domenica 12 giugno 2022

Il più bello dei ritorni.

La sala-teatro Petrolini di Castel Gandolfo (Rm)
E poi quel giorno è arrivato. Il giorno in cui saremmo tornati in scena dopo tanto tribolare. 
Tornare è stata la parola leit motiv di questa esperienza. Tornare alla fatica interrotta anni fa, tornare all'organizzazione di prove, spazi, costumi e accessori, tornare a fare le ore piccole mentre scegli le musiche adatte a quel momento, tornare a elaborare locandina, a scrivere inviti, a quell'ansia notturna che ti coglie, quando ti chiedi, fino all'ultimo momento... se andrà bene. 

Per raccontare questo ritorno al meglio, è necessario volgere un ultimo intenso sguardo a quello che è stato nel passato. 
C'è uno spartiacque fra quel passato e questo presente, un "ieri" pieno di rumori, voci, ricordi, abbracci sudati e risate. Gli echi di quel passato che si allontana sempre di più non si spegneranno mai. Sono gli echi delle voci dei miei ultimi allievi prima che la pandemia ci travolgesse tutti e spezzasse le forze dei fragili. 
Un "ieri" in cui ho raccolto forti applausi, premi, e lo sguardo di ragazzi e ragazze che scelsero me rispondendo al richiamo, irresistibile, del teatro. 
Dal 2017, raccontammo in palcoscenico Alice nel Paese delle meraviglie, Peter Pan, e poi l'ultimo grande progetto.  Andammo in scena l'ultima volta nel maggio 2019 - tre anni fa che sembrano dieci - con uno Sherlock Holmes che fu un capolavoro. Ne raccontai i preparativi qui.  
L'anno dopo, con la stessa formidabile squadra, cominciammo il laboratorio che ci avrebbe dovuto traghettare nel 2020 con Notre-Dame de Paris
Poi precipitammo tutti nel baratro della pandemia, che ci colse smarriti, pur desiderosi di continuare, e mi inventai un teatro a distanza, lezioni di trucco, lezioni online, una mano che si tende nel buio di quella incertezza e che senti viene afferrata dalla ciurma perché nessuno si perda. 
La pandemia ci tolse la messa in scena, poi ricominciammo a settembre, ma fummo nuovamente interrotti a ottobre, senza neppure fare l'ultimo venerdì del mese. 
Ancora e ancora teatro a distanza. Laboratori creativi ma poi prove. Il copione di Notre-Dame de Paris provato fino allo sfinimento, con prove in presenza ma a turni, gruppi misti, parte online e parte in presenza. Un lungo tour de force estenuante. 

Poi il crollo. Il paradosso di arrivare a provare fino al fine maggio e quando è tutto pronto per fare un mediometraggio che avrebbe raccontato in forma diversa il nostro lavoro, le prime, dolorose defezioni
Non posso sapere cosa si muova nella mente di un adolescente, perché la mia adolescenza è lontana, perché sono stata giovanissima in un altro tempo, in un altro luogo. 
Posso solo affermare che si levò il grido di chi non voleva più fare nulla, il grido dei più fragili che finsero una forza non posseduta, che si consegnarono alla rinuncia appellandosi al diritto di decidere. 
Cadde la forza più peculiare del teatro. Perché "fare teatro" significa sentirsi parte di una macchina che non puoi abbandonare senza perlomeno preoccuparti del tuo compagno di viaggio, di ciò che sarà di lui, che invece ancora ci crede. Fragilità che si unì ad altra fragilità e si compattò per marciare in un'altra direzione. Il maestro cerca di riallacciare i fili e di far ragionare, ma non puoi farci nulla se quel senso di responsabilità viene meno. Non c'è discorso che tenga, non c'è ricordo che tenga. Tiene invece una damnatio memoriae fra le due compagini. Ostilità, freddo allontanamento. Il maestro e mentore deve essere idealmente distrutto nella coscienza. Così è stato. Chi lo avrebbe immaginato?
Lasciare andare i fragili e offrire uno sguardo consolatorio ai forti, a quelli rimasti orfani di un progetto, non restò altro da fare. La caduta si accompagnò a dolorosi eventi del mio privato. La morte di mia suocera. L'estate dello scorso anno è stata la peggiore vissuta. 
A settembre attendeva il crollo di mia madre. Dopo un agosto trascorso assieme, la mia dolcissima madre crollava per un'emorragia cerebrale che le ha strappato memoria, forze, personalità. Vive. Vive e sorride, ma non è più lei. 

