lunedì 16 settembre 2019

Il racconto dell'ancella - Margaret Atwood

Incipit: Si dormiva in quella che un tempo era la palestra. L'impiantito era di legno verniciato, con strisce e cerchi dipinti, per i giochi che vi si effettuavano in passato; i cerchi di ferro per il basket erano ancora appesi al muro, ma le reticelle erano scomparse. Una balconata per gli spettatori correva tutt'attorno allo stanzone, e mi pareva di sentire, vago come l'aleggiare di un'immagine, l'odore acre di sudore misto alla traccia dolciastra della gomma da masticare e del profumo che veniva dalle ragazze che stavano a guardare, con le gonne di panno che avevo visto nelle fotografie, poi in minigonna, poi in pantaloni, con un orecchino solo e i capelli a ciocche rigide, puntute e striate di verde. 

Cercavo un aggettivo che potesse definire la sensazione che mi dà questo romanzo e non ho trovato di meglio: respingente
Un libro irrinunciabile e talmente forte da essere respingente è un ossimoro per me perfetto a descriverne la sensazione che lascia. Farei meglio a esordire scrivendo che chiunque ami una scrittura efficace, aderente alla propria materia, deve leggere questo libro, per quel connubio di trama e stile intimamente connessi, per il tema forte e delicato insieme, perché oggi, qui e ora, un tema come questo non viene avvertito più a distanza siderale, anzi. 


La trama è nota ai più. Il romanzo è di genere distopico, fu pubblicato nel lontano 1985, quando una bravissima Margaret Atwood offrì al mondo la visione apocalittica di uno stato situato nel Nordamerica, in cui viene istituito un regime separato dal resto del mondo. 
Il regime di Gilead nasce da un'organizzazione militare che prende il potere all'improvviso, strappando alla propria vita tutti i residenti di una non precisata cittadina, gettandoli alla mercé di una gerarchia sanguinaria e molto somigliante ai fascismi del XX secolo. 
La società di Gilead è come un microcosmo appunto "fascistizzato" in cui ciascuno ha un compito preciso, senza possibilità alcuna di aspirare alla libertà. I disobbedienti vengono sottoposti a torture indicibili, oppure giustiziati nella pubblica piazza o ancora fatti sparire e poi appesi al Muro, il volto coperto, un simbolo che li ascrive a una categoria o a un'altra. 
La libertà è vietata. Tutti obbediscono a leggi inappellabili. 
In particolare, tutte le donne in età fertile vengono ridotte al rango di "ancelle", a servizio di un ripopolamento della società ormai in calo demografico, meglio se già madri - in tal caso i bambini vengono loro strappati per essere dati in adozione alle famiglie del vertice gerarchico. 
Le ancelle costituiscono una società obbediente e piegata a regole ferree: vestono un abito rosso che le rende riconoscibili, vivono ciascuna nella casa di un "comandante", nella quale devono limitarsi a stare chiuse in una stanza, uscendone per scopi precisi, preparandosi ogni mese nel giorno di massima fertilità alla "cerimonia"

La Cerimonia viene preceduta da un breve incontro in cui il Comandante legge i versetti di Genesi 30, 1-3, in cui una ormai anziana Rachele supplica suo marito Giacobbe di darle un figlio, suggerendogli di giacere con la sua serva. 
Entra da lei e lei partorirà sulle mie ginocchia; così anch'io potrò avere figli per suo mezzo. 
Un'immagine della serie tv tratta dal romanzo.
In sostanza, la Cerimonia avviene per volere di Dio, perché è direttamente ispirata dalle Sacre Scritture. Molti aspetti del regime sono ritenuti di diretta ispirazione divina, a giustificazione di un "medioevo" contemporaneo più spaventoso di quello di tanti secoli fa. 
L'ancella giace poi supina nel letto dei due coniugi, nuda dalla vita in giù, la sua testa sul ventre della moglie del Comandante, l'uomo, anche lui coi suoi vestiti addosso, ha un rapporto sessuale con lei, un atto che avviene automaticamente e senza trasporto alcuno, tutti consapevoli di adempiere a un dovere verso il regime. Ogni mese, in un giorno fertile. 


