lunedì 21 gennaio 2019

La forza scenica della Commedia dell'arte

Arlecchino nello spettacolo di Tim Robbins
Comincio col dire di stare vivendo una delle esperienze artistiche più importanti di tutta la mia carriera: mi occupo della direzione artistica del Festival nazionale del teatro che si tiene ogni anno ad Albano Laziale. 
Una nomina arrivatami qualche mese fa da qualcuno che ha visto alcune mie produzioni, un prezioso fulmine a ciel sereno che rappresenta un passo fondamentale del proprio percorso artistico. 
Ho selezionato sei Compagnie da tutta Italia, che stanno contendendosi gli ambiti premi di Migliore spettacolo, regia, attore, ecc. assieme a premi che riguardano più propriamente l'aspetto tecnico di una messa in scena. 
Abbiamo dato fuoco alle polveri domenica 13 gennaio e si andrà avanti, solo con qualche interruzione, fino a domenica 10 marzo. 

Nella mia selezione ho deciso di dare uno stile del tutto nuovo a questo Festival di lungo corso, giunto alla sua nona edizione: dare visibilità a diversi generi teatrali. Fra le decine di dvd pervenuti all'Ufficio Cultura e Turismo di Albano, che mi ha girato il malloppo per poterlo visionare, ho sperato vi fosse anche un genere nobilissimo, quella Commedia dell'arte che è un'eccellenza tutta italiana, e la fortuna mi ha arriso.
Mi imbatto in una produzione in scena da diverso tempo, con certo successo di pubblico, dal titolo Policinella giù la maschera. La visione del dvd è limitante, ma mi convince, li seleziono. Sono stati la seconda Compagnia in gara. 

Foto di Elena Lanfaloni, dallo spettacolo "Policinella giù la maschera"

Piccola digressione: subisco da sempre il fascino della Commedia dell'arte, la amo da quando quella grande artista internazionale che è Marta Ferri mi insegnò la forza della maschera e mi svelò un mondo prima sconosciuto. Farne un'esperienza diretta, come fu quello stage di mimo, e poi leggerne su diversi libri e guardarne tanto è secondo me esperienza che ogni vero attore deve fare. 

Ma torniamo alla Compagnia in gara. Non è la prima volta che assisto dal vivo a uno spettacolo di Commedia dell'arte. Qualche anno fa, al Festival dei due mondi di Spoleto, ebbi modo di vedere il travolgente Arlequino, on to freedom, scritto e diretto da Tim Robbins, un omaggio all'arte scenica italiana esportata in tutto il mondo. 
Se per semplice conoscenza si sa cosa sia la Commedia dell'arte, assistervi direttamente è un'esperienza unica. Questo stile, nato cinquecento anni fa in Italia e celebrato dalle performance di Dario Fo, è qualcosa di indefinibile. 
È l'apoteosi dell'arte scenica, la negazione di ogni filtro narrativo, la rottura degli schemi, il piano inclinato per eccellenza. Per averne un'idea basta guardare quella fame dello Zanni sapientemente interpretata da Dario Fo, oltre alle prodezze atletiche dell'immenso Ferruccio Soleri, che ebbi modo di incontrare diversi anni orsono, tanto umile nel suo straordinario talento. 

Veniamo a questo Pulcinella. La Compagnia è La Cantina delle arti, il capocomico e autore del testo
Omaggio alla maschera
è Enzo D'Arco, attore, regista, drammaturgo, e maestro di recitazione di lungo corso. Si è formato con nomi del calibro di Michele Monetta, Yves Lebreton, Gennadi Bogdanov, Jean-Guy Lecat, si occupa di formazione e di educazione, e questo aspetto mi piace perché ne condivido gli intenti. Lavora nelle scuole, nelle carceri, nei centri di recupero per tossicodipendenti. 
E ha un bello spettacolo di Commedia dell'arte.

Come a Spoleto, dove la Compagnia di Robbins era formata da una ventina fra attori, saltimbanchi e danzatori, vedere dal vivo questo interprete è coinvolgente ed emoziona. 
Sono solo in tre in scena, i due ruoli comprimari non efficaci come il protagonista, ma poco importa. 
D'Arco rispetta il canone della Commedia, oltre che la caratterizzazione di questo Pulcinella uomo del popolo, affamato di cibo e affetto, che si ritrova innamorato della bella Marcellina, prima pudica e ritrosa, poi vittima della sua stessa lussuria. L'altro è l'intelligente Nicolino, talmente studioso da avere libri a mo' di monili attaccati alla camicia. Tre caratterizzazioni definite, rispettose della regola imprescindibile di un teatro che si esprime con semplicità a tutte le latitudini, gioioso, ricco, vitale. 

