitato”... il fenomeno c’è ed è sempre più testimoniato. Voi professori sembrate soldati in trincea: a me spaventerebbe oggi fare il vostro lavoro, lo sai?
    Marina

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    1. Proprio nel commento ad Ariano menzionavo un fatto significativo. Esula dalla scuola ma spiega tutto il fenomeno attuale. C'è da dire che uno dei gravi problemi sono le famiglie separate, la doppia vita dei figli, il disorientamento. Ribadisco, io lavoro in un'oasi di pace. Non posso dire di vivere problematiche come quelle. Mia sorella invece ne sa qualcosa, scuola periferica, utenza completamente diversa. Ma non mi permetterei mai di giudicare un fenomeno attraverso il filtro del mio vissuto nella scuola. È pura pazzia. E presunzione.

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  4. Diciamo innanzitutto che il senso civico, basilare nella vita di tutti i giorni, ormai si sta esaurendo. Vedo molti di giovani di oggi che hanno ideali, propositi interessanti. Qui a Milano abitiamo in Città Studi e ci sono alcuni co-working di giovani per le start up che funzionano (in tutta Milano sono parecchi, indipendenti e producono).

    Però è anche vero che molti sono allo sbando, vedo crisi dei valori, sfiducia nel futuro e li capisco bene vista come va la situazione generale. Le "ragazzate" le "goliardate" ormai sono all'ordine del giorno. Fra le altre, ad esempio, passa quel tipo di comportamento per cui ti do addosso, anche pesantemente in qualsiasi modo (come nel caso in questione). Poi se proprio va male, e se proprio devo farlo, ti faccio pat pat sulla spalla e ti dico "Scusa, non l'ho fatto apposta".

    Anch'io penso che gli insegnanti, soprattutto in Italia, è come se fossero in trincea e per giunta malpagati rispetto ai colleghi europei. Il problema è che la nostra società è come se (giorno dopo giorno) si accartoccia su se stessa...la vedo male. La vedo che una parte del mondo giovanile italiano, faticando e sacrificando parecchio, riesce a stare a galla (no, dico, stare a galla...) ma gli altri lasciamo perdere. Sulla Littizzetto sorvolo. È ormai una decina di anni che non guardo più talk show di vario genere (soprattutto quelli politici di cui ho disgusto) salvo qualche rara eccezione.

    Un salutone e alla prossima

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    1. Una delle espressioni più gravi: "ma stavamo scherzando". Vale per tutto, tutti i casi possibili. La gravità sta nel non distinguere più fra etica e disinibizione. So di tanti giovani validissimi. Te ne faccio un esempio: mio nipote. Studia, pratica sport, suona il pianoforte. È molto sensibile, ambizioso, sente il peso dell'autorità. Tende ad allontanarsi da chi deraglia verso un comportamento scorretto. Prende le distanze. Ma sai che giovani così possono essere anche isolati. Non è il suo caso ma a volte si sente anche escluso, perché gli altri sono di fatto molto diversi. Tendono ad alzare il gomito, a esprimersi in modo scurrile, a rispondere agli insegnanti. Tutte cose che non lo riguardano, non lo affascinano. E non è il solo esempio, ho dedicato a questo tipo di giovani un post anni fa, "La pietra d'angolo".

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  5. Cara Luz, credo che oggi gli insegnanti siano più che mai in trincea, l’insegnante che ha querelato la classe secondo me ha fatto benissimo! L’hanno derisa e poi messo il video on line, questi ragazzi non si rendono conto del male che fanno, legittimati da genitori che salgono sul pulpito a sostegno dei figli anche quando sbagliano (facendo il loro male perché quando poi, usciti dalla scuola, affrontano il mondo reale se incontrano dei problemi concreti si suicidano). La Littizzetto stavolta ha sparato una cavolata, lei dovrebbe star zitta vista che non fa più l’insegnante da tanto tempo. I ragazzi di oggi non imparano più il rispetto, ed é un vero peccato.
    Mi ero persa la storia della madre finlandese, ma l’ho recuperata sul blog di Antonella, altra storia avvilente. È triste che i governi (praticamente tutti) non investano seriamente sulla scuola e sul ruolo degli insegnanti.

