mercoledì 2 ottobre 2019

Una nuova avventura: la Commedia dell'arte.


Meditavo questo passaggio da un po'. Ha richiesto lunga "gestazione" perché è stato necessario studiare, mettere a frutto quanto imparai durante i laboratori di mimo frequentati diversi anni fa, farmi un'idea, insomma... entrare nel mood
Da quest'anno, il mio laboratorio di formazione teatrale per ragazzi cambia volto e diventa un "viaggio" all'interno di una delle eccellenze italiane, quella Commedia dell'arte nata nel Cinquecento e sviluppatasi per due secoli e poi fino ai giorni nostri.
Ne ho scritto un post, che trovate qui, mesi fa ai tempi della mia direzione artistica di un festival teatrale. 
Di questo genere teatrale ebbi un innamoramento fin da piccola, in un'epoca in cui non mi sarei immaginata di occuparmi di teatro un giorno. Ricordo il mio restare incantata dinanzi alla tv quando trasmettevano le opere goldoniane dal Piccolo di Milano, le prodezze di Ferruccio Soleri in particolare, uno dei grandi celebri "Arlecchino" della storia tutta. 
C'è da dire che Goldoni nel Settecento riformò il teatro, allontanandosi dal nucleo originario della Commedia, quindi se proprio volessimo essere puristi, dovremmo dire che quello fu un teatro contaminato, eppure così forte, potente anzi, da essersi riservato una posizione importante.


A dover dare una definizione di Commedia dell'arte, me ne viene in mente una semplice: il passaggio da un teatro erudito a un teatro di improvvisazione. Ovviamente non esaurirei l'argomento, che è complesso, si sviluppa su più fasi, si trasforma nel tempo. 
Diciamo per amor di brevità che: 
  • con i commedianti dell'Arte il teatro cominciò ad avvalersi di attori di professione; 
  • gli spettacoli si svolgevano senza un copione stabilito ma semplicemente sviluppando un "canovaccio"; 
  • per la prima volta recitarono anche le donne - ebbene sì, neppure nel teatro shakespeariano si era arrivati a tanto e i tanti personaggi femminili erano interpretati da giovinetti dai lineamenti efebici;
  • nacquero i teatri privati, con tanto di cartellone e il pagamento di un "biglietto";
  • si sviluppò la tradizione di Compagnie di giro professionali.
La nuova commedia piacque a nobili e signori, che finanziarono le Compagnie, fino a farne diventare celebri alcune, quindi si ebbe un ristretto numero di commedianti al soldo di una casata, ma altresì numerose Compagnie che svilupparono propri repertori attraverso un'arte itinerante. 

Claudia Contin Arlecchino

Non mi immergerò ancora nella storia della Commedia, che è vasta e facilmente reperibile in rete. Piuttosto mi soffermerò su alcuni aspetti che mi piacciono in modo particolare. 
La Commedia dell'arte è una forma di teatro nata nelle piazze, quindi senza la "quarta parete". Il rapporto fra i commedianti e il pubblico è immediato, diretto, rende possibile un "dialogo" muto, a maggior ragione se pensiamo che tutte le categorie sociali vi trovano un loro rappresentante. 
Questo aspetto di teatro "aperto" lo apre a numerose contaminazioni, e qui sta tutta la sua ricchezza. 

Ogni regione ha la propria "commedia dell'arte", sviluppa una propria maschera, ed è singolare che un "tipo" preciso di maschera - come il celeberrimo Zanni e le sue tante declinazioni - assomigli alla corrispettiva maschera anche molta distanza. 
Qui abbiamo il servo greve, furbo, mentitore, perennemente affamato, in cerca di espedienti, la maschera più dinamica di questo genere. 
Il Pulcinella di origine campana è simile allo Zanni veneziano, per dirne una. La differenza sta nell'ispirazione iniziale: se Pulcinella si rifà a Puccio d'Aniello, contadino di Acerra, lo Zanni si ispira al bifolco veneto-lombardo, ma il carattere è assai simile, i difetti e i pregi li accomunano. 
Quello Zanni veneto assomiglia non solo a Pulcinella, ma anche a Giangurgolo, lo Zanni calabrese, fino al suo estremo e affascinante sviluppo nell'Arlecchino, lo Zanni del Settecento, l'ultima grande maschera della Commedia. 

