Scriverò da insegnante.
Credo che sia una funzione molto importante, oltre che utilissima. Frutto di una politica che ormai pone il genitore a stretto contatto con la realtà scolastica, responsabile e responsabilizzato quanto insegnanti e adulti tutti, essere rappresentanti dei genitori dovrebbe essere uno strumento utilizzato al massimo dalle parti coinvolte.
A volte noi prof ci sentiamo abbastanza soli dietro la cattedra. Bisogna inventare metodi, soluzioni, essere sempre al massimo, somministrare contenuti, proteggere, tutelare, aiutare, educare. Impossibile, dico io, senza l'apporto di una parte fondamentale di questa relazione educativa: i genitori.
Nella maggior parte dei casi, i genitori non si rendono ben conto di quanto sia importante la loro "presenza". Esserlo, significa essere d'ausilio all'insegnante, in tutte le forme e i modi possibili. Mai porsi come "al di là della barricata", semmai essere assieme, oserei dire complici, nell'educare i ragazzi.
Nella riunione di inizio anno sono sempre molto diretta su questo aspetto. Col tempo, i frutti non tardano ad arrivare, ma solo per quei casi in cui il genitore è stato "intuitivo" e sa valorizzare questa opportunità.
Ogni classe è una realtà a sé.
Attuare specifiche metodologie richiede impegno e grandissima fatica. I genitori rappresentanti possono farsi portavoce delle problematiche della classe, ma anche depositari di richieste poste da entrambe le parti. Peccato che troppo spesso gli altri genitori non si interessino affatto a quanto viene discusso, a volte proprio genitori di ragazzi con serie difficoltà o problematici.
Ci sono insegnanti/genitori che ritengono questo strumento una sorta di "farsa" in cui si crede ormai pochissimo o per nulla, e genitori che tengono duro e a oltranza ne sostengono l'importanza. In mezzo c'è tutta una mentalità di indifferenti cronici, che non si interessano, che non ascoltano, che non partecipano.
Probabilmente c'è una differenza sostanziale fra l'essere rappresentanti dei genitori in una piccola scuola elementare e esserlo in un grande liceo, forse però si dovrebbe conservare, con tutto il proprio impegno, il credere a cosa possa concorrere questo organo.
Si
resta male nel constatare che alle elezioni si presentano in pochissimi. Si
presentano in pochi e magari i restanti fanno spallucce, pensando "tanto
ci va qualcun altro al mio posto”.
Bene, nulla di più sbagliato.
Anni fa, nella scuola in cui insegnavo a Genzano di Roma, in un incontro di inizio anno, quello in cui noi prof ci presentiamo se si tratta di una prima o gettiamo le basi programmatiche, illustrai i diritti e i doveri delle tre parti coinvolte nella relazione educativa, dicendo molto chiaramente quanto quella classe rischiasse un abbassamento della qualità tutta, perché eravamo stati troppo impegnati a tenere a bada i pargoli per alzare la qualità dell'offerta formativa.
I genitori presenti furono edotti sulla situazione e su come noi docenti ci aspettassimo una collaborazione al 100%. Ebbene, l'assenteismo alle elezioni fu il primo segno di questa indifferenza, di questo "lavarsene le mani" perché loro non potevano arrivare a tutto, di questo affidare alla fin fine tutto il problema a noi.
Risultato: la classe non partecipò alla gita di fine anno.
Semplicemente non ci sentimmo di rischiare come accompagnatori, e non ci sentimmo di garantire per una classe redarguita, punita e che non diede segni di impegno e di cambiamento neanche dinanzi a sanzioni disciplinari e compiti di punizione (ultime spiagge per me, nel mio modo di fare rappresentano un'eccezione). In tutto ciò è evidente che ci sia un fallimento. Riguarda tutte le parti in causa, e il motivo sta tutto nel non esserci stati al momento del bisogno, a dispetto delle necessità di adolescenti in un’età così difficile.
Bene, nulla di più sbagliato.
Anni fa, nella scuola in cui insegnavo a Genzano di Roma, in un incontro di inizio anno, quello in cui noi prof ci presentiamo se si tratta di una prima o gettiamo le basi programmatiche, illustrai i diritti e i doveri delle tre parti coinvolte nella relazione educativa, dicendo molto chiaramente quanto quella classe rischiasse un abbassamento della qualità tutta, perché eravamo stati troppo impegnati a tenere a bada i pargoli per alzare la qualità dell'offerta formativa.
I genitori presenti furono edotti sulla situazione e su come noi docenti ci aspettassimo una collaborazione al 100%. Ebbene, l'assenteismo alle elezioni fu il primo segno di questa indifferenza, di questo "lavarsene le mani" perché loro non potevano arrivare a tutto, di questo affidare alla fin fine tutto il problema a noi.
Risultato: la classe non partecipò alla gita di fine anno.
Semplicemente non ci sentimmo di rischiare come accompagnatori, e non ci sentimmo di garantire per una classe redarguita, punita e che non diede segni di impegno e di cambiamento neanche dinanzi a sanzioni disciplinari e compiti di punizione (ultime spiagge per me, nel mio modo di fare rappresentano un'eccezione). In tutto ciò è evidente che ci sia un fallimento. Riguarda tutte le parti in causa, e il motivo sta tutto nel non esserci stati al momento del bisogno, a dispetto delle necessità di adolescenti in un’età così difficile.
