mercoledì 30 settembre 2020

Cos'è la serendipità?

Vi è mai capitato di imbattervi in qualcosa di speciale, di importante, mentre stavate cercando una cosa del tutto diversa?
Se sì, allora avete vissuto un caso di serendipità, una parola a volte abusata, a volte fraintesa, dalle origini affascinanti. 
Un equivoco in cui si cade spesso è quello di confondere la serendipità con la casualità. 
Incontrare per caso, e magari in un luogo del tutto inatteso, una persona che non si vedeva da tempo, non è serendipità, è pura casualità. Io stessa confusi la parola quando incontrai, in due occasioni differenti e fra migliaia di persone, due amiche/colleghe che non vedevo da anni.
Una all'Expo, davvero fra migliaia di persone che affollavano i padiglioni dell'evento, io in fila in ingresso, lei in uscita. 
L'altra su una spiaggia nel siracusano, quando su una lingua di costa affollatissima piantai l'ombrellone a pochi passi dal suo. 
Sono state entrambe casualità, anzi diciamo straordinarie coincidenze. 

La serendipità è qualcosa di eccezionale che va al di là dello straordinario più ordinario (bisticcio di parole voluto). Per riconoscerlo come caso di serendipità, un evento deve avere alla base un'azione voluta e programmata, come può esserlo una ricerca. Magari si tratta di una ricerca importante, nella quale ci stiamo impegnando molto. 
Ecco, mentre lavoriamo a questo progetto per noi fondamentale, incrociamo i passi, del tutto casualmente, con qualcosa/qualcuno che diventa per noi altrettanto importante, anzi che può perfino farci abbandonare il progetto precedente. O semplicemente segna un passaggio nuovo del nostro percorso, che non avremmo neppure pensato senza il caso di serendipità. 

I tre principi di Serendippo.
Questa parola - che, ammettiamolo, suona proprio bene sia nell'originale inglese che nella sua traduzione
La fiaba tradotta nel 1548 da
Cristoforo Armeno
- fu coniata nel 1754 dallo scrittore inglese Horace Walpole, l'autore del primo romanzo gotico propriamente detto, Il castello di Otranto
In una lettera indirizzata a un amico, Walpole cita una fiaba persiana che narra di tre principi di Serendip, antico nome di Sri Lanka, le cui vicende sono caratterizzate da un leit motiv: fanno interessanti scoperte mentre cercano altro (storia semplice: cammello scomparso, loro lo cercano e "indovinano" che l'animale è zoppo e cieco di un occhio, osservando il modo in cui l'erba ai lati della strada è stata mangiata; si tratta della tecnica dell'abduzione, molto utilizzata da Sherlock Holmes). 
Dovendo spiegare un fatto del tutto straordinario all'amico, ci regala questo neologismo, una sorta di casuale sagacia che caratterizza ogni scoperta casuale e fortunata ma che allo stesso tempo si sovrappone a ciò che stavamo programmando. 

La scienza ha bisogno di serendipità.
Sapevate che importanti scoperte sono frutto di serendipità? Ebbene, uno dei pregi dello scienziato è la flessibilità, la capacità di saper individuare la casualità come dato necessario. In altre parole, la mente di uno scienziato deve essere abbastanza aperta e particolarmente ricettiva. 
La penicillina e i Raggi X sono conquiste fondamentali e del tutto... casuali. L'obiettivo era diverso all'inizio, la direzione tutt'altra, poi accade qualcosa di imprevisto che modifica lo scenario e il progetto si trasforma. Anche l'aspartame come dolcificante ha avuto questa origine.
Ecco, prendiamo quest'ultimo: il chimico James Schlatter si leccò il dito sfogliando un libro mentre era alla ricerca di un farmaco contro l'ulcera. L'aspartame era uno dei componenti utilizzati per sintetizzare il nuovo farmaco. Tutti i casi di serendipità nella scienza sono a dir poco sorprendenti. 

Sappiamo riconoscerla?
Ci è mai capitato di vivere la serendipità? Se il caso più eclatante fu quello di Cristoforo Colombo, che alla ricerca di una rotta verso le Indie Occidentali trova un continente sconosciuto, cosa che modificherà il corso della Storia, può capitare una cosa del genere anche nelle nostre vite. 
A me è capitato con il teatro. Stavo costruendo da tempo un progetto piuttosto ambizioso, una mia versione di Rumori fuori scena di Michael Frayn - spettacolo difficile perché veloce, con scenografia double-face e numerosi interpreti - quando mi venne fra le mani una bella edizione di Sogno di una notte di mezza estate, esattamente nel momento in cui uno dei protagonisti cominciava a mandare segnali di sofferenza per il progetto. 


