giovedì 6 giugno 2019

Il Trono di spade: apologia di una trama perfetta.

A pochi giorni dalla conclusione della saga televisiva più celebre degli ultimi tempi, visibile in 185 Paesi, i bilanci in rete sono tanti. Vi aggiungo il mio, pensato a lungo perché si tratta di fare una sintesi fedele e quanto più possibile completa.
NON CONTIENE SPOILER. 
Comincio col dire che non sono stata fin da subito una aficionada della serie. Come tantissimi, che ancora non ne hanno visto una sola puntata, l'ho scoperta solo al termine della sesta stagione. 
Vedevo in giro decine di immagini e commenti, ma la cosa non mi attirava, perché non amo particolarmente il genere fantasy, non scattava quella curiosità, insomma. 
Poi mi imbattei qualche anno fa in un paio di persone che mi garantirono, conoscendomi e sapendo quanto sia esigente, che sarebbe bastato vedere le prime puntate per restarne avvinta. 
Ebbene, così è stato.
Se ciò che trattiene chi si dichiara indifferente a GOT è la certezza di trovare qualcosa di simile al Signore degli anelli, Lo Hobbit, La storia infinita, Willow o Excalibur - per quanto diversi di questi film possono dirsi molto buoni - cambi del tutto direzione: questa è una storia diversa. E lo è per quanto il suo autore e i suoi sceneggiatori abbiano attinto ad archetipi esattamente come tutti gli autori di genere.
Questa grande storia finisce per non essere definibile semplicemente come "fantasy", è uno dei suoi tanti aspetti, poiché è una storia piuttosto legata alla migliore epica classica e medievale. 
Il titolo originale non è proprio felice, farebbe pensare a un gioco da Playstation, in effetti. Meglio il titolo dell'edizione italiana, che punta il proprio focus sull'oggetto del contendere: un trono fatto di spade, proprio di spade sottratte ai nemici e riciclate per farne un seggio regale. 
Originale, no?

Cosa c'è di così magnificamente bello e imperdibile in questa lunga storia, durata dieci anni di riprese e otto stagioni? Vediamo di fare un elenco ragionato. 

1. Lo studio accurato dello "scacchiere". 
In fondo, GOT non è che un'enorme partita a scacchi. Ci sono tutti i pezzi: re, regine, cavalieri, torri, alfieri e pedoni. Come per giocarne una buona ci vuole una mente raffinata, così per uscire vivi e trionfanti da questa epopea si deve essere arguti e capaci a ogni adattamento.
In molta parte, si potrebbe dire che vi sia un "sottofondo" shakespeariano, è innegabile. 
Anche Tolkien aveva fatto un gran bello studio per elaborare la sua Terra di mezzo, oltre a confini e terre oscure, ma qui non v'è nulla della semplificazione ascrivibile a un genere, piuttosto George R. R. Martin, lo scrittore dei romanzi della saga (i suoi autori preferiti sono da sempre Lovecraft e Tolkien), si è ispirato al Medioevo e una sua carta ideale, costituita da regni e "case", ciascuno con tanto di blasone, motto e ideale di fondo.

Westeros è costituita essenzialmente da un vastissimo Nord, lande coperte di ghiaccio e boschi immersi nel gelo di un "inverno che sta arrivando", e un sud assolato e multicolore, di cui Approdo del Re, la città sul mare dove è incastonato il trono, rappresenta il nucleo vitale. 
La gente del nord, protetto dagli Stark - i lord di Grande Inverno con il lupo nel blasone - è concreta, ancorata a valori forti, rude nei modi, leale. 
La gente del sud, di cui la casata dei Lannister - i lord di Castel Granito il cui simbolo è il leone - si appropria illegittimamente, ordendo intrighi, mentendo e uccidendo, è dedita al divertimento, è leggera, gaudente, brava a fiutare opportunità e vantaggi, a dispetto di ogni valore cavalleresco che si rispetti. Di base, queste due casate sono al centro di tutta la storia, perché rappresentano l'una i valori fondamentali del Medioevo e l'altra la loro negazione più totale. 
I Baratheon - il cui simbolo è il cervo incoronato - si sa, occupano un posto del tutto funzionale alla storia delle sopra citate casate, nulla di più. 
In mezzo, tutta una serie di casate minori, alleate con l'una o con l'altra a seconda di antichi giuramenti o di opportunità da cogliere.

