Citando una vecchia canzone che salutava gli anni Ottanta, mi viene da chiedermi: quali ricordi resteranno in noi di questo strano, straordinario e terribile anno che sta per finire?
Lo scorso anno a quest'ora sarebbe iniziata la raffica di auguri per un 2020 scoppiettante, che di lì a poco ci avrebbe catapultati in una realtà degna di una narrazione distopica, inusuale, nuova.
Vi capita di guardare qualche scatto del dicembre di un anno fa? Ci viene fulmineo pensare che non avremmo mai immaginato l'imminenza di una pandemia globale.
La più fervida fantasia non avrebbe messo insieme una narrazione fitta di immagini che ci hanno agghiacciato, come quelle dei camion dell'esercito che portano via le bare, o altre che ci hanno gettato in un cupo sbigottimento, come quelle delle città deserte, ferme in un silenzio immobile, surreale, o altre ancora, che ci hanno commosso, con la natura che torna ad affacciarsi sotto forma perfino di daini sorpresi a curiosare fra le vetrine dei borghi o le acque di Venezia che diventano cristalline.
Ma più di tutti, noi, tutti noi abitanti di questo mondo, senza discriminazione alcuna, a vivere simultaneamente la stessa esperienza: restare chiusi fra le mura di casa, inventarsi un tempo diverso, scoprire o riscoprire passioni e abitudini, accorgersi di come sono fatte le cose, guardarsi meglio allo specchio, tendere l'orecchio ai suoni, a una musica diversa, inventare. Qualcosa ho raccontato qui.
Il paradosso di quel periodo fu la sensazione di un ritorno a qualcosa di primitivo, semplice, ruvido come possono essere le cose non rifinite, ma in compenso più genuine. Ci siamo accorti di essere, volenti o nolenti, alla fine tutti simili, tutti ugualmente reattivi o refrattari. I più sensibili hanno sofferto, fermando nello sguardo quello sbigottimento (alcuni alunni hanno uno sguardo diverso, per fare un esempio). Altri, quelli più fortunati fra quali annovero me stessa, hanno sposato la più abusata delle parole, quella resilienza che ti fa immaginare scenari diversi e possibili, e reagire.
Quello che resterà di questo 2020 non lo potremo dimenticare. Non fa parte di quelle esperienze che, per quanto forti, si riservano uno sfondo sfocato e lontano.
Ricorderemo quelle immagini citate sopra, ma anche i volti di centinaia di ragazzi che stanchi e demotivati ti guardano da un monitor, in una didattica a distanza che è solo emergenziale e spegne ogni velleità di poter fare realmente scuola anche in questo modo.
Ricorderò le tensostrutture nelle quali sono rimasta per due mesi - ma ancora tante classi sono rimaste sotto quei tendoni messi su nel giro di una frenetica estate.
Ricorderò il potere salvifico dei libri, che sono il mio orizzonte di bellezza sempre.
Ricorderemo i tantissimi ragazzi costretti ad apprendere anche le arti a distanza, smarriti e desiderosi di tenere vivo l'entusiasmo per la bellezza.
Ricorderemo le polemiche sui social e nelle televisioni riguardo al Covid, la sua incidenza, la necessità di distanziarci, di portare correttamente una mascherina, di sanificare mani e ambiente.
Ricorderemo l'incoerente, assurda polemica dei negazionisti.
Ricorderemo le lacrime di chi racconta come abbia perso un proprio caro, vedendolo sparire dietro la porta di un ospedale e poi mai più.
Ricorderemo la morte dei tanti personaggi che abbiamo amato, spazzati via in questo anno.
Ricorderemo il disagio di vedersi attraverso dispositivi di protezione, occhi negli occhi, il sorriso che possiamo immaginare sotto la mascherina, e di non potersi abbracciare.
E poi ricorderemo i volti dei nostri cari attraverso il monitor, di quegli anziani smarriti, catapultati in un'era che non avrebbero immaginato, mentre fragili e sperduti tendono l'orecchio al microfono e ci guardano da un altrove nel quale vorremmo ritrovarci al più presto.
Avremo tanti ricordi di questo anno, impressi nella memoria come su una pellicola in negativo, priva di colori ma che in trasparenza mostra in contrasto forme distinte.