Quando viene meno un attore, e per motivi futili, il morale è a terra. Il rischio è l'effetto domino, e di fatto dopo di lui due interpreti per motivi svariati chiesero di rimandare il progetto. Il passo successivo sarebbe stato o di cercare nuovi interpreti e iniziare da capo (dopo tre mesi di prove gettate al vento) o modificare completamente il percorso. 
Feci due più due, appellandomi al fortuito ritrovamento di quella commedia shakespeareana che solleticava il mio desiderio da tempo. Avevo acquistato alcuni manufatti per la scenografia che avrebbero potuto essere adattati, gli attori e le attrici che intendevano continuare c'erano, chiamai un paio di altri e mi avviai su un sentiero completamente nuovo. 
Può essere un esempio, ma probabilmente in molte altre occasioni possiamo imbatterci in casi di serendipità. Quella casualità buona con un pizzico di fatalità.

Vi è mai capitato di vivere un caso di serendipità? 

19 commenti:

  1. Onestamente no, non riesco ad associare questo concetto a nessun evento che ho vissuto.
    Però ho visto un film americano (una commedia romantica in effetti) intitolata proprio "Serendipity".

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    1. Ricordo questo film, una cosa leggerina e senza pretese, puro passatempo.
      Lì si parlava però di coincidenza pura e semplice. Almeno così mi pare di ricordare.

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  2. Oh ecco che il tuo post ha dato un senso sensato alla parola serendipità, perché credo che il senso che ne abbiano dato nel film dall'omonimo titolo sia meno calzante.
    Credo di aver avuto casi di serendipità quando alla guida ho sbagliato strada (mi è capitato più volte di farlo per davvero,non apposta) e ho scoperto posti molto belli che poi sono tornata a visitare in un secondo momento. E' giusto l'utilizzo della serendipità in questo caso?

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    1. Credo di sì, se il viaggio presupponeva una meta precisa che poi non si è più raggiunta. Ho una visione piuttosto "purista" di serendipità. Mi piace pensare che sia un mix di elementi mediante i quali accade qualcosa in grado di insegnare che la vita può anche non essere quel percorso già segnato, immaginato e programmato, ma riservi delle sorprese ogni volta stupefacenti. :)

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  3. Il tuo caso di serendipità è un grande esempio anche perché è frutto di eventi di un certo peso.

    Probabilmente tante personce fanno esperienza di serendipità con eventi meno eclatanti, da tutti i giorni, quindi non danno troppo peso alla cosa.

    Bella la storia della cognazione del termine. Mi ha fatto tornare alla mente il termine gaslighting a cui è stato attribuito il significato di manipolazione mentale a seguito delle vicende narrate nel dramma teatrale Gas light del 1938 e dei suoi successivi adattamenti cinematografici (uno dei quali vede anche la prima apparizione di Angela Lansbury).

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    1. Grazie per aver citato il fenomeno del gaslighting, perché non ne sapevo nulla.
      Ricordavo solo che il locale dove si esibisce la protagonista di Mrs Meisel si chiama proprio "Gaslight", probabilmente un riferimento al film del 1938.
      Voglio approfondire.

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  4. Mi è sempre piaciuta la parola serendipity, molto meno perdonami quella in italiano che è la prima volta che sento o leggo, certo da parte tua si tratta di una scelta. Trovo molto affascinante questo concetto che per la prima volta mi hai fatto ricordare sentii quando ebbi la fortuna di visitare il tempio della comunità di Damanhur in Val Chiusella e per una serie di associazioni il termine evoca in me sensazioni non gradevoli che ebbi durante e dopo quella visita. Tuttavia sono convinta del suo valore, anche se ora che ho appreso la sua etimologia o meglio la storia legata a questa definizione, devo dire che ho le idee più confuse, visto che ritrovare il proprio cammello e scoprire che è zoppo poco mi pare serendipitia ma semplicemente intuizione e capacità di leggere i segni. Ma i casi come li hai descritti tu succedono, eccome. Quando cerchi disperatamente di raggiungere un obiettivo e mentre non ci riesci ti accorgi che in realtà volevi qualcosa d'altro perché ti appare di fronte (ne parlo martedì da me di questo aspetto, credo sia legato alla serendipità) . C'è gioia nella serendipità, perché c'è la scoperta, l'improvvisa lampadina che si accende, la speranza che tutto ciò che c'è di bello non tocca scovarlo soltanto a noi ma prima o poi arriva. Buona domenica!

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    1. Sì, nell'originale inglese suona decisamente meglio. :)
      La storia del cammello sta a significare che non è facile leggere la realtà quando questa manda segnali diversi e particolari (tanto più che i principi di Serendippo vengono scambiati per ladri di cammelli, giacché sanno com'è fatto quello che è svanito, solo perché hanno letto indizi qua e là) e la serendipità è di fatto una bomba improvvisa, mai confondibile con la migliore delle coincidenze.
      Leggerò volentieri il tuo post di argomento assai vicino. Buona settimana!