La mia nuova splendida ciurma
Trovare la forza di riaprire il laboratorio ragazzi con i pochi rimasti... come fare? In particolare se hai la sensazione che, essendone uscita la compagine più sedimentata, quella legata agli anni della crescita e del trionfo, non potrai più essere quella di prima. 
Il corto circuito dello scorso anno, a ben guardare, mi ha gettato in una crisi profonda come maestro di laboratorio. Fino a spingermi a dubitare di poter andare avanti. I fragili non hanno mai neppure immaginato il danno provocato al progetto educativo ragazzi. Ed è normale che lo ignorino per sempre. 
Il punto è che a quella porta nel borghetto di Marino sono venuti a bussare nuovi ragazzi e ragazze. Ha avuto del miracoloso, perché diversi di loro neppure mi conoscevano, sono arrivati sulla fiducia. Ragazzi e ragazze semplici, alle prime armi e senza esperienze pregresse, i passi che si muovono timidi, la necessità di guidarli in tutto e per tutto. Inevitabile il confronto coi fuoriusciti, con quella energia creativa ed esplosiva, istintiva e trascinante. Potente. Quanto abbia sbagliato a paragonare questi e quelli, lo so soltanto adesso. 
La crisi pandemica, la mia crisi personale, hanno fatto tracimare il dubbio, hanno tolto energia alla creatività, hanno invischiato i mesi di laboratorio fino a dicembre di una mancanza di fiducia, alimentata dalla necessaria uscita dal gruppo dei ragazzi non vaccinati. 
Difficile pensare a una messa in scena in queste condizioni. L'idea era di fare Il mago di Oz, ma Lisa, la mia stupenda giovane attrice rimasta dalla vecchia compagine è uscita a dicembre per mettersi in attesa di poter rientrare, quindi ha perso il ruolo di Dorothy. Nel frattempo, i mesi di training laboratoriale avevano fatto emergere le potenzialità di alcune nuove leve e la scelta è stata fatta. 

Dicembre e gennaio sono stati funestati dal Covid, fra vaccinati e non, fra restrizioni che hanno reso impossibile garantire continuità. Così il copione è stato consegnato molto più tardi del solito. 
Le prove hanno man mano dato forma al racconto, ma con fatica. Ho pensato a lungo se fosse un progetto troppo ambizioso per questo nuovo gruppo. Poi comprendi che stai solo vivendo un'esperienza nuova, che forse il vero senso di tutto questo è proprio questa maieutica in grado di tirar fuori il meglio da ciascuno di loro, quel meglio che non sanno di avere, che tu come maestro cerchi senza lasciarti vincere dalla stanchezza e dal dubbio. È facile essere buoni maestri con quelli più scafati, con gli "animali da palcoscenico" che i più fortunati accolgono nei loro laboratori. La prova più difficile è avere una creta nuova e informe, plasmabile ma priva di sostegni, e farne scultura. Fare poi in modo che i più versati nell'arte dell'attore interagiscano con questi, senza fare emergere differenze. 
E in questo trovare un senso nuovo del tuo essere maestro di laboratorio ragazzi. Il senso del creare il possibile dall'impensabile. Oggi so di avere un ruolo nuovo e più bello. 
Questo mi hanno donato i ragazzi e le ragazze con cui ho avuto l'onore di portare in scena Il mago di Oz. Una storia di fiducia, di amicizia vera, di stima in se stessi, di ricerca di se stessi nella bellezza di una missione salvifica. È una storia straordinaria, cui sarò legata per sempre. 