La Cerimonia è ciò che tocca intimamente ogni donna sottoposta al proprio stato ancillare, la violazione della sua femminilità, del suo diritto alla maternità, la cancellazione dei suoi desideri, l'uso e abuso del suo corpo come oggetto di riproduzione
Il suo corpo è avvolto in un saio monacale perché l'ancella non deve suscitare attrazione in nessuno, anzi neppure lo sguardo le è concesso, nascosta dietro un velo rigido che la costringe a rivolgere gli occhi verso il basso. La sua obbedienza è totale, le Zie - donne preposte all'educazione ferrea delle ancelle - le hanno insegnato che è la sola via di salvezza, durante un addestramento in cui i mezzi utilizzati sono estremi, le punizioni violente. 
Difred, la protagonista - nell'edizione originale Offred, nome che semplicemente rimanda al fatto che l'ancella appartiene al proprio padrone - trova conforto nel pensiero di rivedere un giorno sua figlia, il solo scopo che le possa rendere vivibile l'inferno. Attraverso il suo racconto, spesso frammentario, con brevi flashback che ci chiariscono via via il quadro della vicenda, riusciamo a immaginare uno scenario terribile, apocalittico, che ci lascia attoniti e sgomenti. 
La Atwood tocca un aspetto che dobbiamo prendere in considerazione: il regime è retto in molta parte da donne. Dalle condiscendenti Mogli, alle Zie, alle Marte, moltissime donne ne sono parte attiva e reggono le fila del suo buon funzionamento. 
Le Ancelle, schiave del rango più basso del sistema, sono schiacciate dalle stesse donne dei ranghi superiori. Sembra paradossalmente che gli uomini occupino uno sfondo perfino insignificante. 
Questa la mia impressione. La scrittrice fa una scelta coerente: un sistema in cui imperversa l'imbarbarimento dei costumi e l'annientamento dei diritti femminili è avallato da donne che occupano posizioni di potere, svolgono un ruolo in cui si integrano perfettamente. 
Non mi pare sia solo obbedienza al volere del maschio. Anzi. 
Uno degli aspetti del maschilismo di stampo moderno è proprio l'avallo delle donne

La Atwood scrive questo romanzo, dicevamo, a metà degli anni Ottanta, ambientandolo verso la fine del secolo, immaginando uno scenario non molto lontano dalla realtà.
Molti i riferimenti al depauperamento delle risorse ambientali, all'uso indiscriminato di sostanze chimiche che hanno devastato il globo, alla presenza massiccia di radioattività, al calo delle nascite. L'uomo ha devastato il pianeta, ha lasciato che la libertà sociale degenerasse nella perversione, fino a questo "colpo di stato" in cui l'obiettivo è tornare a un'ideale "età dell'oro", al folle piano di una piramide sociale irrigidita in una distribuzione dei ruoli che annienta la libertà e mira all'ordine
Non vi viene in mente nulla? 
La Atwood fu ispirata, come ha affermato in molte interviste, dalla condizione femminile delle schiave di colore e dalle donne sottoposte alle leggi coraniche nel Medio Oriente. Condizioni sociali non verosimili, ma reali, ancora oggi troppo presenti in molte parti del mondo. 


Se restiamo agghiacciati dalla condizione delle Ancelle del romanzo, proviamo solo a pensare alle spose bambine in India, Nepal, Tanzania. Proviamo a pensare alle donne afgane, alle donne degli stati sauditi, alle bambine sottoposte a infibulazione in molti stati africani.
E sono solo alcuni esempi degli abusi diffusi in molte culture nel mondo.
Non accade spesso che un romanzo diventi "simbolico", pensiamoci. Questa grande metafora dell'asservimento femminile è esemplare per comprendere meccanismi diffusi in molta parte del mondo. Il racconto dell'ancella è in tal senso un'allegoria che va inquadrata in un significato ampio, lungi pertanto da essere pura narrativa di intrattenimento.