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  5. Grande risorsa, la serendipità! Basta avere l'attenzione e l'apertura mentale giuste per non lasciarsi sfuggire le potenziali scoperte sotto il naso. La considero un'esortazione a tenere gli occhi aperti, perché la vita ci offre spunti di serendipità ogni giorno. :)

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    1. Non ne sarei così certa, sai? La serendipità finirebbe altrimenti per assomigliare alla coincidenza, che per quanto favorevole e fortuita, non muta il corso di un progetto, di una vita. Ecco perché è qualcosa su cui è stato interessante fare chiarezza.

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  6. Lo sai che ne ho sentito sempre parlare, ma non ne ho mai ben capito il significato? Cioè non ho mai approfondito. Ora, inv3ce, mi è molto chiaro e mi sono messa a pensare... Non riesco a rintracciare nella mia memoria casi di serendipità, nella mia vita, però devo farci caso, da ora in poi, perché come dice Grazia la quotidianità è piena di spunti di serendipità.
    Magari, semplicemente, non sappiamo chiamarla con il suo nome.

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    1. Pensa se, dopo aver perso i dati contenuti in quella chiavetta, qualcosa si mette sul tuo cammino e improvvisamente accade qualcosa di incredibile nella tua scrittura. Ecco, ti auguro di vivere questo tipo di serendipità.
      Progetto - improvviso cambiamento (in negativo) - incontro con nuova opportunità.
      Così messa, e parlo per paradossi, la perdita dei dati sarebbe perfino una fortuna. Vabbè, galoppo con la fantasia. :)

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    2. Proprio stamattina, nel mio blog, trovo un commento di Marco Lazzara al mio ultimo post, che ha molto a che vedere con quello che hai detto. 😁

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  7. Sono stata deliziata dallo scoprire grazie a te l'origine di questa parola, che, devo ammettere, mi fa un po' antipatia. Sarà per il film, sarà perché è tanto di moda. Però adesso che so che viene da Serendippo, mi sta un po' meno antipatica.

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    1. Pure a me si è spalancata una rivelazione sul mito dei principi di Serendippo.
      Insomma, un'origine non proprio banale. :)

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  8. I post-it, quei fogliettini adesivi senza lasciare traccia, sono un caso di serendipity in questo senso (cercare una cosa e trovarne un'altra): nascono dalla ricerca di un super adesivo conclusa male, per il super adesivo, ma che hanno portato all'innovazione degli appunti! :D
    Casi di serendipity (non mi piace la traduzione italiana, sembra sminuirne il valore) ne ho in continuazione, nel senso però più largo del termine, che non tutti i dizionari italiani riportano: non è solo scoprire qualcosa di importante mentre si cercava altro, ma anche cogliere l'occasione di eventi casuali che possono divenire rilevanti o simbolici, se riconosciuti. Che è proprio il caso del tuo Sogno di una notte di mezza estate, dato che non stavi cercando qualcosa e hai trovato altro, ma hai trovato altro che ti è stato d'aiuto quando hai compreso come.
    Ma io li chiamo sassolini da Dio, dove Dio è inteso come divinità in senso generico. ;)

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    1. Sì sì, mi ero imbattuta nella notizia del post-it inventati casualmente. :)
      Un po' tutte le invenzioni scaturite da serendipità si sono rivelate irrinunciabili.
      Mi piace la definizione "sassolini da Dio", ricordo che ci avevi dedicato un bellissimo post su Webnauta.

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  9. Avevo già letto da qualche parte l'origine di "serendipità" come un'invenzione di Walpole, ma ti ringrazio di avermi rinfrescato la memoria... di recente sto perdendo i neuroni a frotte. :) Associo la serendipità all'inaspettato soprattutto in rapporto alla natura e all'arte. Molti anni fa, lavoravo come impiegata in un ufficio dalle parti di Porta Venezia a Milano. Durante la mia consueta passeggiata in pausa pranzo, per puro caso mi inoltrai in alcune vie silenziose, dove il tempo sembrava essersi fermato e, passando accanto a un cancello, vidi una papera che mi fissava. Rimasi di stucco, mi accostai al cancello e scorsi dei meravigliosi pavoni all'interno del parco di una villa nobiliare. Scopersi poi che si trattava della villa Invernizzi, molto nota proprio per gli animali nel suo giardino. Gli Invernizzi hanno un altro possedimento fuori Milano con daini e altri animali. Fu un momento assolutamente magico, da rimanere a bocca aperta!

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    1. Direi proprio un momento poetico, Cristina!
      Inseriscilo in uno dei tuoi romanzi, perché è molto coinvolgente come descrizione.
      Sì, un bellissimo caso di serendipità, in effetti.

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