Ve la racconterò per immagini, appena avrò le foto che sono state scattate. 
Per ora, fermo le mie emozioni in questo post, registro un passo importante. Un nuovo inizio.

25 commenti:

  1. Quanta forza per ricominciare! Forse il meglio dell'animo umano esce proprio da queste difficoltà. Chissà cosa ci racconterai tra qualche mese, qualche anno.

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    1. Spero davvero di raccontarvi meraviglie. Oltretutto da settembre subentreranno molte novità nel piano attività dell'associazione. Voglio ampliare queste "arti"! :)

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  2. Sono contento, si vede quanto il teatro ti dia gioia. L'attività che più mi piace - scrivere storie - posso farla anche standomene chiuso in casa, mentre nel tuo caso era decisamente diverso e il covid ha avuto un impatto davvero devastante sui momenti di aggregazione fra le persone per svolgere le proprie attività. Speriamo che potersi riunire tutti insieme per fare le prove (o quant'altro) torni a essere l'assoluta normalità.

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    1. Grazie, Ariano. Il teatro, per fortuna, è proprio uno stare assieme, si fonda sulla piccola collettività, si nutre dell'interazione fra le parti. Averlo fatto a distanza, mortificarlo spezzettando e dovendo escludere degli elementi, è stata durissima.

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  3. Questa è una meravigliosa notizia. Portare in scena un’opera teatrale è una grande emozione frutto di un faticoso lavoro. Il teatro è la vita e il Covid che ha sconvolto le nostre bouts ha finito inevitabilmente di sconvolgere anche il teatro. È stato un colpo duro da digerire. Mi spiace per i ragazzi che hanno mollato. Forse sto per dire una cosa che non mi farà sembrare tanto simpatica, le nuove generazioni sono abituate ad arrendersi troppo facilmente e con il Covid la cosa mi pare che sia addirittura peggiorata. Ma io non do la colpa ai giovani ma piuttosto alla società che vuole proteggerli a tutti i costi. Durante il lockdown li abbiamo forse fin troppo giustificati e consolati, avremmo forse dovuto spronarli a non arrendersi, a me sembra che li abbiamo spinti a lasciarsi andare dicendo loro che hanno ricevuto traumi insuperabili dovuti alla pandemia. Bisogna aiutarli a lottare perché la vita sulla Terra è una continua battaglia, purtroppo. Mi spiace per questi giovani, perché son convinta che ci sono tanti elementi validi e di talento, ma finiscono per sprecarlo. Ad ogni modo sono contenta del bel lavoro che hai fatto con il tuo gruppo e del lavoro di formazione fatto con i ragazzi nuovi. Congratulazioni a tutti voi.

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    1. Guarda, cara Caterina, il tuo pensiero è il mio. I nostri giovanissimi sono molto protetti e coccolati, ed è giusto così, pur nei limiti di un buon percorso educativo che deve comprendere anche "metterli in difficoltà" come sono solita fare ad esempio nel mio lavoro di insegnante. Lì spesso mi capita di agire spronando verso una problematica da risolvere perché so perfettamente che godono di un quotidiano troppo facile. Sono venerati. Vero è che la pandemia e la distanza sociale ha toccato un nervo scoperto, proprio la mancanza di abilità nell'affrontare una problematica. È stata la prima vera problematica da affrontare. Non mi stupivo quando leggevo sui social commenti del tutto contrari a questa iperprotettività, estesa al periodo di isolamento, con il paragone con i giovani che alla stessa età andavano al fronte o muoiono di fame e stenti. Se è vero che ci sono situazioni anche molto diverse e che il "benaltrismo" non giova, altrettanto vero è che questa fragilità non è stata contrastata, anzi. Non entro nel merito, ma un percorso teatrale è anche un percorso disciplinato, fatto di sacrifici, quindi aver visto gettare alle ortiche un lavoro fatto semplicemente rispondendo a un impulso egoistico mi è dispiaciuto molto. Ma tant'è, speriamo di non dover mai più vivere una cosa terribile come questa. Grazie per il tuo commento, carissima.

