giovedì 20 agosto 2020

Fare teatro al tempo della distanza sociale.

Agosto si affaccia alla sua ultima decade, settembre è alle porte e con esso tutto quello che di solito si programma per un nuovo anno di laboratorio teatrale
Avremmo mai immaginato di dover pensare a un teatro in tempo di distanziamento sociale? Che poi questa definizione è erronea, si dovrebbe piuttosto dire "distanziamento fisico", perché la distanza nelle relazioni è di fatto impossibile, come ha dimostrato il lockdown e tutta l'inventiva venutane fuori. 

Al momento, la percentuale dei contagi sta nuovamente risalendo tornando ai dati di un mese fa, è evidente che gli assembramenti nei luoghi di vacanza stiano comportando delle conseguenze. Cosa significherà ciò in termini di aggravamento della curva epidemiologica non sappiamo, possiamo solo sperare che i numeri si mantengano entro una soglia tollerabile, tale da fare riaprire le scuole dal 14 settembre, con tutte le cautele raccomandate dal governo, e si spera tutte le attività collaterali, sportive e culturali.

Un laboratorio teatrale costruito sul distanziamento fisico. 
Il primo pensiero è: sarebbe possibile? In tutto il periodo estivo finora trascorso non sono mancati i confronti con altre realtà associative che si occupano di teatro per ragazzi. 
Alla base c'è la speranza che tutto fili liscio in termini di riapertura e mantenimento e la certezza di voler ricominciare, di sentire forte l'urgenza di tornare a fare laboratorio con i nostri allievi. Fare ripartire la "macchina" dopo mesi di stop garantirebbe la sopravvivenza delle associazioni e getterebbe le basi per un proseguimento delle attività interrotte. 
Noi maestri di recitazione ed educatori crediamo fermamente che una ripartenza sia auspicabile, oltre che doverosa, e che presupporrà una buona dose di fiducia e la ferma volontà di non far morire tutto quello che finora è stato costruito insieme. Da ciò possiamo solo sperare che le famiglie ci vengano incontro e accolgano questa sfida come faremo noi. 
Partendo dal presupposto di voler concretizzare un nuovo laboratorio, si pone il problema del fare
Il fare diventa essenzialmente rispettare le norme igieniche e il distanziamento.  E allora:
  • uso della mascherina
  • ingresso in sede contingentato 
  • cambio delle scarpe
  • misurazione della temperatura
  • sanificazione delle mani
  • posizionamento in sala rispettando il metro di distanza
Sono norme che ci allontanano da qualsiasi visione di un laboratorio teatrale, eppure le sole possibili. 

Il fare poi diventa la vera sfida, perché varranno tutte le regole che presuppongono il non avvicinarsi troppo, il non toccarsi. Sulle prime sembrerebbe impensabile, poi scopri che esistono moltissimi modi per realizzare un laboratorio di questo tipo, perché gli esercizi sono molteplici e tutti calibrati sull'attenzione verso il rispetto di sé e degli altri. 
  • consapevolezza dello spazio 
  • riflessione sul proprio "io" nello spazio
  • il monologo (anche in altra lingua) e il mimo come spazio personale
  • creazione di situazioni in cui io mi trovo a distanza dall'altro eppure interagisco
  • uso creativo di oggetti con i quali esprimo la mia individualità in rapporto all'altro
  • studio della dizione, giochi di parole, ecc.
  • costruzione di un proprio spazio scenico utilizzando la costumistica
  • costruzione di una propria maschera
E questa è solo una parte dell'ampio orizzonte che si schiude dinanzi al maestro e ai suoi allievi. 
Sperando di poter ospitare tre maestri esterni in altrettante lezioni specifiche, il panorama di amplia e, sempre rispettando le norme, si offre ai ragazzi la possibilità di immaginare scenari ulteriori. Uno dei maestri sarà un attore professionista attivo nella Commedia dell'arte, incontrarlo e imparare ulteriori tecniche servirà da trait d'union con il percorso iniziato lo scorso anno. 

