lunedì 19 luglio 2021

Circe - Madeline Miller

Incipit: Nacqui quando ancora non esisteva nome per ciò che ero. Mi chiamarono ninfa, presumendo che sarei stata come mia madre, le zie e le migliaia di cugine. Ultime fra le dee minori, i nostri poteri erano così modesti da garantirci a malapena l'immortalità. Parlavamo ai pesci e coltivavamo fiori, distillavamo la pioggia dalle nubi e il sale dalle onde. Quella parola, ninfa, misurava l'estensione e l'ampiezza del nostro futuro. Nella nostra lingua significa non solo dea, ma sposa. 

Se posso dire di aver avuto per compagnia un libro in queste settimane difficili, questo è stato il romanzo di cui scrivo oggi. La lettura è andata a rilento, ritagliata in ore di tregua e riposo, ma finalmente ho chiuso l'ultima pagina e ho il desiderio di consigliarvelo. 
A questo romanzo Cristina Malvezzi dedicò un bellissimo post nel suo blog, qui, e mi restò il desiderio di leggerlo. C'è anche da dire che nei circoli letterari su Instagram è uno dei più gettonati, se ne parla molto, essendo apprezzato assieme all'altro romanzo di successo di questa scrittrice statunitense, La canzone di Achille, che intendo procurarmi al più presto. 

Circe rientra in un filone nuovo della letteratura contemporanea che si sta aprendo con entusiasmo al racconto delle grandi figure femminili dell'epos greco. Basti citare Il canto di Penelope di Margaret Atwood, Il silenzio delle ragazze di Pat Barker, L'Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre, di Marilù Oliva, Cassandra, di Christa Wolf.  
Insomma, sta sviluppandosi sempre più un filone narrativo che intende restituire alle grandi figure femminili del mito e dell'epica quella dignità, quello spazio, diciamo soprattutto una narrazione totale, "intertestuale", che non tradisce le opere del passato, anzi da quelle parte per rendere quei personaggi vivi e vitali. Dare loro voce. 

Se guardiamo all'epos omerico e al repertorio mitologico cui i rapsodi attinsero per intrecciare le loro storie, la visione d'insieme ci restituisce tutta una serie di donne a servizio degli eroi: il maschio dominante tiene la scena, la donna gli sta sempre un passo indietro e agisce perché egli trionfi.
Se l'eccezione è costituita dalle dee - su tutte Atena che saggia e guerriera si riserva una posizione dominante - il parterre di mortali, dee minori, ninfe terrestri o marine, è fatto di figure dolenti destinate alla sofferenza più profonda, al sacrificio estremo, alla follia, alla frustrazione violenta. 
Come non ricordare Medea, che porta Giasone al trionfo e poi lui le preferisce un'altra portandola alla vendetta più truce, l'uccisione dei suoi stessi figli? 
Oppure Arianna, principessa di Creta, aiutante di quel Teseo che uccide il Minotauro, poi abbandonata da questi sull'isola di Nasso - da qui il detto "piantata in asso", pensate un po'. 
Per non dire di Penelope, fedele e salda moglie di Odisseo, custode di Itaca, votata all'attesa senza requie, mentre suo marito si attarda qua e là concedendosi anche di concepire figli con le sue ospiti? 
Oltre a questi nomi celebri, l'elenco sarebbe lunghissimo: Ifigenia, Pandora, Antigone, Clitennestra, Aracne e molte altre. Se date un'occhiata alle loro storie, sono un coacervo di imprese, tragedie, eventi funesti. I grandi tragediografi greci - su tutti le colonne Euripide, Sofocle, Eschilo - ce le raccontano dipingendone dei ritratti immensi, indimenticabili. 

