martedì 9 aprile 2024

Cicale o formiche?

Negli ultimi anni nelle scuole si è diffusa sempre più la pratica dell'educazione finanziaria. Vediamo di che si tratta. 
Promossa dall'OCSE e afferente al Dipartimento del Tesoro, fu individuata nel lontano 2005 come percorso trasmissibile in progetti scolastici.
Devo ammettere che non mi fu da subito simpatica, mi sembrava prematuro parlare a bambini delle elementari e poi ragazzi delle medie di vile denaro. Anche perché ci sono spesso banche - Banca d'Italia in primis - dietro il supporto a questi progetti. 
Se invece la consideriamo opportunità di capire non solo come funziona il risparmio ma anche quale valore dare al denaro e come sono organizzati in grandi e piccoli sistemi in cui circola valuta, allora ci può stare e anzi è un'ottima pratica. Insomma, mi sono ricreduta. 
Quando siamo venuti a contatto col denaro e il suo valore? Tentiamo una cronistoria. 
Nella mia famiglia d'origine non c'è mai stata l'abitudine della "paghetta". Eravamo una famiglia monoreddito con tre figli e la cosa sarebbe stata impossibile, a maggior ragione pensando che si fecero grandi investimenti: costruzione della casa e studi universitari di due figlie, una delle quali visse fuori casa con tutte le spese occorrenti. 
Nonne e zii avevano l'abitudine di regalare qualche soldino a Natale o al compleanno, poca roba ma sufficiente a comprarsi qualche vizietto, come lucidalabbra e giornalini per ragazze, uscire con gli amici per una pizza e altre cose semplici semplici. Per fortuna non eravamo nell'era digitale e pertanto, se pure c'era quell'innata competizione fra ragazzine e ragazzini ad avere una felpa di marca o un bel jeans oppure da bambini comprare un vestitino nuovo alla Barbie, non c'era quella sofferenza e quell'atteggiamento incontentabile di oggi. Siamo stati fortunatissimi. 

Sono stata fin da subito una bambina "risparmiosa" e avveduta. Mai mi è piaciuto sprecare e questo mi ha permesso, nel tempo, di avere sempre un gruzzoletto e potermi permettere qualcosa di buono. 
Per esempio, a 18 anni mi feci un regalo, un bellissimo cappotto visto in una vetrina a Cosenza. Avevo indossato da sempre giacconi e giubbini sportivi e avevo il grande desiderio di comprare il primo cappotto. Ricordo il suo prezzo: 200 mila lire circa. Nel 1989 era una discreta cifra e lo potei comprare perché a un mio fondo risparmiato per anni, che ammontava a circa 150 mila lire, mio padre aggiunse 50. Insomma, se non fosse stato per il mio risparmio, non me lo sarei potuto permettere. 
Fra adolescenza e prima giovinezza fu sempre il mio stile, fino all'epoca in cui mi sposai. Fummo una famiglia monoreddito e con uno stipendio medio per quasi cinque anni e mantenere una casa in affitto (600 mila lire) più due macchine e bollette di casa ci poneva sempre sul limite (nel frattempo io facevo concorsi e prendevo una specializzazione in Vaticano). Non potevamo permetterci praticamente nulla di più dello scendere in Calabria e appoggiarci dai nostri genitori in estate e durante le feste (e come sempre accade, oggi a ricordare quegli anni così semplici e belli verrebbe da dire se non stia nella semplicità la felicità vera). 
Quando cominciai ad avere le prime supplenze e vissi poi i miei anni di precariato, potemmo finalmente permetterci un mutuo e comprammo un appartamento. Sarebbe stato impensabile se non avessimo risparmiato per crearci una base su cui avviare il difficile progetto di un acquisto. 
Anche perché, diciamola tutta, scegliere di vivere vicino Roma da una Calabria in cui i prezzi sono praticamente la metà, era già di per sé impresa ardua e coraggiosa. 


Questa sintesi per dirvi che appartengo alla schiera delle formiche
Non scenderò nei dettagli di come si sia evoluta la mia posizione economica, benché tuttora sia comunque impegnativo pagare un grande mutuo su una casa in collina e mantenerla. 
Essere formiche significa possedere quella tendenza a mettere da parte il denaro piuttosto che spenderlo tutto. 
Conosco cicale davvero estreme in questo. Persone che si fermano nell'esatto momento in cui i soldi sono finiti (alcuni non si fermano neanche allora e accumulano debiti facendo cose al di là del proprio potenziale economico). 
Conosco cicale simpatiche, che hanno scelto di non acquistare una propria casa o avere un'unica automobile e nel frattempo investono in viaggi attorno al mondo e in libri. 
Conosco cicale che purtroppo trasmettono valori sbagliati ai propri figli e acquistano senza ritegno come se avessero un grande potenziale economico, restando sempre pericolosamente sulla soglia. 
Conosco pure formiche, ma della categoria di coloro che hanno risparmiato in maniera estrema tutta la vita per poi vedersi dilapidare il proprio piccolo patrimonio da figli senza scrupoli. 