E lo spettacolo?
Abbiamo lasciato in sospeso lo scorso anno l'allestimento di Notre Dame de Paris. Le prove erano a buon punto, le principali caratterizzazioni ormai delineate, poi lo stop improvviso. 
Il nostro desiderio è quello di portarlo finalmente in scena, magari rimaneggiandolo un po', reinventandolo, adattandolo alla situazione. Non è anche questa una sfida? 
I grandi maestri del passato, in primis Jerzy Grotowski, ci hanno insegnato che il teatro è paradossalmente proprio un problema. Grotowski ci ha detto, in pagine indimenticabili, che il teatro è la ricerca dell'essenza, la sua manifestazione dopo uno strenuo lavoro di costruzione senza orpelli, senza semplificazioni. Ci ha insegnato che il teatro è una fatica imprescindibile e per questo occasione di crescita, di progresso personale, fuori e dentro barriere immaginarie, una sfida per il maestro e per l'allievo-attore. 
La missione diventa adesso quella di realizzare questa visione, complessa eppure straordinariamente irrinunciabile, con dei ragazzi molto giovani, animati dalla passione per questa meravigliosa arte, e tracciare il solco di un ricordo forte.
Incrociamo le dita perché tutto questo diventi realtà. 

23 commenti:

  1. Direi che il lockdown italiano ha comunque dato risultati incoraggianti perché siamo riusciti ad evitare la diffusione. Certo, quando leggo di persone andate in vacanza in Croazia o in altri paesi europei e che tornano a casa con il virus penso che la cosa sia veramente scoraggiante e c'è da stare molto attenti.

    Per il teatro devi sapere che per quasi 30 anni ho lavorato con varie mansioni (assistente della direzione e segretario artistico) per teatri festival e fondazioni nella lirica, sinfonica musica da camera e danza in Italia e molto all'estero. Per quel che vedo mi sembra proprio che la situazione, almeno in Italia, sia in una crisi difficile e in alcuni casi anche drammatica.

    Pensa che negli anni '70 e '80 avevo visto molte performance di Grotowsky, un genio che come tutti i geni ha visto realtà che altri non vedono. Adesso serve innanzitutto dare delle priorità nel settore cultura e spettacolo altrimenti il settore rischia grosso. Parliamo, in totale, di un settore che impegna più di 60 mila persone più l'indotto. Penso anche a 60 mila denunce dei redditi, contributi pensionistici, tassazioni varie, contributi dello Stato...

    ...non voglio fare il pessimista che non sono, ma la vedo dura. Molto dura

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao, grazie per il tuo commento, in particolare perché conosci bene questo mondo da quello che leggo. È sempre bello imbattersi in chi è stato un lavoratore di lungo corso in un ambito complesso come quello artistico. Mi piacerebbe saperne di più, anzi se accetti di sottoporti a un'intervista per questo blog, fammi sapere e prendiamo accordi via mail.
      Dal mio piccolo, come insegnante di laboratorio ed educatrice di ragazzi a questa forma d'arte, anch'io la vedo molto dura. Quello che sento è - assieme ai tantissimi che come me sentono forte il desiderio di portare avanti un progetto a lungo termine come questo, una missione educatrice riservata ai ragazzi - nutrire la speranza di poter ricominciare, non rinunciare a priori, cercare soluzioni.
      Poi, sì, il mondo professionistico è un'altra cosa, al momento vive una realtà che esponenzialmente è diventata più problematica. Mi capita di riflettere su quanto poco conti in questo paese l'indotto dello spettacolo dal vivo, in particolare proprio del teatro, vastissimo e difficile. Di riflesso, anche noi piccole realtà contiamo meno di niente, e andiamo avanti finanziando le nostre attività grazie all'apporto dei laboratori, senza contributo alcuno da parte delle istituzioni, che equipara le enormi e le piccole realtà quanto a tassazione e obblighi vari.
      Anche se è dura, dobbiamo crederci, mai arrenderci.

