lunedì 8 luglio 2019

Come si fa funzionare una pagina Facebook?

Dal titolo parrebbe che io sia una grande esperta in materia, invece non è così. 
Diciamo che col tempo e l'esperienza ho imparato quel che c'è da sapere, di base, se si decide di aprire una pagina Facebook. 
Ma chissà quanto devo ancora imparare. 
Un po' di storia prima, può aiutare a capire dove voglio andare a parare. 
Credo di aver aperto finora un buon numero di pagine e tutte per motivi differenti. 
Un tempo amministravo un forum, così avevo aperto una pagina afferente senza sapere nulla riguardo al saperla gestire, così durò solo qualche mese. Poi mi aprii una pagina che ebbe un certo successo, si chiamava Una stanza tutta per sé, interessava in particolare un pubblico femminile, perché mi divertivo a postarvi citazioni accompagnate da immagini molto belle della campagna inglese. 
Questa pagina fece in pochi giorni circa 3000 Like e andava a gonfie vele, poi... morì miseramente. 
Sì, perché nel frattempo il team Zuckerberg si era inventato una cosa che avrebbe sovvertito in maniera irreversibile il mondo delle pagine fb: l'aggiornamento dell'algoritmo che fece precipitare la visibilità di ogni post. 


In sostanza, se prima ogni aggiornamento della pagina compariva in automatico sulla home di tutti coloro che avevano apposto il proprio Like, da quel momento diventava necessario "interagire" con la pagina stessa, ossia, se gli utenti mettono il proprio Mi piace al post, commentano con una certa assiduità e soprattutto condividono i contenuti, allora la pagina continua a essere visibile, altrimenti, puf, scompare dalle home. 
Vi sarà certamente capitato, se seguite qualche pagina. Se siete abituati anche solo a mettere Mi piace al post, o a commentare, allora ogni aggiornamento vi compare puntualmente sulla home. 
Di base, essendo svanita la possibilità di ricevere visibilità a prescindere, ecco che questa deve essere invece costruita attraverso una gestione mirata della pagina. 
Qui ci viene in aiuto anche un altro esempio, la mia pagina Se io fossi Frida Kahlo, che aprii il 1° settembre 2014, quando iniziai le prove del mio spettacolo sulla pittrice messicana. L'intento era quello di attirare pubblico verso lo spettacolo, ma inaspettatamente divenne ben altro. 


Di pubblico feci una trentina di persone dalla pagina, ma di estimatori ve ne furono e sono a migliaia, attualmente 4062 provenienti da ogni dove. E dire che la trascuro un bel po', mi capita di sparire per mesi, ma se ritorno con un post azzeccato, ecco che attira centinaia di Like con una interazione di migliaia di utenti (il pezzo forte sono le condivisioni, in moltissimi condividono i post). 
Qui conta la notorietà del personaggio, ma bisogna anche usare qualche astuzia per rendere i post appetibili. Anche perché il lungo periodo di foto + citazione non poteva durare. 

Veniamo all'ultima mia "creatura". 
Era ormai tempo di aprire una pagina in modalità "aziendale" per la mia associazione. Carpe diem. Teatro e altre arti comincia a essere una realtà culturale consolidata, ma ha ancora molta strada da fare. C'è bisogno in particolare di ampliare le attività laboratoriali, non solo accogliendo sempre più giovani fra i 14 e i 18 anni, ma aprendo anche ai bambini (sarà la nuova avventura di quest'anno). 
Una pagina aziendale permette di targettizzare il pubblico localmente, in quanto è possibile sponsorizzare un determinato post e diffonderlo in una determinata area, scegliendo anche la fascia d'età del pubblico. Ogni visualizzazione può essere controllata e guidata, ma ovviamente non è gratis. La modifica all'algoritmo di cui sopra fu pensata non solo per filtrare notizie sulle home degli utenti ma anche e soprattutto per rendere le pagine remunerative alla società. 
La modalità aziendale permette la sponsorizzazione di un post a patto che si spendano almeno 27 euro, ahimè, con la pubblicazione del post per 9 giorni consecutivi. 
In sostanza, si tratta di quei post che vediamo comparire, siamo un pubblico selezionato dall'algoritmo, che conosce i nostri "gusti" e memorizza le ricerche che facciamo, ecco perché al momento sono sommersa di post pubblicitari di arredamento (mentre sono a caccia di un divano nuovo e ho appena acquistato una cucina). 

