mercoledì 1 novembre 2017

Firmino - Sam Savage

Incipit: Avevo sempre immaginato che la storia della mia vita, se un giorno l'avessi mai scritta, sarebbe cominciata con un capoverso memorabile: lirico come il "Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi" di Nabokov o, se non altro, di grande respiro come il tolstojano: "Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo". La gente ricorda espressioni del genere anche quando del libro ha dimenticato tutto il resto. 

Immaginate che un topo, uno di quei topastri brutti e spelacchiati di città, che vivono tra le fognature e i parchi cittadini, sia in grado di elaborare pensieri umani. Immaginate che sia sensibile e assai intelligente, capace di arrivare a conclusioni filosofiche, in cerca di una identità. 
Immaginate insomma la storia di un topo da biblioteca
Ecco, quello è Firmino, il protagonista di un delizioso romanzo diventato un caso editoriale una decina d'anni fa. 
Il suo autore, Sam Savage, scrive questo libro in vecchiaia, attorno ai settant'anni, per puro divertimento. Lo fa pubblicare da una piccola casa editrice con tiratura limitata, la Coffee House Press di Minneapolis, senza prevedere che di lì a poco le vendite del libro ne avrebbero fatto un prodotto ambito ed esportato. Non è difficile supporre perché, questa storia è bella, commovente e indimenticabile. L'avevo letta a suo tempo e oggi, cercando letture adatte a un gruppo che ho messo su fra i miei allievi di teatro (eh sì, l'educazione deve essere a tutto tondo) mi torna fra le mani. 
Riletto in pochi giorni, come fosse una prima volta.
L'intreccio è di quelli che farebbero innamorare qualsiasi amante delle biblioteche: Firmino nasce in una biblioteca di Boston, in una "nidiata" numerosa, e sua madre non ha una mammella per lui, che resta affamato e solo. Così, mentre la sua famiglia lascia quel luogo incantevole, lui si mette a vivere fra i libri, nutrendosene voracemente per sfuggire alla morte per fame (metafora del divorare i libri, di cui ho scritto anche qui) fino a quando comincia anche a leggerli, uno via l'altro, e a diventare lettore vorace in forma duplice. E non si tratta solo di romanzi: fa incetta di libri di filosofia, psicoanalisi, linguistica, astronomia, la Bibbia, il Corano, il Libro dei Morti, ecc. Diventa colto, affina il suo pensiero e lo espande, diventa un fine osservatore del mondo e comincia a desiderare di essere amico del bibliotecario. 
Da quel momento inizia una serie di "incrinature" che volgono il romanzo verso una direzione sempre meno leggera: il bibliotecario è un uomo, e in quanto tale Firmino non può fidarsi realmente di lui. La sua delusione è totale quando scopre che colui che crede suo amico intende avvelenarlo. Seguiranno molte peripezie, diverse molto infelici, in questo suo percorso di vita. Non racconto altro, per non rovinare la sorpresa a chi vorrà leggerlo.
Firmino è una metafora di vita, perché racconta il disperato tentativo di un topo - che potrebbe essere il reietto, l'individuo sensibile e diverso dalla massa - di essere amico dell'uomo, fra le mille vicissitudini di un mondo indifferente, distratto, poco socievole. 
Se all'inizio e per un buon tratto pare di trovarsi dinanzi a una storia "disneyana", tenera e col lieto fine assicurato (in perfetto stile "Ratatouille", per intenderci), lo svelamento del vero intento dell'autore è spiazzante, lascia un retrogusto amaro ma anche la consapevolezza di aver letto un piccolo grande romanzo sulle miserie umane. 
Su tutto, l'amore viscerale per i libri, e in tal senso questo romanzo è una dichiarazione d'amore del suo autore per tutto ciò che è libro e conoscenza del mondo e dell'uomo con le sue straordinarie opportunità di inventio. Anche solo per questo aspetto vale la lettura di alcuni passaggi teneri e struggenti. 
[...] mentre serro l'addome dilatato fino all'inverosimile, gemendo di dolore. [...] Ridacchiate? Presumo che voi consideriate il mio, semplicemente, un volgare caso di dipendenza o forse una miserevole manifestazione di un classico disturbo mentale ossessivo-compulsivo. Potreste avere ragione. Tuttavia il concetto di dipendenza non è adeguato né abbastanza profondo, per descrivere questo tipo di fame, che io chiamerei piuttosto amore. Agli albori forse, persino perverso, non corrisposto di sicuro, ma comunque amore. Così ebbe inizio l'agglutinata passione che ha dominato la mia vita; qualcuno potrebbe dire rovinato, e io potrei anche concordare. 