Esiste davvero un modo perfetto di fare?
Pur dalla mia esperienza di formica direi "equilibrata", ne dubito. Per esempio, mi accorgo oggi di aver fatto forse troppe rinunce. Forse avrei potuto fare qualche viaggio in più una ventina di anni fa, quando ebbi i miei primi stipendi. Mi pento di non aver visto ancora Londra o le capitali del nord Europa o l'Egitto, anche con viaggi mordi e fuggi. Insomma, ho tanto da recuperare.
È stato inevitabile passare per spilorcia in determinate circostanze, ma ho bellamente ignorato. Non ho mai fatto mancare un pensiero ai più piccoli né alla famiglia nelle circostanze importanti, ma non ho distribuito danari come si usa al sud, piuttosto ho preferito scegliere un libro o altri regali utili. Non ho mai ceduto a "vizi" e comodità costose, come prendere l'ombrellone al lido piuttosto che piantare il mio dove mi pareva e piaceva. Acquisto del vino al massimo di una ventina di euro a bottiglia e per regalarlo. Sulla mia tavola può bene esserci del vino buono locale e sto alla grande così. 
Aspetto i saldi per procedere coi miei acquisti di abiti e accessori. Raramente compro fuori dai saldi.
Questo mi permette di risparmiare dal 30 al 40% minimo sulla spesa totale, che non è poco. 
Insomma, benché i tempi siano decisamente cambiati rispetto a un ventennio fa, ho conservato la mia anima "formica" e posso dichiarare che non mi manca nulla. 
Le cicale fanno fatica a capire gli sforzi e i sacrifici che sottendono il possedere beni o poter fare un viaggio di certo tipo. In generale, se sei sprecona sei più simpatica rispetto all'essere prudente e non strafare. Ma ho accettato la mia parte di "frizioni" in tal senso. L'importante è saper fare sacrifici "generativi", l'opinione altrui lascia il tempo che trova.

Orbene, voi cosa mi dite, siete cicale o formiche? Raccontatevi un po', vi leggo molto volentieri. 

20 commenti:

  1. Devo dire che un po’ mi puzza di condiscendenza statale e castale verso un popolo impoverito a causa loro, come dire: “Rassegnatevi a essere poveri perché i nostri stipendi devono essere i più alti d’Europa”. Detto ciò, l’educazione finanziaria è sicuramente utile. Aver coscienza del proprio patrimonio e determinare le spese mensili in base al reddito è qualcosa che non viene innato poiché la tendenza della nostra natura è quella di soddisfare qualsiasi desiderio. Da un certo punto di vista, sei la dimostrazione che le circostanze della vita sono già maestre.

    Anch’io sono formica ma non troppo. Nel senso che agisco, come hai raccontato nel caso del cappotto, in funzione di ciò per cui voglio spendere. Ad esempio, ho speso un po’ per una postazione computer dove, se ho l’impulso a scrivere, posso sedermi e partire in pochi secondi, senza dover aspettare cric crac da computer lento. Su quest’onda, ho fatto anche la spesa di un telefono con buona batteria (non più di 300 euro comunque) per il lavoro.
    Per certe cose non bado a spese se so che c’è un ammortamento in termini di utilità e miglioramento della vita, come ad esempio spendo per cene in compagnia... capiterà una volta al mese, ma in quelle situazioni non voglio pensare ai soldi. Per il resto, dei beni di prima necessità (caffè, detersivi, dentifricio, ecc.) faccio scorte quando trovo offerte. Mi sono costruito un guardaroba essenziale e non compro più vestiti, tanto faccio l’operaio e non ho bisogno di vestire diversamente ogni giorno.

    Mi dispiace per chi ha qualche dipendenza, tipo gioco, fumo, droga, prostitute. In questi casi non c’è educazione finanziaria, famigliare o scolastica, che tenga...

