lunedì 25 ottobre 2021

Il filo infinito - Paolo Rumiz

Incipit: Dopo le rovine dei paesi non si videro più uomini e la montagna si fece aspra e solitaria. Da una sella battuta dal vento iniziammo a scendere nella nebbia per un canalone innevato, e fu alla fine di quella discesa che il Sole squarciò il grigio, sfolgorante in un cielo pervinca, svelando sulla destra i monti immacolati della maga Sibilla e, sulla sinistra, in un mormorio di ruscelli nel disgelo, un'ampia, inattesa conca quasi mongolica, coperta da una moquette di erba rasa, disseminata di crochi, ellebori e cuscini di primule, protetta da ogni lato da un cornicione di alture.

Paolo Rumiz è un giornalista di Repubblica ed è un viaggiatore. Lo ascoltai mesi fa in una puntata di Quante storie, su Raitre, trasmissione che per me è fucina di scoperte di autori e buoni libri da leggere. 
Autore di numerosi resoconti di viaggio, questo è forse il più bello, un viaggio alla ricerca delle radici dell'Europa, ma attraverso... alcuni fra i monasteri benedettini più importanti del continente. 

Devo premettere che ho una passione per i monasteri e le abbazie.
Anzitutto mi piace la loro storia, il perché si trovino esattamente in quel luogo e perché siano baluardi di un passato che abbiamo il dovere di conoscere. L'ordine benedettino, quello più antico, che aprì la strada di una tradizione e di una "Storia nella Storia" di tale importanza e portata da imprimere un sigillo nel lungo periodo medievale, è quello che da sempre suscita in me una fascinazione. 
Finora sono riuscita a visitare tre di questi magnifici fortilizi: Montecassino, Subiaco, Praglia in Veneto. 
Montecassino, purtroppo, fu interamente ricostruita dopo il terribile bombardamento anglo-americano del 1944 - per il sospetto che fosse rifugio di reparti tedeschi. Un fatto osceno, passato in sordina nella narrazione storica ma di inaudita gravità. E sì che l'abbazia era stata ricostruita diverse volte nei secoli, ben quattro, dopo le devastazioni di longobardi, saraceni, il terremoto del 1349 e appunto nel 1944. Il luogo in cui Benedetto, nel 529, fondò la "culla del monachesimo occidentale" e la sua Regola, stigmatizzata in quelle due parole che ricordiamo tutti: Ora et Labora
Curioso come la statua del santo sia rimasta intatta sia a Montecassino che a Norcia, dopo il terribile sisma del 2016. Benedetto, concepito come il santo protettore dei migliori valori cristiani europei, simbolicamente, fra le rovine dei suoi luoghi sacri, continua a levare la mano e farsene custode. 

Se pensiamo alle antiche abbazie, a quella parola "monachesimo" che riunisce tutti gli ordini esistenti, ci viene in mente la salvezza di una cultura, quella antica, che continua a sopravvivere grazie al lavoro certosino degli amanuensi negli scriptoria
I monaci consegnano al mondo tutto quello che c'è da salvare e aprono le loro porte al fuggiasco, al pellegrino, lasciando che si unisca alla comunità laica che contribuirà all'economia di quel micro universo che è l'abbazia. Eppure, il monachesimo benedettino fu anche molto altro. 