Mai come adesso possiamo augurarci gli uni gli altri che il nuovo anno sia diverso, risolutivo, che brilli di quella rinascita di cui abbiamo bisogno.
Allora, auguri di vero cuore a tutti e a tutte.
Si, come dicevi anche tu, avremo molti ricordi di questo 2020 che sta per finire. Nel periodo tra febbraio e marzo di quest'anno, quando anch'io ho visto la fila di camion militari che portavano via i corpi dei morti per il virus a Bergamo, in quel momento ho pensato che questo Covid19 era entrato a tutti gli effetti nella nostra storia. Cioè quando succede qualcosa che incide in modo profondo nella società (creando tutti i drammi che abbiamo visto e vissuto) tanto da cambiare il nostro modo di vivere, e non solo quello.
RispondiEliminaFaccio una digressione per farmi capire meglio. Dopo il dramma dell'11 settembre 2001 (dopo tutti quei morti) pensavamo che il terrorismo fosse il nuovo grande problema del secolo. Poi fra 2008 e 2009 la crisi economica ha creato la base per enormi problemi a livello sociale (con i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri). E poi abbiamo anche vissuto (e continuiamo a viverla) la crisi ecologica con vari uragani e sconvolgimenti climatici di vario genere nel nostro pianeta, infatti non sopporto più coloro che li descrivono come "fatti eccezionali" perché ormai li vediamo periodicamente con le conseguenze che sappiamo...
...e invece un minuscolo virus, visibile solo al microscopio, ha messo KO l'intero pianeta. I precedenti c'erano tutti: la mucca pazza, l'aviaria, la sars dovevano metterci già in guardia. Un giorno in televisione ho visto l'intervista a David Quammen sul suo libro "Spillover" del 2012 che presagiva la questione del dilagare dei virus a livello di massa. Continuando a impoverire la terra, continuando a depauperare il patrimonio del nostro pianeta (come stanno facendo in Brasile con la deforestazione dell'amazzonia) e continuando ad inquinare a tutto spiano non possiamo pretendere che la natura dia il meglio di se stessa.
Quindi, infine, credo che se non ci sarà un cambiamento radicale di tutte queste situazioni penso (ma spero di essere contraddetto) che negli anni futuri avremo altre brutte sorprese. Ma rimango fiducioso: vedo che in molte zone della terra nascono e fioriscono attività a favore della natura (in agricoltura, nella scienza, nelle nuove tecnologie e in altri settori) in controtendenza rispetto al passato e vedo che molti giovani sono artefici di questi cambiamenti. Faccio il tifo per loro perché loro sono il nostro futuro e credo che arriveremo al punto in cui la generazione futura (ormai molto vicina) si sbarazzerà di tanti aspetti del passato.
Anch'io domani scriverò on post con gli auguri e una piccola disamina della situazione.
Grazie per lo spazio e BUON ANNO con tante cose belle per te e per tutte le persone a cui vuoi bene! Un salutone e alla prossima
Grazie per il tuo articolato commento, che amplia e completa le mie osservazioni.
EliminaConcordo su ogni passaggio. Abbiamo percepito dei cambiamenti epocali sia nel 2001 che dal 2008. La crisi ambientale è al momento il problema maggiore, con cambiamenti climatici tali da ridisegnare le mappe del pianeta.
Com'è possibile l'indifferenza dei potenti, o la loro scarsa partecipazione al dibattito globale? Eppure è la realtà, mentre alcune fazioni politiche forti giungono a sostenere la tendenza negazionista (parlando di scienziati catastrofisti e voltandosi dall'altra parte). È giusto che si mettano al mondo dei figli, ma non del tutto in questo momento storico, sono arrivata a farmi investire da questo pensiero così estremo. Dovremmo volgerci verso i paesi vessati da povertà e indigenza più totale e cercare di sostenere quelle nuove generazioni, mentre i nostri giovani devono poter vedere un orizzonte di futuro in cui siano parte attiva.
Questa pandemia, secondo alcune opinioni, sarebbe perfino una risposta del pianeta al dilagare del danno antropico. Una visione del tutto favolistica? Mah.