Per "tenere" un personaggio di Commedia dell'arte, uno Zanni, un Pulcinella, un Arlecchino, ci vuole energia fisica, fiato, pur nei limiti di ciò che un fisico può fare. Non possiamo essere tutti dei Soleri, e lo stesso Fo non aveva bisogno di fare salti di un paio di metri per essere credibile. 
La resa scenica di Enzo D'Arco è efficace, canta, recita, danza, salta, cerca incessantemente un suo luogo sul palcoscenico, rompe la quarta parete e dialoga col pubblico. 
I costumi sono ben fatti, l'allestimento scenografico è semplice esattamente come deve esserlo in questo genere, ha un impatto "artigianale", è simmetrico, non esattamente nelle mie corde, ma opportuno. Composto di moduli sui quali i personaggi si muovono.
La regia è buona. D'Arco adopera tutti gli angoli della scena, i personaggi sono nel loro insieme dinamici nello spazio. C'è equilibrio. 
Il testo è in vernacolo napoletano (Puccio D'Aniello, dal quale la tradizione fa discendere la celebre maschera, era di Acerra), originale, infarcito di doppi sensi e nonsense, popolare e popolano. 

Marcellina sedotta da Pulcinella

Il momento alto dello spettacolo è la trasformazione in palcoscenico di Pulcinella nella sua maschera. Smessi i panni lisi del villano, l'attore indossa un costume dal taglio particolare, geometrico, anche questo fedele al personaggio della tradizione, ma rivisitato, diremmo contaminato. E soprattutto, dopo un omaggio che gesto e disegno luci sottolineano, la Maschera
Il sempliciotto che vi si cela sotto è come scomparso, Pulcinella diventa un seduttore, al punto che Marcellina, pur sapendo la sua vera identità, è disposta a cedergli, ma deve "cucirsi la maschera sul volto". Mi piace questa visione celebrativa della maschera. 

La maestosità di Pulcinella

Come reagisce il pubblico dinanzi a uno spettacolo di Commedia dell'arte? Si divide. 
È un genere che non può arrivare a tutti, perché il pubblico comunemente cerca un linguaggio strutturato, riconoscibile, possibilità di identificazione. Ecco perché questo teatro è "coraggioso" e abbiamo il dovere di promuoverlo. 
La Commedia dell'arte è il fiore all'occhiello della più raffinata tradizione italiana, qualcosa che all'estero gli anglosassoni sanno valorizzare molto più di noi. Ce ne sono stage in tutto il mondo, in Italia poco o nulla. Gli italiani storcono il naso dinanzi all'arte, è noto. 
Qualcuno mi ha detto: "Il teatro di Enzo D'Arco è bello e necessario", osservazione che condivido. Una direzione artistica non convenzionale, non "facile", ha bisogno di produzioni come questa, sfidando l'accoglienza del pubblico, parte del quale ha comunque tributato voti alti allo spettacolo. 
Portare avanti questo teatro "artigianale" e antico, incoraggiando chi lo produce, è pertanto doveroso. 

18 commenti:

  1. Molto interessante questo escurso sulla commedia dell'arte e complimenti per il traguardo raggiunto. Non conoscevo la figura dello Zanni.

    Comunque hai ragione, dovremmo valorizzare di più il nostro patrimonio.

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    1. La Commedia dell'arte è come il Rinascimento, il vino, la pizza, la moda, tutto quello che è eccellenza italiana. Peccato che gli italiani siano più propensi a boicottarla e a riderne.

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  2. Complimenti per questo nuovo lavoro teatrale, peccato essere così lontana, sarebbe bello vedere uno di questi spettacoli.

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    1. Grazie per la fiducia, Giulia.
      Ho scelto Compagnie di livello e contenuto per dare un volto nuovo a questo evento importante. Speriamo alla fine di poter dire di esserci riusciti.

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  3. Intanto complimenti per la nomina, si vede che ti hanno ritenuto competente ed è sempre una bella soddisfazione.
    Riguardo la Commedia dell'Arte, ammetto di non aver mai visto uno spettacolo teatrale completo (anche se ovviamente le maschere le conosco quasi tutte essendo un patrimonio dell'immaginario collettivo nazionale). Però una volta gli ho reso omaggio in un mio racconto, proprio in quanto "messa in scena" della vita sul palco.