La pazienza del gomitolo.
Il viaggio di Rumiz inizia nei pressi di Norcia, nell'aprile 2017, fra le rovine del sisma, fra macerie che strappano il cuore. 
Eravamo passati col fiato sospeso, abusivamente, in punta di piedi, tra mura pericolanti e tegole appese al nulla. In mezzo a canaloni, sterpaglie e praterie, Cornillo Vecchio e Rocchetta sventrati, oscenamente aperti sull'intimità delle case. Tendine di pizzo, letti, librerie, culle, lampadari, biancheria ad asciugare. 
E poi arrivati a Norcia:
Fuori dalle mura, un'umanità superstite: facce sannite, picene, greche, bizantine, longobarde, trasparente frutto italico di antiche migrazioni. Dentro le mura, il vuoto quasi totale. Un quadro di De Chirico. 
Dove cercare il senso più profondo delle radici d'Europa, se non in questi luoghi sacri di antichissima e longeva storia? Trascuriamo questo argomento a scuola, non lo approfondiamo abbastanza, eppure, Rumiz arriva a un'intuizione importante da acquisire, da imparare e assimilare per sempre: sono stati i benedettini a salvare l'Europa nei secoli terribili delle grandi invasioni. 
Oggi si abusa di questa parola, "invasione", attribuendola alla massa di diseredati che arrivano in Europa fuggendo da realtà invivibili, ma la vera invasione, la massa di popoli che si riversarono nel continente con l'intento di strapparlo ai suoi abitatori - Unni, Vandali, Ungari e altri - e farlo con violenza spietata, a questo assistettero davvero questi uomini inermi, di fede, che appunto si fecero custodi di questa terra come il capostipite della Regola aveva insegnato loro a fare. 
Talvolta nei viaggi entra in gioco un elemento assai più potente del caso. Il destino, forse. O la provvidenza. O una di quelle sintonie gratuite che generano inauditi cortocircuiti fra le cose, le memorie e le visioni. 
La basilica di San Benedetto a Norcia, prima e dopo il sisma del 2016

L'erranza.
Il viaggio di Rumiz è lungo, dura dei mesi, e ha il pregio di seguire un "filo" che si dipana passo dopo passo, senza un programma predefinito. Ciò significa che ogni nuova meta è suggerita da quella precedente, a volte come consiglio vero e proprio da parte di qualche monaco colto e loquace, a volte nei segni che il nostro viaggiatore sa cogliere. 
È il caso di Sankt Ottilien, in Germania, dove incontra lo straordinario quanto unico ex abate Notker Wolf, padrone di undici lingue, amante della musica, studioso di teologia, filosofia, zoologia, chimica e astronomia, missionario in Africa [...], autore di una trentina di libri tradotti nel mondo, guru per molti manager che vanno devotamente da lui a imparare come si governa un'azienda nello stile di san Benedetto. 
Insomma, uno di quei personaggi che hanno molto da raccontare e molto da svelare. Per esempio, Wolf è certo che nel Medioevo molti si convertirono al Cristianesimo perché i benedettini garantivano cibo e riparo (ciò avvenne anche nei riguardi degli invasori violenti: Benedetto e i suoi seguaci ebbero il pregio di tramutare l'hostis, il nemico, in hospes, ospite). E non c'è nulla di scandaloso in questo, perché l'accoglienza del pellegrino, del disperato che tende la mano, è la base della "filosofia" benedettina. 
E poi, gustatevi questa citazione meravigliosa, sono parole di Wolf:
Noi non siamo contemplativi. La nostra attitudine è meditativa. Significa che mastichiamo la parola finché essa non rilascia tutto il suo sapore e non ci entra nella carne e nelle ossa. Il nostro attivismo non ci fa mai dimenticare l'arte o il pensiero. L'otium in senso latino è assolutamente utile. Negativa per l'anima è l'otiositas, l'inattività, la pigrizia. 
A Muri Gries, una delle due grandi abbazie benedettine del Sud Tirolo, Rumiz si imbatte in una comunità altrettanto accogliente e bonaria, generosa nel narrare le tradizioni abbaziali perfettamente integrate con la comunità laica. In particolare qui colpisce la narrazione attorno alla produzione della birra. Avevo un sentore che non si trattasse di un prodotto del nord Europa, nel capitolo ve n'è la conferma. L'antica ricetta viaggia attraverso la spina dorsale appenninica ma entra in Calabra attraverso San Francesco di Paola (!).
Strabuzzo gli occhi: la birra penetra nel suolo italico dal nostro santuario paolano! Eh sì che avevo sentito parlare di monaci birrai molto attivi anche a Paola e di quella birra, Paulaner, prodotta in Germania, la cui ricetta prende il nome proprio dal santuario di Paola. Insomma, una chicca.