Il romanzo è diventato un best seller e non solo ha ispirato la serie televisiva di successo, giunta alla terza stagione, ma la sua protagonista è talmente "iconica" da essere citata in manifestazioni a difesa dei diritti delle donne, per fare un esempio. La storia di Difred, per quanto frutto di fantasia, assume una valenza politica applicabile a qualsiasi causa di questo tipo.
Anche in Italia, molte manifestanti hanno indossato i panni di Difred durante cortei di protesta a Verona e a Roma contro il ddl Pillon, che in queste ore parrebbe archiviato.
Vorrei leggere il seguito, I testamenti, appena uscito in libreria, scritto a 35 anni di distanza. Questa volta, il punto di vista cambia, l'autrice affida il racconto a una delle terribili Zie dell'addestramento.

Cosa pensate del delicato tema espresso dal romanzo? 
Quando il protagonista di un romanzo è diventato così "rappresentativo"? 

20 commenti:

  1. Grazie, Luz, di avermi finalmente incuriosita a proposito di questo romanzo. Finora il clamore mediatico e presentazioni troppo vaghe o per nulla accattivanti mi hanno tenuta lontana dalla possibilità di leggere Il racconto dell'ancella, ma la tua lettura così personale, così attualizzata (ma senza retorica e discorsi triti), così motivata mi ha fatto pensare per la prima volta che il romanzo possa piacermi e possa farmi veramente arrabbiare. Temevo fosse uno dei tanti racconti distopici, oggi fiorenti in forme sempre uguali a se stesse, invece mi hai suggerito che si tratti di qualcosa di molto più incisivo e tristemente vicino anche alla nostra società così apparentemente "evoluta".

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    1. Sono molto contenta di questo, Cristina, perché davvero è stato difficile renderlo sotto forma di recensione. Una trama come questa ti immerge in una specie di imbarazzo, perché senti, in fondo, che l'invenzione è a servizio di tanta amara verità.
      Leggerò poi volentieri la tua recensione.

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  2. Il romanzo effettivamente ha un grande valore simbolico, la Atwood parlando del suo futuro distopico finisce per descrivere alcune tendenze che lei già vedeva nascere nell'America reaganiana. Il tema del neo maschilismo giustificato da molte donne poi è sintomatico di una società in crisi, da uomo ti dico che sentire certi discorsi ancora oggi (anche da parte di molte giovani donne ) mi fa paura....sembra che tanti anni di lotte per i diritti civili e l'uguaglianza siano caduti nel vuoto. E forse era anche di questo che aveva paura la Atwood.

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    1. Ben vengano allora questi romanzi di denuncia, che stanno fra le righe dicendoci di restare all'erta. Il problema è complesso e si impiglia in secoli di storia. Noi donne possiamo fare tanto, quello che scoraggia è che tante donne favoriscano questi atteggiamenti.

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  3. Ho conosciuto la storia narrata dalla Atwood attraverso la prima serie statunitense The Handmaid's Tale, consigliata da mia figlia che aveva letto anche il romanzo. La tua recensione delinea bene tema dell'abuso e della sopraffazione in nome dell'ideologia. Probabilmente la serie non coglie bene come il romanzo la trasversalità di queste dinamiche di potere rispetto al genere. Facendo un ribaltamento la Atwood mette in mano il regime alle donne stesse, forse perché le dinamiche del controllo violento ci appartengono come esseri umani ed esserne consapevoli è un primo necessario passo per l'emancipazione. Forse l'autrice si chiede come superare maschilismo e femminismo, mi vien voglia di approfondire! Come sempre grazie per le tue recensioni Luana, di certo leggerò il romanzo per riparlarne con te!