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    1. Hai sentito le ultime notizie? L'attuale ministro vorrebbe differenziare gli stipendi a seconda delle regioni. In sostanza considerando il caro vita, non il mestiere in sé. Fa sorridere che solo a questa categoria si guardi per elaborare un pensiero tanto raffinato. È un segnale evidente della considerazione in cui in particolare le destre ritengono il corpo insegnante di questo paese. La Gelmini accorpò classi e creò il fenomeno delle "classi pollaio", che arrivano anche fino a 30 elementi, centinaia di docenti furono perdenti posto, ci fu una diaspora enorme e uno sbilanciamento ulteriore del reclutamento. E all'epoca quello che disse fu esattamente quello che si sente in queste settimane: "Il bravo insegnante sa tenere anche classi di 30 alunni". Ci vorrebbero in questo ministero addetti ai lavori di natura "tecnica". Gente che ha fatto il mestiere, che conosce, che sa. Ma non baroni accomodati nelle cattedre universitarie, lì è tutto troppo facile. Ci vuole gente che sa di cosa stiamo parlando quando si tratta di scuola pubblica, dalla primaria alla secondaria di secondo grado.

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    2. Ho appena sentito la notizia e sono così disgustata che ho spento la tv. In questo paese gli incapaci vanno al potere e poi parlano senza conoscere davvero il settore che pretendono di governare, se qualcosa non funziona è colpa del singolo che non è capace. Siamo all’assurdo.

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  6. Giusto per dare due cifre, che sono quel che sono ma hanno pur sempre un valore. Su Repubblica di oggi c'è un articolo interessante sulla situazione degli insegnanti italiani. In Italia la retribuzione media di un insegnante di scuola primaria è di 36.800 euro all'anno, in Francia quasi 40 mila euro, in Olanda 60 mila euro, in Germania 74.937 euro all'anno.

    Nella scuola media in Italia un insegnante guadagna 39.463 euro all'anno, in Francia 44.365 euro, in Olanda 72.869, in Germania 87.288 euro.

    Nella scuola superiore in Italia un insegnante guadagna in un anno poco più di 42 mila euro, in Francia 51.274, in Olanda 71.869, in Germania 87.288 euro all'anno.

    Le cifre sono quelle. La questione principale consiste nella CONSIDERAZIONE che ha l'educazione nei paesi europei e di coloro che ci lavorano. Spesso in Italia l'educazione (come la famiglia e i figli) diventa un facile slogan per vincere le elezioni...e poi? E poi arrangiatevi.

    E quando parlo di considerazione intendo dire considerare l'educazione come la base della formazione e della vita civile dei ragazzi che vanno a scuola, i rapporti con i loro genitori e tutto il resto. Questo è un problema che definirei atavico per il nostro paese.

    Ma d'altra parte cosa possiamo aspettarci se da almeno 30 anni a questa parte i vari governi che si sono alternati in Italia hanno tagliato fondi sempre negli stessi settori: l'educazione (scuole e università), la cultura, le pensioni e la sanità. Salvo il primo governo Prodi (1996) con Veltroni Ministro della Cultura che ha riconfermato e aumentato i fondi in questi settori invece di tagliare, cioè è andato controcorrente.

    C'è la questione dei fondi governativi e c'è la questione di come il Governo considera l'educazione e di conseguenza avremo o non avremo determinati risultati.

    Magari ho preso troppo spazio...ho scritto così di getto.
    Un salutone e passa un buon fine settimana