Tenere una pagina aziendale solo per sponsorizzare tre o quattro volte all'anno un post pubblicitario non avrebbe senso. La pagina deve attirare utenti, suscitare interesse, funzionare. Non illudiamoci neppure che i nostri amici e parenti ed estimatori delle nostre attività vengano sulla nostra pagina solo perché siamo particolarmente simpatici e ci vogliono bene. 
Gli utenti verranno sulla pagina solo ed esclusivamente SE sapranno di trovarvi contenuti piacevoli, interessanti, attraenti. Qui vengono le dolenti note. 
Nel mio caso - ma potrebbe riguardare tutti i tipi di attività "creative", come scrivere un libro, fare l'illustratore, ecc. - non posso aspettarmi di suscitare interesse se mi limitassi a postare immagini, album, notizie riguardanti esclusivamente le mie attività teatrali. 
Mi metto nei panni dell'utente medio. Per quanto possa stimare un regista che fa cose assai belle in palcoscenico, se dalla sua pagina mi propinasse di continuo notizie e immagini sulle sue attività, me ne stancherei facilmente. Ecco perché la pagina deve essere "trasversale"
Deve spingere l'utente a interagire, attraverso un Like, un commento, una condivisione. 
Nel mio caso significa fare un piano editoriale che spazi continuamente fra argomenti differenti, tutti affini a quello per cui la pagina esiste: ogni lunedì percorso su Anna Magnani, il giovedì intervista a un attore o drammaturgo o regista, il sabato sera link a un post sul teatro dal blog, e poi un almanacco delle date importanti, delle cartoline ben curate graficamente con relativa citazione del personaggio, album di nostri spettacoli, ritratti dei componenti della Compagnia, ecc. 

Le regole principali di un buon piano editoriale
1. non pubblicare troppi post, ne bastano uno o al massimo due al giorno, puntando sulla qualità di ciascuno;
2. selezionare sempre accuratamente l'immagine, deve essere bella, attraente;
3. coinvolgere il più possibile il pubblico con iniziative, interviste, contest, ecc.
4. pubblicare almeno un paio di video a settimana, caricandoli direttamente sulla pagina (i link da YouTube funzionano poco se confrontati);
5. creare qualcosa di periodico, un "appuntamento" settimanale attorno a un argomento;
6. individuare un orario del giorno in cui gli utenti sono più reattivi, di solito dopo le 18.

Ecco, le mie conoscenze in merito si fermano qui. Ho consultato diversi siti in questi mesi, e tutti mi portano più o meno attorno a questi principi importanti. 
Funzionerà? Ce lo dirà il tempo. 
Serve tenere una pagina? Beh, se pensiamo che il web marketing è ormai la condicio sine qua non di ogni prodotto presentato al pubblico, allora possiamo crederlo. 
Fondamentale che ci sia lavoro dietro, meglio se con un collaboratore, che aiuta a correggere il tiro e a farci uscire dalla presunzione di saper fare anche senza aiuto. 

Ora, se ancora non lo avete fatto, che aspettate a mettere il vostro Like qui? ;-)


E voi avete qualche altro suggerimento? Avete fatto esperienza di gestione di una pagina?

26 commenti:

  1. Interessante!! Infatti stavo proprio pensando che non ci capisco niente su questo nuovo format!! E sono una veterana in materia social. Rileggerò con attenzione il post.

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    1. Non riesco neanche a inserire il mi piace alla pagina ... che stress...