Ferruccio Soleri
Mi piace ricordare il più celebre degli interpreti di Arlecchino, quel Ferruccio Soleri ancora vivente che lo interpretò per cinquant'anni, attore e mimo, oltre che drammaturgo e regista, celebre per la sua versatilità, il dinamismo e l'espressività immensi. E sì che era stato allievo di Lecoque, uno dei grandi maestri di mimo francesi. Ebbi la fortuna di incontrare Soleri diversi anni fa, era... magnetico. Un piccolo uomo tutto nervi, un magnifico vecchio dallo sguardo vivido. 
Oggi i più celebri Arlecchino sono due, Claudia Contin Arlecchino (proprio così all'anagrafe) ed Enrico Bonavera. 
Ebbene sì, una donna, una grandissima interprete della maschera più celebre e non solo. Claudia Contin è anche uno dei più validi maestri di recitazione presenti in Italia, esperta in arti figurative, una che si costruisce da sé le maschere, scrittrice di saggi, drammaturga, esperta di antropologia teatrale, ha ideato sperimentazioni applicate alla Commedia e una forma nuova che ha denominato "Tragedia dell'arte". Insomma... il maestro che vorrei incontrare. 

Io ho una formazione piccola ma significativa a riguardo. Ho avuto la fortuna di studiare con Marta Ferri, un'estate in cui arrivò a Roma a trasmettere le proprie conoscenze sul mimo. Il maestro Ferri mi insegnò tanti aspetti del mimo, a migliorare le mie caratterizzazioni, la resa scenica corporea. Indossai le sue maschere, entrando nel mondo della Commedia dell'arte, imparando la leggerezza e i movimenti più "artigianali" dell'attore. 
Fu la fase più importante della mia formazione, che servì anche a gettare le basi del mio insegnamento. La mia esperienza di formazione continuò per diversi anni, ma Marta Ferri resta il maestro col quale carpii parte del "segreto" di questa arte performativa. 
A quanto ho appreso in quella importante fase e alla mia esperienza di questi anni, ho unito la lettura di diversi testi, il più importante dei quali è Mimo e maschera, un ottimo manuale di pedagogia teatrale della Commedia dell'arte. Doveroso citare Michele Monetta, che ne è coautore, uno dei massimi insegnanti di mimo corporeo in Italia, a suo tempo allievo di Decroux a Parigi. 

I ragazzi sono trepidanti, nelle prime lezioni propedeutiche si sono scoperti appassionati di questa forma d'arte con la quale avremo molto da imparare e sperimentare. 
Abbiamo acquistato maschere artigianali di cuoio da maestri veneziani, non vedo l'ora di poterle indossare assieme alla mia squadra di giovani apprendisti. 

Qui sotto un video con la talentuosa Claudia Contin Arlecchino. Anche solo qualche minuto vi dà una chiara idea di questo genere teatrale e di tutta l'energia che richiede. :)



29 commenti:

  1. Una parte della storia culturale del nostro paese. Però, perché quest'arte di improvvisazione desse vita a qualcosa che rimanesse nelle antologie, c'è voluto il passaggio a Goldoni e alle sue commedie in cui Arlecchino e le altre maschere pian piano si evolvono in personaggi reali. Comunque sicuramente hanno creato la strada per arrivare sino al maestro delle "Baruffe chiozzotte" e de "Le smanie per la villeggiatura".
    In bocca al lupo per questa nuova avventura :-)

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    1. Probabilmente è proprio così, senza Goldoni, che spesso viene erroneamente indicato come maestro di Commedia dell'arte senza davvero esserlo, questo genere sarebbe imploso e sarebbe stato dimenticato. Lo è già in molta parte in Italia, le realtà attive sono tutte le nord est, pochissimo a Roma, inesistenti al sud. Davvero incredibile che sia più apprezzato all'estero che nel paese in cui è nata.
      Viva il lupo, grazie, Ariano!

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  2. Grazie per i preziosi spunti di approfondimento e per l'opportunità che i nostri ragazzi hanno al laboratorio. Tornano pieni di entusiasmo e e aperti alla conoscenza. L'energia richiesta dalla commedia dell'arte sarà tanta ma quella che viene trasmessa è esponenziale! Bello anche il filmato di Claudia Contin Arlecchino, il suo recitare ha il fascino di una danza.