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    1. Nella scuola media un insegnante per guadagnare quella cifra dovrebbe arrivare, inclusa la tredicesima, a 3000 euro al mese, che immagino siano lorde, ma non è minimamente così. Non so in base a quale criterio sia stato dichiarato ciò, ma ti dico... magari guadagnassi 39.000 euro annui! Pure lordi ci metterei una firma. Forse giusto un dirigente arriva a queste cifre. Il mio stipendio, dopo vent'anni di carriera, non arriva a 2000 euro, quindi a quella cifra va tolta una decina. Stupefacente, vero?
      Non volevo virare sul discorso stipendi, altrimenti diventa la solita cosa degli insegnanti piagnoni che vengono pagati in maniera non equiparata al lavoro svolto, alle responsabilità ecc. E di conseguenza poco motivati, carriere non riconosciute, ecc. Ma se vogliamo proprio mettere in ballo il vile denaro, dirò solo che purtroppo si pensa a quelle 18 ore frontali in classe e in tanti diranno che facciamo la pacchia. Si dirà che abbiamo tre mesi di ferie, che non abbiamo niente di cui lamentare perché nemmeno siamo bravi, quindi dovremmo tacere. Ecco, la vulgata ci vuole fannulloni e incompetenti, e stare a precisare che le leggende metropolitane sono appunto tali non servirà.
      Posto qui un mio scritto di qualche anno fa. Fra il serio e il faceto.
      DECALOGO ANTI-POLEMICHE vs INSEGNANTI
      ... e torna inesorabile la solita polemica verso tutti gli insegnanti di ogni ordine e grado: quante ferie avete! Io vi rispondo: che palle. Ma sì, che palle questa polemica obsoleta e ritrita. Mettetevi in quelle teste la seguente lista:
      1. Quando terminano le lezioni, la scuola resta aperta. Abbiamo scrutini finali (alcuni mi dicono stiano durando anche fino alle 10 di sera), tutto il periodo esami (riunione preliminare, scritti, il delirio Invalsi lo abbiamo vissuto in aprile, orali), collegio docenti a fine mese.
      2. Nelle scuole superiori si continua anche in luglio, tutto il personale docente impegnato negli esami può arrivare anche fino al 20 luglio.
      3. I docenti che lavorano al Piano dell'Offerta Formativa e alla formazione classi lavorano spesso anche in agosto.
      4. Non ricominciamo quando ricominciano le lezioni in classe. Ricominciamo dal primo settembre. Abbiamo uno o due collegi docenti prima dell'inizio, riunioni per materie e di dipartimento, consultazione della documentazione per ogni alunno. Insomma tutta la programmazione annuale.
      5. Il nostro è uno dei mestieri con più alto tasso di stress psichico. Consultate sul dizionario la parola "burnout", ecco, ci hanno annoverato fra i lavoratori che ne sono a rischio.
      6. Se ci sono cattivi insegnanti, gente riciclata in cattedra ma incapace di trasmettere valori e contenuti, non è colpa nostra.
      7. Mentre osiamo dire che siamo stressati, non ricordateci sempre che esistono mestieri come il minatore e il netturbino, perché non stiamo dicendo che siamo più stressati del minatore e del netturbino né stiamo denigrando ogni altra categoria di lavoratori.
      8. In fondo, perché voi non siete insegnanti? Se possiamo essere oggetto di invidia, perché non vi siete orientati su questo mestiere anche voi? Bah.
      9. Abbiamo bisogno di tempo per rinfrancarci, mettetevi l'anima in pace. Abbiamo bisogno di silenzio, riposo, sane dormite per tornare a settembre carichi e con i nervi a posto.
      10. Se avessimo strutture adeguate e un governo che investe seriamente nell'istruzione, potremmo mettervi a tacere lavorando anche in luglio, perché no?, facendo coi ragazzi laboratori di teatro, arte, musica. Ce le date le scuole con condizionatori e luoghi adeguati a queste attività? Eccoci.
      E dopo questo decalogo, se ancora non siete persuasi, non possiamo farci proprio nulla. Abbiamo stomaco anche per questo, per delle teste che devono per forza essere di rapa per obiettare, criticare, restare ferme sulle proprie convinzioni. Siamo capaci di tollerare ben altro, vedete, voi non siete che un puntino su una tela di Seurat confrontati a tutto quello che affrontiamo. C'est la vie. 🙂