      Elimina
    2. Le piccole attività come la tua sono, come dire, attività che considero a dir poco "eroiche" perché avete tutto sulle vostre spalle ma certo poi le soddisfazioni sono grandi. Al di là del covid virus l'Italia ha da sempre un problema atavico in questo settore: l'ingerenza e la presenza della politica (lo dico in generale). E quindi spesso dipende da chi ha in mano le redini della situazione.

      Se devi prendere contatto con un organizzatore locale che ha interessi veri e sinceri per la cultura diciamo che i progetti diventano realizzabili. Ma purtroppo in Italia anche in questo settore vige la legge della "convenienza". E cioè "Mi conviene aiutare e sovvenzionare una iniziativa? Quanto consenso potrò avere? Quanta visibilità potrà portarmi?"...e poi ancora "Mi conviene sovvenzionare una iniziativa che poi, passate le elezioni, saranno altri a goderne i risultati politici e non io?". Ognuno fa un proprio "clan" in ambito politico e locale. Sapessi quante volte ho fatto incontri di lavoro in questo settore in Italia e mentre parlavo e spiegavo cosa proponevo, prima ancora di capire di cosa si trattava il mio interlocutore (assessore alla cultura, direttore di teatro o altro) pensava: "Chi ti manda? Quanto consenso e quanto denaro potrà arrivarmi?".

      Diversamente all'estero, in Francia e Germania dove ho lavorato spesso in varie forme fra cui anche stage - lavoro, PRIMA DI TUTTO viene preso in considerazione il valore sociale e culturale delle proposte. CERTO, non voglio dire che l'Italia è l'inferno e il resto del mondo è il paradiso, ma l'Italia come al solito riesce a contraddistinguersi in peggio. In un teatro tedesco quando ricevetti il mio compenso nell'assegno che ho ricevuto c'era la firma del Sovrintendente del teatro e la firma del Presidente della Corte dei Conti locale. E questo perché spesso in Germania come in Francia non si scherza con i soldi pubblici, anche lì ci sono i "clan" ma non come in Italia.

      Concludo dicendo che sino a due anni fa l'Italia erogava lo 0,19% del PIL per tutto il settore cultura (cinema, musica, musei, teatro, danza, ecc.), la Spagna lo 0,65% del PIL, la Francia lo 0,72% del PIL, l'Inghilterra (dove non esiste un vero ministero della cultura perché in gran parte ci sono i privati) lo 0,75% sino al top della Germania con lo 0,82% e la Finlandia (dimmi te, la Finlandia) con un tondo 1% del PIL per la cultura...e così noi in Italia (che abbiamo inventato "il recitar cantando" con Monteverdi nel 1607 con "Orfeo ed Euridice") siamo all'ultimo posto in Europa e nel mondo.

      Non voglio scoraggiarti ma è chiaro che in Italia la situazione era già difficile prima del covid virus, figurati ora. Ma se anche persone come te dovessero gettare la spugna allora è finita e andremo tutti a guardare la televisione. Direi fai tutto quel che puoi fare e se trovi un interlocutore sensibile a sinceramente interessato allora a qualcosa arriverai di sicuro, ma che fatica e quanti ostacoli...
      Un salutone e sinceramente ti dico buona fortuna

      Elimina
    3. Ancora una risposta molto utile, te ne ringrazio. Guardando ai numeri, c'è da restare sconcertati.
      Riguardo ai legami fra teatro e politica, ricordo l'esperienza di Paolo Grassi a Milano. Ci sarebbe da raccontarla quella storia. Non solo portò il teatro alla classe operaia, allestendo teatri tenda, o promuovendo la visione degli spettacoli pagando viaggio e spuntino agli operai, ma rilanciò la Scala, fino a quando i tentacoli della politica non misero mano alla cosa, vista la grandezza raggiunta, e si arrivò a ingerenze anche molto gravi nella gestione artistica, il che portò quest'uomo alle dimissioni.
      È penoso, vergognoso che in Italia viga questo sistema.
      Realtà piccole come la nostra sono una goccia nel mare magnum di una realtà controversa, difficile, eppure per moltissimi irrinunciabile. Portare i ragazzi a mollare lo smartphone o i videogame, far loro evitare di bighellonare per strada senza far niente o peggio andare a bere o altro, è una missione troppo importante per gettare la spugna a prescindere.
      In passato, quando mi limitavo a gestire la Compagnia e producevo una commedia brillante ogni anno, cercavo degli sponsor per produrre gli spettacoli, ma era davvero poca cosa. Non mi sono mai rivolta ai politici locali, non ho mai voluto indossare un colore. Il mio teatro si fa con l'apporto di questa "missione educativa" - ma senza gravare troppo sulle famiglie - e con gli incassi degli spettacoli - tutto debitamente dichiarato e con tasse versate - che permette di tenere insieme l'intera macchina coprendone tutti i costi di produzione e mantenimento. Finora siamo andati bene così. Speriamo di poter continuare.
      Grazie ancora per i tuoi preziosi contributi.