Non avremmo immaginato che il nuovo millennio portasse tutta una serie di problemi che sconfinano nella mondialità. Eppure così è.
Buon anno a te, un saluto affettuoso e un augurio di ritorno alla serenità.
I miei ricordi di quest’anno sono tutti concentrati nel periodo marzo/giugno, come se il 2020 fosse durato solo quattro mesi. Non ricordo il prima, non ricordo il dopo. L’estate è sfumata tra speranze, qualche remora, i dubbi per la ripresa di ogni attività in settembre, ma anche il mio ritorno in Sicilia non ha avuto il solito sapore della bellezza ritrovata: non sono state vere vacanze. E dopo è ricominciato tutto, anche se la “novità” ci aveva già sorpresi in primavera, dunque parlare di nuovo lockdown e di reiterate restrizioni non mi ha fatto l’impressione della prima volta in cui li ho subiti. Che dire: sta finendo l’anno, ma non ancora l’incubo. Forse ci siamo semplicemente abituati, vedo difficile un ritorno alla normalità di un tempo, vedo il futuro pieno di mascherine e di paure e so che mi mancherà ancora a lungo il contatto fisico con le persone. Però scavo sempre nella quotidianità per trovare il lato buono di ogni cosa e quello che vedo adesso è, comunque, il desiderio di non mollare, di sperare sempre nel cambiamento in positivo, soprattutto vedo e mi godo il bello di stare bene e di sapere che stanno bene anche le persone che amo. Mi basta questo (e spero che duri! )
RispondiEliminaBuon Anno Nuovo, Luana. Pensiamo alle letture, ai camini accesi e alle tisane calde. 🤗
Non sei la prima persona che esprime una totale disillusione riguardo al futuro. Ci pare così strano che si possa ritornare a una vita normale. Eppure è ciò su cui dobbiamo concentrarci, per cui sperare, da cui trarre il coraggio di affrontare ogni giorno quello che ci aspetta ancora per diversi mesi.
EliminaAbituarsi per noi ha rappresentato un adeguarsi alle regole, un'assunzione di responsabilità. Ricorderemo come abbiamo affrontato l'esserci sentiti chiamati in causa, nessuno escluso. Come ogni paradosso insegna, questo ci donerà una capacità in più, e non è poco.
Buon anno a te, Mari, ai tuoi cari, e al nostro viverci le cose belle.
Certamente un anno che ci ha costretto a rivedere anche il nostro modo di approcciarci alla vita quotidiana. Mi ha colpito la "lamentazione" di un signore che conosco riguardo il fatto che all'improvviso siamo diventati tutti "sospettosi", abbiamo iniziato a scorgere nell'altro un potenziale untore (lui si riferiva soprattutto ad alcuni parenti con cui condivideva un villino multifamigliare coi quali era normale fermarsi a parlare sul pianerottolo, bussare un attimo per chiedere qualcosa, e che dopo lo scoppio della pandemia hanno cominciato a stare tutti chiusi in casa, a sparire l'uno per l'altro, a evitarsi letteralmente).
RispondiEliminaEcco, speriamo che non sia questo ciò che ci rimarrà del 2020.
Buon anno Luana!
Sì, conosco quella diffidenza. È forse uno degli aspetti che ricorderemo a malincuore. Me ne sono accorta in particolare quando in agosto mi sono spostata in Calabria. C'è stato chi, fra i parenti, ha messo una mano dinanzi come a dire "stop, fermati", imponendo la distanza di almeno un metro. Questo al momento del primo incontro, poi tutto a tarallucci e vino, ma ci si restava male.
EliminaAriano, guardiamo avanti e speriamo in un anno decisamente migliore.
Buon anno!
Ciao Luz.
RispondiEliminaDimenticare questo anno sarà impossibile. Per quello che hai elencato tu, per la solitudine (non vedere figli e genitori per mesi è solitudine), per il confronto che abbiamo avuto con noi stessi per una volta faccia a faccia.
L'anno sta finendo. Quello nuovo non sappiamo come sarà. Speriamo anche se ho paura di una terza ondata.
Impariamo soltanto quello che il 2020 ci ha insegnato per non ripetere più gli stessi errori. La vita continua nonostante tutto.
