giovedì 6 settembre 2018

Metafisica dei tubi - Amélie Nothomb

Incipit: In principio era il nulla. E questo nulla non era né vuoto né vacuo: esso nominava solo se stesso. E Dio vide che questo era un bene. Per niente al mondo avrebbe creato alcunché. Il nulla non solo gli piaceva, ma addirittura lo appagava totalmente. 
Dio aveva gli occhi perennemente aperti e fissi. Se anche fossero stati chiusi, nulla sarebbe comunque cambiato. Non c'era niente da vedere e Dio non guardava niente. Era pieno e denso come un uovo sodo, di cui possedeva anche la rotondità e l'immobilità. 

Avete presente quei libri che vi capita di sfogliare più volte in libreria, quegli autori di cui sapete l'esistenza e che sapete leggerete prima o poi, eppure non vi decidete a farlo? 
È il caso mio e di Amélie Nothomb, prolifica scrittrice belga di cui ho preso questo gustoso piccolo libro consigliatami da una collega. La ringrazio qui pubblicamente, ottima giovane insegnante costantemente in contatto con l'editoria, grande lettrice, promotrice di numerose iniziative culturali fra le mura scolastiche e fuori, insomma una di quelle prof il cui modello dovrebbe portare il brevetto. 
Metafisica dei tubi è il punto di partenza ideale di un lungo percorso autobiografico nel quale la Nothomb racconta di sé come di un personaggio di fantasia. Non le occorre molto artifizio, di fatto la sua vita sembra uscita dal romanzo di un bravo scrittore.
Figlia di un diplomatico, nasce in Giappone, terra amatissima che dovrà lasciare per trasferirsi prima in Cina, poi in Bangladesh, Amélie resterà aggrappata al ricordo della patria nipponica, si sentirà perfino straniera in Belgio, sceglierà poi l'esperienza newyorkese, per poi tornare in Giappone. 
Insomma, una apolide mai pienamente integrata, che fa della propria vita repertorio di diversi libri di grande successo. La scrittura in tal senso è valvola di sfogo per la Nothomb, le serve per riordinare un percorso e dare senso alle cose.
In Metafisica dei tubi la Nothomb racconta i primi tre anni di vita in Giappone e lo fa inventando una scrittura leggera, ironica, visionaria, decisamente coinvolgente. Mi piace questo suo stile privo di grandi slanci lessicali, perché riesce a coniugare leggerezza e profondità. Da lettrice è bello cogliere quel senso di malinconia e perfino di dolore dietro piccole vicende domestiche e il ristretto orizzonte di un giardino zen, quello della casa dove i Nothomb vivono. Raccontare i pensieri di una bimba al primo stadio di coscienza e farne materia interessante è una sfida che le riesce bene. 
Il tubo è l'esofago, il primo tratto di un apparato digerente in cui dapprima identifica se stessa, una bambina muta e priva di reazioni a stimoli di qualsiasi tipo. Il momento in cui Amélie instaura una relazione con l'ambiente che la circonda è la visione del cioccolato bianco che le porge sua nonna in visita dal Belgio, è la rivelazione, l'approdo, l'inizio di tutto. 

Amélie Nothomb
Il cibo entra a far parte del racconto come una colata lavica, mentre la protagonista è travolta dal mistero di quel tubo, dalla sensazione di avere un corpo, e dal suo relazionarsi con l'ambiente acquatico in modo contraddittorio. In seguito avrà anche modo di raccontare il suo rapporto conflittuale col cibo, quando a 17 anni cadrà nell'anoressia, narrata in Biografia della fame, altro libro che ha spiazzato milioni di lettori. 
Il cibo e l'acqua sono i suoi elementi, come dimostrerà in altre pubblicazioni. L'acqua è vitale ma anche l'alveo nel quale sperimenta la possibilità della morte, una condizione che impara a conoscere dalla scomparsa della nonna e da esperienze molto forti che vive direttamente. 
Ho intenzione di continuare a scoprirla, pertanto leggerò Stupore e tremori, il libro sul suo ritorno in Giappone e le vicissitudini vissute a contatto con un sistema che riteneva di conoscere e padroneggiare semplicemente grazie alla conoscenza perfetta della lingua. 
Amèlie Nothomb è anche prolifica scrittrice di diversi romanzi di successo che le hanno valso premi e riconoscimenti, basti citare il thriller Igiene dell'assassino, così come numerosi racconti e novelle e un'opera drammaturgica, Libri da ardere.
Qui tutte le pubblicazioni edite da Voland. 
Un aspetto della Nothomb che mi piace è il coniugare scrittura e vita e fare di sé una sorta di personaggio macchiettistico nel quale il lettore può ravvisare la singolare autrice. Il suo volto è diventato icona del suo repertorio di scrittura, compare sempre in nero, spesso con espressioni comiche che mi ricordano un po' Dalì. Questa sua ironia mi piace, perché fa di se stessa una maschera comica e tragica insieme. 