Curiosità: sapevate che il termine "topo da biblioteca" non è fedele alla traduzione letterale? Nel mondo anglosassone il termine corrisponde a "verme da libro", ossia bookworm

... e vi chiedo: siete abitudinari delle biblioteche comunali? Usate il prestito dei libri per leggerne uno o vi orientate di più sull'acquisto?

35 commenti:

  1. Di Savage, stranamente, ho letto solo Il lamento del Bradipo, ma devo assolutamente procurarmi anche Firmino (da sempre nella mia lista, ma è così sterminata che a volte anche libri meritevoli restano in coda all'infinito...)
    Per rispondere alla tua domanda, come autore sono felicissimo anche se mi leggono in biblioteca, ma come lettore no: coi libri sono sempre più selettivo, ma quelli che scelgo devo averli, per leggerli, rileggerli, fare dei segni ai margini (rigorosamente a matita) e sapere di averli sempre lì, a portata di mano. E poi amo le case piene di libri.
    p.s. Ci siamo incrociati per caso in un altro bel blog, Il cavallo di Brunilde. Un saluto e un abbraccio!

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    1. Benvenuto, Zio. :)
      Io ho Il lamento del bradipo - della serie "se ti è piaciuto un autore, poi tendi a comprarti tutti i suoi libri" - ma non l'ho ancora letto, e sono parecchi anni. Concordo col tuo pensiero, se ami un libro ti scatta automaticamente il desiderio di possederlo, però dovremmo realmente rivalutare il valore delle biblioteche. Se non altro per frenare quella ossessione compulsiva da acquisto di libri che poi attendono anni per essere letti.

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  2. Molto bella questa recensione! Conoscevo già il libro ma non l'ho mai letto. Certo con le tue parole mi hai incuriosita molto e lo recupererò senz'altro. Neanche a dirlo, in bibliotecaxD
    Io sono sempre stata un'assidua frequentatrice delle biblioteche. Poi in casa sono iniziati a girare più soldi e ho comprato abbastanza. Proprio in questo ultimo periodo, però, sto cercando di essere meno vorace e compulsiva nell'acquisto dei libri perchè i soldi non crescono sugli alberi, triste ma vero-.- Certo, per me è una sofferenza. Sono una di quelle persone che ama gongolare sulla propria libreria, bearsi del possesso. Ma devo davvero limitarmi e cominciare a utilizzare di più le risorse a mia disposizione!

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    1. Firmino è quel personaggio che ogni buon amante dei libri deve, assolutamente deve conoscere, sì. Attenderò che tu lo legga per confrontarmi con te.
      Capisco il tuo pensiero riguardo al voler acquistare. Io come te mi sono data una bella calmata, in particolare dopo aver comprato impulsivamente i primi tre libri della saga dei Cazalet (e sai quanto posso aver speso) e essermi per ora fermata al primo, senza molto entusiasmo. Insomma, devo recuperare quella mazzata. Poi in verità me ne sono fatti regalare altri due, quindi trovo sempre il modo di sgattaiolare dalle mie buone intenzioni. :)
      Dovremmo tornare in biblioteca un po' tutti. Ritenerle una risorsa imprescindibile.

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  3. Firmino lo conosco^^
    Il libro mi è passato per le mani diverse volte ma non l'ho mai letto (dovrei peraltro averlo a casa dei miei...).
    Quanto alla domanda: mai frequentate le biblioteche, sono sincero. Forse ho preso in prestito solo una volta. E pensa che per tre anni ho svolto un lavoro dove -tra le altre cose- c'era la gestione di una piccola biblioteca... vedi tu il karma XD
    In ogni caso, preferisco l'acquisto.

    Moz-

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    1. Pensa che anch'io ho lavorato per qualche tempo in una biblioteca pubblica, nel personale volontario. Imparando tante cose e amando quel luogo intriso di esperienze.
      Questo libro ti piacerebbe, Moz!

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  4. Ho sentito nominare il libro, se lo consigli con tanto entusiasmo sicuramente è da prendere in considerazione.
    Riguardo le biblioteche, da giovane ci andavo spesso, soprattutto durante il periodo universitario. Però è il passato, perché ormai non ci vado più da anni.

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    1. Io ho un ricordo vago della biblioteca universitaria. Era un luogo molto "asettico" rispetto alla biblioteca comunale che frequentai assiduamente.