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  4. Comunque il commento anonimo sono io, blogger ogni tanto fa i capricci. Scusami non è dipeso da me.

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    1. Spero che questi problemi di Blogger finiscano, non se ne può più. :(

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  5. Che bello questo tuo racconto. Sento molto vero, molto vicino, il tuo dolore e ugualmente sento la tua fatica. Per tanti di noi ci sarà un prima e un dopo covid. Ma il dopo, anche se non sarà mai come il prima, dobbiamo riprendercelo, farlo nostro, cavarne il meglio. Tu lo hai fatto, non solo per te, ma anche per i tuoi ragazzi. Complimenti a tutti! Aspetto le foto!

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    1. Grazie, Antonella cara! Quanta strada possiamo dire di aver condiviso anche fra le mura scolastiche. Noi insegnanti abbiamo dovuto imparare molto. Io ho vissuto due fronti molto difficili. Lo scorso anno scolastico ho avuto problemi di perdita di sangue dal naso e mancamenti talmente è stato lo sforzo di tenere tutto in piedi. È come se avessimo subito un danno morale dovuto a questa pandemia. Ma parrebbe tutto in via di risoluzione. Incrociamo le dita.

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  6. Due settimane fa i miei ragazzi sono andati in scena: è stata la mia prima volta come referente del progetto teatro, quindi non posso dire quanto sia cambiato dai tempi pre-pandemici, ma immagino dalla difficoltà di avere tutto il gruppo in presenza e dalle numerose interruzioni per quarantena che ho vissuto quanto un progetto ben più ampio del mio abbia incontrato difficoltà e ostacoli. La ripresa, in tutti i campi, è stata dominata da questo conflitto fra il desiderio di normalità, sempre vivo e sempre più forte, e il terrore di non farcela, di essere abbattuti con più violenza quanto più forte era l'aspettativa. Alla fine, il risultato vale ancora di più perché costruito su tanta tenacia, nonostante tutto. Grazie di aver condiviso le tue emozioni e un grande applauso a te e ai tuoi ragazzi!

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    1. Ricordo che mi avevi accennato a questa esperienza. Sei stata quindi perfino referente del progetto teatro! Non ci dovranno essere indugi, devi raccontare questa esperienza, Cristina. Mi piacerebbe molto leggerne. Grazie a te perché qui sento un sostegno, per quanto a distanza e fra persone che non si sono mai incontrate, che si accorda benissimo al supporto degli amici che contano, gli affetti stabili. :)

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    2. Non ho ancora raccontato del mio percorso scolastico-teatrale perché è ancora tutto nuovo e, senza tanti giri di parole, devo dire che ne sono stata travolta (in positivo): da aprile alla fine di maggio, quando siamo arrivati a concretizzare il nostro lavoro in uno spettacolo in un vero teatro (per noi, abituati all'aula magna della scuola, un bel "salto") è stata tutta una corsa fra prove, creazione delle scenografie, adempimenti burocratici e distribuzione delle locandine e solo adesso, complice la fine delle lezioni, inizio a mettere ordine nella catena degli eventi. Però mi hai dato un'idea: sarebbe un post sulla scuola ben diverso dai soliti. Grazie!
      P.S. Ieri sera dovevo scegliere la nuova lettura e in qualche modo sei stata tu a "guidarmi" verso Il meraviglioso mago di Oz. :)

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    3. Non sai quanto mi senta felice quando, ispirati da un mio lavoro teatrale, ci sono coloro che tornano verso determinate letture. Quindi grazie per esserti lasciata ispirare anche tu. :) Spero di leggere prima o poi il racconto dettagliato della tua esperienza. Sono percorsi che mettono in gioco tanti aspetti dell'umano, e vale la pena fermarli per il loro grande valore educativo.