Auguri di buon 2021
Guardare avanti e tenersi pronti a qualsiasi eventualità è la scelta più saggia.
EliminaGrazie, Patricia, per essere passata. Che il nuovo anno sappia donarti tutta la serenità che meriti.
E come ho detto e ribadito, è giusto che queste cose siano tenute nella nostra mente.
RispondiEliminaImpresse, non sfocate.
Peché è ingiusto dimenticare il casino successo, e comunque anche il bello che c'è stato in mezzo a tanto sconforto.
Già, anche nel rivedere le foto di febbraio, io al mare, chi lo avrebbe mai detto che si chiudeva, che saremmo arrivati a questo?
Moz-
Lo straordinario della bellezza che comunque c'è stata è una delle cose più strane di questo anno. Siamo stati messi a dura prova, ma ricorderemo che ci siamo trovati invischiati in una cosa che non avremmo creduto possibile affrontare.
EliminaUn abbraccio e tanti auguri, Moz.
Chi poteva immaginare una cosa simile? Nessuno, se non gli scienziati che da tempo ci mettono di fronte i danni di uno sviluppo non sostenibile. E' che non vorremmo mai che capitasse a noi e non siamo disposti a fare che poco o nulla che metta in gioco personalmente il nostro stile di vita per cambiare. Ma oggi voglio prendere il colore della speranza che sento nel post: ricordare come dice @Moz per provare a essere migliori. L'anno scorso in questi giorni stavo per partire per una crociera. Seppi qualche settimana dopo di averla scampata bella. Visto che non possiamo sapere cosa ci riserva il domani, semplicemente viviamo appieno quello che abbiamo oggi. Questo ho imparato in questo lungo anno di para/isolamento. Un abbraccio Luz e buona fine. Domani ricominciamo ;)
RispondiEliminaElena, il tuo spirito è simile al mio, stiamo affrontando questo momento con quel pizzico di "saggezza" che ci permette di ritenerlo comunque e nonostante tutto passeggero. C'è chi parla di catastrofe irreversibile, forse dimenticando che ci sono state altre pandemie e soprattutto guerre devastanti, tutta una serie di eventi di portata inimmaginabile. A noi, che comunque viviamo in un mondo protetto, non sarà mai dato sapere cosa significhi quello che generazioni del passato hanno vissuto. Speriamo, almeno. Ma questa pandemia non è il fondo, non è l'abisso. È una parte importante e grave della nostra epoca, nella quale ci siamo accorti di avere qualcosa in comune.
EliminaBuon anno, cara Elena. Domani ricominciamo. ;)
C'è da augurarsi che tutto questo diventi presto solo un insieme di ricordi, che le immagini, i disagi e il dolore che abbiamo vissuto siano presto sovrastati da quel rilancio che tutti attendiamo speranzosi. Soprattutto auguro a te, a tutti i colleghi e agli studenti di ogni età di potersi riappropriare presto degli spazi, dei momenti e delle emozioni di un apprendimento che necessita di rapporti reali, per quanto quelli virtuali abbiano significato comuunque tanto, l'unica alternativa al vuoto. E ti auguro di poter tornare presto anche a vivere il teatro, che penso debba mancarti molto. Io ho accumulato tanto sconforto di fronte agli eventi e a certi atteggiamenti ripugnanti che molte persone hanno manifestato, eppure credo che coloro che hanno davvero compreso la portata degli eventi e delle rinunce alle quali siamo stati esposti avranno anche realizzato piena mente cosa siano la solidarietà, limpegno, la capacità di apprezzare di più ciò che ci è dato e di lamentarci meno delle sciocchezze cui prima davamo tanta importanza. In positivo o in negativo, in questo 2020, ho rivalutato molte cose: sarà questo ciò che porterò con me.
RispondiEliminaBuon anno, carissima Luz, e a rileggerci presto!
Grazie per questi tuoi auguri così cari e profondamente belli, Cristina.
