mercoledì 12 settembre 2018

Cecità - José Saramago

Incipit: Il disco giallo si illuminò. Due delle automobili in testa accelerarono prima che apparisse il rosso. Nel segnale pedonale comparve la sagoma dell'omino verde. La gente in attesa cominciò ad attraversare la strada camminando sulle strisce bianche dipinte sul nero dell'asfalto, non c'è niente che assomigli meno a una zebra, eppure le chiamano così. Gli automobilisti, impazienti, con il piede sul pedale della frizione, tenevano le macchine in tensione, avanzando, indietreggiando, come cavalli nervosi che sentissero arrivare nell'aria la frustata. 

Parte del lungo incipit di questo capolavoro introduce già a uno scenario e a uno stile che avvincono il lettore fin dalle prime pagine. Al termine di un libro come questo si resta spiazzati, per certi aspetti spossati da tanta forza narrativa.
Sono nuova alla lettura di un testo di Saramago, Premio Nobel per la Letteratura nel 1998, direi una fortuna poterlo apprezzare in età matura.

La cecità del titolo è l'infero nel quale vengono precipitati gli abitanti di una città non identificabile, l'azione è posta in un mondo contemporaneo, si libera in una modernità fatta di ambienti convenzionali. 
Dapprima un uomo fermo in auto al semaforo, poi progressivamente coloro con i quali viene a contatto, fino a un dilagare del morbo, tutti diventano ciechi. O meglio, alla vista si sostituisce la visione di una luce immersa in una nebbia lattea, pertanto non vi è tenebra negli occhi dei tantissimi ciechi, ma una fonte luminosa permanente.
Nel progressivo avanzare del fenomeno, il lettore viene come portato per mano negli ambienti in cui il morbo si insinua, impossibile non sentirsi in empatia coi vari personaggi, lasciarsi prendere dalla loro stessa angoscia. Ecco, una delle caratteristiche più interessanti della scrittura di Saramago, attraverso l'espediente del narratore onnisciente, è portare il lettore dentro la storia, nelle coscienze dei vari personaggi, nel loro procedere tutti in una stessa fatale direzione. 

Personaggio-chiave della vicenda è la moglie del medico, ossia dell'oculista al quale il primo cieco si rivolge, venendone contaminato. La donna è la sola a non perdere la vista. 
I primi ciechi e i contaminati vengono segregati all'interno di un edificio nel quale si è svolto in passato l'orrore della pazzia, un manicomio abbandonato. La moglie del medico, fingendosi cieca, vi entra assieme al marito. L'orrore all'interno del vecchio manicomio è estremo, dilaga inevitabilmente nell'odio dei militari che presidiano il luogo, poi fra gli stessi reclusi.
Mi fermo qui, altrimenti diventa un enorme sgradito spoiler. 

Narrare l'orrore che si scatena fra esseri umani ciechi, bisognosi, progressivamente accaniti gli uni     sugli altri non solo per disperazione ma anche per fame e bisogni primari, richiede una scrittura non convenzionale, spiazzante anch'essa. Bene, Saramago ce ne offre un potente saggio.

José Saramago (1922 - 2010)
Lo stile piano delle prime pagine lascia lentamente il posto a una scrittura priva di punteggiatura, anzi poco bisognosa di pause e segni di interpunzione. Le pagine diventano fitte, come quei monologhi incalzanti in cui chi narra ha giusto il tempo di prendere fiato per proferire parola. 
Parrebbe il discorso balbettante di un qualcuno che assiste alla vicenda, pur nella costruzione lucidissima. 

I personaggi non hanno nome. Il nome non conta in un mondo ridotto ai bisogni primari. 
Cecità è uno di quegli altissimi esempi in cui lo stile qualifica il racconto, in cui l'azione contamina la scrittura, l'armonia fra l'uno e l'altro è dunque perfetta. 

È un romanzo sull'aberrazione umana, una grande metafora sulle miserie dell'uomo, che nel momento in cui perde vista e dignità, diventa incapace di sentimenti, arranca come un animale in un mondo dal quale deve difendersi e nel quale deve mangiare per sopravvivere. Null'altro. 
Non esiste igiene, pudore, senso del domani, ottimismo. 
Tutto ciò è saldamente ancorato nel solo personaggio della moglie del medico, che rappresenta l'ultimo barlume di umanità sostanziata nella magnanimità, la comprensione, il soccorso dell'altro. Non a caso è la sola che oggettivamente e metaforicamente vede

In questo tourbillon di vicende assurde quanto angoscianti, l'amicizia e l'amore trovano uno spiraglio proprio grazie a chi si vota perché la dignità sia protetta dall'orrore, ma deve possedere la vista perché questo possa essere anche solo immaginato. 