Il nostro non può non fare una capatina anche in Francia, in quel luogo di "reinvenzione" della Regola, anzi di un suo recupero nel suo senso più genuino, che è l'ordine cistercense
Che fascino anche questo perimetro più ristretto. Vengono fuori nel XII secolo e fondano più di 500 abbazie (oggi da una loro costola sono nati i trappisti). Inseriscono all'interno della Regola l'accoglienza di un dettaglio già presente nell'ordine, ma qui viene esaltato e messo in atto con dovizia: il silenzio. Il silenzio si sposa perfettamente con quell'immagine straordinaria per sottrazione che è propria dei cistercensi. Anche la loro architettura segue questa linea. Il nucleo di questo ordine è Cîteaux, in Borgogna.
Il fondatore dell'ordine cistercense capì che sulla diversità e l'accettazione delle differenze doveva fondarsi il progetto di un rilancio del cristianesimo. Un principio che è alla base dell'Europa stessa. 
Rumiz percorre il suo viaggio cercando fra le righe il segreto di quella antichissima origine, l'identità di questo coacervo di culture e differenze che è l'Europa, comprende che per "mettere a fuoco" è necessario muoversi sulle frontiere, lontano dai luoghi di potere. 
Su quei confini, trova la tragedia del rifiuto del richiedente asilo, la porta chiusa sul rifugiato, la messa in atto di politiche di sbarramento. L'odio serpeggia ovunque, perfino nella cameriera che urla il suo delirio di disprezzo all'avventore che si confronta con chi sulla frontiera vive e ne è testimone. 

Il ritorno a casa è ricco di visioni, vivido dell'esperienza fatta, quasi c'è lo stordimento di chi nel viaggio ha trovato il disvelamento di un antico segreto. E così è. 
Un piccolo libro straordinario, che vi consiglio. 
In questo viaggio, tu non sai quanto, Europa mia, ho sentito invocare inutilmente il tuo nome. Tu hai abbandonato Sarajevo assediata. Il tuoi soldati hanno permesso il massacro di Srebrenica senza fare una piega. Ti ho visto patteggiare con i dittatori di mezzo mondo, lasciar soli i rivoltosi ucraini, gli intellettuali turchi oppressi da Erdogan, i giovani serbi in marcia contro la gang nazionalista che tiene in pugno il Paese. Ora ti vedo lasciar morire i migranti in mare e fare del Mediterraneo la più grande fossa comune del pianeta. Tu, madre mia, hai generato Auschwitz, sterminato civili, scatenato guerre spaventose. È successo appena ieri, ma a noi "civilizzati" sembra già archeologia, orrore non ripetibile. E questo è orribile, perché la memoria dell'orrore è l'unico antidoto per evitare il suo ritorno. 
Conoscete qualcuna delle diverse abbazie benedettine disseminate in Italia o all'estero?
Cosa pensate di questo viaggio alla ricerca della nostra identità più genuina? 

30 commenti:

  1. Grande autore Paolo Rumiz. Qualche anno fa avevo un suo DVD sulla riscoperta della via Appia che era veramente molto bello. Nel 2017 in Liguria l'ho visto dal vivo in un teatro di provincia ed era riuscito a coinvolgere il pubblico sempre su argomenti di viaggio e sull'ambiente. Dei suoi libri conoscevo "Morimondo" del 2013, gli altri (ne ha scritti un bel numero) li conosco di fama o perché ne ho letto le trame sui giornali.

    Di abbazie benedettine ne ho visitate un certo numero in Italia, in Francia e in Germania. Una abbazia molto bella si trova a Farfa (non distante da Roma) immersa nella natura con quattro o cinque case nei dintorni ed è un posto che definirei magico dove regna pace, calma e silenzio.