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    1. Diciamo che a bambini e ragazzi si insegna più che altro la "nomenclatura". Cosa significa risparmiare oppure cos'è un assegno, ecc. Se di fatto può essere inteso come orientato verso un modo giusto di gestire il denaro, allora è utile, ma solo il tempo potrà dirlo. Il limite di tanti progetti scolastici è quello di essere apparentemente perfetti e poi, forse perché malgestiti, è difficile che si concretizzino sulla formazione degli alunni.
      Capisco il tuo investimento su un pc veloce, fu fatto in casa mia un decennio fa. Io scrivo su un portatile Mac da 1300 euro, ma lo comprai mettendo assieme due anni di bonus docenti cui aggiunsi le 300 euro. Non mi piaceva l'idea di spendere tutti questi soldi in un colpo solo né prenderlo a rate infinite (che sarebbero andate ad aggiungersi a tante altre rate, mutuo compreso). Se pensiamo alla Carta del docente, si può dire che m'è venuto quasi gratuito.
      Riguardo alle cene, anche a me capita di fare questo "investimento", perché la penso come te, il consolidamento dei rapporti d'amicizia è fondamentale. Certo non tutti i fine settimana (ecco, da cicala quale sono, non mi sfiora il pensiero di uscire a cena fuori tutti i sabati, e spendere dunque 300/400 euro in cene ogni mese, in due), piuttosto mi piace anche invitare a cena. Si generano abitudini, scambi, uno stare insieme sempre costruttivo.
      Riguardo alla dipendenza da vizi, penso a chi spende circa 300 euro al mese in sigarette. Ecco, questo è uno spreco immane, in fatto di salute e denaro, che non comprenderò mai.

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  2. Formica da sempre, anzi, a volte devo quasi impormi di spendere quando davvero ho bisogno di scarpe o vestiti nuovi perché quelli che ho sono usurati in modo indecoroso.
    In generale trovo inutile spendere troppo in base alle proprie possibilità. Per dire: amo i libri, in particolare le monografie d'arte, però non spenderei mai otto / novecento euro per una copia anastatica di un codice miniato o una stampa giapponese originale. Per un libro o una stampa il mio budget massimo può essere cento euro, non oltre.

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    1. Io non sono a questo livello, caro Ariano. L'usura proprio no. :D Ti posso dire che, da cicala quale sono, un paio di scarpe mi dura anni, anche molti anni se è buono in partenza. Ma detesto i segni di usura, oggi a 50 anni suonati non li potrei tollerare. Posseggo giacche risalenti a una quindicina di anni fa, ma le conservo perché so che oggi non potrei trovarne una versione nuova, purtroppo sono modelli scomparsi e io ci sono particolarmente affezionata. Ho dovuto dire addio a jeans "palazzo" che adoravo, solo perché logorati dall'uso, ma davvero per me è stato un colpo al cuore. :)

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  3. È difficile imitare le formiche. Hanno un'organizzazione perfetta. Formica Regina, formica operaia e quella guerriera. Nel formicaio ognuno ha un compito specifico e non esiste sudditanza.
    La cicala è poesia e mi attrae.
    La cicala adulta vive un mese, massimo un mese e mezzo» racconta Loris Galli. In pratica, il maschio non fa altro che cantare e la femmina non fa altro che mangiare. Poi si accoppiano, si riproducono e muoiono. La funzione dell'adulto è quella di completare il ciclo riproduttivo.
    La nostra società è sempre sotto la minaccia dell'inflazione. Quello che oggi costa 100 dopo un paio d'anni lievita verso 140. Per questo il risparmio lo riduco al minimo.

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    1. Mi fai venire in mente, non so mediante quale collegamento, l'usato. Esiste anche la possibilità di vendere, di disfarsi dell'usato, e su quello può esserci un margine non di guadagno ma di "recupero". L'usato buono può avere un valore quasi quanto il nuovo, quindi ho constatato che la tendenza è piuttosto che comprare a un prezzo che, come scrivi tu, può anche aumentare, si preferisce acquistare un buon usato. Anche questo può essere una strada. Io non riesco a comprare l'usato, a partire dai libri. È più forte di me. Anche se so risparmierei tanto.

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  4. Sull'iniziativa ho parecchi dubbi...per il resto sono da sempre un po' formichina. I miei genitori mi hanno insegnato il valore del lavoro e del denaro che hai in base a ciò che fai nella vita. Risparmiare come una formichina è da sempre il mio modo di vivere e devo dire che non mi pesa per niente.