L'eroe Jon Snow durante la Battaglia dei Bastardi 
Le casate minori non hanno meno fascino, pur essendo funzionali all'intreccio e spesso solo sullo sfondo. A volte costituiscono la svolta significativa di un evento, segno che senza di esse le due casate maggiori non possono sopravvivere. 
Le casate minori hanno un "volto" non meno interessante: il luogo è sempre un castello, una fortezza, ma questa può trovarsi su un mare perennemente in tempesta (Le Isole di Ferro dei Greyjoy), oppure a presidio di un delta importante (Delta delle Acque dei Tully), oppure su una rocca a strapiombo dalla quale personaggi scomodi possono venire bellamente scaraventati (Nido dell'Aquila degli Arryn) o ancora il guado di un fiume (le Torri Gemelle del terribile Walder Frey) o anche su una vasta pianura fertilissima (Alto Giardino dei Tyrell). 
Secondo la migliore tradizione medievale, queste casate sono i vassalli maggiori, cui si accostano i vassalli minori, con i vari Bolton, Mormont, Tarly, ecc. il cui sostegno è decisivo a seconda delle circostanze. 
Eh, ma non è mica finita qui. A oriente di Westeros, diviso dal Mare Stretto, si trova un'altra vasta terra, Essos, ispirata all'Ellade delle poleis, con le varie Qarth, Astapor, Yunkai, Meereen, ecc. 
Su tutte, la splendida e ormai deserta Valyria, distrutta da un cataclisma, città vagheggiata del passato, luogo da cui si è un tempo estratto l'acciaio più potente per forgiare spade. 
Fra le poleis di Essos si muove l'ultima erede dei Targaryen, la casata simboleggiata dal drago, distrutta dagli usurpatori Baratheon, che siedono sul trono a inizio della prima stagione. 

2. Il ruolo delle donne. 
E finalmente, aggiungo. Le donne in questa saga sono fondamentali, molte di esse ricoprono ruoli da protagoniste come tanti nuclei attorno ai quali i ruoli maschili si dipanano. Sotto questo aspetto, si può ben dire che GOT sia il riscatto perfetto della donna in ruoli significativi. 
Nessuna delle grandi protagoniste della saga è stata trascurata da chi ha scritto. Anzi, parrebbe che ci sia stato un piano congegnato fin dalle prime battute perché le donne siano il motore dell'azione. 
Eccole: 

Arya Stark
Arya Stark: colei che rifiuta caparbiamente le regole, non si sente una lady e piuttosto ambisce a saper maneggiare bene la spada.
Arya è una predestinata, pertanto la sua storia è sempre sul filo di lama. Va incontro suo malgrado a pericoli di ogni sorta, riceve un'educazione ferrea in una città sconosciuta, è leale, inflessibile, impara dal dolore, costretta a maturare troppo in fretta. 
Arya è l'eroina per eccellenza, una Ulisse al femminile, immensa. 

Daenerys Targaryen: la "nata dalla tempesta", madre dei draghi (ma nel senso che le vengono donate tre uova al suo matrimonio da cui nasceranno tre sputafuoco alati), colei che senza demordere neppure un attimo costruisce pian piano un seguito, definendosi "regina" e legittima erede al trono. La spezzatrice di catene, portatrice di valori umani, ma anche inflessibile tiranna. Attorno a lei, uno dei finali più sconvolgenti che siano mai stati concepiti. 

Cercei Lannister
Sansa Stark: sorella maggiore di Arya e suo esatto opposto. Incarna le virtù femminili più squisite, cuce e ricama, ambisce al matrimonio, ama le belle acconciature, è ingenua, fragile. Sì, ma all'inizio. È uno dei personaggi di ampia gamma di esperienze perché impara a caro prezzo a non seguire una strada che sembra tracciata fin dalla nascita per una donna, ma a essere ambiziosa. 

Catelyn Tully: è la madre delle due, moglie fiera e coraggiosa del buon Ned Stark, madre tenace dei suoi cinque figli. Conosce assai bene il proprio ruolo di sposa, risponde pertanto a un dovere sacrosanto sebbene richieda un alto prezzo. Catelyn possiede dialettica, carattere, è istruita e orgogliosa. Esige rispetto e lo ottiene. 

Cercei Lannister: personaggio di grande cinismo e malvagità, per questo attraente fino all'inverosimile.
Cercei è anche l'ambizione fatta persona, colei che obbedisce al proprio padre votandosi a un matrimonio infelice con Robert Baratheon, ma che dall'infelicità ricevuta affina le proprie doti di tessitrice di intrighi. Non esita a compiere anche orrendi delitti per ottenere i propri scopi. Ama visceralmente i propri figli, la madre che è in lei rappresenta il solo suo aspetto umano.  