    L'altra che conosco è molto famosa. E' l'abbazia di San Fruttuoso di Camogli che ho visitato diverse volte negli anni sin da ragazzo (negli anni '70) e in tempi recenti ma non d'estate perché c'è troppa gente. E' un posto stupendo di fronte al mare carico di storia.

    I Benedettini sono stati fondamentali in Italia e all'estero. Non dimentichiamo che senza di loro non avremmo mai conosciuto i grandi filosofi greci, ad esempio, di cui hanno tradotto parecchi libri ma hanno tradotto centinaia di testi anche dall'ebraico, dall'aramaico e da altre lingue antiche...

    ...ma ricordo "Il Nome della Rosa" di U. Eco (libro e film) che descrive molto bene cosa era l'Ordine Benedettino. Tuttavia uno dei loro motti era "Costruire per durare nel tempo" e bisogna dire che ci sono riusciti in tutto e per tutto sino ai giorni nostri.

    Bel post che ho letto con piacere
    Un salutone e alla prossima

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    1. Per il nome della rosa Umberto Eco fece studi approfonditissimi (come suo solito) sulla vita dei monasteri benedettini e anche sulla loro struttura architettonica e funzionale. Se interessa ho fatto qualche ricerca sui principali luoghi che studiò e utilizzo come ispirazione per il suo capolavoro ;-) https://lineadorizzonte.wordpress.com/2020/06/27/i-luoghi-e-i-nomi-della-rosa/

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    2. @accadebis Mi hai fatto venire in mente che ho visitato anche Farfa, e con la scuola, tanti anni fa. È esattamente come scrivi, immersa in mezzo a uno spazio semplice, con poche case e una natura palpitante attorno.
      @Alessandro A Farfa c'è un ottimo posto per il birdwatching, a proposito!
      Sì, quell'articolo di Alessandro è imperdibile, fate copia e incolla.

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    3. Ah bè, in effetti mi ero limitato a ricordare abbazie e monasteri visti in giro per l'europa. In Italia a bizzeffe (San Galgano, Farfa, Norcia, Sant'Antimo, Oliveto maggiore, Pomposa...) PS: figurati se non conosco la riserva di Farfa, ci vado spesso a scattare ;-) (peccato che negli ultimi anni non sia tenuta benissimo, ora stanno facendo dei lavori ai sentieri e ai capanni, speriamo bene)

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  2. Letto mentre viaggiavo in Austria (dove non mancai la spettacolare Abbazia di Melk, dove il mio caro Umberto Eco fece scrivere, nello scriptorium, le memorie del suo personaggio, appunto "Adso da Melk" che poi danno vita a "il nome della rosa"). Nei nostri viaggi le abbazie e i monasteri non mancano mai, sono luoghi mai banali e sempre con delle loro unicità straordinarie. A memoria, molto approssimativamente, ricordo: in Francia, oltre all'immancabile Mont-Saint Michel, l'abbazia di Fontenay, quella di Citeaux. L'abbazia di Senanque circondata dai campi di lavanda. In Spagna il monastero di Yuste (dove si ritirò Carlo V), il monastero di Santa Teresa ad Avila, un fantastico monastero di Suso, nella Spagna del Nord verso Bilbao. Oddio sono tanti...! Dovrei fare un inventario :-)

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    1. arrivare a Senanque alle tre di un abbagliante pomeriggio, il mercoledì di una settimana pasquale e trovare le lavande basse basse, potate da qualche settimana, un portale quasi accostato, ma invito sommesso, dentro un buio fresco e le voci limpide e avvolgenti dei frati in coro. sedersi in silenzio, in silenzio ascoltare a occhi chiusi, per non far scappare il buio e le note. che ricordi hai fatto galleggiare, Alessandro!