Carissima Luz, hai toccato un tasto veramente dolente.
RispondiEliminaCome mamma sono stata rappresentante di classe per quattro anni alle elementari, tre alle medie e cinque alle superiori.
Tutto quello che scrivi tu l'ho visto di persona. Riunione? 5/6 mamme. Chi vuole essere eletto? Vorrei ma non posso.. ah, se potessi... ah, se non lavorassi..
Giusto! Io sono casalinga quindi non ho "nulla" da fare e posso "perdere tempo" con quell'incarico.
A parte i nostri problemi perchè tutti al mondo li hanno, nessuno escluso, il vero problema è quello. Considerare l'incarico di rappresentante di classe una perdita di tempo.
Menefreghismo? Indiferenza? Impegni reali? Non so dirti,
So però quanto erano abbacchiati i professori, quanto erano scoraggiati di fronte a questo atteggiamento.
Eppure... eppure mmia figlia andava bene a scuola solo perchè con la mamma nel consiglio di classe... eh...
Per i problemi che potevano esistere invece a nessuno importava nulla. Le mie relazioni scritte, una per ogni studente finivano nella carta straccia prima ancora che i ragazzi uscissero dall'aula.
Mai nessuno che mmi abbia chiesto cosa è successo. Mai nessuno che mi abbia telefonato per dirmi c'è questo che non va.
Zero!
Alle superiori poi era ancora peggio. Chi è adata a parlare al preside per una gita in Inghilterra? Parlo di un liceo linguistico. Chi si è interessata quando in classe c'erano stati dei furti? La solita "deficiente" di turno. Io. Gli altri... desaparecidos.
Oltre alla discussione e risoluzione eventuali di problemi all'interno di una classe, questo incarico serve anche a capire che gli insegnanti non sono quegli strani esseri che fanno tre mesi di vacanza all'anno, che lavorano 2/3 ore al mattino e poi si riposano. Ma se stai fuori dalla scuola queste cose non le vedi!
E non dico di aver visto tutto il lavoro che gli insegnanti fanno ma qualcosa credo proprio di sì.
A voltre credo che lo studiare per certe famiglie sia divenuto una sorta di status symbol. Mio figlio va al liceo! La scuola è vista come un ambiente dove i ragazzi stanno lì e non per strada. Lì a fare qualcosa. Cosa? Boh!
E pensare che la sinergia tra insegnanti e genitori porterebbe frutti notevoli. Che i risultati potrebbero essere più che buoni. Ma.... ma la volontà di interessarsi da parte dei genitori spesso latita.
Scusa lo sfogo ma in quegli anni mi sono arrabbiata parecchio proprio per i motivi che tu hai elencato.
Comprendo perfettamente questo tuo sfogo. Ho avuto il piacere di conoscere genitori come te, costantemente alla ricerca di un contatto con gli altri genitori dopo le nostre riunioni. Tenaci, a volte un po' scoraggiati e anche parecchio arrabbiati. Ma erano lì, tenevano a quel ruolo e ne sentivano la responsabilità. Quando, da coordinatrice, espongo la situazione a genitori così, ho la sensazione di un ascolto attento.
EliminaNon so, la scuola vive le sue enormi difficoltà, è come un punto di convergenza di tante problematiche. Lavorarci è una battaglia continua per far quadrare i conti, suscitare il dialogo, la collaborazione.
Tieni duro. Ti garantisco che per un insegnante è nuova linfa un genitore come te.
Da una parte dico che per fortuna sono passati da quei periodi. Ormai la figlia lavora. Dall'altra ho vissuto quei momenti con curiosità e tutto sommato penso di poter dire di aver fatto qualcosa.
EliminaDa una parte dico che per fortuna sono passati da quei periodi. Ormai la figlia lavora. Dall'altra ho vissuto quei momenti con curiosità e tutto sommato penso di poter dire di aver fatto qualcosa.
EliminaNon so bene che realtà vivi, mi auguro propositiva e bella. A Genova, in molti distretti, c'è un vero e proprio scollamento tra la scuola e la famiglia. Mandrie di genitori che inveiscono e offendono gli insegnanti per voti ritenuti immeritati, minacce e violenze, ultimo caso due settimane fa dove padre e madre hanno percosso un professore di educazione artistica perché colpevole di aver sgridato il povero adolescente che girovagava tra i banchi. Cose da pazzi, ai miei tempi sarebbe accaduto il contrario, le avrei prese io. Piccola parentesi polemica, me ne scuso, ma mio figlio DEVE prendere sul serio la scuola, se non lo fa ci penso io a sturargli le orecchie.
RispondiEliminaQuesto è un discorso diverso, che meriterebbe un post apposito. Tu tocchi la questione del dialogo educativo, oggi argomento dolente per tante realtà scolastiche.
EliminaNelle realtà che ho vissuto lavorando in tante scuole, i genitori sono stati quasi sempre "alleati", concordi in ogni nostra, mia azione. Si tratta di rapporti che non devono mai essere conflittuali. Devono essere tutt'altro perché ci sia lavoro vero di educatori e discenti.
Ne discutevo giusto l'altra sera con un collega: oggi l'insegnante è chiamato a fare molto lavoro che non sarebbe di sua stretta competenza. Proprio perché manca il giusto apporto della famiglia.
RispondiEliminaPurtroppo sì, è così. Non voglio generalizzare, ma ahimé...
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