venerdì 6 febbraio 2015

L'ora di lezione - Massimo Recalcati

Termino di leggere il libro di Recalcati con una certezza in più: la scuola non è e non sarà mai più il luogo in cui vige l'autorevolezza riconosciuta come tale di chi si siede in cattedra, l'insegnante di oggi è sempre più disorientato in questo difficile mestiere e questo fenomeno è irreversibile.
Nel saggio l'autore si pone una domanda ben precisa. Dove si colloca il limite oggi per un insegnante, come si può spiegare la crisi della scuola
Questo luogo che si fa da sempre specchio dei tempi, nel quale il "maestro" esercita un ruolo non più autorevole e gli allievi sono come impermeabili agli stimoli, è oggi Scuola-Telemaco, e attraversa la terza fase dopo aver attraversato quelle della Scuola-Edipo e della Scuola-Narciso. 
Dapprima scuola dell'obbedienza, nella quale i discenti cercano di smarcarsi da questo incombente padrone che è l'autorità (del padre biologico e del professore), poi Scuola-Narciso, fatta da quei ragazzi cresciuti e completamente assorbiti dal Sé nella ricerca di una autoreferenzialità che li riscatti da anni di obbedienza, per arrivare alla Scuola-Telemaco, dove i figli di quei padri apparentemente "liberi ed emancipati" non sono che ragazzi soli, privati della figura autorevole del padre, che spesso si pone sul loro stesso piano. 
Ottima guida pertanto per comprendere fenomeni sociali e dare un perchè a tanti aspetti di questa scuola vessata di oggi. Al di là questa teorizzazione riguardo al progressivo cambiamento della scuola e del suo inevitabile accordarsi all'epoca in cui si realizza, c'è un altro interessante aspetto argomentato in questo libro. Testimoniato in questa e molte altre citazioni:
L'essenziale dell'insegnamento consiste nel mobilitare il desiderio di sapere, nel rendere corpo erotico l'oggetto teorico, si tratti di una poesia di Pascoli o della successione di Fibonacci. Ecco il miracolo della lezione. Trasportare il desiderio.

E si arriva alla missione più autentica dell'insegnante: incidere nelle coscienze degli allievi, saperli trasportare nella dimensione che si svela solo dinanzi agli occhi di bambini e ragazzi trainati nell'incanto dell'apprendere. Essere da insegnanti capaci di conservare lo stupore derivante dalla Bellezza contenuta nei libri, perchè di fatto di Bellezza si tratta.
Essere quindi in grado di conservare quella forza necessaria alla trasmissione dei saperi, in grado di accendere curiosità e interesse e di lasciare che ogni allievo scopra quale sia il suo talento.
Stupisce che Recalcati sia stato bocciato due volte, la prima in seconda elementare, la seconda alle superiori. In entrambi i casi, il motivo derivava da uno scollamento fra questo allievo e la scuola, nel suo sentirsi totalmente inadeguato a essere un contenitore di nozioni, privato di quella creatività dell'apprendere che nessun insegnante aveva suscitato in lui.
Poi, la folgorazione. Bellissimo il capito "Un incontro", dove è narrata la svolta, con una tale partecipazione da commuovere il lettore.
La svolta è una professoressa di Lettere che lo porta a rivelare se stesso. Una giovane donna colta e disponibile all'ascolto e all'aiuto, pronta a essere severa ed esigente, e soprattutto presente. Il mistero della scoperta di sé è tutto lì, racchiuso in un incontro giusto, importante, rivelatore e indimenticabile. La vita del giovane Recalcati cambia totalmente, i libri diventano una fonte cui si abbevera e dalla quale non è mai dissetato. Straordinario e possente questo racconto, che diventa racconto di un destino.

