C'è una cosa molto bella che si chiama "memoria olfattiva", quella capacità di ricordare sentendo un profumo, un odore. A me capita quando mangio un'arancia o un mandarino e metto le bucce sul termosifone.
Si espande un profumo che mi riporta automaticamente all'infanzia e all'adolescenza, in quel periodo fra gli anni Ottanta e i Novanta in cui tutto era più semplice, forse più bello.
Il Natale a quel tempo era per me una festa molto attesa, mi piaceva organizzarmi in tutto e per tutto, occupandomi dell'albero, il presepe, i tanti pacchi e pacchetti che si accumulavano ai piedi del piccolo abete. Lo trascorrevo con famiglia e parenti, componevamo una di quelle proverbiali tavolate anche di trenta persone, per altro tipiche del sud.
Erano anni di liceo e poi di università, nel piccolo paese poco altro, qualche uscita al cinema o in pizzeria, passeggiate sul lungomare, giri in motorino. Non era una vita ricca di esperienze, era piuttosto semplice, ecco perché il Natale significava vivere un evento vero e proprio.
Natale era soprattutto Vigilia, l'attesa, con le mamme che spignattavano in cucina, profumi misti cui si mescolava il miele dei dolci tipici, noi cugini che chiacchieravamo allegri vicini all'albero, distesi fra il divano e il tappeto alla luce fioca, fra una pausa e l'altra dai giochi da tavolo.
E prima ancora, quando eravamo tanto piccoli e ingenui da avere il diritto di credere nell'omone barbuto e nella Befana portatori di regali. Dalle nostre parti, fra Cosenza e Paola, l'usanza era di scrivere una lettera a Natale, una preghiera in cui i valori della famiglia si coniugavano alla preghiera. Attorno ai vent'anni ero io, la maggiorenne fra i cugini, a scrivere e leggere la lettera/preghiera prima della cena della Vigilia.
Il frastuono dei regali era relegato al gran finale, alla notte fra il 5 e il 6 gennaio. Era la Befana a portarli a noi, una tradizione molto radicata nel cosentino. Babbo Natale era confinato sulle cartoline di auguri e sull'etichetta della Coca Cola, nulla di più.
Sono ricordi vividi, teneri, intensi, incastonati in un tempo lontano.
Se avete voglia di approfondire, qui il mio post specifico.
Il Natale rappresenta ancora il ritrovo in famiglia, ma quell'emozione calda è scomparsa da tempo. Ha perso quell'alone di tenerezze racchiuse in maglioni pesanti e berretti di lana con il pon pon, in sguardi puntati sulle vetrine e passeggiate con il fiato caldo che forma nuvole.
La vita cambia, e con essa attese e desideri. Quel Natale fatto di bucce d'arancia sul termosifone era il segno tipico di un'epoca priva di smartphone e selfie. Di lettere di promesse e preghiere, di doni cercati a piedi, sotto il nevischio di dicembre e non ordinati via web. Un'epoca buona di cose scivolate via per sempre.
In questo primo Natale senza mamma abbiamo pensato, io e mia sorella, di festeggiare comunque, con regali, dolci e cene come avrebbe voluto lei. Ed è sempre più tempo di rivolgere un pensiero alla festa sacra, a quel Bambino che nasce e rinnova ogni anno la speranza di un mondo diverso da questo.
Ed è bello stare nella penombra, nel silenzio, a fissare le luci dell'albero, riposando il pensiero.
Il profilo basso di un Natale semplice.
Buon Natale a tutti i miei amici e amiche blogger, che questo augurio vi trovi in salute e sereni.
il passato ha innanzitutto l'incommensurabile dote che era il tempo della nostra infanzia e al solo pensarci tutto risulta migliore di adesso. Ma dopo questo sfoggio di cinismo non richiesto, mi commuovo alla sommessa allegria con cui festeggerai questo natale dalla assenza insostituibile.
RispondiEliminasono fermamente convinto che le persone care vadano ricordate non con le lacrime ma col sorriso.
che sia una bella festa, dunque!
massimolegnani
I ricordi dell'infanzia, per fortuna, in genere sono belli, soprattutto le festività natalizie. Io ricordo le tavolate piene con tutti i parenti, le partite a tombola e a sette e mezzo, le decorazioni natalizie che i miei genitori non cambiavano mai, sempre le stesse dentro una valigia di cartone che per me, quando si apriva, era veramente magica e ho proprio la memoria olfattiva dell'aroma di abete e muschio (ormai "appiccicato" a festoni, candeline e statuette del presepe) che fluiva dalla valigia appena la si apriva.
RispondiEliminaBuone feste a te e ai tuoi cari.