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  7. Le parole di Littizzetto mi hanno molto stupita (l'ho quasi sempre trovata un'attenta osservatrice e una persona capace di focalizzarsi sul cuore dei problemi) e profondamente amareggiata: anch'io ho pensato subito all'equivalenza con le accuse alle vittime di stupro. La capacità di "tenere la classe" non è qualcosa che si possiede e che si regge solo su empatia e preparazione: ogni nuova classe è una sfida e anche classi già note possono cambiare dall'oggi al domani, per un minimo variare degli equilibri. Purtroppo la scuola, che un tempo era il principale punto di riferimento formativo (con il conseguente rispetto che si portava ai docenti), oggi è solo uno dei tanti elementi che contornano la crescita di bambini e ragazzi, nemmeno il principale, visto che hanno molta più autorevolezza influencer e video virali, con l'idea di vita sregolata e di visibilità ad ogni costo che viene sbandierata ovunque. Per i genitori molto spesso è più facile assecondare questa deriva, piuttosto che contrastarla, oltre che colpevolizzare la scuola per tutti i disagi che i figli possono sperimentare. È una battaglia e ogni volta che sento di atti di vessazione e violenza non posso che sentirmi solidale. Mai mi permetterei di biasimare un collega che li subisse, fosse anche il più sfaccendato e scostante.

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    1. Anch'io, che ho sempre attribuito alla Littizzetto intelligenza e sensibilità, oltre che fidarmi a prescindere perché aveva insegnato e da lei mi sarei aspettata ben altro, sono rimasta basita. Mi sembra ci sia una tendenza a fare i piacioni e gli amiconi di tutti, strizzare l'occhio ai ragazzi sorvolando sul loro livello di sensibilità ed educazione, semplicemente perché si ha con loro un buon rapporto. Oltremodo dannoso.
      Come tu sottolinei, Cristina, non solo ogni classe è una sfida ma accade anche che classi in cui si lavora molto bene all'inizio poi vadano perdendosi proprio in armonia alla crescita, al loro sempre più massiccio presenziare i social, che spesso sono un pessimo esempio, in generale proprio nel momento in cui il mentore non è più tale, ma piuttosto una figura da disgregare per sentirsi "grandi". Chi non sta in cattedra non può sapere, non saprà mai cosa significhi. E con ciò non si vuole certo difendere la categoria insegnanti per puro principio, anzi. Stiamo rilevando le mille problematiche di questo mestiere, e l'essere angariati da persone totalmente prive di inibizione è per molti insegnanti un'ulteriore spina nel fianco.

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  8. Non mi sembra di aver letto troppo sull'assenza di rispetto e collaborazione che non esiste più tra famiglia e scuola. Se tornavo da scuola con una nota, saltavo cene e facevo doppia razione di compiti. Ora partono le denunce verso l'insegnate. Lo studente si sente in diritto di fare un po' quello che gli pare.. io credo non possa esistere. Cellulari, vestiario assurdo, trucchi da Salaria, atteggiamenti da super bulli. La quasi sicurezza dell'impunità.. e amiche insegnanti confessano che a studenti "complicati" non viene fatto ripetere l'anno perché almeno se li levano di torno.. insomma errori che si sommano causati da situazioni al limite divenute ingestibili, una escalation di mala educazione che nas ce anche da famiglie che non collaborano.. c'è da lavorare, e tanto..

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    1. Non posso testimoniare dalla mia esperienza una totale mancanza di collaborazione, certamente ho la fortuna di confrontarmi con genitori che sanno discutere, sanno fare un passo indietro e soprattutto non partono sul piede di guerra. Mi è capitato, in passato, di avere a che fare con genitori totalmente privi di capacità di ragionamento, dannosi per il proprio figlio/figlia, anche con persone che usavano la scuola per sollevare questioni contro il proprio ex, ecc. Posso annoverarti diversi casi di mancanza di rispetto e collaborazione, ma li ho vissuti raramente. Uscendo dal mio perimetro, ti rispondo sì, è una gravissima piaga. Il problema è l'essere genitori capaci di educare, coerenti nelle loro azioni, in grado di instaurare un rapporto di dialogo e collaborazione con gli insegnanti. Quando avviene, si lavora benissimo. I numerosi casi in cui difendono i figli anche dinanzi all'evidenza, e tutto quello che avviene lasciato passare come "ragazzata", costituiscono un danno notevole, ma non in fondo all'insegnante, proprio a questi figli sbandati e senza modelli positivi.