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    2. Ciao, poi ci sei riuscita? Benvenuta!

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    3. sì dal pc sì, ho cancellato la vecchia e rifatto tutto da capo. E ho iniziato a seguire 🤗 la tua pagina

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  2. Sacrosante parole! Io mi sono ritrovata con la pagina aperta in concomitanza con Instagram, che ho "acceso" alla dipartita di Google+. Però il tempo è sempre limitato e negli ultimi sei mesi ero concentrata in altro (curriculum, colloqui e concorsi...) Sto vedendo in questo periodo come spostare le persone che mi seguono dal profilo personale oramai alla pagina, e promuovere un po' la pagina. In molti si stanno spostando su Instagram però e in effetti quello mi dà anche più soddisfazioni, con gli hashtag giusti puoi raggiungere facilmente un nuovo pubblico senza spendere in sponsorizzate.

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    1. Anch'io mi sto accostando timidamente a Instagram, che da semplice contenitore di immagini e di "storie" a tempo, sta diventando un ufficio marketing perfino più potente di Facebook.
      Devo capire bene come ottimizzare. Il vantaggio è la velocità. Ogni post arriva molto più facilmente perché per altro la maggior parte delle persone che gravitano nel mio teatro sono su Instagram ben di più che su Facebook, che forse viene ancora percepito come "più impegnativo". In sostanza, Facebook sta scendendo di preferenza esattamente com'è avvenuto anni fa a forum e blog rispetto a Facebook stesso.
      Su Instagram devo pure capire come non spendere un capitale come invece mi richiede la Pagina Facebook.

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  3. La mia esperienza con la pagina del blog è molto altalenante: nei primi mesi è stato facile crescere progressivamente, poi, di colpo, da un paio di anni, i numeri si sono stabilizzati e ci sono periodi in cui pubblico post di poco conto che ottengono un certo riscontro, altri in cui gli stessi vengono ignorati completamente. Lo stesso accade con gli articoli più impegnati, senza che riesca a individuare delle costanti nella partecipazione o non partecipazione. Ciò che è certo è che anche la mia pagina, come molte altre, è stata penalizzata dall'algoritmo, ma la cosa che proprio mi fa arrabbiare è notare che, da quando è entrato in vigore, mi trovo disiscritta da pagine che seguivo e iscritta ad altre mai viste e, al contempo, questo succede ad alcuni iscritti alla mia pagina, cui talvolta mi viene richiesto da FB di spedire l'invito a cliccare su "mi piace" affinché possano visualizzare e gli aggiornamenti. Ora anch'io, come Barbara, a seguito della dismissione di G+, mi sono buttata su Instagram, ma è triste vedere che è più facile avere seguito con una foto immediata e con poche parole che con un articolo studiato e sudato, che in passato (e parlo di due-tre anni fa, mica del Medioevo) dava molte soddisfazioni.

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    1. Ahimè, è davvero avvilente, sì. Se pensi che sulla pagina Fb sono certa che se domani inserissi, faccio un esempio, un video sul dietro le quinte di uno spettacolo, con le ragazze che si muovono nel disordine, si truccano, i ragazzi che si sistemano il cravattino, ecc. ebbene, le visualizzazioni salirebbero a dismisura, così come i Like e magari commenti e condivisioni. Se invece facessi un bel post su "alcuni particolari del teatro contemporaneo", su cui dovrei lavorare per delle ore, sono certa che susciterebbe un interesse minimo, se non nullo, diciamo 100 a 1 con l'altro post. Sì, purtroppo accade esattamente così.
      Continuerò a riservare le mie riflessioni al blog, mentre la pagina dovrà puntare a una comunicazione veloce che attiri rispettando parametri anche "bassi", è inevitabile.

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  4. Sei una fonte inesauribile di informazioni! Certo è che... Io non che la posso fare. Ma chissà, un domani magari la tua esperienza mi sarà utile. Per ora grazie. E continua così!

