mercoledì 3 febbraio 2021

Una vita come tante - Hanya Yanagihara

Incipit: L'appartamento all'undicesimo piano aveva solo un armadio, ma c'era una porta scorrevole che affacciava su un balconcino dal quale poteva vedere un uomo seduto di fronte, all'esterno, in maglietta e pantaloncini anche se era ottobre, che fumava. Willem sollevò una mano a mo' di saluto, ma l'uomo non rispose. 

Ho appena voltato l'ultima pagina, la 1091esima, di questo romanzo e sono venuta qui a scrivere, a cercare di farne un commento. 
Mi sento frastornata, come al termine di un viaggio lungo, sofferto, e sono oggettivamente stanca, ma anche desiderosa di fermare queste sensazioni e cercare di spiegare. 

Sono intanto del tutto certa di aver ultimato un libro che va ad aggiungersi a quelli che s'hanno da leggere. Sì, ma solo se si ha la capacità di poter sopportare una storia crudele e tragica, una lunga narrazione che attraversa una vita e va a infrangersi su un finale inevitabile. 
Ok, così è come se avessi svelato che da una storia come questa non ci si può aspettare un lieto fine, ma è inevitabile anche questo. Il realismo di questo romanzo, la capacità dell'autrice di costruire un percorso di sofferenza, ci rende capaci di immaginarne l'epilogo, ma non importa, perché è il viaggio fino a quel momento a contare veramente.

Hanya Yanagihara ha scritto questo romanzo in 18 mesi. In un'intervista ha detto che è stata come un'immersione totale, come un "sogno febbrile" da cui si è svegliata con poche pause durante il percorso. Un percorso per tonalità di colori che vanno dal chiaro allo scuro. 

Se tentassimo di applicare un'etichetta a Una vita come tante, a scavare fino al nocciolo, potremmo definirla una storia di amicizia, anzitutto. L'amicizia vera, quella che esordisce in anni giovanili fervidi di energia e buoni propositi, di sogni, di ambizioni e finisce a 50 anni. 
Quattro giovani rampanti ragazzi si susseguono nelle prime decine di pagine, ciascuno con una peculiarità che lo rende unico: JB e Malcolm, entrambi di colore, provenienti da famiglie benestanti, l'artista e l'architetto, poi Willem, di origini europee, l'attore, e infine Jude. E come posso definire Jude? Lui fa l'avvocato. È uno di quegli squali che si batte nei tribunali e vince tutto. 
Il racconto dei primi tre, che si affastella in sequenze in cui Jude resta all'inizio come indistinto, in realtà si svela a servizio della storia di quest'ultimo. 
È Jude il perno attorno al quale ruota il racconto e il dramma. 

Il corpo di Jude.
Non credo di essermi mai trovata dinanzi a una storia in cui il corpo diventa una specie di territorio, una "landa" i cui confini sono arti che diventano luoghi, carne, tendini, sangue in cui serpeggia il dolore.  Il dolore fisico è narrato in dettagli molto realistici. Diventa brutale, dilagante, insostenibile. 
Quando il ritratto di Jude da appena sbozzato comincia a prendere forma, a svelarsi, capiamo che quella "landa" è disseminata di punti nevralgici, tutti collegati a sensazioni che Jude prova scegliendo di mantenersi un passo indietro rispetto agli amatissimi amici. 
Riservato, taciturno, bellissimo, Jude è una creatura delicata e fragile. Come attraverso una filigrana, chi gli vuole bene riesce a vedere dietro quei nascondimenti un'anima dal fascino abbacinante, ma anche inafferrabile. 
Jude è vulnerabile nel corpo, bisognoso di aiuto, gli amici sono pronti a scattare in suo soccorso, a proteggerlo, rendergli la vita meno penosa e difficile da vivere ogni giorno. Eppure Jude è anche impenetrabile, a volte durissimo, detesta la compassione altrui. 
E mentre le storie degli amici scorrono e i loro ritratti ci portano dentro quello slancio vitale, ci chiediamo chi sia Jude, come abbia fatto a ridursi in quel modo, quando e perché è accaduto quell'incidente che lo ha reso storpio. E poi ci chiediamo perché Jude si infligga sistematicamente dei tagli sulle braccia con delle lamette. Perché sia un autolesionista. 
La maggior parte delle persone funziona in modo semplice: la loro infelicità è la nostra infelicità, le loro sofferenze sono comprensibili, il loro disprezzo per se stessi è passeggero e negoziabile. Jude, però, era diverso. 
C'è un confine che viene tracciato a un certo punto della storia. Il prima e il dopo di un bambino abbandonato e allevato come orfano, in un convento, poi in un istituto. 
Ma questo accade più in là, in mezzo c'è un segmento d'orrore puro, l'inferno di un ragazzino brillante, intelligente e sensibile cui il destino assegna mille tribolazioni, vessazioni inimmaginabili, carne innocente fagocitata e sputata più e più volte dall'orco pedofilo
Non è solo uno l'orco. Sono tanti, tantissimi. Sono alcuni di quelli che devono prendersi cura di lui e invece lo usano e abusano. È colui che per lungo tempo viene creduto l'eroe che vuole porre fine all'orrore, e che invece lo spinge dentro un orrore mille volte più grande, sono tutti coloro che pagano il suo aguzzino perché possano abusare di lui nei motel, sono gli assistenti dell'istituto in cui viene portato, i camionisti che gli danno un passaggio, poi perfino un medico determinato a sperimentare su di lui il proprio sadismo. 