EliminaRiguardo a quanto abbiamo perso a scuola, penso al mio progetto tradizionale per la Shoah, che anche quest'anno si sarebbe tenuto nel giorno della Memoria. Un progetto che curo da anni, con le terze e quindi a classi aperte, con un percorso di documentazione e drammatizzazione che poi viene offerto sempre a tutte le terze (i partecipanti sono di solito due/tre per classe in media). Aver perso, tanti di loro, questa opportunità pesa moltissimo.
Il teatro si è trasformato in laboratorio a distanza, fra pochi giorni cominceremo le prove di Notre Dame de Paris, che speriamo davvero di poter realizzare a maggio. Abbiamo perso tutti tantissimo, ma in molti abbiamo anche saputo valorizzare quanto ci era concesso, prima e durante. Qualcosa è cambiato in noi, e forse in tanti sapremo ritenerci e sentirci anche migliori di prima.
Buon anno, Cristina, che tu possa realizzare tutto ciò che desideri.
Premesso che quest'anno, per fortuna, non ho perso nessuna persona cara a causa del covid né io mi sono ammalata, posso affermare che quest'anno nel complesso è stato un anno positivo. Del resto io sono una persona che, ormai da diversi anni, sta molto bene con se stessa, dopo il divorzio ho imparato ad amare molto anche il mio tempo in solitudine, anzi qualche volta mi sono anche preoccupata di essere diventata piuttosto asociale. Quindi non ho sofferto troppo nei mesi del lockdown, più che le persone mi mancavano il sole e l'aria aperta. È stato comunque un anno pesante per tutte le implicazioni che ha portato e quindi mi auguro che il 2021 porti la fine di questa situazione. Buon anno cara!
RispondiEliminaPer fortuna, anch'io non ho vissuto la perdita di una persona cara a causa di questo virus. Posso solo immaginare cosa abbia comportato per tutti coloro che non possono raccontare la stessa cosa. E ancora adesso, ogni giorno, il numero delle vittime è altissimo.
EliminaCapisco la tua visione del valore della solitudine, una mia amica la pensa esattamente come te. Auguri di buon anno, Giulia.
Io ho perso mia mamma lo scorso novembre e sono convinto che, nonostante non se ne parlasse, il virus abbia avuto la sua parte nell'evoluzione repentina della malattia di mia mamma. Nonostante ciò oggi mi dico che tutto sommato sono lieto che non abbia dovuto affrontare tutto questo. Lei era un 88enne solare, che credeva nella socialità vera, e non avrebbe sopportato di piombare in un incubo fatto di mascherine e distanziamenti.
RispondiEliminaBuon Anno e a presto!
Secondo molti, questo virus circolava anche al tempo della scomparsa di tua madre, sì. E forse non ci sono molti elementi per negarlo. Ho sentito di molti anziani colpiti già nel 2019 da polmoniti fulminanti.
EliminaImmagino che non avrebbe tollerato un periodo così difficile per le relazioni umane, è bello ricordarne proprio l'aspetto del suo amare stare insieme agli altri.
Buon anno a te, Tom.
Credo che in Italia la pandemia abbia colpito davvero duramente. Anche nel mio microcosmo se ne sono andati conoscenti e parenti.
RispondiElimina"Ma più di tutti, noi, tutti noi abitanti di questo mondo, senza discriminazione alcuna, a vivere simultaneamente la stessa esperienza [...]"
Immagino che questa sia stata la realtà per molti stati europei e per l'Italia. Non è stato per tutti così, però. Ci sono persone che potevano lavorare online, che si sono temporaneamente trasferite a Barbados, dove le misure erano meno restrittive (in UK e Irlanda sono anche andati in onda dei programmi televisivi dedicati a queste persone.) Nella stessa Irlanda era permesso uscire per fare dell'esercizio fisico e le strade erano trafficate di macchine perché erano tante le persone che lavoravano in presenza.
Per quanto il 2020 sia stato un anno duro, la percezione è stata diversa a seconda di dove si viveva. Familiari e amici che ho in Italia hanno sofferto questo anno molto di più di quanto non abbia fatto io in Irlanda.
Personalmente spero che il 2021 sia migliore, che si trovi il modo di tenere sotto controllo la pandemia e la forza di reagire alle circostanze. La mia visione di persona che non vive in Italia, però, può essere considerata ridicola e risibile da chi ha vissuto il 2020 in modo diverso dal mio.