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    1. Dopo aver letto il libro, ho visto solo una puntata della serie e per adesso non sono andata avanti. Non so, non mi ha colpito molto, e ho avuto la sensazione che il racconto si allontanasse un po' dal romanzo. Forse non mi entusiasma neppure la scelta dell'attrice nel ruolo di protagonista.
      Mi confermi che dalla recensione già parrebbe in risalto qualche aspetto differente fra le due versioni. Io penso che il romanzo sia perfetto, sono anche curiosa di leggerne il seguito, I testamenti. Aspetto allora che tu lo legga. :)

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  4. Ho letto il libro questo inverno e ne sono rimasta profondamente turbata: mi ha sconvolto l’accettazione di una condizione di inferiorità, il piegarsi a una volontà assurda, mortificante. Ho provato odio per quell’ orribile tunica rossa identificativa di un ruolo e per la scarsa complicità fra donne. Quando mi sono immedesimata in quello squallore della cerimonia, la rabbia ha toccato punte altissime di intollerabilità. Tu dici respingente, io aggiungo raggelante, ma una lettura che non rinnego. Mi è piaciuta talmente tanto che, come ti accennavo, sono stata ben felice della scelta fatta dal gruppo di lettura, di leggere “i testamenti”. Sono curiosa. Il 23 settembre dovremmo cominciare: vuoi unirti?

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    1. Periodo troppo incasinato per poter allineare i tempi. Ma lo leggerò, anche perché sono curiosissima di scoprire se lo stile della Atwood ha subito dei cambiamenti. Voglio scoprire questo suo nuovo approccio con la storia che tanto bene ha ordito. :)

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  5. Che romanzo grandioso e quanta terribile verità c'è nel suo testo e nel suo pensiero! La Atwood è una donna lungimirante, che sa guardare le realtà del nostro mondo non schiacciandosi nel conformismo. Bellissima la tua recensione Luana, hai colto l'aspetto del libro che più spaventa: il maschilismo e la visione di quel femminismo ambiguo e distorto che ne è complice. Bravissima!

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    1. Grazie, Michela, e dire che è stata la cosa più difficile per me da recensire. Averne colto gli aspetti salienti mi rende contentissima. :)

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  6. Penso sia un romanzo da leggere (ne ho tanti in lista tra quelli che mi interessano per temi e profondità), quando un romanzo scritto in tempi non sospetti anticipa "in un certo senso" il futuro - mi viene in mente anche 1984 di Orwell- vengo sempre assalita da un po' di angoscia. Credo che certi scrittori sentano, con il cuore, e prevedano, con l'anima, più di altri e la Atwood è una di questi. Sarà molto interessante anche leggere I Testamenti il seguito dopo 35 anni.

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    1. Credo anch'io che ci siano scrittori che colgono il senso delle cose molto più di altri. Appartengono a una categoria a sé, per acume e lungimiranza.

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  7. È un libro che rimane proprio dentro. Difficile dire cosa colpisca di più. Mi ha colpito molto la resilienza della protagonista, il suo ostinarsi a sopravvivere. Mi ha colpito anche la cornice. Il convegno in cui si analizza il testa. Il fatto che tutti considerino quella società ormai svanita come un'anomalia destinata a non ripetersi. A volte noi consideriamo così il fascismo. Qualcosa di ormai trascorso che non potrà mai ripetersi. E questa noncuranza mi terrorizza.

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    1. C'è tutto questo, è vero, e coglierlo è importante.
      Ha suscitato in te impressioni molto simili alle mie.

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  8. Ho letto un paio di romanzi di Margaret Atwood ed è una scrittrice che adoro, anche se "Il racconto dell'ancella" appartiene a tutt'altro genere, e non l'ho ancora letto. Mi ha colpito molto nella tua recensione la correlazione tra la Cerimonia e i versetti di Genesi 30, 1-3, perché mi ha fatto pensare ad alcuni passaggi del testo di Francesco Remotti "Contronatura" che ho portato per l'esame di antropologia culturale. In questi passaggi si giustificano determinate tradizioni di poligamia (il levirato ebraico nell'Antico Testamento) o, viceversa, di famiglia nucleare come derivate dalla volontà di Dio; senza pensare che la famiglia è un costrutto sociale e culturale. Un panorama, comunque, quello delineato nel romanzo di Atwood, che fa venire i brividi, esattamente come in "1984" di Orwell già citato da Giulia.