Brienne di Tarth
Brienne di Tarth: è il perfetto ritratto della donna guerriera, una Bradamante della saga. Incarna le più grandi virtù cavalleresche, si inginocchia e promette
fedeltà a oltranza. Vive suo malgrado le discriminazioni di un mondo ostile e violento in particolare verso le donne, pertanto deve confermare di volta in volta le proprie capacità, facendone pentire l'antagonista. 

Questi i ruoli maggiori, ma accanto a queste giganteggiano per qualche tratto altri ruoli molto forti e decisivi: Lady Olenna Tyrell e sua nipote, la sacerdotessa Melysandre, la fedele Missandei, la forte Lyanna Mormont, Yara Greyjoy, per non dire delle prostitute, senza veli nelle case di piacere, dietro alcune delle quali si cela il racconto di sofferenza e riscatto.


Pur immerse in un universo molto complesso in cui il loro ruolo è mortificato dalle convenzioni e dall'obbedienza al maschio, queste donne riescono a scavarsi molto faticosamente una posizione di rilievo e a brillare di luce propria. 
L'amore spesso è motivo di debolezza o solo pura illusione, i legami vengono spezzati dal destino o trafitti dai piani malvagi di coloro la cui ambizione è più forte di qualsiasi valore. La donna spesso si trova al centro di una ragnatela, ma poi scopriamo che piuttosto che la vittima ne è la "vedova nera" in attesa della propria opportunità. Farlo rispettando alcuni saldi principi, non è semplice. 

3. La politica. 
La saga nella sua totalità è anche un'immensa opera di politica. Nulla di banale nell'intreccio, quanto piuttosto il racconto di cosa significhi esercitare il potere, dopo tutto quello che comporta ottenerlo. Diversi personaggi, apparentemente comprimari, si rivelano al centro di diverse vicende, ne sono esempio i "maestri di palazzo", consiglieri più vicini al potere. 
Il Maestro delle spie, Varys, l'eunuco che di volta in volta si accosta per convenienza a chi ha il potere, pur lavorando segretamente perché sullo scacchiere si invertano i ruoli, ma anche Petyr Baelish, l'oscuro lenone senza scrupoli, fino al più grande personaggio: Tyrion Lannister, interpretato da uno strepitoso Peter Dinklage, il nano. 
Assieme ai grandi feudatari delle case maggiori, a volte collusi con spregevoli traditori, i consiglieri sono necessari al potere. 
Il potere è come una forza oscura sostanziata in un principio sottilmente machiavellico: occorre soffocare ogni velleità di onestà per sopravvivere. Lo impariamo al termine della prima stagione, restando senza fiato dinanzi al primo finale inatteso.

Varys e Tyrion Lannister 
La politica è cosa diversa nell'estremo Nord. Lontano dal tepore assolato di Approdo del Re, il potere si veste di un'etica inattaccabile, che rende possibile la sopravvivenza in una terra difficile e la difesa della pace dinanzi alla barriera che separa le vite delle casate dall'ignoto, dalla Morte. 
Qui chi disobbedisce soccombe, non ha alcuna possibilità di crogiolarsi nel suo potere guadagnato con l'inganno e il tradimento. A nord, la malvagità può essere incarnata solo da oscuri esseri creati migliaia di anni prima dalla Natura stessa per difendersi dall'Uomo. 
Non resta pertanto che unirsi, allearsi, per far fronte a un Inverno che sarebbe la fine di tutto. 
È come se a nord si dipanasse un'altra storia, quindi, che solo dopo molto tempo incrocerà i propri passi in modo decisivo con i protagonisti del sud.
Un terzo nucleo è rappresentato da Daenerys Targaryen e la sua missione: abolisce la schiavitù ovunque metta piede, lasciando libertà di scelta al popolo, ferma nel suo proposito di coerenza con i doveri della corona, ignara di quel germe di follia insito nella sua stirpe.

4. Le maestranze al lavoro.
E con questo intendo tutti coloro che hanno reso possibile percepire questa storia come narrata in modo impeccabile. Gli sceneggiatori, i dialoghisti, coloro che non hanno scritto né una parola di meno né una di più. Dalle battute argute di Tyrion agli scambi fra Ned e Catelyn, dietro ogni intervento del malvagio Geoffrey e il sapiente dialogare dei "maestri di palazzo", direi tutto.
Le ultime due stagioni (che avrebbero potuto essere condensate in una sola) perdono in buona parte questa possanza, il racconto si fa più essenziale, piuttosto "parlano" le immagini fatali dell'incontro e scontro di destini.
I diversi registi che si sono avvicendati in tutte le stagioni (per alcune puntate particolarmente "iconiche", come le Nozze Rosse e il Cammino del Pentimento è stato chiamato un professionista della regia ritenuto il maggiore esperto del genere), tutti gli artigiani del costume e del trucco, oltre che i costruttori di scenografie che restituiscono alla perfezione l'illusione dell'esistenza di un mondo vario e diversificato in ogni sua parte.
Gli esperti di effetti speciali visivi e sonori, che ci hanno catapultato in quei mondi.
Non ultimi i compositori delle musiche, dal brano principe a ogni colonna sonora di stagione, per non parlare della musica che caratterizza ogni casata e descrive le gesta dei nostri eroi.