Un elemento di cui non ero a conoscenza, perché la percezione dei più è che ci sia stato un lockdown diffuso in tutto il globo. Poi, in realtà, mi riferisco anche a tutte le collaterali misure restrittive, quindi anche oltre quei due mesi di chiusura totale. Sarà stata in definitiva un'esperienza che ha accomunato tutti.
EliminaLe nostre misure restrittive sono state e sono ahimé proporzionate al fatto che l'Italia era e resta uno dei paesi maggiormente colpiti. :(
Eeh... In Italia il COVID-19 ha colpito in maniera durissima. Ci sono dei paesi in cui se la sono cavata mantenendo delle restrizioni meno rigide. Oltre a quelli già nominati, mi vengono in mente Corea del Sud, Giappone e Arabia Saudita.
EliminaNon so se la scansione del tempo possa aiutare se qualcosa ti turba ( e tu sai a cosa mi riferisco ) a tal punto da rendere tutto indefinito, o, peggio, sin troppo definito e pietrificato. Forse bisogna trovare un senso nella scansione, nel prima, nell'ora, nel dopo e orientarsi nel modo migliore possibile. Grazie, Luz di esserci! Un caro saluto e un augurio di salute e serenità!
RispondiEliminaQuando si perde qualcuno, il disorientamento è una sensazione prepotente. Il progredire dei giorni è straniante. Ma poi proprio il tempo diventa qualcosa che addolcisce i contorni del senso di perdita. Grazie a te per il tuo affetto e tanti cari auguri, Giacinta.
EliminaCome ho già scritto da me, il 2020 è stato un ottovolante di emozioni, comprese quelle positive. Non ho perso nessuno tra i miei cari, anche se c'è stato forte rischio per un paio di persone. C'è da dire che se anche avessi avuto un lutto in famiglia, non sarebbe comunque stato il mio anno peggiore. L'ho già avuto, era il 2014 e dubito che qualcosa potrà mai scalfire il dolore latente che mi porto dietro da quell'anno. Questo per dire che molte nostre reazioni al presente dipendono anche dalle storie personali di ognuno. Mi è capitato di conversare con un ottuagenario, di quelli barricati in casa ma col sorriso, il quale un po' infastidito per le lamentele sulla libertà limitata ha commentato che le guerre mondiali erano molto più di questo, anche se lui era solo un bambino nella seconda. Non dobbiamo dare nulla per scontato.
RispondiEliminaConcordo pienamente con chiunque abbia risposto con fermezza a chi ha perfino detto che questo disagio assomiglia a quello provato durante le guerre. Semplicemente folle pensarla così. In particolare pensando ai giovani, che certamente soffrono un certo disagio, ma non stanno vivendo certo lo strazio della guerra. Non so davvero come si arrivi a fare certe affermazioni.
EliminaAnch'io posso ben dire che non sia stato peggiore di anni in cui ho conosciuto la vera sofferenza. Neppure paragonabile anzi.
Benvenuto, Filippo. Certamente è così. La percezione di un anno, tutto quello che contiene, è qualcosa di strettamente personale. Anch'io non sono stata colpita al punto da soffrire, ma mi sento dentro un ingranaggio che investe tutti. È una cosa strana, ha avuto i suoi risvolti positivi, ma tutti speriamo termini presto.
RispondiEliminaNon ho cercato di fotografare il 2020. Tendo a non farlo mai, con l'anno che se ne va, e a pensare piuttosto a quello che arriva; ma stavolta non ho fatto nemmeno questo, indice che un grado di anomalia mi ha raggiunta, anche dopo un anno in cui mi sono più che mai tenuta lontana dai media. La sofferenza, l'incertezza, la paura ci raggiungono comunque. Che il 2021 sia diverso e ci porti a una nuova normalità. Un abbraccio.
RispondiEliminaVale anche il tuo non fermare quel tempo e quel "luogo" che abbiamo dovuto costruire dentro noi stessi. I media poi hanno sguazzato e continuano a farlo in questa situazione, si sono alimentati di questo.
EliminaSperiamo davvero in un anno del tutto diverso e migliore. Un abbraccio!