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    1. E hai fatto bene, mi piace quando il teatro entra in qualche narrazione.
      Ieri vedevo il film "Wonder", sono stata contenta (e anche un po' stupita) che una parte importante del racconto riguardasse proprio il teatro con tanto di performance finale.

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  4. Sono felice che ti appaghi il nuovo ruolo che ricopri. Non conoscevo questo tipo di commedia e ammetto di non aver mai preso parte a nessuno spettacolo simile. Hai coraggio e intraprendenza per far conoscere al pubblico il teatro anche fuori dagli schemi, sei un fiore all'occhiello non solo come blogger. Bravissima.

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    1. Ma grazie, Nadia.
      Questo ruolo è un po' delicato, perché portare un teatro diverso dal solito, non "facile" e "acchiappante" se non in un paio di spettacoli su sei, richiede coraggio. Finisci col "metterci la faccia", ti assumi il rischio. Non tutti sono in grado di capire, ma tu hai adempiuto a un dovere morale, e di questo sono soddisfatta.

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  5. Complimentissimi! Devi essere strafelice per questa cosa!
    Ho qualche dvd di Soleri che faceva l'Arlecchino. Sono molto divertenti.

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    1. Soleri è stato unico, immenso, stratosferico. Credimi, stringergli la mano quel giorno di tanti anni fa è stato troppo bello. Un momento unico di un percorso artistico.
      Soleri è stato un grande performer, ma non solo. Un principe di umiltà.
      Si inchinava a chi lo salutava, ti ho detto tutto.
      Questo tipo di teatro è un patrimonio da salvaguardare, mi ritengo soddisfatta di aver fatto la mia piccolissima parte.

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    2. Questa umiltà, soprattutto in un grande artista, non è cosa da poco. Credo ce ne siano diversi che invece se la tirano alquanto!

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    3. È il grande limite di tanti artisti anche di calibro. Quello che mi ha sempre stupito è invece l'umanità dei grandissimi. Ecco, quelli sono in grado di darti delle vere e proprie lezioni.

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  6. Complimenti per la nomina e per l'impegno che stai mettendo in questa esperienza. La Commedia dell'Arte fa parte della tradizione ed è giusto promuoverla anche se non incontra il gusto del vasto pubblico. Una scelta coraggiosa che impreziosisce la tua direzione, brava Luz!

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    1. Grazie, è proprio l'obiettivo della mia scelta: impreziosire la mia direzione. :)

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  7. Conosco poco la commedia dell'arte e il tuo post mi invoglia a saperne più! Complimenti per la tua nuova e stimolante occupazione; sarà sicuramente una bellissima esperienza da vivere:-)

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    1. Grazie! Anche solo per instillare in chi legge la curiosità di saperne di più mi riempie di soddisfazione. :)

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  8. Che meraviglia! E che esperienza incredibile! Sono proprio contenta che tu la stia facendo, per te è una goduria, oltreché un'indispensabile risorsa. Penso a quante altre cose tu stia verificando o imparando, a quanto questa fortuna che ti è capitata stia incrementando il tuo bagaglio culturale e artistico.
    I personaggi della commedia dell'arte hanno caratterizzato i carnevali della mia infanzia a scuola, la mia conoscenza si ferma a quello; invece, per esempio, questo Pulcinella che hai presentato in questo post, ha un fascino tutto speciale: lo spettacolo dev'essere stato proprio interessante.
    Dunque, c'è una commissione che voterà il lavoro teatrale più bello?
    Allora, in bocca al lupo a tutti e a te, sempre, per il tuo infaticabile impegno.

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    1. Anch'io ricordo quelle maschere nei carnevali di quando ero piccola. Solo che all'epoca non mi rendevo conto fossero maschere fisse di questo genere tanto prestigioso.
      Lo spettacolo è stato molto bello e ci ha dato l'opportunità di conoscere un artista col quale magari offrire corsi di approfondimento su questo genere teatrale.
      Ci sono due giurie: una tecnica e una dei ragazzi. Saremo questa domenica al terzo spettacolo e potrò fare un primo bilancio di come stiano valutando questi spettacoli. Mi interessa in particolare il giudizio dei miei giovani allievi. :)

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