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    2. Ricordo delle foto che inviasti da Melk! Che sontuosità quei luoghi. Quanta ricchezza di Storia, di vite. Quanta bellezza. Vorrei tanto vedere un giorno Mont-Saint Michel, è fra i viaggi che intendo fare nei prossimi anni.
      M. Carmela, una pennellata riporti qui. :)

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  3. Chiese, monasteri e abbazie non sono la mia "cup of tea" sebbene ne abbia visitate molte sia in Italia che in Europa e onestamente non ci ho mai trovato nulla di interessante (fatta eccezione per la cattedrale di Aquisgrana dove si trova la tomba di Carlo Magno che è forse l'unica che io ricordi solo per questo motivo!) ma devo dire che mi ispira davvero un sacco questo viaggio alla ricerca delle radici europee! Decisamente una cosa a cui io personalmente non avrei posto attenzione!

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    1. Non so perché accada che questi luoghi riescano anche a non conquistare. Spero che in futuro tu possa lasciarti prendere dal loro fascino, Nicole!
      Ricordo la cattedrale di Aquisgrana da un documentario in tv, uno di quelli degli Angela. :)

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  4. Splendido post, cara Luz, come pure il libro di Rumiz. L'azione del monachesimo benedettino in Italia è stata fondamentale e direi quasi provvidenziale in un momento del Medioevo in cui le condizioni del nostro paese erano disastrose non solo per le invasioni barbariche, ma anche a causa della rovinosa guerra goto-bizantina, a metà del VI secolo d.C.
    I benedettini hanno posto le basi per salvare e recuperare il patrimonio culturale romano e l'agricoltura, ma hanno anche favorito la difficile coesistenza e integrazione tra popolazione locale e invasori. Il lavoro che si svolgeva a più livelli nelle abbazie poi sorte in tutta Europa è stato preziosissimo.
    Io ne ho visitate parecchie sia in Italia che all'estero. Ne cito solo tre delle quali mi è rimasto un particolare ricordo per la bellezza architettonica e l'interesse culturale: il Monastero di Fonte Avellana in provincia di Pesaro-Urbino; l'Abbazia di Fleury, in Francia a Saint Benoit sur Loire; e l'Abbazia di Sankt Florian in Austria.
    Grazie mille e buona serata!

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    1. Difficile immaginare quello che è stato. Le invasioni barbariche violente e l'impossibilità di una vita tranquilla nelle strade di quel Medioevo. Possiamo però immaginare quali oasi di rifugio e pace fossero queste roccaforti costruite su un principio meravigliosamente radicato in questa nostra Europa.
      Anche tu ne hai viste tante!
      Grazie per avere apprezzato il post, Annamaria. :)

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  5. abbazie benedettine, ok, vediamo dove mi porta la memoria: la Badia di Cava de' Tirreni, dove si sposò Luisa, la mia amica del cuore con cui condivisi banco, studio pomeridiano, chiacchiere, sussurri, confidenze, lacrime, segreti, risate, pettegolezzi, progetti, incazzature, sogni, merende, interrogazioni, scherzi, meraviglia, gite, spiagge, strusci sul corso, altre amiche, antipatie, entusiasmi e tutta la scemaria della nostra giovinezza per quattro anni di liceo e per gli altri diciotto anni seguenti. poi la Sacra di San Michele, con quelle scale che pensi subito Non ce la potrò mai fare, e invece vai e vai col fiatone ma vai, perché lo sai quello che ti aspetta dopo e non ci puoi rinunciare, e che lo hai letto a fare Eco se rinunci e guardi solo da fuori? e poi San Cassiano a Narni, che è un obbligo se insieme col tuo amor stai facendo una specie di pellegrinaggio nei luoghi dei origine del tuo amor. e poi Sant'Angelo in Formis, con la bocca aperta davanti a quegli affreschi che un amico ti spiega punto per punto e tu capisci che quell'abbazia in cui è tornato dopo trent'anni ha un posto speciale nel suo cuore. e poi Santa Maria in Aracoeli, sempre con lo stesso amico, che è proprio di Roma e anche qui ti spiega tutto, ma lo capisci che non ci mette il cuore come a Sant'Angelo. e poi San Galgano, che ci arrivi per caso e pensi Ma com'è che non ne sapevo nulla? e chiedi al tuo amor Ma tu la conoscevi? e il tuo amor non dice niente, e capisci che non ne sapeva nulla e che si sente pure in colpa, anche dal lato professionale. e poi Santa Maria di Propezzano, che non ti dico che ci è voluto per arrivarci e quando finalmente sei là trovi sul portale una bella fotocopia cellofanata con su scritto Prego telefonare al seguente numero per prendere appuntamento col parroco per la visita. e poi l'Abbazia di Nonantola, che nel ricordo si mischia con cestini di ciliegie a Vignola, serata di cori stonati a piena voce con gli amici in gita con te, nel giardino del B&B, Tammurriata nera e Oselin de la comare tra lambrusco e salumi, più lambrusco che salumi, finché arriva l'oste con altri affettati e altro lambrusco e si mette a cantare anche lui con tutta la sua voce e la sua mole, pavarottiane entrambe. e poi Montecassino con tutti la guagliunera degli alunni che a tutto pensano tranne che ascoltare guida e prof e tu pensi seriamente: Li sparo a uno a uno o prendo direttamente la mitraglia? e poi San Pietro in Valle, nello stesso tour di San Cassiano. e poi Pomposa, due volte, la prima in modalità simile a Montecassino e la seconda con gli amici soliti , compreso il romano innamorato di Sant'Angelo che Pomposa non la conosce e finalmente sei tu che puoi far da guida e da cicerone, perché della prima volta ti ricordi tutto e non solo il nervoso per le scemenze degli alunni. eccole, le abbazie che ricordo raccontate nell'ordine in cui mi son venute in mente, che poi se è l'ordine della memoria è l'ordine del cuore