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    1. Grazie, Antonella, quando vuoi, se ti posso essere d'aiuto, io ci sono. :)

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  5. Interessante esperienza. Più di ogni suggerimento guru o di esperti marketing o pseudo tali, le case study sono sempre le migliori fonti per apprendere perché raccontano di un'esperienza concreta. Io ho trovato difficoltà nel passaggio fra le pagine lavorative, dove andavo solo a sponsorizzate, alla pagine scrittorie.
    Resta il fatto che a tutt'oggi la pagina Facebook (e comunque ormai anche Instagram) resta fondamentale per promuoversi.
    Seguo alcuni scrittori che le loro pagine le hanno sapute gestire bene e hanno ottenuto degli ottimi risultati.
    Ma non basta aprire una pagina Facebook per ottenere risultati. Nemmeno postare qualche foto del libro. Io nella mia prima esperienza con il romanzo ho puntato tutto sulle emozioni del libro.
    La cosa assurda di molti è che promuovono un libro a scatola chiusa, guarda che bella copertina, toh leggiti la sinossi e compra. Ma così non c'è differenza fra un libro e un pacco di pasta. Anzi, la pubblicità del pacco di pasta è più interessante perché c'è lo storytelling: il grano, la casa nella natura, il piatto fumante a tavola.
    Ecco, i libri sono scatole di emozioni, passioni composte da personaggi vivi e io ho mirato proprio su questo, trasmettere le sensazioni che la lettura del mio libro può trasmettere al lettore.
    Ci sono riuscito? Beh, alcuni amici dicono di sì, io dico di no, perché anziché duemila copie ne avrei voluto vendere diecimila. Credo che però quella prima esperienza mi sia stata molto utile, perché mi ha permesso di capire alcuni errori e criticità fondamentali.
    Adesso dopo due anni di riflessione e studio credo di poter integrare a quel tipo di messaggio, qualcosa di più. Un passaggio non facile, perché lo scrittore deve mettersi in gioco in prima persona per superare i suoi stessi limiti. Quindi prima di un lavoro di marketing occorre una sorta di training personale, un'autoanalisi per andare oltre le proprie capacità. Questa cosa a uno come me, abbastanza introverso, fa parecchio paura, ma per fortuna sono uno che sa mettersi in gioco e con l'età ho sviluppato una insana propensione all'irriverenza e alla ribellione. Un'audacia che se dovesse andar male, la si può consolare con Marco Antonio: Bruto dice che Cesare era ambizioso, ma Bruto è un uomo d'onore. :P

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    1. Caro Marco, ho dato un'occhiata alla tua pagina e direi che dovrei imparare io da te.
      La pagina "Il Commissario Pietrasanta", che hai aggiornato fino all'anno scorso, è andata a gonfie vele dai numeri che vedo. Segno che hai saputo gestire bene la situazione.
      Vediamo cosa ha funzionato. Situato in alto c'è il post informativo sul romanzo, ben fatto, con più di 5000 Like e con 450 (!) commenti. L'ultimo post è del febbraio 2018, ironico, con bottone utile al coinvolgimento del pubblico. Immediatamente sotto un post dedicato a don Pino Puglisi, che trovo una scelta ottima, perché trovi modo di inserire un personaggio stimato e amato all'interno di una riflessione sul romanzo (o viceversa). Bello anche il post sulle Isole Eolie, con immagine molto attraente e il tuo commento sull'aver tratto ispirazione da queste isole per descrivere l'isola di Ventazze (75 Like, 16 commenti, 18 condivisioni, che mi pare siano buoni numeri). Precede questo post una cartolina ben architettata, con tanto di citazione dal romanzo e una strizzata d'occhio a chi legge, "ecco, vi racconto la verità". Non manchi di inserire un video, un focus on sul libro, inserito in un bello scenario.
      Tutto funziona molto bene, Marco, ergo puoi non solo permetterti di andare verso il piano editoriale di cui scrivevi giorni fa, ma hai in me un'attenta osservatrice, perché hai afferrato il "senso" del far funzionare bene una pagina.
      Bravo!
      P. S. Leggerò i tuoi romanzi, per altro. :)