Hanya Yanagihara
È troppo?

Forse sì. Il viaggio infernale di Jude è disseminato di orrore, amplificato, ma le decine di esperienze narrate sono come la tragica epopea di una realtà che esiste, è la fuori. Anche in questo stesso momento, quanti bambini e ragazzi saranno abusati e vessati con le peggiori crudeltà che un adulto possa inventarsi? 
Il corpo di Jude è appunto un territorio, ma di guerra, reca le tracce di violenze e punizioni, ed è un territorio nel quale lui è imprigionato, la memoria stessa di ciò che è stato. Impossibile dimenticare. 
Jude si porta dietro il corpo come una prova inevitabile, quotidiana. Lo si guarda, lo si ama. Ma Jude ha dentro di sé una memoria che lo trascina di anno in anno verso l'autodistruzione
I tagli che si infligge sono il fulcro dell'autolesionismo: procurano sollievo, fanno stare meglio, sono un viatico del quale ha bisogno come un naufrago cerca acqua dolce. 

L'amore. 
Finito l'orrore dell'infanzia e della prima fanciullezza, Jude usa la propria determinazione per raggiungere un obiettivo: la carriera forense. La sola che gli dà l'illusione che possa difendersi per sempre da chiunque voglia fargli del male. È proprio la sua intelligenza a portarlo fino ai vertici. Si batte nei tribunali anche a costo di sacrificare una propria morale. Sulle prime mi è apparsa poco credibile una carriera di questo tipo, col procedere della narrazione assume un volto più accettabile. 
Non voglio riassumere oltre questa storia. Non svelerò altro. Cercherò di procedere per significati. 

Il destino assegna a Jude la possibilità di essere amato. Sono moltissime le persone che lo amano, tutte orientate verso un senso di protezione nei suoi riguardi.
L'amore che riceve non riesce però a essere un baluardo contro la memoria. Il marchio di una impurità insita in lui, il senso di colpa bruciante, il segreto del suo passato, sono molto più forti. 
Sembra quasi una beffa che i destini altrui li portino verso di lui, come se Jude fosse l'incunearsi di scelte, percorsi di vita, l'abbracciare una missione. Jude è letteralmente circondato da "buoni", Jude ha i suoi eroi attorno, ha letteralmente tutto. Eppure...

Coloro che amano Jude non sono mai paghi di spendersi per lui, ma sono anche consapevoli di amare qualcuno mai del tutto convinto di ricevere amore. E dal quale si può anche ricevere del male. 
La sensazione è di una lotta quotidiana anche in chi sceglie Jude come missione personale. Rende tutti coloro che gli vogliono bene capaci di gesti di altissimo valore, disposti alla fatica di tollerare, come indotti a camminare su un terreno accidentato, ghiaccio fragilissimo che può infrangersi alla prima mossa sbagliata. C'è un certo timore di Jude. Timore di urtare la sua sensibilità, di sfiorare un nervo scoperto, così si crea uno spazio, un confine netto fra quello che si può fare e non, dire e non. 
È il solo patto possibile con Jude. L'alternativa è il silenzio. 