Prima e dopo

5. Quel finale del tutto imprevedibile. 
Ebbene sì, quel finale che ha fatto sollevare orde di spettatori inviperiti... a me è piaciuto.
Non fa parte di quella schiera di "ogni finale che si rispetti", è un epilogo che spezza ogni previsione perché mira fin dai primissimi passi del racconto a rovesciare quanto la nostra mente va via via delineando. In fondo, tutti ci siamo messi dinanzi all'ottava stagione certi di essere dei tuttologi e di vedere girato quello che immaginavamo. Invece no.
Tracce di ciò che esplode nelle ultime struggenti puntate vengono disseminate qua e là, in dialoghi, sguardi, atteggiamenti. Rivedendo alcune stagioni precedenti, sai che quelle tracce erano visibili anche in un brevissimo fotogramma, il mistero di una visione, un sogno.
Il finale è pertanto già annunciato a chiunque sia attentissimo fin dall'inizio. Paradossalmente prevedibile, pertanto, ma non del tutto. Perché quelle tracce non sono mai evidenti. Anzi.
Da quanto so, a un certo punto la sceneggiatura si è staccata dai libri di Martin, il che è abbastanza discutibile. So di un personaggio che nel romanzo muore, nella serie televisiva arriva fino al termine.
Quel che è certo, è che il finale televisivo è opera dell'autore dei romanzi, sarebbe stato inaccettabile il contrario. Martin ha promesso di completare la scrittura degli ultimi due romanzi fino all'epilogo, praticamente ha lasciato il suo percorso incompleto e i fan dei romanzi aspettano impazienti.
I tanti personaggi della saga sono tutti senza distinzione all'interno di un percorso che tocca punte di lirismo se pensiamo a riscatto, al trionfo di ogni fede personale, ma anche quando si vira verso il basso, l'istinto, l'appagamento di un bisogno egoistico.
Nessuno dei tantissimi personaggi è al sicuro, l'eroe non è mai baciato dalla buona sorte, ma deve costruirsi il proprio destino accettandone l'ineluttabilità.
I buoni mai del tutto tali, i malvagi ai quali si apre una possibilità di cambiamento, dinamiche che escludono il semplice confronto dialettico fra Bene e Male. Lo scandaglio della psiche di ogni personaggio, la verosimiglianza di certi eventi, fanno il resto. Non è poco.

Daenerys Targaryen 
Scrivere una sintesi di quanto si può trarre da questa saga toccandone ogni dettaglio di valore è praticamente impossibile. Mi fermo qui, sperando di averne tracciato uno dei percorsi possibili.
Assistere a questo enorme spettacolo è un'esperienza che non si può perdere.
Spero di aver offerto qualche spunto di riflessione agli estimatori e di aver contribuito a convincere i refrattari. :)
Condividete quanto ho scritto? Qual è il personaggio che vi ha conquistato? 
Cosa pensate del finale? 

22 commenti:

  1. Come te sono un fan della serie e, allo stesso modo, non mi trovo d’ accordo con chi tanto vitupera questo finale. Ritengo che il decorso della trama sia stato necessario, nel senso che non poteva essere diverso, i presupposti ci sono sempre stati. Tuttavia non mi sento di difendere ugualmente la maniera sbrigativa con cui è stato messo in scena. È venuto a mancare il sostrato dei dialoghi che era la traccia unica e fondamentale per ricostruire la psiche dei personaggi e per seguire la loro evoluzione. Senza i dialoghi delle prime stagioni i cambiamenti appaiono improvvisi e i personaggi meno credibili. E a ciò aggiungo (SPOILER ALERT) la mia immensa delusione per la fine insulsa dei tanto attesi Estranei, liquidati senza aver mietuto la metà delle vittime che avrebbero dovuto, lasciando in vita tutti i personaggi che ci si aspettava dovessero restare in vita. Insomma al posto del famoso e temuto inverno, mi è parsa piuttosto una brezza autunnale.
    (Un tuo fan )