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    2. Grazie Luana per i complimenti, ma ti posso confessare che non sono soddisfatto dei risultati. Avrei voluto incidere maggiormente e comunque ho commesso parecchi errori. 
Tutta esperienza utile che mi servirà adesso che mi appresto a tornare in scena.
      Ho intenzione di comunicare con ancora maggiore incisività. In questi due anni ho potuto studiare ed elaborare una nuova concezione del rapporto autore/lettore.
      Lo scrittore deve scrivere i libri, questo è lo scopo e questo è ciò che io vorrei fare, ma parto dalla consapevolezza che scrivere belle storie in un mercato di 60 mila novità editoriali e altrettante self non è sufficiente per farsi notare. Se si vogliono bene i propri libri, bisogna anche saperli comunicare.
      Un po' come se in un teatro gli attori si esibiscono su di una platea semi vuota. Saranno orgogliosi della propria performance, però la bellezza del teatro la si gusta quando una sala piena si emoziona per la storia raccontata e per la bravura degli attori.
      Lo stesso avviene quando lettori ti scrivono in privato confessandoti le emozioni che la storia ha suscitato. Si fanno selfie con il libro, o arrivano a filmare il tuo romanzo riposto nella libreria assieme ad altri romanzi importanti.
      Superare i limiti dell’attuale comunicazione, questo è il mio cruccio e questo è ciò che proverò a sperimentare. Almeno ci proverò.

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    3. E fai benissimo. Partendo da queste ottime basi, sono certa che amplierai ulteriormente il tuo pubblico. Io ti osserverò attentamente. :)
      Belle quelle metafore teatrali!

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  6. Eh sì, hanno cambiato algoritmi e infatti molte pagine sono scese tantissimo.
    Spingono alla sponsorizzazione, che vorrei provare sia su FB sia su INSTA.

    Moz-

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    1. Quindi ti vedremo presto su questi schermi anche da quelle parti. :)

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  7. Le pagine devono essere fatte da chi ha qualcosa di concreto da diffondere: una conoscenza, una passione, un’opera, un’attività. Ogni tanto mi arrivano inviti a mettere “mi piace” su ogni sorta di pagina: la sagra del cannolo, librerie a iosa, roba musicale, cose su cui nemmeno lontanamente vorrei essere aggiornata. Vedo un desiderio matto e disperatissimo di avere una “pagina” su Fb (non conosco né frequento Instagram) e poi ci sono utenti che hanno profili personali, pagina per il blog, pagina per il libro che hanno scritto, pagina per l’occhio destro, pagina per l’occhio sinistro... vabbè, scherzo un po’, però sono per le pagine di qualità e queste si contano sulla punta delle dita. Le tue lo sono!

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    1. Sì, imperversano molte pagine che evidentemente non hanno un piano editoriale. Infatti muoiono di lì a poco, facendo sentire anche molto abbattuto chi ci ha creduto. Senza queste regole di base purtroppo risulta del tutto un'inutile perdita di tempo.
      Mi hai fatto ridere troppo con quella pagina sulla sagra del cannolo. XD

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  8. Avere una pagina Facebook è inevitabile se si ha un'associazione culturale come nel tuo caso, o un'azienda. Spesso cerco su Fb, ad esempio, le trasmissioni tv in streaming. Le regole che hai pubblicato sono giustissime, a me sembra comunque un'impresa titanica. Non ce la potrei mai fare da sola, senz'altro non con il carico di lavoro (lavoro vero e proprio, studio, scrittura, famiglia...) che ho al momento. L'ideale sarebbe condividere l'impegno con altri che, nell'associazione, potrebbero occuparsi dei vari aspetti della filiera nelle pubblicazioni.
    Ho qualche dubbio invece sull'opportunità della pagina autore Fb, come scrivevo anche sul blog di Marco Freccero: mi sembra che il dispendio di energie non equivalga al risultato anche perché in teoria bisognerebbe aprire una pagina per ogni libro che pubblichi. Però è un'opinione personale in quanto non mi ci sono mai veramente messa d'impegno. :D