Avete mai letto un suo libro?
Cosa pensate dell'idea di utilizzare la propria immagine per la promozione di un libro? 

9 commenti:

  1. Ho adorato questo libro e ne ho parlato in un mio romanzo.
    Mah sì, sulle proprie immagini se sono accattivanti in copertina si può fare.

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    1. Non faccio fatica a capire come a buon diritto la Nothomb possa essere citata in un romanzo. :)

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  2. Continuando a leggere altri suoi scritti, troverai moltissime battute fulminanti, è la sua cifra. Amelie ha il dono della sintesi. Ho iniziato anch'io con "Metafisica dei tubi" e poi ho letto tutto ciò che è stato pubblicato di suo in Italia. "Una forma di vita" dovrebbe forse interessarti più di altri suoi scritti, parla del suo rapporto con la letteratura. Sul mio vecchio blog ho pubblicato qualche estratto da alcuni dei suoi racconti lunghi ( o romanzi minimal )
    Ti lascio un link qui
    :-)

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    1. Ho intenzione infatti di continuare a scoprirla.
      Vado a leggermi i tuoi post. :)
      P. S. Perché hai abbandonato il tuo blog? Non era niente male.

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    2. L'ho abbandonato perchè ho preferito salire in sella al cavallino insieme con Giuliano:-) Mantenere due blog sarebbe stato problematico ma sono comunque molto legata a quel mio primo sito web.
      :-)

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  3. Credo di averla intravista in libreria, ma no, non conoscevo la sua scrittura e nemmeno la sua vita. La prima foto mi stupisce, perché assomiglia ad una mia fatta a Gardaland anni e anni fa per Halloween :D
    Mi piace poi il contrasto che sceglie per i suoi titoli: Biografia - della fame, Igiene - dell'assassino, La metafisica - dei tubi (un idraulico direbbe: eh??) C'è dell'ironia anche qui.

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    1. Infatti l'ironia è la sua cifra per eccellenza.
      Sono certissima che ti piacerebbe molto. È nelle tue corde. :)

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  4. Oh, la Nothomb! Quest’inverno sono andata alla presentazione del suo ultimo libro, che ho comprato e letto, non conoscendo niente di questa autrice. Ero con un’amica che, invece, la adora e la segue sin dalla sua prima opera: mi ha spinto lei a entrare nel mondo di Amelie. Lei è un personaggione, si è presentata con un cappello fantastico e ha risposto alle domande in modo spiritoso. Mi ha colpito il modo in cui ha firmato le copie dei romanzi: faceva delle domande specifiche e poi personalizzava gli autografi. Io, naturalmente ho il mio. Però, se devo essere sincera, il libro non mi è piaciuto granché. “Colpisci il tuo cuore” ha qualcosa di banale e della storia, alla fine, non mi è rimasto nulla. Ne ho parlato con la mia amica fan sfegatata della Nothomb e mi ha detto che, in effetti, questo suo ultimo non è il migliore è che devo andare agli inizi per scoprire un’autrice straordinaria; mi ha citato il libro di cui parli tu, ma penso che le concederò una seconda possibilità più in là, ho molto altro che voglio leggere.

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    1. Ma dai, l'hai incontrata! Ecco, dopo averla letta, mi piacerebbe anche incontrarla oltre che continuare a scoprirla.
      Non conosco il libro che hai letto, ma davvero ti consiglio di leggere questi librini della Voland.
      Insomma, non che non si possa vivere anche senza, eh. Per una lettura leggera ma intelligente, ci può stare. :)

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