      Elimina
  2. Beh, le passioni si vedono proprio nel momento delle sfide. Considerato il tuo grande amore per il teatro, penso che riuscirai in questa impresa.
    E comunque speriamo che stò benedetto vaccino arrivi presto così scompare ogni problema legato al covid ;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mesi fa sembrava che si potesse contenere il tutto in una manciata di mesi, ma i fatti stanno dimostrando altro. Sì, speriamo che il vaccino arrivi presto, noi nel frattempo dobbiamo far girare tutte le ruote.

      Elimina
  3. Penso che il teatro possa essere uno strumento straordinario anche per interpretare e inscenare la surreale situazione nella quale siamo stati catapultati: ha una vasta fenomenologia sociale cui attingere e infinite possibilità per rappresentare la comunicazione, i rapporti, le distorsioni dell'una e degli altri. Sarà per voi una bella sfida, ma sono certa che la passione la trasformerà in un'avventura in grado di darvi soddisfazione. E, in un certo senso, sarà su questo che dovremo lavorare anche a scuola, trovando un nuovo modo per costruire lo spazio educativo. In bocca al lupo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Immagino che la letteratura parlerà ampiamente di questa fase della nostra vita, romanzando ma anche raccontando tanta verità. E anche il teatro può farlo, sì. Speriamo di poter partire e ultimare il percorso. Io ce la metterò tutta.
      Il problema dello spazio di apprendimento a scuola è una vera incognita.

      Elimina
  4. Anche io stavo pensando che l'espressione "distanziamento sociale" non corrisponde alla situazione di fatto. Chissà perché non si è diffuso, invece, "distanziamento fisico"?

    Posso immaginare quanto il teatro possa essere una sfida, come lo sarà la scuola, in ogni caso. Nuovi approcci, in ogni caso, finiranno per arricchire l'esperienza e saranno utili anche quando - speriamo! - si potrà tornare a dedicarsi anche ad attività più tradizionali.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Essendo resiliente di natura, immagino che riuscire a fare teatro navigando in questo mare di incertezza sia anche un'esperienza straordinaria e bella. Davvero speriamo di sfangarla.

      Elimina
  5. Non ti nascondo che aspettavo da tempo il tuo punto di vista sulla ripartenza del teatro. E trovo una proposta ammirevole, che fa venire voglia di partecipare anche a chi con il teatro non ha mai avuto altro a che fare se non meditarlo e osservarlo, goderlo dalla poltrona di velluto. Vedo un grande potenziale espressivo in questa forma di rilancio strenua e ammirevole, specie per i ragazzi delle scuole. Se i loro istituti chiudono o stentano a ripartire, il teatro può offrire la risposta per una crescita che invece non può in alcun modo fermarsi. Un abbraccio, cara Luz. Avanti!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, Elena, per questa risposta assai incoraggiante. :)
      Essendo la mia attività legata al mondo dei ragazzi, molto dipenderà dall'apertura delle scuole e dal mantenimento delle norme di sicurezza, ma credo che valga per qualsiasi attività culturale o sportiva.
      Speriamo davvero di poter dare atto a questa cosa tanto bella.

