venerdì 12 maggio 2017

Viaggio nel cinema che fu ("non fanno più i film di una volta")

Vi è mai capitato di pensare che il cinema non sia più quello di un tempo, per intenderci quello che abbiamo visto fino a circa venti o più anni fa? Quanto sono diventati ormai rari i film belli, le storie che hanno il coraggio di raccontare temi importanti mediante un linguaggio accurato nella sceneggiatura e in tutto l'apparato tecnico (regia, montaggio, fotografia, costumi, ecc.)?
A me appare evidente che fino a quando è stata utilizzata la pellicola, l'ormai compianto triacetato di cellulosa che aveva sostituito la celluloide, ci siano stati film belli, e da quando è nato il cinema in digitale, ormai ampiamente utilizzato, tutto sia cambiato. 
Dal fotogramma ai pixel, insomma, si è andati in tutt'altra direzione, irreversibilmente. 
Credo che il decennio dei Novanta sia stato indimenticabile. Molti dei film che ho amato rivedo ogni tanto, e rivederli te li fa guardare con occhi diversi, li apprezzi perfino di più. 
Qui proporrò quelli indimenticabili, degli anni Novanta, ovviamente rispondenti al mio personale gusto in fatto di generi. Per ogni film l'indicazione successiva è quella della regia, perché questi formidabili registi li hanno resi i film ineguagliabili che sono diventati. Va da sé che il parco-attori è eccellente in ciascuno. Accanto trovate le ragioni personali per cui si trovano in questa lista.



Balla coi lupi - Kevin Costner (1990). E' il film che mi ha fatto letteralmente innamorare dell'epopea dei nativi americani. Godibile in ogni aspetto, su tutti lo scenario delle grandi praterie americane. Storia struggente, finale aperto e commovente. Curiosità: la simpatia fra Costner e i nativi terminò non molto tempo dopo il film, quando lui cercò di acquistare delle terre sacre ai nativi per farci degli alberghi. Memorabile il finale, Vento nei capelli che urla il nome del protagonista per dirgli addio.





Lanterne rosse - Zhang Yìmòu (1991). Segna una svolta nel cinema cinese, che da quel momento arriva in occidente con questa mirabile storia di concubine ambientata negli anni Venti, per altro proibita nella stessa Cina. 
Yìmòu è un virtuoso, pertanto fa del colore rosso il leit motiv di tutto il film. Ricordo la sensazione di straniamento che ne ricevetti. Direi un film ipnotico.







Il silenzio degli innocenti - Jonathan Demme (1991). Capolavoro del thriller, assolutamente perfetto per la scelta di due mostri sacri del cinema mondiale, l'accoppiata Hopkins-Foster, che ne fece uno dei film più premiati di ogni tempo. La regia è convenzionale per molti aspetti, obbedendo alle più classiche regole del genere. I due attori protagonisti fanno il film. Memorabili molti momenti, compresi alcuni dialoghi. Su tutti, il "qui pro quo" di Lecter nel momento in cui patteggia con Clarice. Ne uscii piacevolmente atterrita.





Dracula di Bram Stoker - Francis Ford Coppola (1992). Una favola macabra e attraente, con una regia che ne fece uno dei capolavori di questo periodo fervido di produzioni. Ottimo in tutto, dai costumi alle scene, con quel tocco raffinato di Coppola nel racconto della Londra di fine Ottocento. Colonna sonora indimenticabile. Memorabile la scena del lupo bianco che si aggira fra le strade di Londra e lui, Vlad, che compare come dandy alla strenua ricerca di Mina.




Gli spietati - Clint Eastwood (1992). Nei primi anni Novanta si apre un filone western molto interessante e questo film ne è il capofila. Eastwood è uno dei protagonisti e firma la regia. Non è nuovo in questa veste, la sua esperienza è di lungo corso e qui sceglie un racconto che non teme di adoperare i tempi lunghi, sulla falsariga delle vecchie pellicole di genere. La sua regia anzi diventa tipica, nel tempo facilmente riconoscibile. E' generoso nel racconto, che diventa un'epopea, non tanto uno sguardo sulla verosimiglianza dell'epoca ma un tributo al vecchio cinema d'autore. 




Schindler's list - Steven Spielberg (1993).  Soggetto raccontato mille volte, ma Spielberg ne fa un film del tutto originale. Sceglie il bianco/nero, anzitutto, e si concede il virtuosismo della "camera a spalla". Rare le inquadrature a camera fissa, ogni sequenza è girata andando dentro le cose. Il senso è portare lo spettatore a un'esperienza "totale" nel dramma dell'antisemitismo tedesco. Memorabile la lunga sequenza dello sguardo di Oskar Schindler che guarda da un colle il rastrellamento del ghetto, mentre cerca di non perdere di vista la bimba dal cappotto rosso.