    Spendo per la cultura (libri, CD di opera lirica, sinfonica e classica, DVD) e compro solo quando ho realmente bisogno. Anche per il mangiare ho uno stile di vita simile. Innanzitutto mangio spesso alimenti integrali, senza conservanti o robacce chimiche. Spesso facciamo la spesa in una cascina biologica vicino Milano e devo dire che i prezzi non sono poi così alti. Anzi, comprando direttamente dal produttore molti alimenti costano meno.

    Per il resto condivido il commento qui sopra di Gus. Ormai siamo in una società dipendente dai consumi (se non consumiamo crolla la società) e dalla finanza che influenza parecchio la nostra società.

    Un salutone e alla prossima

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    1. Anch'io vorrei votarmi finalmente all'acquisto di alimenti a chilometro zero. E sì che abito sui colli romani, dove notoriamente c'è una bella scelta in fatto di coltivatori diretti. Devo decidermi, ma sono pigra. Mio marito di solito si avventura alla ricerca di novità, fra un paio di anni, quando sarà finalmente in pensione, potremo spaziare. È vero, siamo immersi in una società dove sfuggire ai consumi è praticamente impossibile, Gus ha visto giusto.

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  5. Io cicala. Cicalissima. Decisamente. Con tutte le controindixazioni del caso, le esagerazioni, gli sprechi, i passi più lunghi della gamba. Che uno risulti anche generoso sotto questo aspetto, ti porta solo rogne e ulteriori passività a lungo andare. Sicuramente risulti anche lo scemo del villaggio. Certo a sessantaquattro anni troppo tardi per invertire la tendenza. Però non sono in mano agli strozzini, ed è già buona cosa..

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    1. Caro Franco, in quanto cicala mi sei simpatico più di prima. :) Importante è anche questa consapevolezza. E soprattuto non mettersi nei guai, sul finale del messaggio c'è un passaggio importante. Guai a finire in quelle mani.

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  6. Io parziale formica. Mi dirai che vuol dire? significa che metto da parte i soldi per una buona causa, risparmio su molte cose, ma solo per avere l'opportunità di destinare le spese a qualcos'altro, in genere per finanziare una mia passione. Do senza problemi quello che serve ai miei figli (che per fortuna non sono spendaccioni e non chiedono molto), mi curo poco di comprare abiti o scarpe (non ne sono particolarmente ossessionata), ma se vado alla fiera dell'artigianato so che non so resistere alle mille tentazioni e torno a casa con una bella spesa. Non sono cresciuta, comunque, in mezzo ai vizi e anche i miei mi hanno educato a mettere sempre qualcosa da parte. Quando ci siamo sposati, io e Luca abbiamo scelto il viaggio di nozze più abbordabile con i soldi, perché volevamo sistemare la casa senza chiedere l'aiuto di nessuno, e comunque abbiamo visto l'Egitto, un posto incantevole!

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    1. Una delle cose in cui credo tu abbia fatto centro è l'educazione dei tuoi meravigliosi figli, che ho riconosciuto subito come aventi anche questa dote, non essere spendaccioni. Conosco situazioni che sono l'esatto opposto ed è davvero triste assistere a scene di ragazzi incontentabili o che, risulta evidente, magari vestono con roba costosissima o si circondano di oggetti molto costosi. È una scelta diseducativa, pessima, deformante. Mi compiaccio ogni volta quando guardo a ragazzi perfettamente equilibrati, sereni, "normali", che fin da bambini sanno accontentarsi e pertanto valorizzano quanto possiedono. Un altro esempio è come sai mio nipote. :)
      Il viaggio di nozze mio e di Franco è stato negli Stati Uniti e costò circa 10 milioni. Venti giorni di pura gioia. È vero, fu una mazzata, ma praticamente ce lo ripagammo con i regali di nozze, non avendo fatto una lista di oggetti. Come sai, giù al sud con i regali in denaro riesci a pagare parecchie cosette, viaggio incluso. Il viaggio negli Usa fu una cosa meravigliosa, da cicala forse, ma ancora oggi penso di aver fatto un ottimo investimento, consapevole anche che un'occasione come quella non si sarebbe ripresentata. Poi abbiamo stretto la cinghia per anni, ma ne è valsa la pena. :)