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  7. Si sente che per te è un nuovo inizio, l'amore che tu hai per il teatro assieme ai tuoi ragazzi ti riempie di gioia ed è molto bello che tutto questo possa ricominciare.

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    1. L'ho sperato, malgrado i tantissimi momenti di sconforto, e forse... ci siamo. Grazie, Giulia.

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  8. Lo sapevo, ero certa che sarebbe stata una serata splendida, non poteva non essere così: Luana ha attivato il turbo. Non si è persa d’animo. Ha rimesso in pista tutto e tutti. E il suo teatro è risorto.
    È stato uno spettacolo bellissimo, come ogni spettacolo al quale ho partecipato. E questo non potevo perdermelo, vista la nube nera degli ultimi due anni, che ha smontato entusiasmi e causato parecchie delusioni. Spero sia un nuovo inizio, soprattutto perché ti seguono ragazzi giovanissimi e già così pieni di talento, con delle incredibili potenzialità.
    Non posso che rinnovarti i miei complimenti: questo è il tuo mondo, si vede. E complimenti alla tua energia, alle tue splendide idee, alla tua voglia di fare.
    Sei una vera “capitana”!
    L’anonima Marina 😁

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    1. "Anonima" Marina, tu sai quanto mi sei cara. L'averti avuta in platea assieme a Luca quel giorno è stata una gioia in più. Una gioia importante. Ormai ci conosciamo da anni, hai visto tante mie produzioni, mi hai sostenuta e questo significa stare accanto, esserci, capire quanto sia importante. Non c'è stato neppure bisogno di dirtelo, ho lasciato che prendessi una decisione in tutta libertà, e che tu abbia deciso di esserci in questo momento importante mi ha donato un battito in più in questo muscolo nel centro del petto. Sei parte dei miei affetti stabili e sono molto fortunata a poterlo dichiarare. Grazie, Marina carissima.

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    2. E aggiungo un “anonimo” ❤️ 🤗

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  9. Stai costruendo qualche cosa di bellissimo. Sono poche le missioni importanti più di quella di coinvolgere i ragazzi nella cultura e nell'arte. Credo che la fatica e la tensione siano ben ripagate dalla soddisfazione.

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    1. Questo "costruire" è quanto di più bello possa accadermi, per destino, scelta, o per chissà cosa. Mi sono trovata al centro di questo flusso, al convergere di queste belle anime. È bellissimo. Grazie, Max.

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  10. Ti sento. La sofferenza, la tristezza, l'abbattimento, la delusione, la difficoltà, i dubbi, tonnellate di dubbi, fino all'ultimo secondo, e un po' la sorpresa per queste facce nuove, una sfida, una challenge, e se fossi una peaker anche tu? (ce l'abbiamo un gruppo apposito, i Theather Peakers, solo che è in inglese, mannaggia!)
    Tra l'altro mi sono riconosciuta nel tuo percorso ma all'interno di un altro gruppo. Non i giovani fragili nel mio caso se ne sono andati, ma le "vecchie glorie" come me, forse più fragili di quel che credevano. Mi sono trovata anch'io "scoperta". Certo non avevo un'opera da mandare sul palco, ma dei ruoli assegnati senza attori sì. Mi sono ritrovata a coprirne anche tre, in contemporanea. Poi sono arrivati gli aiuti, persone nuove, senza "competenze" ma con tanta buona volontà. E ti dirò... ho bisogno più del loro entusiasmo che di altro, stanno portando nuova linfa ed energia. Non è come prima (e cosa mai tornerà "come prima"?), ma comincio a pensare che questo cambio sia stato un bene per il gruppo, un po' anche per me.
    Ho già visto qualche foto grazie a Marina, ma attendo le tue. E' il caso di dire che Il mago di Oz ha fatto la magia! Non potrai mai più dimenticarlo! :)