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  5. Topi e "bachi" (e anche insetti adulti) mangiano e rodono la carta e la colla delle copertine... (non la colla sintetica di oggi, ma quella di origine animale dei libri più antichi sì)
    sono stato tanti anni un fedele appassionato delle biblioteche, poi ho smesso: un po' perché potevo ormai permettermi di comperare i libri, e poi perché sono rimasto deluso dai nuovi sistemi, in primo luogo il codice isbn che a me proprio non piace, e poi anche il modo in cui cercare i libri con i sistemi informatici (parlo delle biblioteche qui vicino a casa mia. L'illusione di poter catalogare ogni cosa, intendo dire. Per esempio mi è successo di non trovare libri perché l'autore aveva scritto romanzi, saggi, poesie (penso a Primo Levi, ma non è certo l'unico) ed erano su scaffali diversi. Non che sia facile catalogare i libri, ma insomma.
    Ho un bel ricordo della biblioteca di Como, quando andavo alle superiori: tanti cassetti ben ordinati, con le schede scritte a mano, a macchina, con i primi computer... una cura appassionata e competente che si trasmetteva nei decenni, era bello vedere le schede scritte a penna in bella calligrafia accanto a quelle più recenti (eccetera). Chissà che fine hanno fatto.

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    1. Comprendo il tuo disappunto. Di fatto, le biblioteche si sono munite da molto tempo di sistemi mutuati da codici di classificazione di tradizione americana. In tal senso si è perso il gusto di quel tipo di biblioteca di cui parli.
      E poi sta di fatto che non sempre la classificazione oggi più accreditata permette un reperimento "intuitivo" del libro che stiamo cercando.

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    2. a me piace trovare anche quello che non stavo cercando
      :-)

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  6. Un libro interessante me paresse. Vengo regolarmente in Italia una volta all'anno per un mese, in estate. Vado sempre in libreria ma io i libri preferisco comprarmeli, anche se poi li leggo a stento durante l'anno. Compro e leggo anche libri in tedesco, ma non i bestsellers perché sono tremende lagne spesso melense o polpettoni storici.
    Fino a qualche anno fa acquistavo nelle librerie di Udine -so lazziale, ma la mia signora è friulana, per cui...- tutti i vincitori dello Strega e del Campiello. Ho smesso di acquistare gli Strega perché stanno premiando cani e porci e libercoli di seconda categoria sempre delle stesse Case Editrici e sappiamo quali siano.
    A volte ho comperato alla pen di veltro come la Millennium trilogy di Stieg Larsson, fortunatamente defunto altrimenti avrei continuato a comperare e a comperare libri che ho letto con un cocomero in gola. Oppure i ponderosi libroni di Ken Follett, mamma mia che fatica prenderli dallo scaffale e riporveli una volta estinto lo slancio assorbente (assorbitorio mi sarebbe piaciuto di più. Non esiste? E noi lo inventiamo).
    Le mie giornate sono troppo corte, solamente 24 ore, per cui.
    Ma mi intriga sta storia de sto sorcio. Quasi quasi, ma non prometto niente.
    Ciao e perdona il disturbo.

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    1. Iacoponivincenzo, nessun disturbo. :)
      Leggiti 'sta storia de 'sto sorcio, ché ti può piacere.
      Approfondiamo la questione Stieg Larsson: commovente, quindi?

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    2. Quaestio Stieg Larsson: commovente? Irritante e alla fine deludente. Intendiamoci. Larsson sa scrivere e sa tenere desto il lettore anche in ora tarda; sa dosare il nero, l'horror ed il giallo in modo da non soffocare il suo lettore, ma appunto mettere insieme i tre generi a me appare eccessivo. Una donna ferita, sepolta in una tomba e ricoperta di cumuli di terra che riesca a scavarsi un'uscita(?) col solo aiuto di un portasigarette d'argento non l'avevo mai letta, né sospettata. E cento altre simili cose.
      E una saga di tre volumi per oltre 2.600 pagine così costruite da divorare con sofferenza nell'ingozzo è veramente troppo per i miei gusti. Ma io mi conosco, mi ci incattivisco e ne avesse scritti ancora tre di tali volumi io li avrei acquistati e letti.
      Il Fato mi fu benigno riprendendosi il buon Stieg ancora in giovane età.