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    1. Questo fiume di ricordi è bellissimo e io ti sono grata per avermelo donato, MaC.
      Ne hai citate alcune che devo assolutamente vedere, citate a loro volta durante quel corso di studi di biblioteconomia che ebbi modo di svolgere in Vaticano. Pomposa fra queste. E quei ricordi, come riescono a essere vividi tuttora, anche a distanza di anni... Mi piace pensarti prof dinanzi a quelle bellezze. :)

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    2. di altre mi sono ricordata, dopo, Santa Maria di Ronzano e San Clemente al Vomano, di cui rimangono solo le chiese, Monte Oliveto Maggiore, veramente notevole, Sant'Antimo nella piana di Montalcino, le cistercensi abbazie di Morimondo e di Chiaravalle di Fiastra, tutte in mattoni, e poi la Certosa di San Lorenzo a Padula che Abbazia non è ma benedettina sì ed è il mio luogo del cuore e dove non voglio tornare per paura di non trovare più quello che il cuore custodisce

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  6. ho letto il libro di Rumiz, avevo aspettative molto alte, non dico che son rimasta delusa, perché Rumiz sa bene il suo mestiere con le parole, ma non ho ritrovato la magia del racconto che mi aveva dato con altri suoi libri

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    1. Lo confesso, anch'io a un certo punto ho cercato disperatamente la magia delle prime decine di pagine, quando il racconto si dilata, forse perché non riesce a stare al passo dinanzi a luoghi che Rumiz stesso coglie nel loro valore relativo. Poi quella citazione, che ho messo sul finale del post, riscatta un buon terzo di narrazione. Vorrei poi leggere almeno un altro dei suoi libri di viaggio.

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    2. Appia, Annibale: un viaggio, È Oriente e L'Italia in seconda classe mi sono piaciuti molto

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  7. Anch'io sono stato a Montecassino, e benché sia una "copia anastatica" dell'originale rende bene la grandezza concepita per la vicinanza tra uomo e dio. Bellissimo ricordo anche della visita a Monte Oliveto Maggiore, nella Valdorcia, un convento meno noto ma ugualmente bellissimo.
    Però non so quanto questi luoghi siano ormai "le nostre radici". La società europea occidentale (e l'Italia non fa eccezione malgrado la presenza fisica del papa a Roma) è ormai una società "despiritualizzata", mossa solo dal materialismo ateo e dalla logica capitalista del profitto. E la cosa triste è che sia proprio l'unione europea a guidare questa evoluzione, essendosi trasformata da "unione fra nazioni" a "mercato unico ultra-capitalista". Non è un caso se i conventi sono sempre più luoghi "morti", monumenti da visitare. A Montecassino la guida ci disse che ancora negli anni '30 c'erano almeno duecento monaci nella struttura. Ora ce ne sono una trentina, quasi tutti anziani...