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    1. Sono felice che i ragazzi stiano rispondendo alla proposta con grande entusiasmo. Usciamo dal laboratorio stremati e felici. :)

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  3. Mi rendo conto che il teatro è una cosa che trascuro molto nelle miei lezioni, forse perché per paura di dire sciocchezze preferisco non dire. Grazie quindi per questo bel post e per tutti quelli che vorrai scrivere. E penso che il tuo viaggio laboratorio nella commedie dell'arte darà ottimi frutti!

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    1. Nelle nostre antologie c'è sempre quella sezione di teatro che però per lo più si limita a presentare brani tratti da commedie e poco altro. Non c'è una vera introduzione al genere. Pur essendo ritenuto un genere letterario a tutti gli effetti.
      È capitato che lo saltassi del tutto, perché non risponde mai alle esigenze di apprendimento dei ragazzi, che la vivono solo come un momento di svago quando divido le parti di un brano e si divertono a fare le voci, ecc.
      Grazie a te per avere apprezzato!

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  4. Ti seguirò con piacere in questa nuova avventura. ;)

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  5. Sei molto preparata e motivata, perciò non ho dubbi sui buoni risultati del nuovo progetto.

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    1. Mi sto costruendo mattone su mattone la preparazione che richiede un laboratorio incentrato su questo particolare genere. Ogni lezione viene preventivamente preparata, prima andavo a braccio, a istinto. È come se il mio teatro fosse del tutto cambiato.
      Grazie!

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  6. Dario Fo ci ha lasciato una magnifica lezione sulle maschere, due ore di spettacolo: proprio le maschere quelle che si mettono sul volto, con spiegazioni tecniche oltre che storiche.
    Per i teatri "liberi" si può seguire lo stesso percorso in musica; l'opera lirica era molto costosa e il passaggio dai teatri di corte a quelli per tutti (a pagamento) è stato più lento. Due esempi famosi sono Il flauto magico (Mozart) nel 1791 e La serva padrona di Pergolesi del 1733.
    Mettere in scena uno spettacolo di Arlecchino, invece, era abbastanza facile, bastava un bravo attore (o attrice). A me piace molto la ricostruzione d'epoca fatta da Bergman nel Settimo sigillo, il teatro di strada doveva essere proprio così anche da noi.

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    1. Mi hai dato un suggerimento prezioso, quello di Bergman, oltre a ricordarmi una delle mirabili lezioni del grandissimo Fo. Devo recuperare entrambi nello specifico.
      C'è bisogno di arricchire il percorso anche con stimoli visivi da offrire ai ragazzi.

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  7. Bellissimo, sono affascinata da tutto questo. Stai facendo una cosa meravigliosa.
    Soleri effettivamente pazzesco. Anche io che conosco poco il teatro ero rimasta molto colpita quando l'ho visto.

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    1. Grazie! Sono affascinata anch'io mentre cerco di mettere in piedi una lezione dopo l'altra.
      Non è escluso che dedichi altri post a questa esperienza. Per farvi vedere come funziona la cosa dall'interno. :)

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    2. Se ne scriverai, leggerò volentieri!

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  8. Interessantissimo questo post sulla Commedia dell'Arte. Avevo sempre sentito parlare di "Arlecchino servitore di due padroni" rappresentato al Piccolo Teatro, ma non avevo mai avuto occasione di vederlo. Sono finalmente riuscita ad assistere allo spettacolo questa primavera, con Enrico Bonavera nel ruolo di Arlecchino, e ho capito in pieno il perché della sua fortuna e perché sia rappresentato sin dal dopoguerra. È stato pura magia, un equilibrio straordinario e delicatissimo tra attori in scena e pubblico in sala, testo e recitazione, tragedia e commedia, gestualità e doti acrobatiche non indifferenti. Pensa che ho scoperto soltanto di recente che Goldoni morì poverissimo a Parigi in piena rivoluzione, mentre la Convenzione stava dibattendo sulla proposta di assegnargli una pensione.