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  7. Ciao Luz. Post interessante il tuo, bellissime anche le immagini scelte.
    Comunque non mi dispiace si introduca l'educazione finanziaria a scuola. Non ne ero al corrente e mi fa piacere scoprire ciò. Questo perché potrebbe servire a responsabilizzare meglio i giovani, oggi sempre più preoccupati di mostrare l'ultimo grido in possesso oltre alla richiesta scontata della famosa paghetta, facendo in modo che riescano meglio a distinguere le necessità ed optare più su esse.
    In quanto ad essere cicala o formica, non saprei dirti. Ho un educazione di rispetto nel confronti di chi fa sacrifici sul lavoro. Il guadagno è importante e se spendo lo faccio solo se necessario non disdegnando piccole uscite di denaro per diletto. Ma solo se possibile e non toglie niente a me, la mia famiglia e chi ha bisogno del mio aiuto. Come si suoi dire: "prima il dovere poi il piacere".
    Non mi faccio mancare nulla ma senza eccessi. E finora non me ne sono mai pentita.
    Mi piace il tuo essere formica, in fondo l'educazione familiare è sempre stata la più vincente e lo dimostrano le tue parole.
    Grazie di tutto, buona serata carissima.

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    1. L'educazione a scuola purtroppo troppe volte si scontra con le abitudini in famiglia. Magari questa educazione finanziaria può andare a buon fine, ma quanto inciderebbe su un ragazzino abituato allo spreco e alle cose costose? Poco e nulla. Anzi nulla proprio.
      Ti capisco, anch'io antepongo i doveri ai piaceri. Certo, è faticoso, ma remunerativo in altri termini col tempo. Grazie, Pia, per il tuo apprezzamento e la consueta cordialità. :)

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  8. Io sono sempre stata una formica, del resto non mi potevo permettere di essere cicala perché nella mia famiglia i soldi scarseggiavano, i miei genitori non ci facevano mancare nulla, in termini di cibo e di studio, ma dovevamo fare sacrifici sui vestiti (io che ero la più piccola, ho sempre messo i vestiti smessi delle mie sorelle più grandi e la paghetta ovviamente non esisteva). Erano anche altri tempi con meno tecnologia e come affermi tu non c’era la pressione mediatica di oggi, eh sì una fortuna, me ne rendo conto oggi più che mai.
    Quando sono arrivata all’università e dovevo farmi bastare la borsa di studio per vivere, sono diventata ancora più formica, spendevo davvero poco, facevo la spesa con la calcolatrice per stare in una certa cifra rinunciando ai prodotti alimentari più costosi. Quando ho iniziato a lavorare il mio spirito di formica mi ha permesso di risparmiare ma dovendo pagare un affitto per vivere a Bologna non mettevo da parte granché, poi con il matrimonio la situazione è un po’ cambiata perché vivevamo nella casa di proprietà di mio marito, però spendevamo molto in viaggi (ogni vacanza era un’occasione per visitare un posto nuovo, una fissa di mio marito) cosa di cui sono tutto sommato contenta perché ho avuto modo di vedere il mondo. Dopo il divorzio ho dovuto comprare casa (quella in cui vivo ora) ma tra i risparmi e il mutuo ce l’ho fatta abbastanza bene. Il mio spirito da formica mi ha permesso comunque di fare dei viaggi con il mio nuovo compagno e di non rinunciare a quello che ci piace fare insieme, come la gita fuori porta, il week end lungo oppure la breve vacanza rigenerante. In compenso negli ultimi anni compro pochissimi vestiti nuovi, compro solo quello che mi serve davvero, ne ho parlato anche in un post. Credo che l’educazione finanziaria sia importante soprattutto per le nuove generazioni, conosco cicale (ahimè anche nella mia famiglia) che non sono capaci di darsi un freno. Spesso ho dovuto dare un aiuto economico (in pratica un prestito senza ritorno) alle mie sorelle, poi però io sono quella “tirchia” mah…

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    1. Quando si proviene da una famiglia in cui "scialare" non è possibile, allora gioco-forza si impara a fare economia e a capire il valore del denaro. Non mi stupisce che tu sia presa per una "tirchia", perché sai, il risparmiatore non è simpatico proprio alle persone spendaccione. Non si fanno una ragione che tu possa avere del denaro da parte o che magari tu sia molto brava a fare i tuoi investimenti. È più facile credere che tu sia spilorcia rispetto all'ammettere che tu semplicemente ci sappia fare. È nell'ordine delle cose.