Chi è Circe?
La Circe dipinta da William Waterhouse
Non credo di avere un buon ricordo del mio percorso sui classici al liceo. Eppure si trattava di Liceo Classico, ma quella che oggi si chiama "offerta formativa" si limitava a capitoli da studiare su libri asettici, spesso privi di immagini, nessuna esperienza di formazione "extra moenia", versioni da tradurre e brani da mandare a memoria. Dov'era quello studio sui suoni della lingua greca? Sugli effetti di quella lingua sul lettore mentre si immerge in quelle storie senza tempo? 
La mia professoressa di latino e greco del triennio era una donna colta, ma con scarsa attitudine all'insegnamento. Si usava, all'epoca, non manifestare emozione alcuna, piuttosto vestirsi di quella veste istituzionale monotona, senza slanci. Imbattendomi oggi a distanza di tanto tempo in quelle stesse storie studiate in quegli anni, me ne resta un'emozione che non riuscii a provare allora. 
Di Circe conservai un ricordo appannato, me la figurai come una megera senza cuore né sentimenti, sorvolammo pure sulla sua intelligenza, caratteristica che invece affascinò Odisseo. 
Ecco, un romanzo come quello di Madeline Miller permette di cogliere a tutto tondo la complessità di questo personaggio. Complesso perché Circe appartiene a una stirpe complessa.

Grazie a Madeline Miller, senza la quale non avrei fatto ricerche di sorta, ricordo che Circe è imparentata con tanti personaggi dell'epos: era sorella di Eete re-mago della Colchide e padre di Medea (di cui pertanto era zia), sorella di quella Pasifae che genera il Minotauro e madre di Arianna (è zia pure di lei), nipote di Oceano e Teti (sua nonna e madre di Achille, quindi Circe era nipote di questi). 
Ah, non è tutto. Secondo una versione del mito, Circe è colei che trasforma la ninfa Scilla in quel mostro terribile narrato da Omero. 
Miller non sottrae né aggiunge, semmai drammatizza, e ci dona una Circe anzitutto umana.

Circe non nasce bella né fatua, quanto invece acuta e forte, con voce umana, e soprattutto dotata di compassione. Le pagine di una Circe bambina che disseta il titano Prometeo mentre una delle Furie lo tortura prima della condanna al supplizio sono vibranti, intense. 
Prometeo le rivela il fascino che promana dai mortali, la stirpe invidiata da dei e titani, e da quell'istante scatta in lei la passione verso l'uomo che può morire, sgretolarsi e diventare fumo. La sua vita scorre lungo un sentiero di scoperte del mondo e di sé, in particolare di quelle arti magiche con le quali piega la natura al proprio volere, trasforma e plasma il destino altrui. 
La graduale conquista della sua posizione di maga coincide con il suo confinamento, dei e titani la vogliono esiliata e sottomessa, ma in quella solitudine Circe si scava un'identità forte e sovrana.
Le pagine più belle sono quelle che mi aspettavo: il suo tempo con Odisseo. 
Fra Circe e Ulisse si instaura una dialettica e una fascinazione reciproca, sono due intelligenze acute a confronto. Non svelerò altro di quelle pagine, valgono la lettura. 
Elios suo padre, Eete suo fratello, l'amato Glauco, gli amanti Dedalo e Odisseo, il figlio Telegono e poi Telemaco, tutti gli uomini della vita di Circe instaurano con essa un rapporto dinamico. Da ciascuno Circe ha qualcosa da imparare su se stessa, lasciando nell'altro una traccia profonda.
Il corpo di Circe, la sua femminilità e possanza, non temono la distruzione della carne, perché i secoli in cui vive significano per lei la conquista di una finitudine. È ciò che resta di questo personaggio infinitamente affascinante e controverso. 

Ecco, ed all'isola Eèa giungemmo, ove Circe abitava,
Circe dai riccioli belli, la diva possente canora,
ch'era sorella d'Eèta, signore di mente feroce. 
Odissea - Canto X
(nella foto, il Circeo)

Subite anche voi il fascino dell'epos omerico? Che ricordo ne avete?

12 commenti:

  1. Sono felice di sapere che nel periodo difficile che hai attraversato c'è stato un libro come questo a tenerti compagnia e non mi stupisco del successo di questa lettura, perché i classici, anche se vecchi di migliaia di anni, hanno sempre una voce forte, suadente, capace di toccare le corde profonde dell'animo. Questo non è un classico, certo, ma Madeline Miller ha rievocato in un solo, potente romanzo tanti testi antichi (avendo appena concluso le Metamorfosi, realizzo che la sua Circe è forse più ovidiana che omerica), riuscendo a comunicare la complessità della tradizione del personaggio e a renderlo fortemente attuale, lontano dagli stereotipi e di una complessità disarmante.