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    1. Diciamo che è meglio riservarsi delle aspettative non sempre in linea con l'impegno profuso. Io adesso, libera dal lavoro, ci metto tanto impegno, ma come andrà poi da settembre? Chi lo sa? Fortuna che i post possono essere programmati, quindi un paio d'ore di lavoro a settimana per prepararli e poi la pagina va da sé. Ma non sempre possiamo aspettarci che piaccia, ecco.
      Riguardo alla pagina autore, l'avrei pensata esattamente come te, ma poi ho visto le pagine di Marco Amato e mi sono ricreduta. Con i giusti ingredienti, possono funzionare benissimo.

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  9. A me la tua pagina piaceva già 😁. La faccenda algoritmo vale anche per i profili. Da un po' trascuro la mia presenza su Facebook e vedo che anche i miei post sono meno visti. D'altra parte comprendo la filosofia che sta dietro la scelta di questo algoritmo : se io interagisco mi merito interazioni e viceversa. Aggiungi che i contenuti di originali di qualità (Astenersi fake news) vanno per la maggiore ma occorre tempo e pazienza per produrli e hai le ragioni della mia stanchezza, come ho già motivato sul mio blog. I punti che hai elencato sono interessanti. Ci rifletterò. La mia pagina Elena Ferro autrice è solo in stand by. Chissà, magari dopo le vacanze mi torna il ghiribizzo 😺

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    1. Secondo me, con la tua creatività, potresti rendere la pagina più attraente, più "interattiva", ecco. Forse modificherei anche l'immagine della copertina. Tu hai messo la header del blog, che in quel contesto va benissimo ma non sulla pagina. Insomma, con un paio di cosette al loro posto e un piano editoriale settimanale, allora potrebbe decollare. :)

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  10. Prenderò sicuramente spunto dalla tue regole per la mia pagina FB. Come detto da altri tra algoritmi studiati a tavolino per cercare di farti spendere in sponsorizzazioni e la difficoltà di gestire il tutto non è facile creare contenuti di qualità, ma perlomeno bisogna provarci.

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  11. Io dopo diversi anni in cui bazzico su fb ti dirò che sono tra i quasi stufi delle pagine e soprattutto delle pubblicità. Forse perché da utente sono bombardata da mille richieste volte sempre a vendere, ottenere recensioni, mi piace e quanto al momento serva senza tenere mai conto del mio punto di vista. Infatti da tempo da due pagine sono scesa a una con sempre minore frequenza di aggiornamenti. Sarà anche che mancandomi il tempo non riesco più a creare contenuti nuovi e interessanti adatti, che l'algoritmo di fb non aiuta, che di concorrenza ce n'è a bizzeffe, ma di certo è anche colpa mia. Non appena capisco come funziona una cosa ecco che mi cambiano le regole, insomma fb è parecchio dispettoso. Però concordo con i punti che hai enumerato, tutti nessuno escluso. Metterli in pratica non è affatto semplice, ma di certo creare delle pagine di qualità porta sempre soddisfazioni. Complimenti per i numeri raggiunti, non sono per nulla da sottovalutare, anzi la dicono lunga sulle tue molteplici qualità.

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    1. Cara Nadia, si spera sempre di capire e mettere in pratica bene quello che si conosce, ma soprattutto di impiegare bene il proprio tempo. Hai ragione, ce ne vuole, e tanto, per far funzionare le cose. Se malgrado l'impegno la cosa non andrà, allora dovrò ripensare anch'io come te al tenere la pagina o meno.

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