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    3. Chiedo scusa, ma dato che sono un pasticcione potrei -ma non so come- avere cancellato o non inviato la mia risposta ad un tuo commentino, ma come è sparito anche questo? Mi dicevi che c'era una contraddizione in ciò che avevo scritto. Irritante, deludente ma ne avrei letti ancora se ne avesse scritti. E concludevi dicendo che forse ero uno di quei lettori che vogliono farsi male. Terminavi con la parola "curioso".
      Non ricordo quello che ho risposto io, probabilmente che mi attirava l'abilità di Larsson di miscelare horror, giallo e nero.
      Quando io commento apro il rubinetto e scrivo quello che in quel momento penso, poi il momento passa e non ricordo più.
      Ma non è questo il punto. Non vorrei aver scritto qualcosa di non corretto dal tuo punto di vista e che tu abbia cancellato entrambi i commenti, perché -ripeto- potrei aver per incapacità fatto sparire il mio commento ma non il tuo.
      O sbaglio di già?

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    4. Non preoccuparti, Vincenzo, e grazie per i tuoi preziosi commenti. Leggerti è sempre un piacere.

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  7. Mi hai fatto venire voglia di rileggere questo libriccino! Per rispondere alla tua domanda, invece, confesso di non amare i libri da biblioteca: non per avversione in sé, ma perché mi piace pensare di possedere pienamente i libri che leggo, avendoli a disposizione nella mia libreria e potendoli riprendere e lasciare come e quando voglio. In genere, alla biblioteca mi rivolgo per titoli dei quali non sono pienamente sicura o che mi occorrono per approfondire qualche argomento di studio.

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    1. Ti capisco. E' impossibile per me non avere un libro particolarmente amato.
      Se penso a "Memorie di Adriano" o a "Stoner", devo pensarli fra i miei scaffali. :)

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  8. Oltre ad aver lavorato come bibliotecario per un anno, sono un assiduo frequentatore della biblioteca comunale vicino casa anche perché è il luogo dove revisiono tutto quel che scrivo. Inoltre, poiché ormai di novità compro solo i libri di due autori viventi mentre per quel che riguarda i defunti mi affido soprattutto alle occasioni sulle bancarelle, in attesa di trovarli su queste ultime mi capita spesso di prendere in prestito i libri che voglio leggere.

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    1. Fra tutti i commentatori del post, sono felice di leggere che almeno uno frequenta assiduamente la biblioteca comunale. E mi piace il pensiero che sia anche il luogo dove raccogliersi concentrandosi sui propri scritti.

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  9. Letto quando uscì, conservo in memoria, come te, un retrogusto amaro. Se comunque, in altra vita, dovessi nascere topo, vorrei essere topo di campagna, o, come Firmino, topo di biblioteca, magari di una piccola e insolita, in uno sperduto villaggio del Dorset :-)

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    1. Eh già, idem, perché in questi piccoli e sperduti villaggi del Dorset ripone tutta la nostra speranza immaginifica. Come ti capisco. :)

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  10. Lessi questo libro poco tempo dopo la sua pubblicazione e lo presentai anche nell'ambito della serie dei post sul mondo degli animali, come primo esempio di topo letterario. Anche a me lasciò un retrogusto amaro, ma, in un certo senso, molto realistico. Ricordo anche molto bene che rappresentò un vero e proprio caso editoriali, di quelli che si formano magicamente per il passaparola e anche misteriose alchimie.
    Per rispondere alla tua domanda, mi oriento molto di più sull'acquisto dei libri (purtroppo... per le mie tasche). All'inizio ero una grande fruitrice della biblioteca comunale, specialmente per i saggi. Poi ho scoperto che comunque mi serviva averli per consultazione quando scrivevo i miei romanzi, quindi alla fine li acquistavo. Ora cerco perlomeno di comprare il buon usato d'occasione.

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    1. Devo recuperare la lettura di quel tuo post, allora.
      Dici che cerchi di comprare il buon usato d'occasione. Per me è come comprare abiti al mercato... vorrei saperlo fare, ma non ci riesco. Invidio (bonariamente) tutti coloro che sanno andare a caccia di. :)

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  11. Ma guarda che bellissima storia è saltata fuori! Non ho letto il romanzo, ma ora ho voglia di saperne di più. Alla tua domanda rispondo subito. Sono sempre stata un'assidua frequentatrice di biblioteche, ho letto tanti tanti tanti libri presi in prestito dalle biblioteche, ma da quando ho lasciato Milano, una dozzina di anni fa, ho dovuto modificare le abitudini perché dove vivo ora l'offerta è notevolmente limitata. Così, riducendo anche l'acquisto di cartaceo (per il quale attingo al mercato dell'usato), ho incrementato quello di e-book. L'importante è leggere, il piacere del possesso e la sua ostentazione sono un'altra cosa, infine, certi testi, che consulto con frequenza, li devo avere fisicamente a portata di mano...