Come ho immaginato Jude per tutto il tempo: col volto di Eddie Redmayne

Il buio della mente
Attraverso una storia come questa è possibile capire, almeno solo sfiorandola mediante la finzione letteraria, la portata della depressione in un essere umano. 
La portata del dolore interiore e fisico, come esperienze e loro conseguenze possano tradursi in un labirinto intricato di azioni, punti fissi irremovibili. La depressione è qualcosa di chimico, un corto circuito totale che segna irrimediabilmente un destino. Una prigione mentale. 
Nel romanzo la bellezza trova ampissimo spazio. La bellezza dei corpi, di bellissime case, di viaggi, la bellezza di parole dette al momento giusto, di carriere, di una New York pulsante di vite. La bellezza di istantanee che fermano per sempre momenti profondamente belli, intrisi di tenerezza. 
E poi c'è quel buio a incombere su questa bellezza. Il buio di Jude e il cono d'ombra nel quale entrano tutti coloro che gravitano attorno a lui. Jude è immerso in un vortice di umanità e allo stesso tempo tragicamente solo
Sono la vittima e il carnefice, il vacillante mucchio di rifiuti e lo sciacallo che ci ficca dentro il muso. 
Vorremmo scuoterlo e farlo destare dal suo ossessivo viaggio all'indietro, verso le atrocità vissute, come tutti i suoi eroi buoni, ma nulla è possibile, perché Jude vive in un solco scavato dal male e in quel buio può capirsi da solo e trovare espedienti per accettare ogni giorno di vivere. 
Vivere o morire. Perché la morte, per Jude, è una condizione dell'essere esattamente come la vita. 

Spero di avere acceso in qualcuno il desiderio di leggerlo. 
Ne avevate sentito parlare? Cosa pensate delle storie particolarmente "forti"? Avete altri esempi? 

16 commenti:

  1. Allora Luana, ho solo letto il primo paragrafo del post, non ho continuato, perché, per una mia abitudine, non leggo mai le recensioni dei libri che leggerò. Non voglio saperne nulla, nemmeno la trama: voglio scoprire tutto da sola. Ovviamente, come avrai capito da queste parole, mi hai convinta a leggerlo. Anche se sono più di 1000 pagine (devo essere impazzita! 😅).Prendo, fin da adesso, l’impegno di tornare su questo articolo quando arriverò anch’io alla pagina 1091. 😉

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    1. Ti capisco. Vero è che ho svelato solo il nucleo centrale, ma nulla dei rapporti di Jude con i suoi amici (che si diversificano e a tratti si complicano) né di altri personaggi che gravitano attorno alla sua vita (alcuni totalmente inaspettati, da farti restare senza fiato). Insomma, ti sei votata ai romanzi "poderosi", chi l'avrebbe mai detto!!! XD
      Questo ti piacerà moltissimo. Mi piace anche il metodo di narrazione, le campiture, i salti temporali non sono mai banali.

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  2. Col passare degli anni sto diventando un lettore "vigliacco", diciamo così, comunque tendo sempre più a evitare letture particolarmente drammatiche. Quest'anno poi ho iniziato malissimo, sarà che tra covid e altre situazioni più personali, a livello materiale, le cose non stanno andando bene, e dunque non ho proprio voglia di letture impegnative.
    Però in passato ne ho letti di romanzi simili. "Le particelle elementari" di Michel Houellebecq non è esattamente il tipo di lettura che solleva il morale, però riconosco che affronta la decadenza della società occidentale in modo diretto e non banale. Per farlo descrive minuziosamente anche le umiliazioni esistenziali attraverso le quali passa uno dei protagonisti.
    "Trainspotting" è come il film: esagerato in tutti i sensi, quindi riesce anche a essere sinceramente divertente, il grottesco disgustoso spesso si trasforma in humour.
    Poi, sai, a volte le letture più strazianti sono quelle di cui sai che non è un romanzo ma purtroppo cruda realtà. Il memoriale "Brevissima relazione della distruzione delle Indie" di Bartolomé De Las Casas sulle violenze degli spagnoli in Sudamerica è stata una lettura veramente difficile a tratti (e parliamo di un libro scritto secoli fa, quindi con uno stile comunque più edulcorato rispetto alla prosa odierna).