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    1. Ho citato il tuo articolo proprio perché anche tu avevi colto questa bellezza senza tempo nei classici. Questa loro trasversalità li colloca per sempre in un archetipo sovrapponibile alla contemporaneità. Questo è il loro grandissimo merito.

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  2. Questo libro è in lista da quando ho letto La canzone di Achille, bellissimo.

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    1. Ecco, La canzone di Achille sarà fra i prossimi libri sui miei scaffali. :)

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  3. Deve essere sicuramente un bel libro. E poi Circe è una figura importantissima nell'Odissea, senza di lei Ulisse non avrebbe incontrato Tiresia che gli svela il suo futuro e non sarebbe sceso nell'Ade scoprendo tutti gli aspetti di colui che si spinge oltre i limiti umani.

    Tempo fa quando andavo in Germania per lavoro un amico tedesco, che lavorava nella drammaturgia teatrale, mi spiegò che in alcune regioni tedesche quando si vuole apostrofare una donna "poco di buono" la si definisce con "Quella Salomè!" ricordando la Salomé che vuole la testa di Giovanni Battista seducendo il Re con la danza dei sette veli. Poco tempo dopo andai a Roma e anche lì un amico mi disse che i suoi parenti anziani (tipo i nonni e gli zii) negli anni '50 e '60 apostrofavano in malo modo una donna che, secondo loro, era poco raccomandabile definendola "Quella Circe!"...paese che vai!

    Bel post, prendo nota del libro e un salutone

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    1. Ma sai che anch'io devo avere sentito questa espressione da qualche parte? Non mi è affatto nuova. Ecco un esempio di come questo personaggio sia davvero poco conosciuto.

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  4. Sono felice che tu abbia trovato conforto, dunque questo libro ha svolto per te più di una funzione e sei riuscita a suscitare la mia curiosità, abbattuta da un periodo altrettanto grigio, 💫 per molte di noi. Ho una passione smisurata per i miti greci da cui attingo per nutrire numerose discipline che via via ho avvicinato. L'idea di riscoprirli attraverso il giusto posto delle figure femminili è il segno di una nuova epoca in cui forse, anche attraverso la letteratura, possiamo riaffermare il nostro posto nel mondo. Ciao Luz

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    1. Mi stupisce sempre questo potere nei libri. Ma quanto siamo fortunati noi lettori e lettrici? Ritenere salvifico, confortante, un libro è mettersi in sintonia con esso, con quella storia. La forza delle parole. Ciao a te, dolce Elena...

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  5. Ne sento parlare moltissimo. Devo dire che me ne sono tenuta alla larga perché una cara amica mi ha detto che La canzone di Achille è uno schiaffo in faccia ad Omero, i greci tutti e generazioni di storici e archeologi (lei è molto netta nei suoi giudizi, ma anche molto colta, quindi può essere che abbia ragione). Dato che, però, Circe è una figura molto più legata al mito potrei dare una possibilità a questo romanzo.
    Ho invece molto amato Cassandra della Wolf e una delle folgorazioni di quest'anno è stato il romanzo Timandra di Kallifatidis. Te li consiglio entrambi vivamente (un po' datato Cassandra per quel che concerne il contesto storico, inpeccabile invece Timandra)

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    1. La canzone di Achille è piaciuto a schiere di lettori (o si dovrebbero indicare le moltissime lettrici che popolano le librerie?) e mi incuriosisce. Probabilmente lì avrà forzato un bel po' inventando e trasformando i percorsi di narrazione, e di fatto può infastidire. Circe, come hai colto benissimo anche tu, appartenendo ad antiche trame mitologiche, ed essendone stata rispettata la tradizione, vale davvero una lettura.
      Grazie per il consiglio, voglio avere Timandra, di cui non sapevo.

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  6. Non ho fatto studi classici e quindi il mio ricordo dell’ odissea è legato soprattutto alla visione dell’Ulisse televisivo, della maga Circe ho un vago ricordo, ma mi colpì la sua forza e determinazione in mezzo a tante donne remissive. È importante che questo romanzo ti abbia fatto compagnia in questo periodo difficile...

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    1. Sì, di Circe ricordo quell'interpretazione televisiva. Grazie, Giulia, sì è stata una bella compagnia.

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