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  9. Auguri per il compleanno Luz. Ammetto di non leggere molti libri adesso, ma in passato invece ero un assiduo frequentatore della Biblioteca Comunale. Ora Sono più puntato verso il cinema, la tv e la musica, ma sono sicuro che troverò da leggere ottime cose qui 😊.

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    1. Grazie! Fra i tanti libri da leggere sono certa che troveresti qualcosa che fa al caso tuo, magari proprio libri che sono poi diventati grandi film. :)

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  10. Da quello che sento e leggo sul mondo della scuola, constato che da moltissimi anni si assiste a una trasformazione in peggio. Un tempo era l'opposto: l'insegnante era visto come una figura che incarnava l'autorità, ammantata di un'aura quasi sacrale. Ricordo che alle elementari quando entrava il maestro all'inizio della lezione ci si alzava in piedi, per non parlare del direttore. Poi progressivamente la figura dell'insegnante ha perso di rispetto e autorevolezza. Ricordo che Stella Stollo, insegnante alle elementari, mi raccontava che il lavoro le piaceva sempre meno: i bambini sono sempre più maleducati, asseriva, e i genitori sempre più strani, al punto che ai colloqui c’era sempre un collega o una collega per prevenire eventuali aggressioni. Per quanto riguarda le affermazioni di Luciana Litizzetto, noto che è fuori dal mondo della scuola da moltissimo tempo, e ribadisco che la scuola e i ragazzi non sono gli stessi che ha conosciuto lei.
    Complice è stata sicuramente una certa narrazione che considera chi lavora nella cultura sempre meno importante, per non dire inutile: la categoria degli insegnanti è il caso più eclatante, ma ci metterei anche chi lavora nello spettacolo, nei musei e nelle istituzioni dedicate alla cultura. Chi ha bisogno di queste persone? Complice è anche una società che vede solo nella competizione e nei risultati il vero obiettivo, la cultura invece non paga in termini di profitto, e a questo disvalore le famiglie si sono allineate. Guarda per esempio il mondo universitario, ormai studiare filosofia, lettere o scienze politiche significa essere “fuori dal mondo”, candidarsi a un destino di disoccupati, e progressivamente c’è una sorta di attacco anche ad altre facoltà più tecniche. Le competenze ormai non servono più, nella convinzione che uno vale uno. È come se la società nel suo complesso - perdonami il termine - si stesse imbastardendo.

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    1. È proprio di questi giorni la notizia del crollo delle iscrizioni al Liceo Classico, ma meriterà un post di riflessione. Riguardo ai genitori, a volte capita che perfino nel consiglio di istituto, l'organo deliberante tutte le iniziative e i progetti proposti e votati a maggioranza nei collegi, si impiglino degli attaccabrighe e pettegole che non sono riferiscono tutto quello che viene discusso ma gettano benzina sul fuoco. È lo snodo: se c'è un problema io non mi pongo con l'atteggiamento di dare un contributo costruttivo alla sua risoluzione, ma me ne servo per dare sfogo alle mie frustrazioni. Troppo potere, troppe ingerenze. E i presidi sono sempre più deboli e manovrabili. Uno dei grandi mali è proprio la decadenza come istituzione.