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    1. Nel libro il problema viene qua e là trattato, perché è inevitabile cercare le radici di queste abbazie ponendole a confronto con un mondo che oggi è molto restio a riconoscerne il valore. Per non dire della crisi delle vocazioni. Sta di fatto però che le abbazie di più lunga tradizione ancora reggono e anche molto bene. Mi ricordo che a Praglia la comunità di monaci è folta, ma è pur vero che c'è anche tanto personale laico che si occupa di una struttura ancora oggi molto attiva e prolifica.

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  8. A Monteccasino ci sono stato più volte, un luogo che amo. Una volta ci portai anche una mia amica polacca desiderosa di vedere quel luogo dove tanti suoi conterranei persero la vita.

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    1. Montecassino è un luogo imponente, purtroppo i segni della sua ricostruzione sono ovunque, è in sostanza "nuovo". Dentro ricordo un'ala dedicata al bombardamento, con foto e didascalie molto dettagliate.

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  9. Oh che bell'argomento! ;) Ammetto di aver visitato pochissime abbazie benedettine in Italia, per quante abbazie e monasteri io abbia visto. Indimenticabile per me è la Sacra di San Michele in val di Susa che è un luogo spettacolare, e bellissima è anche San Giovanni Evangelista a Parma. Non so come mai, ma mi è capitato di bazzicare di più i luoghi dei cistercensi e dei certosini.
    P.S. Approfitto per dirti che ti ho appena lasciato un commento anche sui due post precedenti, compreso quello sulla semiotica. :)

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    1. La Sacra di San Michele è proprio quella della bellissima copertina di questo libro. Mi riprometto di vederla prima o poi. Spettacolare.
      Grazie, Cristina, io sono stata via un po' di giorni in visita a mia madre.

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  10. Vedere le foto della basilica prima e dopo il terremoto del 2016 spezza il cuore, davvero. Non ricordo di aver visitato delle basiliche benedettine, ho visitato la basilica di San Francesco ad Assisi, meravigliosa. Forse, ma ormai risale a molti anni fa ho visitato quella di Nonantola che dovrebbe essere benedettina, ma non la ricordo bene...

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    1. Mi sono ripromessa di visitare Nonantola, vicino Modena, non lontano da dove abita mia sorella. Magari una delle volte in cui andrò a trovarla. :)

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  11. No, l'unica abbazia benedettina di cui mi sia capitato di leggere è stata quella de Il nome della Rosa, che tra l'altro era situata nella finzione letteraria proprio in Piemonte.

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    1. Sì, la Sacra di San Michele in Val di Susa, che ispirò Eco nello scrivere il mirabile romanzo. Un'altra meta che prima o poi intendo raggiungere, è a dir poco spettacolare.

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  12. Di abbazie, monasteri e conventi ne ho visti tanti, alcuni arroccati in luoghi impervi, visibili da lontano dalle strade percorse in moto. Ma se siano benedettine o meno non sempre lo so.
    Praglia è a 10 minuti da casa mia, e nel cimitero c'è un lontano parente. Tra l'altro hanno un piccolo shop con prodotti loro, il miele balsamico è portentoso! Ma alle loro spalle ad esempio c'è l'antico eremo di Monte Rua, solo che dovrebbero essere monaci giustiniani o camaldolesi. Solo i maschi lo possono visitare.

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    1. Praglia così vicina? Che bello. Ricordo quella bella atmosfera del luogo. Era settembre, il cielo plumbeo, l'aria freschissima. I primi segnali d'autunno. Luogo magico.

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