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    1. Indubbiamente molta parte del romanzo, il suo nucleo, ci riporta a scenari della migliore letteratura distopica. La differenza secondo me sta nel fatto in questo genere comunemente vediamo scenari immaginati, "futuribili" per così dire. Qui ciò che inquieta è l'aderenza al reale, il fatto che la Atwood attinga a un dato reale, piuttosto che spingere l'immaginazione oltre un determinato confine.

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  9. Non ho ancora letto nulla della Atwood, ma di questo libro c'è stato parecchio marketing, probabilmente per rilanciarlo con la serie televisiva (che comunque non ho visto).
    Ma il tema è perenne, senza tempo: dove c'è questo tipo di regime di mortificazione dell'essere femminile c'è sempre, al contempo, non solo l'accettazione ma addirittura la volontà delle donne più anziane a proseguire con lo stesso regime. Nonne, zie e madri che per prime di fanno fautrici dello stesso terribile destino, senza nemmeno una parola di protesta. Nei tristissimi casi che hanno sconvolto anche il nostro paese, giovani donne cresciute nella libertà dell'Occidente da famiglie emigrate di religione musulmana, ammazzate barbaramente dai propri stessi parenti perché non hanno voluto adeguarsi agli antichi costumi di sottomissione dello stato d'origine, la madre ricopre troppo spesso un ruolo complice. Non attivo nell'atto stesso, ma di omertà e approvazione, purtroppo.
    Eppure è la donna che genera figli, è la donna che ha il potere di continuare l'umanità, è la donna la prima ad educare il proprio stesso ventre. E dovrebbe essere proprio la donna, madre anche dei figli maschi, a ribellarsi.

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    1. L'aspetto più agghiacciante di ogni vessazione subita dalla donna in ogni epoca è proprio quello che enuclei molto bene: la connivenza femminile.
      Non si può credere che senza l'avallo delle donne questo sarebbe esistito. Se si pensi che la stessa infibulazione è praticata dalle donne sulle bambine, che le ragazze musulmane sono tradite dalle proprie madri, allora si comprende che è tutto un circolo vizioso in cui c'è un inizio ma mai una fine. Negli ultimi tempi c'è una presa di coscienza maggiore, e questo è importantissimo.

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  10. Per come hai presentato questo libro, credo proprio che dovresti leggere anche I testamenti, perché ha un senso diverso rispetto a Il racconto dell'ancella. Scritto a diversi anni di distanza, ha delle cose diverse da dire, si sofferma sula genesi e sull'evoluzione della teocrazia che nasce in un Occidente stremato anche da una crisi economica, oltre che da catastrofi ambientali. Non dimentichiamo che negli ultimi anni la piaga del femminicidio è in aumento in diversi paesi, tra cui Italia, Francia e Inghilterra, per cui ha senso parlare di involuzione nei paesi con economie avanzate, che in passato avevano fatto passi avanti rispetto alla disuguaglianza di genere. Poi c'è la trasformazione psicologica delle vittime in carnefici, che è interessante. Il racconto dell'ancella è la fotografia di questo universo, il seguito indaga la dinamica; lo trovo anche più riuscito dal punto di vista letterario. Sono felice di riscontrare una sensibilità affine su questo testo.

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    1. Ciao! Non mi farò mancare il seguito, in realtà un prequel, di questo terribile quanto efficace racconto. Mi interessa in particolare proprio l'aspetto del punto di vista dei carnefici, lo spostamento del baricentro. Trovo anzi che tutti i romanzi che presentano il diverso punto di osservazione siano estremamente interessanti.
      Grazie per essere passata.

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