Ottima la traduzione, a parte qualche scelta che non ho apprezzato, con parole come "spesse volte", "pochettino" ed espressioni come "il cibo, come ce l'ha fatta a procurarselo" oppure "alla ragazza dagli occhiali oscuri quel che la rovina è l'immaginazione", che è l'apoteosi proprio. Ogni traduttore lavora sul rendere interamente lo stile e le atmosfere di un romanzo, mi domando se queste espressioni abbiano un corrispettivo in portoghese, il che ne giustificherebbe la scelta. Per il resto, Rita Desti ha fatto un lavoro notevole. 
Esperienza di lettura che consiglio vivamente. 

Qualcuno lo ha letto? 

20 commenti:

  1. Io Luz e l'ho apprezzato veramente molto. Nel post lo avevo definito crudo e crudele perchè è una metafora della vita. Perchè ognuno di noi potrebbe tirar fuori i suoi tratti caratteriali peggiori se provasse terrore.
    Veramente bello!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti, la "bellezza", sebbene tragica, di questo racconto è di mostrare dove l'uomo possa arrivare in una condizione così estrema, e allo stesso tempo quanta umanità, solidarietà, possa mettere in atto.

      Elimina
  2. Non ho mai letto niente di Saramago, ma c'è Viaggio in Portogallo sullo scaffale, che mi aspetta. Forse partirò da quello. Tu lo hai letto?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come ho scritto nel post, è il primo suo libro che leggo. :)

      Elimina
  3. L'ho letto e mi ha spiazzato. Nel senso che ho riconosciuto l'originalità sia nella trama che nello stile, però al tempo stesso è stata una lettura emotivamente difficile. Considera che dopo "Cecità" non ho ancora letto nient'altro di Saramago...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io conto di leggere qualcosa di altrettanto "forte", del resto anche lo stile mi piace.
      Questa prosa asciutta e originale, mi intriga non poco.

      Elimina
  4. Letto anch'io da poco, grazie alla promozione Feltrinelli. Davvero potente

    RispondiElimina
  5. No, Saramago mi manca. Ma temo che questa sarebbe una lettura difficile per me, al momento. Ho più bisogno di evasione, e questo sembra un testo complesso. Un altro titolo che mi hanno consigliato è Tutti i nomi, magari partirò da quello.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Prima o poi fa' questa esperienza, se ne esce davvero impressionati e arricchiti.

      Elimina
  6. Di Saramago ho letto "Le intermittenze della morte", ma questo mi manca, sebbene io abbia visto il film interpretato dalla brava Julianne Moore nella parte della moglie del medico. Guardandolo, e anche leggendo il tuo post, me sono venute in mente certe inquietanti similitudini con le persone con l'occhio incollato ai propri smartphone...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sai che non sapevo che ne fosse stato tratto un film? Ho dato un'occhiata su You Tube, il trailer è notevole. Direi anche un'ottima prova d'attore visto il cast e il tipo di recitazione cui gli interpreti sono arrivati.
      Riguardo a ciò cui ti fa pensare, sono certa che Saramago intendesse creare una metafora di fatto applicabile a diversi contesti, e quello che proponi ci starebbe tutto.
      Il suo prossimo libro che leggerò è proprio quello che citi.

      Elimina
  7. Letto come un’esperienza unica, che non ho più ripetuto. Non ho più letto libri così sconvolgenti, dove il messaggio è così straordinariamente immerso nel paradosso della narrazione che pensi “oddio, se capitasse davvero un’assurdità del genere”? Ma poi, quello che accade nella struttura dove sono confinati gli affetti da questa presunta epidemia è terribile e quella voce registrata che ricorda quotidianamente obblighi e regole di internamento?
    Non lo dimenticherò più, anche se rimane l’unico libro di Saramago che io abbia mai letto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti ha fatto lo stesso effetto che ha prodotto in me.
      Questo dimostra quanto possa essere potente la scrittura, se forme, immagini, situazioni sono suscitate nella nostra coscienza con questa forza. :)

      Elimina
  8. Non ho letto Cecità (anche se ho visto il film) ma di Saramago ho letto Le intermittenze della morte, ne ho anche parlato nel mio blog a gennaio. Il romanzo mi è piaciuto, ma ho fatto un po' fatica con la punteggiatura che l'autore usa a modo suo. Non so se ho voglia di ripetere l'esperienza con un altro libro...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Volentieri vado a leggere il tuo post, è il prossimo libro di Saramago che intendo leggere.
      Certo, questo autore è decisamente originale con l'uso della punteggiatura, sì.

      Elimina