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    1. Sono felice che tu abbia assistito a uno spettacolo di professionisti della Commedia dell'arte e in una cornice come il Piccolo di Milano. :)
      Vorrei tanto riuscirci anch'io, chissà che non mi riesca prima o poi. Come commentavo più su, purtroppo a Roma non si trova granché, le più importanti realtà sono nel nord est o proprio a Milano, dove si continua la tradizione iniziata con il maestro Strehler.
      Bella la tua descrizione di "pura magia, equilibrio straordinario e delicatissimo fra attori e spettatori", che è ciò che vuole essere questo splendido genere. Mi rendo conto che occorre guardarne tanto, quello dei professionisti, dei grandi maestri, per capire come funziona, come farlo funzionare nel nostro piccolo. Anche perché uno dei miei piccoli grandi sogni nel cassetto è quello di mettere su una Compagnia di attori esclusivamente di Commedia dell'arte.
      E quando mi metto in testa una cosa... :)

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  9. Bel post, che mi ha portato a fare un tuffo nel passato. Sono le maschere che mi erano tanto care nell'infanzia e che trovavo negli album di figurine o nei quaderni di ricerca per la scuola. Se non ricordo male, quella Toscana è Stenterello. Anche se le mie preferite erano Arlecchino e Pierrot (forse più tarda?).
    A proposito di film sul teatro da strada, conosci lo splendido "Il viaggio di Capitan Fracassa" di Ettore Scola?

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    1. Sai che anch'io da piccola, conoscendo le maschere di Carnevale, con le quali le nostre maestre delle elementari intessevano piccole lezioni sulla tradizione, amavo molto queste figure, questi personaggi grotteschi? Non sapevamo però che erano anche protagonisti di un vero e proprio genere teatrale, averlo scoperto più tardi le ha arricchite di significati ulteriori.
      Vidi quel film una vita fa, devo assolutamente rivederlo, grazie per il suggerimento e per aver apprezzato il post. :)

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  10. Ti ci vedo, Luà, come Claudia Contin nei panni di Arlecchino. Ti vedrei bene anche in altre maschere della commedia dell’arte: saranno le movenze, l’impostazione sul palco (che bravura questo Arlecchino donna!).
    Avevi già scritto un post sull’argomento o ricordo male?

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    1. È bello che tu mi immagini negli stessi panni della Contin! Magari, Marì...
      Io andrò avanti e avanti, voglio fare della Commedia dell'arte una fondamentale appendice del mio teatro. Ci vorranno anni di studio e tentativi, ma l'intenzione c'è tutta.
      Sì, avevo già scritto! E in effetti farei meglio a linkare nel post. Era una sorta di commento su uno spettacolo in gara mesi fa al Festival in cui svolsi la mansione di direttrice artistica.
      Rimasi male che due terzi della mia giuria ragazzi non avesse apprezzato lo spettacolo, quindi cercai di spiegare attraverso quel post di cosa stavamo parlando, facendoglielo poi leggere.
      Purtroppo le allieve più grandi avevano condizionato l'intera giuria, mentre i ragazzi più piccoli avrebbero apprezzato di più lo spettacolo.

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  11. Ti auguro il meglio per questo nuovo progetto. Devo essere veramente bello far un lavoro così appassionante e complesso.

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    1. Grazie! Sì, è difficile ma appassionante. E per questo irrinunciabile. :)

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  12. Affascinante racconto della Commedia dell'arte. Adoro la tua versatilità e il modo in cui procedi nel mondo del teatro. Un giorno sarò a una tua prima e ti applaudirò forte

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  13. In bocca al lupo per questa nuova avventura nel teatro e grazie per questi approfondimenti di cui ormai ho solo un vago ricordo scolastico lontanissimo. Arlecchino da bambina era la mia maschera preferita, probabilmente per l'insieme di colori che mi metteva allegria.

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    1. Arlecchino è una meraviglia, l'invenzione geniale di un artigiano lontano nel tempo.
      Grazie, Giulia.

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  14. Non ne so molto di commedia dell'arte, ma son qui per imparare. Se capita, mi piace vedere qualche spettacolo. Ovviamente spiegato da te è tutta un'altra cosa.
    Se dovesse servire, posso far da traduttore. Che con Arlecchino gioco in casa! ;)

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    1. Grazie per il sostegno, Barbara!
      Allora se occorrerà mi tradurrai qualche buona battuta. :)

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