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    1. Pur essendo io invece disposta a "farmi del male" e leggere avidamente storie come questa, ebbene, ti capisco. Perché non si è sempre disposti ad attraversare queste narrazioni. Possiedono una forza, una potere sul lettore, da trasmettergli un disagio, un dolore. A me, per esempio, nelle pagine, le tante pagine che raccontano degli abusi subiti da Jude, è arrivato un lieve mal di stomaco. Una specie di piccola nausea, mentre mi sono sentita come immersa in un torpore mentale. Non era epica medievale, battaglie e distruzione, ma uomini di questo tempo che distruggono un bambino, sfogano su di esso le peggiori bassezze. E questo accade, come ho scritto nel post, ed è questo che fa stare male. Il fatto che esista questa assurda oscena cattiveria. Fin dove può arrivare un essere umano? In quale bolla viviamo noi fortunatissimi mentre altrove scorre vita completamente diversa?
      Questi romanzi sanno porti dinanzi a queste sensazioni forti, è questo il loro valore.

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  3. Non avevo mai sentito parlare di questo romanzo e a differenza di Marina ho letto tutta la recensione perché non so se lo leggerò, non adesso. Non è per le 1000 pagine, ho affrontato altri tomi come questo, ma per il contenuto, la durezza che esprime, l'orrore, il buio. Non in questo momento. Ma grazie per avermi aperto questa finestra su un mondo da cui , per molte ragioni, mi tengo lontana.

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    1. Grazie a te per aver letto, Elena.
      Sì, non si è sempre disposti a leggere un romanzo del genere. In questo periodo, per dirne una, non posso leggere altro come "Profumo" di Suskind o "Il male oscuro" di Berto, che mi attendono sullo scaffale. Ho bisogno di qualcosa di leggero.

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  4. Ne ho sentito parlare tantissimo. Non so, però, se lo leggerò. Devo ammettere che sembra una di quelle storie in cui l'orrore si somma all'orrore perché all'autore un solo forte trauma (o un numero ragionevole di traumi) da analizzare sembrava troppo poco. Probabilmente sbaglio. Di certo da come ne parli è una lettura molto potente. Ma per il momento passo.

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    1. Il problema è che il trauma è uno, per quanto ripetuto negli anni. Jude e il suo trauma diventano tutt'uno. Di certo, è un romanzo che si deve voler fortemente leggere. Non è decisamente per tutti, può turbare.

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  5. 18 mesi immersa nella scrittura di un romanzo così pesante? Credo ne sarei uscita solo con la stessa depressione fatale di Jude. Non l'ho letto, non ne avevo mai sentito parlare e non credo andrò oltre questa tua recensione. Perché leggo per stare bene, non per stare male. Posso anche riconoscere la capacità alla scrittrice di aver scritto tanto e così approfonditamente, complimenti, ma a che pro? Gli orrori subiti dai bambini non si placano descrivendo le loro vite distrutte. Pensa se questo romanzo cade nelle mani di chi sta cercando di uscire dallo stesso dolore, se una mente fragile si convince che non c'è altra via d'uscita... come Jude. Passo volentieri, non è nella mia scala di valori togliere almeno un briciolino di speranza.

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    1. XD XD XD
      Anche se ho adorato questo romanzo, capisco perfettamente chi non lo sente nelle proprie corde.

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  6. Non ne ho mai sentito parlare a dire la verità, ma la tua recensione mi ha invogliato a leggerlo anche se non sarà senz'altro in cima alla mia prossima classifica. Purtroppo i romanzi che narrano gli abusi insistiti sui bambini sono i più dolorosi da affrontare, e quello che è terribile è che non c'è niente di esagerato. Conosco casi di amiche di mia madre, che andarono in collegio, e che sono molto simili a quello narrato dall'autrice.

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    1. La trama è come un pugno allo stomaco. La si legge con l'amara certezza che la veridicità di certi fatti rovina migliaia e migliaia di giovani vite. Questa storia insegna che in molti casi non si esce dal trauma. Anzi, il trauma diventa il perno attorno al quale ruota poi un'intera vita...