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    1. Ecco, anche tu sai comprare nell'usato d'occasione, bisognerà approfondire l'argomento. Quanto a l'e-book, finora ho avuto un paio di esperienze in merito e non è che mi abbiano lasciata soddisfatta. Preferisco ahimè la carta.
      Non disdegnerò sempre la lettura "virtuale" di un libro, comunque.

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  12. Purtroppo trovo poco in biblioteca degli argomenti che mi interessano, ma quando capita attingo volentieri, soprattutto narrativa. Apprezzo molto la possibilità di sperimentare senza rischiare un capitale, per esempio. Se poi penso che molte persone sarebbero davvero tagliate fuori dalla lettura per motivi economici, alle biblioteche erigerei un monumento. Anche la loro atmosfera mi piace moltissimo.

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    1. A chi lo dici! Anche a me piacciono in modo particolare.
      Non so se sei a conoscenza del fatto che anni fa studiai Biblioteconomia in Vaticano, e non avrei affatto disdegnato lavorare come bibliotecaria un giorno. Lavoro in cattedra, ma mi è sempre rimasto quel desiderio.

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    2. Ah sì, ora ricordo di averlo letto sul tuo blog qualche tempo fa. Ho sognato anch'io qualche volta - ma con leggerezza, senza impegnarmi - di lavorare come bibliotecaria. Credo fosse un'idea superficiale, perché gli studi per arrivarci non sono certo facili.

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  13. Non conosco il libro e l'autore, per cui grazie.
    Lo inserisco nella wish list dei "leggere assolutamente".
    E lo cercherò in biblioteca. Da come ne parli mi pare quasi di vederci qualcosa di Dickens.
    Io usufruisco, con massima gioia, della possibilità di rivolgermi alla biblioteca comunale.
    Leggo con passione smodata, per cui, non sarebbe possibile visto il costo, comprare tutto quello che stuzzica la mia curiosità o il mio approfondimento.
    La biblioteca della mia città è ricca e varia.
    Viene gestita con passione da dipendenti comunali e giovani volontari.
    Questi ultimi imparano moltissimo anche da noi lettori.
    Qualche tempo fa, ero alla ricerca di una raccolta di poesie di Sylvia Plath.
    Mi rivolsi alla ragazza al banco a cui dovetti scrivere nome e cognome della poetessa americana perché non la conosceva.
    Cercammo il suo spazio insieme e trovai quello che cercavo.
    Fui lieta quando sorridendo mi disse, che grazie a me, aveva conosciuto una grande autrice e che l'avrebbe letta molto volentieri.
    Sono piccole soddisfazioni che fanno capire come insieme, possiamo fare molto a livello di cultura gli uni con gli altri.
    Detto questo, ti dirò che di alcuni autori, i miei preferiti, preferisco comprare i romanzi.
    Non presto mai i libri, piuttosto li regalo.
    Se un libro letto grazie al prestito in biblioteca mi piace oltremodo (ed è successo) poi lo compro.
    Perché i libri belli li leggo e rileggo.
    Concordo su Stoner e sulla Yorcenaur.
    Abbraccio.


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    1. Grazie, Mariella per il tuo ritorno da queste parti.
      Mi fa pensare quella tua esperienza della bibliotecaria che non conosceva la Plath. Però non mi stupisce. Credo che questo mestiere richieda molta competenza, e come al solito nel Belpaese a volte latita, apparendo del tutto un'usanza comune.

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  14. Mi ispira, sono sicura che vorrò leggerlo, anche se non subitissimo. Di solito metto in elenco i libri che mi interessano, questo, segnato. 😉
    Da ragazza frequentavo la biblioteca della mia città, prendevo in prestito molto libri e mi piaceva l’ambiente. Dall’universita In poi non l’ho più fatto, senza un motivo preciso. Sono, intanto, diventata una frequentatrice assidua di librerie e compro tanto, accidenti!

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    1. So che sei fra gli acquirenti compulsivi di libri.
      Siamo un folto popolo. :)

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  15. Credo sia uno dei libri che mi lasciato più forte il retrogusto di tristezza, uno di quelli che mia nonna avrebbe recensito con "bello, ho pianto tanto" (se non faceva piangere, per mia nonna non valeva la pena).
    Per quanto riguarda la biblioteca, non appena la pupattola smetterà di divorare i libri in termini letterali ci tornerò, il rischio di riportarli danneggiati al momento mi inibisce.

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    1. La pupattola promette bene, se li divora concretamente già. :)

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