      Elimina
  6. Bello che tu non parli dei "se" ma dei "come" di nuovo un grande isegnamento, la vita senza arte sarebbe davvero solo sopravvivenza. A presto per l'anno di laboratorio!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ecco un'altra mia grande sostenitrice. In quel cerchio vitale di ponti verso orizzonti sempre nuovi sei uno dei pilastri. Tvb

      Elimina
  7. Che bello leggere di tanta passione e voglia di ricominciare. Certo che è difficile. Io sono preoccupatissima per la scuola e per l'asilo. Desidero in modo viscerale che si torni in presenza, ma l'idea di gestire il distanziamento sociale mi sta già facendo venire un inizio di ulcera. Con un laboratorio teatrale non oso pensarci! Faccio davvero e di cuore il tifo per te e il tuo laboratorio. Tienici informati!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Speriamo davvero di non precipitare in un nuovo lockdown. Il rischio è quello di finirci noi di scuole e associazioni, pur restando aperte le attività commerciali. Essere insomma ritenuti dei focolai di propagazione del virus e null'altro. Ecco, speriamo di no. In bocca al lupo anche a te, Antonella.

      Elimina
  8. Che bello leggere questo post sul teatro! Mai come in questo periodo penso al mondo del teatro e dell'arte in generale, e a quello della scuola, e mi vieni subito in mente tu. Sono in contatto con gli attori che hanno interpretato il Diavolo nella Torre, e ogni tanto riguardo la locandina e le foto, e mi sembra che sia passato un secolo (invece sono soltanto pochi mesi).
    Sono piuttosto preoccupata anche per la scuola e la gestione dei mezzi pubblici, sarebbe terribile tornare a una Dad completa come in primavera. Focolai e contagi sono inevitabili, ma speriamo di riuscire a gestire il tutto al meglio con la collaborazione degli "uomini di buona volontà".

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie per il dolce pensiero. Anche a me sembra che fra il prima e il dopo, questo presente incerto, strano, sia passato tanto tempo. La nostra percezione delle cose è cambiata e ci troviamo immersi in un clima in cui non possiamo fare programmi a lungo termine. La questione scuola è realmente un punto interrogativo e penso ai problemi che deriverebbero da un nuovo lockdown. Misure estreme, che hanno messo in ginocchio economia, attività, ma anche famiglie. Si naviga a vista, importante è non demordere e mettercela tutta.
      Anche la Compagnia che mise in scena la tua opera sarà stata ferma, immagino. Molti si sono inventati anche corsi a distanza, coi miei ragazzi ho tirato avanti un po', sono stati bravissimi e tenaci durante la chiusura totale. Vero è che il teatro non può darsi in questa forma, o perlomeno solo in casi di emergenza.

      Elimina
  9. Penso che l'unica sia operare con le dovute precauzioni, forse la strada è lavorare pensando di convivere con il virus, visto che non possiamo permetterci il lusso di aspettare il vaccino. Con il teatro è possibile "inventarsi" una nuova rappresentazione delle opere in sicurezza, in fondo il pregio del teatro è anche questo, no? Poi con la tua passione potrai fare moltissimo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sto pensando a diversi modi di reinventare il nostro stare insieme, speriamo di poterlo realizzare e potercela raccontare un giorno come un grande trionfo.

      Elimina
  10. In effetti è una bella sfida e credo anche molto interessante. Mi piacerebbe leggere la tua esperienza che verrà a tal proposito. Teatro sperimentale alla massima potenza.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Incrociamo le dita che tutto vada a buon fine, non vedo l'ora di potermi mettere in carreggiata. Intanto, i tre maestri esterni hanno accettato di fare la loro lezione. Fra poco si comincia. :)

      Elimina
  11. La verità è che è un peccato vedere queste foto. I poveri lo lasciano aprire ma con la metà delle persone o meno, poi quando si tratta di ottenere la licenza di attività (licencia de actividad) per aprirlo non sono in grado di abbassare il prezzo poiché non riusciranno a convincere più persone a coprire le spese. Speriamo di poter andare avanti.

    RispondiElimina