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  11. Le parole di Luciana Littizzetto mi hanno fatto male al cuore. Di solito è molto arguta nei suoi interventi, questo giro sembra proprio essere scivolata. Ma del resto, lei è stata un'insegnante di scuola media di altri tempi, se non sbaglio tra metà anni '80 e primi '90. Come può esprimere un giudizio sulla scuola di oggi? Sono cambiate troppe cose, lo so persino io che non sono insegnante e non ho figli che vanno a scuola. Sono però nel mezzo: ho tante amiche insegnanti che mi raccontano cose assurde e altrettante amiche con prole, alcune delle quali io stessa devo ammettere sono persone problematiche già di suo, immaginati i figli in classe! Poi ci sono quelli che, proprio riconoscendo l'importanza dell'istituzione scolastica, si svenano a pagare una scuola privata perché quella pubblica oramai non offre un buon percorso ai loro figli. Che poi nel mondo del lavoro si vede chi ha studiato davvero e chi è stato promosso per evitare il TAR...
    Purtroppo la crisi è delle famiglie, genitori che non sono mai diventati tali, non riescono a imporsi sui ragazzi, pensando che la severità sia un danno, quando invece non stanno preparando i figli al futuro, agli imprevisti, ai rifiuti, alle burrasche - inevitabili - della vita. Ho un paio di amiche, fondamentalmente brave persone, ma che di fronte ai professori diventano delle belve. Contestano voti, programmi e metodo di insegnamento, senza averne titoli. Perché sì, avranno anche una laurea, ma non sono abilitate all'insegnamento, sennò stavano di là della cattedra e non di qua. I figli sono turbolenti in qualche caso, introversi e depressi in altri, e riflettono (questo perché lo so) problemi di coppia dei genitori, i primi che non vogliono risolverseli. Ma puntano il dito sulla scuola. In un paio di casi, ho provato a ragionarci. Impossibile. Purtroppo ci rimetteranno, in un modo o nell'altro, i ragazzi. All'università e/o nel mondo del lavoro, dove mamma e papà non ci sono più.

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    1. È proprio così, la scuola nella quale ha insegnato Littizzetto era di altri tempi. Io mi ricordo che negli anni Ottanta i nostri professori erano temuti, che poi non è nemmeno giusto ma il rispetto verso l'autorità era normalissimo. Del tutto anormale e condannato invece risultava l'atteggiamento, rarissimo, dei maleducati. Ce n'era uno nella mia classe al liceo, anzi un paio, davvero strafottenti, ma il tutto si limitava a qualche risposta fra i denti qua e là, non a un continuo stillicidio. Io stessa ricordo i miei inizi, vent'anni fa. I ragazzi erano diversi, gestibili, i casi di maleducazione del tutto isolati.
      Eh sì, quei genitori tuoi amici non stanno facendo il bene dei loro figli. È innegabile.

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  12. Io, a differenza di te, non ho mai attribuito a Luciana Littizzetto intelligenza, né sensibilità. L'ho sempre trovata una donna volgare e ignorante, l'esempio perfetto per quei giovani che "si esprimono in modo scurrile, rispondendo male agli insegnanti" e che deridono "le pietre d'angolo". E infatti ne ha dato ampia prova in questa dichiarazione che citi.
    Sempre a differenza di te, io non insegnerei mai alle medie. Non ce la farei, con orde di colleghe che "ma no, poverino, diamogli 6", quando non sa neanche fare 2+2. Con badilate di progetti e progettini del menga. Non che alle superiori il buonismo non dilaghi; né che ci siano pochi progetti inutili; ma, perlomeno, con ragazzi più grandi un rapporto lo riesco ad avere. Non riuscivo ad andare d'accordo con i miei coetanei, quando ero alle medie; non volevo ragazzi delle medie neanche quando ero animatore del grest; figuriamoci se ci riesco adesso.
    E certo, la classe ingestibile esiste.

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    1. Aspetta, non è come dici. O perlomeno, le medie non corrispondono sempre a questo scenario al quale non potrei resistere neanche io. Detesto il buonismo al pari di te e ti garantisco che come me molti colleghi e colleghe sanno perfettamente cosa sia una valutazione reale. Progetti e progettini, non saprei. Al momento, io sono referente del progetto giornale d'istituto, rifondato dopo anni di silenzio e che ho progettato del tutto in maniera nuova rispetto ai banalissimi "giornalini". Anni fa ho curato una costola della Legalità, con uno spettacolo teatrale a classi aperte sulla Shoah (tenuto per anni, interrotto solo dalla pandemia). La nostra scuola, intitolata a Falcone, ha ospitato negli anni esponenti di spicco della lotta alla mafia, sempre nell'ambito progetto Legalità. Ma te ne potrei annoverare a iosa. Se poi esistono scuole mediocri e con professori e professoresse scemi che pur di non avere problemi si mettono a promuovere tutti, ne sono consapevole.

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    2. Non ho dubbi che ci siano, anche alle medie, dei colleghi che detestano il buonismo e che sappiano cosa sia una valutazione reale. Ma ho sempre l'impressione che costoro finiscano soffocati da presidi e colleghi buonisti.

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