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  9. Sono decisamente una formica, anche perché vengo da una famiglia modesta: papà milanese che aveva fatto la guerra, e che poi lavorò come operaio e disegnatore tecnico, e mamma trentina casalinga molto parsimoniosa. Detto questo, non mi è mai mancato nulla, ma sono andata subito a lavorare per essere indipendente e potermi permettere dei viaggi senza chiedere nulla ai miei genitori. Avevo la paghetta, ma non ricordo da quale età. Da brava formica, ho avuto ogni tanto dei picchi di "cicalitudine" come spendere grosse cifre per qualcosa che mi piaceva, ma sporadici. La società è molto cambiata da allora, oggi si spendono molti soldi in tecnologia, per esempio, che all'epoca non esisteva proprio.
    Mi hai fatto venire in mente, cara Luz, una cosa che mi colpì molto nei miei studi universitari: che per i nobili di antico regime era quasi obbligatorio fare debiti per mantenere il proprio tenore di vita con feste, balli, carrozze, abiti, e si facevano un punto d'onore nel non pagare i creditori. Tutto il contrario di quello che si pensa adesso, almeno in linea teorica. C'è un personaggio ne "I Misteri di Parigi" di Eugène Sue che si comporta esattamente in questo modo. Il debito è una grande arma che metti in mano agli altri.

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    1. Ricordavo che hai iniziato molto presto a lavorare. Mi sarebbe piaciuto, a rivivere una vita avrei fatto una scelta molto simile. Mi sarei laureata prima, senza perdere tempo fra due corsi di laurea (prima avevo scelto il Dams, poi virai verso Lettere) e magari sarei andata a bussare alla porta di qualche istituto privato giù al sud, dove ti pagano pochissimo ma almeno cominci a versare i tuoi contributi. Oggi sto lottando per far valere una vecchia domanda di riscatto della laurea, devo cercare di andare in pensione al massimo entro una decina di anni, chi resiste in cattedra fino ai 67? È semplicemente folle.
      Mi era nota questa usanza dei debiti presso i nobili. Oltretutto era disdicevole per la loro classe sociale maneggiare il denaro, e i borghesi, la classe nascente che invece ne maneggiava a iosa, erano spesso creditori di nobili possidenti solo proprietà e per nulla denaro. Fra i personaggi di romanzi in cui campeggia l'indebitato di manica larga mi viene in mente Micawber, nel David Copperfield.

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  10. Per quanto riguarda l'educazione finanziaria, io seguo la newsletter RAME di Annalisa Monfreda da quando ha lasciato la direzione di Donna Moderna. Pensavo di non averne bisogno per me, mi sono iscritta per tentare di aiutare un'amica in difficoltà nella gestione delle proprie risorse, ma in realtà m ha fatto cambiare parecchi punti di vista. Hanno anche un progetto di collaborazione con le scuole superiori, ti lascio il link: https://www.rameplatform.com/per-le-scuole
    Io sono un formica per formazione, la mia famiglia mi ha costretto a eccessivi sacrifici, con risvolti anche psicologici sull'autostima, che in realtà non erano nemmeno necessari, non a quel livello. Potevamo permetterci qualcosina in più, non sarebbe morto nessuno, ma ci è stato imposto per una continua paura catastrofica verso il futuro. Ho imparato a vivere meglio quando ho cominciato a lavorare, a muovermi per le trasferte, a conoscere altre realtà, e poi quando me ne sono andata definitivamente di casa (anche lì, subisco ancora la scelta del luogo, ahimè, sacrificata e imposta). Ora ho un'altra visione. Non ho figli, non per scelta ma questo è. Non devo preoccuparmi di lasciare niente a nessuno e quindi sto cominciando a vivere in quest'ottica. Non c'è una seconda vita, bisogna proprio vivere al meglio questa qui. Se vuoi, sono una formica pentita che si sta schiarendo la voce per cantare con le cicale. :)

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    1. "Formica per formazione" mi piace. È una versione che non conoscevo. :) Credo di aver vissuto qualcosa di simile nella mia famiglia. Mio padre era un risparmiatore estremo per forza, perché come ho scritto nel post con un solo stipendio e tre figli non avrebbe potuto offrirci granché, aggiungi poi la complicazione di aver costruito una casa dal nulla. Se penso al passato, mi accorgo di aver fatto miracoli. Col tempo mi rendo conto che avrebbe potuto concedere di più ma non era nella sua mentalità. Anch'io come sai non ho figli ma quello che preme a me e mio marito è garantirci una vecchiaia senza problemi, a maggior ragione pensando che non avremo figli a cui domandare una cortesia. Bisognerà accudirsi ricorrendo a risorse proprie e questa è la nostra priorità. Per il resto, abbiamo tanto da recuperare, viaggi in primis.

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