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  7. Grazie per la tua recensione Luz. Ho appena terminato il romanzo in lingua originale e sentivo il bisogno di confrontarmi con qualche altro lettore. Come tutte le volte capita, alla fine di un libro potente, c'è bisogno di fermarsi e rielaborarne il contenuto per giorni a volte settimane. La storia di Jude e dei suoi amici mi ha tenuto incollata alle pagine per circa un mese. Niente piú serie televisive, niente piú letture di contorno quá e lá, alla sera e in ogni ritaglio della mia giornata c'è stato spazio solo per la penna magistrale della Yanagihara. Ho dovuto prendermi un po' di respiro solo durante le pagine strazianti in cui il segreto di Jude viene disvelato in tutta la sua atrocitá. Anche se so che il libro dovrá ancora sedimentare un po' nella mia testa mi sento di esprimere la mia opinione su due aspetti del romanzo e mi piacerebbe conoscere la tua opinione. Ho letto recensioni e commenti che descrivono il libro come inutilmente prolisso e a tratti ripetitivo. Sono forse la sola a pensare che in relatá si sarebbero potute dedicare altre pagine, almeno un ultimo capitolo a raccontare i momenti iniziali dell'amicizia tra i ragazzi? Mi sarebbe piaciuto scoprire cosa avesse unito i protagonisti all'inizio della loro vita adulta, cosa avesse fatto scattare la prima attrazione tra i quattro. Mi sarebbe piaciuto scoprire qualcosa di piú sulla vita di Malcom e JB, due figure descritte in modo interessante all'inizio del libro, ma che inevitabilmente vengono adombrate dalla storia straordinaria di Jude e Willem. In conclusione vorrei solo rassicurare chi si è fatto intimorire dalla pesantezza e tristezza della stotia di Jude che questo libro racconta molto di piú che una storia di abusi: i sentimenti di amicizia, intesa come relazione disinteressata, atta solo a voler il bene dell'altro, a prendersene cura, ad addentrarsi in profonditá nei significati delle parole e dei silenzi, descritti nelle pagine di questo romanzo controbilanciano la difficoltá e l'amarezza della pagine piú drammatiche. In poche parole ci si trova davanti ad entrambi i lati della medaglia: la depravazione piú agghiacciante e la purezza piú sublime. Per me, ne è valsa la pena.

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    1. Concordo con la tua osservazione. Forse si sarebbero potute dedicare pagine alla nascita e al progredire di un'amicizia che diventa parte integrante di più vite. Perché tutti gli amici sono legati da un sentimento di affinità intenso, fatta salva la differenza di carattere, le liti inevitabili, i momenti di sconforto e incomprensione. Diciamo che il collante è il prendersi cura di Jude e quello forse è stato per l'autrice il nucleo di una narrazione che dà per scontata quella luce in fondo a un tunnel di atrocità. Io invece ho sofferto la mancata capacità di Jude di oltrepassare l'orrore, di ritenerlo parte del passato, diciamo che mi è mancata la sua capacità di valorizzare il presente.
      Dico pure che là per là mi è parso inverosimile che fosse riuscito a costruirsi quel tipo di carriera e in quel determinato mestiere. Insomma, decisamente non tutto è stato lineare, i punti deboli nel romanzo vi sono, anche se non bastano per farci pentire di averlo letto. Mi ha colpito molto come tu ti sia dedicata al romanzo per un mese, escludendo il resto. Un romanzo come questo esige attenzione massima, quindi è comprensibile. Io l'ho letto in una decina di giorni, ma senza fretta, semplicemente mi sono chiusa in casa ed estraniata anch'io da resto, ma in particolare sentivo da quelle pagine un forte richiamo.
      Grazie ancora per il tuo articolato commento.

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  8. Ciao, Luz. Stamattina alcuni studenti mi hanno chiesto se avessi letto questo libro e mi hanno messo il desiderio di saperne subito di più: ho visto la copertina e mi sono ricordata di aver leggicchiato qualcosa qui e là. Erano alla ricerca di un parere, ma in realtà sono stati loro a spingere me verso questo romanzo, ma ora sono molto combattuta sull'opportunità di leggerlo. Tutto converge verso una sofferenza devastante e penso di dover ponderare bene la scelta...

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    1. Decisamente un romanzo tragico e a tratti estremo. Però è anche una storia da conoscere. Credo che sia un'ottima occasione di confronto con i tuoi studenti. Io te lo consiglio vivamente.

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