Lezioni di piano - Jane Campion (1993). La Campion è regista raffinata e racconta questa storia fondendola col paesaggio in cui è immersa. Qui tutto concorre perché si crei un confronto tra gli spazi della Nuova Zelanda, la spiaggia battuta dal vento e dalle onde dell'oceano - su cui pianoforte, madre e figlia vengono lasciate - e l'intimità degli spazi chiusi, soffocanti per la protagonista. Memorabili la colonna sonora di Michael Nyman e la scena della caduta in mare di Ada, verso la fine del film.



L'età dell'innocenza - Martin Scorsese (1993). Un regista che non ha mai smentito il proprio talento. Qui sceglie di raccontare il romanzo più noto di Edith Wharton dandogli un taglio estremamente raffinato, con stacchi di macchina sui dettagli - scelta che adoro in ogni film - che diventano una sontuosa ostentazione. Lo dichiara in ogni sequenza e mi piace questa onestà. Il film pertanto diventa un racconto su due livelli, la storia dei due protagonisti ma anche il racconto di un mondo, di come era realmente fatto.
Memorabile la scena della scommessa che Newland fa con se stesso, guardando Helen rivolta verso il mare. Se lei si volterà prima che una barca a vela doppi il faro, lui si farà avanti. Lei, ovviamente, non lo fa. 




Nel nome del padre - Jim Sheridan (1993). Sheridan si era già fatto notare con "Il mio piede sinistro" e sceglie lo stesso interprete per questa storia a tratti epica. Sono anni in cui il tema del terrorismo dell'Ira è pressante, qui è raccontato con una regia "nervosa" ed efficacissima. Memorabile la scena della dichiarazione di innocenza di Conlon e il suo uscire dalla porta principale del tribunale. 







Il postino - Michael Radford e Massimo Troisi (1994). L'ultimo film di Troisi, che moriva pochi giorni dopo le riprese e non lo vide mai concluso. Belli gli scenari, dolente l'interpretazione di Troisi, che strappa una lacrima sul finale. Memorabile la scena in cui l'umile postino impara la parola "metafore".






Forrest Gump - Robert Zemeckis (1994). Una di quelle "pennellate", dalla sceneggiatura a ogni sequenza. Zemeckis arrivava dal grande successo di "Ritorno al futuro" degli anni Ottanta, e aveva avuto un momento non proprio felice con "La morte ti fa bella". Accetta di firmare la regia di una storia che si arricchisce di alcune opportunità nuove nel cinema, quella di usare la tecnica CGI, che permette di far incontrare virtualmente il personaggio con Kennedy e John Lennon. Memorabile la scena iniziale, la piuma che lentamente scende nel suo svolazzo fino a raggiungere Forrest. 





Dead man walking - Tim Robbins (1995). Il capolavoro del Robbins regista, decisamente. Il tema è difficile: la pena di morte, il dubbio circa la sua legittimità. La scelta è quella di non edulcorare la storia, far entrare lo spettatore nell'orrore dell'omicidio, e poi tirarlo fuori e metterlo dinanzi al dilemma se sia giusto o meno uccidere per iniezione letale uno spietato assassino. Eccellenti gli interpreti. Mirabile la scena in cui si svela la colpevolezza del protagonista, e certamente anche quella in cui compie il suo ultimo cammino.




American beauty - Sam Mendes (1999). Un film che sorprese tutti, che strizza l'occhio al celebre "Lolita" di Nabokov, indecifrabile nel suo genere, spiazzante. Consegnò Kevin Spacey all'olimpo dei grandi attori, e di fatto credo che nessuno come lui avrebbe potuto interpretare il protagonista, che oscilla fra il noioso esponente della middle class americana e l'uomo nei pensieri del quale avviene tutta una rutilante rivoluzione, fino all'inatteso finale. Memorabile, ovviamente, il finale. 



Mi fermo qui, perché quelli in elenco sono i film a mio parere perfetti. Molte altre produzioni di quegli anni mi piacquero, ma queste sono quelle che rivedo riassaporandone ogni passaggio.

Cosa pensate di questo decennio perfetto in fatto di cinema? 

22 commenti:

  1. Di Balla coi lupi non riesco a dimenticare la scena in cui gli indiani, al passaggio dei bisonti, uccidono solo quelli di cui effettivamente hanno bisogno per sfamarsi e per ricavare suppellettili utili alla sopravvivenza ( copertura dei tepee ecc. ). Il tutto dinanzi an un allibito, civile, uomo bianco...

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  2. Su L'età dell'innocenza ho fatto la tesi, quindi sono molto di parte, lo adoro, ma in quel decennio Scorsese ha tirato fuori altri film memorabilissimi, per non parlare di Tarantino e Burton! :)
    American Beauty invece è stato il mio ultimo, vero, grande amore cinematografico, probabilmente quello che ha fatto nascere la mia insana passione per il mondo del Cinema.