10 commenti:

  1. Quando le parole di un libro scavano profondamente nell'animo del lettore, significa che l'autore è riuscito nel suo intento: ha lasciato una traccia che viene, in varie occasioni, riportata alla coscienza come pensiero per essere ancora analizzato e fatto proprio.
    “L'ora di lezione” ne è un esempio e, se dovessi sintetizzare, in poche parole, ciò che ha lasciato nel mio animo di insegnante-lettrice, sceglierei, in prima battuta, il termine “ passione”, intesa come sentimento al limite con l'erotismo, come piacere di insegnare e, di conseguenza, di apprendere, come approccio alla conoscenza che si identifica con lo scambio docente-discente ( il gesto di Socrate ne è testimonianza), come processo di sublimazione, capace di elevare ed allargare gli orizzonti della conoscenza.
    Il secondo termine che sceglierei è “educare” nell'accezione di trasporto, separazione dal già conosciuto, di scoperta del nuovo. La conoscenza non è , perciò, assimilazione di conoscenze, travaso di contenuti e informazioni, ma una vera apertura alla vita.
    Sceglierei ancora la parola “solitudine”, quella che vive l'insegnante di oggi per lo svuotamento del suo ruolo e per il carico dei compiti che gli vengono assegnati in contesti di insegnamento burocratizzati e troppo limitati nelle risorse per poter fare una scuola di qualità.
    Infine, mi piace individuare la parola “ cambiamento”, quello che un'ora di lezione può determinare nell'esistenza di uno studente attraverso l'invito e la guida dell'insegnante a viaggiare nel mondo della conoscenza, spinti dal vento del desiderio e della curiosità e mossi da un incontenibile piacere, quel cambiamento che, nella vita, non potrà mai essere dimenticato perché autentico.

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    1. Cara Mariateresa, con molto ritardo ti rispondo.
      Condivido il tuo pensiero sui tre nuclei che hai tratto da questo piccolo grande libro. Li condivido perchè li vivo ogni giorno, e un'insegnante di Lettere ha la possibilità di stare molto in una stessa classe, di approfondire la conoscenza di ciascuno dei propri allievi, di entrare nel loro mondo. Per questa ragione, a volte mi capita di sentirmi in imbarazzo durante i consigli di classe, nel momento in cui ascolto colleghi molto delusi della classe o parte di essa, oppure "sul piede di guerra" con un alunno col quale magari personalmente sto facendo un percorso diverso, di recupero e responsabilizzazione. Ogni mio anno di lavoro è stata finora un'esperienza diversa, in cui ho potuto toccare con mano i molteplici aspetti della relazione educativa e le sue complicazioni. Perchè noi lo sappiamo: non è mai facile. Anche quando senti di trovarti in una "buona classe" affioreranno decine di momenti in cui come insegnanti si passa dall'incredulità alla stanchezza.
      Spesso penso a come sarebbe stato insegnare al tempo in cui ero io un'alunna delle scuole medie e superiori. I miei ricordi mi dicono che sarebbe stato diverso, che questa "disobbedienza" diffusa non fosse così endemica, che i genitori avessero un certo rispetto per gli insegnanti. Di fatto, è innegabile. Questa autorevolezza oggi è sempre più rarefatta. Io stessa ammetto di correggere spesso il tiro, di cercarmi una modalità con queste collettività "difficili", sulle quali è indispensabile incidere, "lasciare un segno" come la stessa parola "insegnare" ci dice.
      Spero che la scuola vada verso un futuro diverso, in cui perchè no?, sul serio sia premiato il merito, sul serio sia riconosciuto l'insegnante competente, quello che è anche un buon mediatore.
      Ti è capitato di leggere altri libri di Recalcati?

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    2. Non ho letto altri libri ma diversi articoli che mi sono piaciuti e che ho condiviso. Vorrei, però, leggere "Ritratti del desiderio" ,lo farò durante l'estate , quando mi dedico alla lettura più che durante l'anno scolastico

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    3. Anch'io faccio come te, e sono curiosa di leggere Le mani della madre, l'ultimissimo di Recalcati.