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    1. Le tue parole rivelano che, in ambiti diversi, possono accadere cose molto simili. E come nella tua esperienza, imparo da questa quanta forza possa avere la "nuova linfa". Le mie energie, quella forza creativa che a volte mi coglie, deriva da una serie di combinazioni, che per certi aspetti avverto casuali, per altri invece come frammenti di un puzzle che vanno a comporre, in maniera prima irregolare poi più lineare, un'immagine che solo alla fine si svela completa. Bella nella sua imperfezione. Mi piacerebbe quel Theather Peaker... purtroppo le mie competenze in lingua inglese sono limitate (mai studiato a scuola, imparato qualcosa solo dalle canzoni e dall'orecchio che ho per le lingue straniere). Però mi piacerebbe capire di cosa si tratta. :)

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  11. Cara Professoressa, perché io l'ho conosciuta in questa veste (pur non essendo mai statə suə alunnə), cosa pensa di questi "ragazzi fragili" ? Da quanto scritto traspira infatti una sottile accusa da Lei spinta verso questi soggetti, a quanto pare troppo deboli per farcela. La domanda che mi pongo è quindi la seguente: crede davvero che si possano biasimare queste persone se dopo un percorso di sofferenza, in parte nascosto a Lei e al resto del mondo esterno, abbiano deciso di tirare il fiato perché troppo, appunto, fragili? Oppure l'epiteto di "fragile" per Lei è solo una forma più cortese usata al posto di parole pesanti, ma magari più coerenti, quali "lavativi" o "irresponsabili"? Io non ho mai conosciuto l'ambiente in cui Lei ha insegnato (e insegna ancora) recitazione, ma ho avuto un'esperienza simile. Ho scelto di seguire un corso di teatro quando ero in quinta elementare. Lezioni bellissime, anche se ormai ridotte al minimo con l'avvento della pandemia. Poi ho iniziato le medie, e il corso è andato avanti per consentire lo spettacolo nonostante tutto. Si sarebbe dovuto tenere l'anno precedente, come deve aver capito, invece mi sono trovatə a combattere contro la nuova realtà schiacciante della scuola secondaria, in cui volevo eccellere... e le ormai estenuanti lezioni di teatro. Risultato? Vista la mia vera fragilità emotiva data da problemi psichici, ho dovuto trascorrere quasi l'intero mese di novembre in condizioni "mentali" pietose, saltando quasi quattro settimane di scuola... e ho ancora addosso le cicatrici di questo vissuto. È vero, ci sono ragazzi più forti, e va benissimo complimentarsi con loro, ma non vedo alcun bisogno di tormentare i "fragili", che già, mi creda, hanno un discreto bagaglio di sensi di colpa. Poi, certo, se le cose sono andate in maniera differente non saprei dirlo, ma mi sembrerebbe allora più corretto usare altri termini per definire questi ragazzi che hanno commesso lo spregevole atto di lasciare la compagnia. Perché di Lei, che comunque ancora ammiro, solitamente apprezzo proprio l'utilizzo corretto delle parole, che stavolta mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca ... E si fidi, i veri fragili si distinguono perché riconoscono i danni apportati alle vite altrui, ma quando l'oscurità bussa alla loro porta non riescono ad opporsi... forse proprio perché quegli "altri" sono stati i primi ad abbandonare i loro "deboli" compagni (pur senza volerlo fare, magari solo con piccolissime azioni quasi insignificanti) e ai fragili non è rimasta la forza necessaria se non per abbandonare a loro volta. Detto questo, ripeto, ancora La stimo. Non credo che debba delle scuse a nessuno, ma ho desiderato semplicemente scriverLe per saperne di più sul suo pensiero.

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    1. Ovviamente, mi scusi la svista, la realtà della scuola secondaria è stata "schiacciante" per modo di dire, sicuramente nella vita vi sono difficoltà decisamente più complesse di tre comuni anni di istruzione secondaria di base.

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