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    1. Invidio molto quelli che hanno una formazione in fatto di produzioni cinematografiche. Io all'epoca collezionavo il mensile "Ciak", non so se ne hai sentito parlare, e quindi ero molto informata a riguardo.
      Questa tesi su L'età dell'innocenza mi piacerebbe molto leggere. Ci sono stralci o brani in rete?

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  3. Ho provato anch'io a fare la lista dei miei tredici film favoriti degli anni '90, per vedere cosa veniva fuori. Eccola, in ordine cronologico:
    "Léolo" (Lauzon, 1992), "Szamanka" (Zulawsky, 1992), "L'amant" (Annaud, 1992), "Thalassa, Thalassa" (Dumitrescu, 1994), "The House" (Bartas, 1995), "Angela" (Rebecca Miller, 1995), "Tierra" (medem, 1996), "Of Freaks and Men" (Balabanov, 1998), "Dark City" (Proyas, 1998), "Los amantes del Círculo Polar" (Medem, 1998), "Exixtenz" (Cronenberg, 1999), "Eyes Wide Shut" (Kubrick, 1999), "L'humanité" (Dumont, 1999).

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    1. Mi rendo conto che diversi me ne sono sfuggiti.
      Anch'io reputo "L'amante" di Annaud uno dei migliori, per altro.
      Mi sono dimenticata "Quel che resta del giorno", per dirne uno.

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  4. Eh, cara Luz, hai fatto una lista niente male. E' vero: sono gli ultimi film davvero... epici, diciamo grandiosi. Era un altro modo di fare film, dialoghi e scene particolari (anche di raccordo, che nessuno ricorda mai).

    Moz-

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    1. Tu che sei un nostalgico dei tempi andati... mi puoi capire. :)

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  5. Hai elencato una serie di film che ho visto quasi tutti (apprezzandoli, beninteso) e quindi posso solo essere d'accordo. Penso anch'io che l'eccesso di CGI ha portato a un'appiattimento, però la colpa è di chi riempie i cinema... Perché Hollywood dovrebbe rischiare film impegnativi quando la massa predilige effetti speciali a go go e zero sceneggiatura?
    Comunque il cinema attraversa queste fasi stanche, speriamo che arrivi presto la controtendenza e il ritorno alla profondità a discapito dell'attuale superficialità.

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    1. E' come un serpente che si morde la coda, in realtà.
      Il fatto è che sono le produzioni che dovrebbero "educare" le masse alla qualità. Invece offre quella che massa fagocita facilmente, non si impegna come un tempo. Perché, ricordiamolo, quei film facevano grandi numeri di pubblico.

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  6. Tutti visti. Alcuni li ho amati molto,come Lezioni di piano, American beauty, Gli spietati. Anche gli altri comunque bellissimi. Io avrei messo anche Americani e Carlito's way con Al Pacino.

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    1. Beh, non dubito che i miei gusti non coincidono spesso in toto con quelli altrui.
      I gusti maschili comunemente convergono verso trame più "forti", in effetti. Sai che mi sono dimenticata "Gli intoccabili"? Ma come ho fatto?!

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  7. Bella lista. Visti tutti e apprezzati alla stessa maniera. Con una preferenza per questi: lanterne rosse, Dracula, Schindler's list, lezioni di piano e American beauty. Prima ero una frequentatrice assidua di cinema, poi le vecchie abitudini hanno ceduto il passo alle nuove esigenze (figli). Ma adesso che potrei reimpossessarmi di uno dei miei interessi preferiti, non riesco a trovare film degni di essere visti, quelli per cui valga la pena organizzarsi per tempo.

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    1. Può capitare di tornare alle vecchie passioni e non trovare "humus", in effetti.
      Oggi c'è davvero penuria di Bellezza sul grande schermo.
      Non ho visto "La la land", che spero di vedere presto, e che pare ricalchi un po' questo gusto ormai retrò per il fare buon cinema.

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  8. Li ho visti tutti tranne Dead man walking in quanto patisco molto con i film sui condannati a morte di qualsiasi epoca, e a stento sono riuscita a vedere Il miglio verde pur non osando guardare le scene più terrificanti. Che dire? Sono film con registi e attori di altissimo livello. Quando penso a questa generazione, mi viene istintivo pensare a De Niro e Al Pacino, quest'ultimo attore strepitoso anche nei grandi ruoli shakespeariani.

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    1. Eh sì, basti pensare anche solo a Il mercante di Venezia. Spettacolare in quel ruolo.
      Peccato che tu non riesca a vedere quel film. Rispetto a Il miglio verde decisamente più crudo, più "brutale", ma davvero ben fatto. Una volta mi venne in mente di proporlo in una terza media, ma poi mi resi conto che non sarebbe stato il caso.