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  2. Ho un figlio di diciassette anni. Per questo, e perché nella scuola ho sempre trovato qualcosa di importante, mi trovo spesso a riflettere su questo argomento. Rispetto al passato, Il mondo è diverso, i ragazzi sono diversi, la scuola è diversa. Non può che essere così. Non credo a chi considera male i giovani; sono sicura che dentro di loro esistono risorse che a noi, dall'esterno, non è dato immaginare. A dispiacermi un po' è la difficoltà che hanno a essere stimolati. E' come se sentissero di poter scegliere da soli, senza vedere in un suggerimento - o nell'imposizione scolastica - un'opportunità non dico da cogliere, ma almeno da valutare. Però lo spazio in cui l'insegnante può infiltrarsi esiste ancora, e fa la differenza. Oggi più che mai le sorti della scuola sono affidate alla qualità professionali e umane degli insegnanti.

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    1. Sì, Grazia, è così. Oggi per essere insegnanti occorre possedere una certa capacità di mediazione, occorre essere aggiornati ed elastici. Tutto questo da molti viene inteso come "buonismo" e indulgenza, ma non è affatto così. Oggi i giovani hanno bisogno anzitutto di coerenza, di stimoli come tu dici, di spunti per trovare dentro di sé la capacità di un senso critico. Educare i giovani a coltivare un sogno, anche, facendo leva sul proprio talento, perchè ciascuno ne possiede uno, intendendo con questo ogni più piccola o grande prerogativa tutta soggettiva che ci fa trovare il nostro posto nel mondo.
      Molti genitori mi chiedono come si possa trasmettere ai propri figli l'amore per la lettura. La risposta non può che trovarsi sempre in quella coerenza. Se i propri genitori leggono, acquistano libri, frequentano librerie e biblioteche, musei, mostre, come non possono i figli entrare in qualche modo in quel mondo fin da piccoli? Fortifica questo mio pensiero la riuscita di tanti genitori.
      Tu, Grazia, scrivi e pratichi molto la parola. Questo tuo figlio adolescente ti assomiglia almeno un poco?

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    2. Da piccolo era molto affascinato dal fatto che scrivessi e si cimentava in raccontini che gli riuscivano bene. Non ha continuato, ma ha ottimi voti nei temi a scuola, e legge da sempre, con voracità in certi periodi e con il contagocce in altri. I libri sono sempre stati ovunque in casa, e questo aiuta; ma sono convinta che non sempre il passaggio del testimone avvenga, perciò mi sento fortunata.

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    3. Ecco, confermi ciò che penso. In qualche modo il genitore può e deve sentirsi coinvolto in questo. Ed è davvero difficile che una passione come questa, se vissuta appieno, non attecchisca in un figlio. E non basta solo avere libri fra le mani, ma dialogare di quelle narrazioni, spingere alla riflessione, alla curiosità. Insomma, un vero e proprio "lavoro" ma da svolgere con fiducia.

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    4. Da sempre il successo dei ragazzi è affidato alla professionalità e all'umanità degli insegnanti ma, nella scuola di oggi, esprimere queste qualità viene reso difficile dalle condizioni in cui il docente si trova ad operare: classi numerose, alunni in difficoltà con bisogno di attenzione individuale, eccessiva burocrazia .L' insegnante dovrebbe essere messo nelle condizioni di lavorare al meglio prima di pensare alla sua valutazione.
      Personalmente ho fatto la scelta di passare dall'insegnamento curriculare di matematica e scienze all'insegnamento di sostegno per poter lavorare mirando i miei interventi sugli alunni diversamente abili non dimenticando mai il mio ruolo nell'intera classe. Solo in tal modo posso esprime al meglio e in pieno la mia professionalità

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    5. Cara Mariateresa, vorrei curare assieme a te un articolino qui sul blog, in modo da confrontarci su alcuni aspetti anche della riforma scolastica.
      Concordo sulle tue osservazioni. Uno dei tanti problemi del nostro mestiere è la mancanza di una struttura di base, che possa accogliere e fare progredire una reale offerta formativa. Ne riparleremo qui.

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