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  9. Interessantissimo questo post e pieno di spunti per future visioni!
    Io non so se i "film di una volta" siano meglio di quelli di adesso, forse non sono abbastanza esperta. Sicuramente i nomi che hai fatto sono celebri, ma chi lo sa cosa diranno di questi primi decenni del 2000 fra cento anni. Giudicare il proprio tempo è difficile, forse fra vent'anni potrò guardarmi indietro e realizzare che si, qualcuno aveva letto bene fra le righe.
    In questo periodo, però, mi stavo giusto tormentando su un dubbio che si avvicina un po' ad alcune affermazioni nel tuo articolo. Hai portato dei film che, spesso e volentieri, hanno inquadrato bene una realtà storica. Mi chiedo se oggi qualcuno ci sia riuscito e chi. Perchè leggo libri bellissimi ma spesso non mi ci ritrovo del tutto. In particolare in riferimento all'Italia, quella di oggi, ma scevra di tutti gli stereotipi. Una storia vera, diciamo. Hai qualche consiglio da darmi?

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    1. Ahimè, non me ne vengono in mente di tali da poterti suggerire. O perlomeno non strettamente legati alla contemporaneità. Comunque...
      Anzitutto, esiste tutto un filone-commedia che mette in scena la quotidianità più comune, basti pensare al film sullo scambio dei telefonini fra coppie e tutto quello che ne consegue. Non sono generi che guardo, intanto perché comunemente il cinema italiano non mi piace, poi perché non c'è profondità in quelle storie.
      Credo che comunque qualcosa si possa salvare in alcune produzioni.
      I film di Moretti, più o meno tutti. Il mio preferito è stato "Caro diario", ma ho apprezzato anche "La stanza del figlio" e "Caos calmo".
      I film di Tornatore, che però ricalcano più un genere poetico-onirico-romantico.
      Uno che mi è piaciuto (avendone apprezzato anche il libro) è stato "I giorni dell'abbandono" di Roberto Faenza.
      I film di Bertolucci, tutti.
      Pare che Virzì sia uno bravo, conviene vederne qualcuno.
      I film di Paolo Sorrentino, se apprezzi il genere.
      Il bel "La finestra di fronte" di Ozpetek.
      Tutti i film di Mario Martone.

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  10. il cinema per me è una macchina del tempo, vado avanti e indietro e c'è sempre qualcosa di bello o di interessante. Negli anni '90 ero fra i trenta e i quaranta, quindi avevo già alle spalle tante cose. Ti scrivo i film che mi hanno fatto appassionare al cinema: Il settimo sigillo (Bergman), La strada (Fellini), Moby Dick (John Huston), tutto il resto è venuto di conseguenza. Al cinema, Tarkovskij e Kurosawa. E prima ancora Paperino con gli orsi del parco :-) Negli anni 90 tampinavo Herzog e Wenders, e Peter Weir: tutti e tre oggi felicemente in vacanza, magari un po' scoppiati (chi più chi meno). E Bertolucci, e Kubrick.

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    1. Ho scorso il tuo blog (quello che hai chiuso, peccato!) e ho letto qua e là recensioni, osservazioni e approfondimenti che rivelano un'ottima conoscenza del cinema da parte tua. Qui citi gran parte della crème di tanto cinema che possa definirsi tale.
      Mi fa piacere leggervi Wenders, Kurosawa, Fellini, e i alcuni altri che hanno lasciato tracce profonde di sé. E quel Peter Weir che amo particolarmente perché fra le molte produzioni ha diretto magistralmente l'amatissimo L'attimo fuggente!
      Col tempo, se ti andrà, sarebbe bella una sorta di intervista/dialogo in cui si discetta di cinema. Fra blogger a volte sono possibili collaborazioni che si sviluppano dal dialogo e il confronto e offrono post molto interessanti.

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  11. Io amo il cinema e devo dire che non c'è anno che non mi abbia dato almeno un film da amare. Certo, quest'anno ho guardato poco o niente, per ovvi motivi, ma La la land credo che me lo ricorderò. Alcuni dei miei film preferiti sono invece vecchissimi (l'altra sera ho rivisto per la millesima volta "come sposare un milionario"...) quindi non riesco ad avere un periodo preferito, al massimo dei registi preferiti. I film che hai citato li ho amati molto anch'io. Mi spiace solo che Costern si sia perso come regista e un po' anche Yimou che dopo il bellissimo Hero mi ha propinato polpettoni inguardabili...

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    1. Per fortuna di tanto in tanto spunta ancora qualcosa che emoziona. La la land non l'ho ancora visto, ma solo le musiche fanno sognare, quindi immagino.

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