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    1. Sulla carenza dei dialoghi avevo anch'io scritto questo passaggio:
      Le ultime due stagioni (che avrebbero potuto essere condensate in una sola) perdono in buona parte questa possanza, il racconto si fa più essenziale, piuttosto "parlano" le immagini fatali dell'incontro e scontro di destini.
      E di fatto, mi sono mancati quei mirabili e dettagliati dialoghi delle prime 5/6 stagioni (si coglie una vaga debolezza anche nella sesta). È sembrato "sbrigativo", pur nella scelta di diluire due eventi fondamentali come la battaglia con gli Estranei e la presa di Approdo del Re in due stagioni (giacché la settima non fa che preparare l'ottava e nulla di più).
      A me non è piaciuto il "come" piuttosto che il "cosa". Ho detestato la convocazione della corte in quella arena diroccata delle ultime due stagioni. La scena dell'elezione del re sul finale mi è sembrata debolissima e inopportuna per location e mancanza totale di "tensione".
      Mi domando cosa sia successo, perché è emersa una fretta che ha reso un po' sciatto il gran finale. Comunque, la trama in sé è impeccabile, non tradisce mai se stessa.
      Grazie, fan. :)

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  2. Ciao Luz, come sai anch'io ho adirato la serie e celebrato i ruoli femminili, a mio avviso tra i più significativi nel panorama delle attualissimo serie. Credo che il genio di Tolkien siano insuperabile ma gli sceneggiatori qui abbiano fatto davvero un ottimo lavoro. Ne sono rimasta affascinata sin dalla prima puntata. Ciò nonostante, come ho già già scritto, la Deny è cambiata un pò troppo in fretta per giustificare il finale. Una forzatura che mi ha infastidito. Per il resto, 🔼⬆️ top

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    1. Tantissimi si dividono, ci hanno portato a ciò dal termine della sesta stagione, non si può negare. :(

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  3. Mi sa che sono l'unico che non ha mai visto neppure mezza puntata di questa serie cult :-D

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    1. Come vado dicendo a tutti coloro che non l'hanno vista: provaci, almeno. Sono certa che ti piacerà.

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  4. Allora, io l’articolo non l’ho letto, ma un motivo c’è. Hai scritto che non contiene spoiler, ma non so, qualcosa mi dice che potrei rovinarmi il gusto di scoprire storie e personaggi. Perché sì, mia cara, più che la lunga serie, ho deciso di vedere com’è Il primo libro, che hanno regalato a mio figlio per il compleanno. Ho letto le prime pagine e mi sono sentita solleticata. Ti saprò dire più in là! 😉

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    1. Ma come, ho fatto di tutto per creare un articolo che stuzzicasse con la scommessa di non rivelare NULLA dei personaggi e dell'intreccio. Penso di esserci riuscita! :)
      Comunque, rispetto la tua volontà, visto che ti sei lanciata sui romanzi... hai già messo un piedino in questa indimenticabile saga.

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  5. Non sono fan dell'opera.
    Mi spacciarono il primo romanzo come buon sostituto di Berserk, vista appunto la politica e la scacchiera che citi, ma mi fermai lì (paradossalmente, però, i libri li ho tutti, a casa: colpa di altri membri della famiglia XD).
    Nella serie mi sono imbattuto varie volte, ma dopo aver visto effetti speciali che un brutto episodio dei Power Rangers li ha meglio, ho desistito in tutto.
    Non sono fan degli effetti speciali, ma mi dà fastidio vedere serie così blasonate ricorrere a patinature o avere grafiche da PlayStation 1...

    Moz-

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    1. Non so nulla dei romanzi, quindi non posso esprimermi a riguardo (sento comunque parlarne con entusiasmo). Riguardo al presunto difetto di effetti speciali dozzinali... mah. Io per esempio detesto vivamente TUTTI i film del genere XMen e similari, proprio lì vedo effetti speciali dozzinalissimi e mi danno un fastidio da non poterli minimamente reggere.
      Qui non ho trovato nulla di volgare. Confesso anzi che il volo dei draghi sul Mare Stretto o durante la battaglia contro gli Estranei mi emoziona non poco. :)

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  6. Del finale alcune scelte mi hanno lasciato perplessa, ma per il resto sottoscrivo tutto ciò che hai detto (con la differenza che io amo il fantasy e ci sono altre storie all'interno di questo genere chi mi hanno dato davvero tanto)

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    1. Ci sono ottimi intrecci fantasy, diciamo che è un genere che ricorre a consueti cliché che non mi fanno impazzire. Certo, a qualsiasi genere appartenga una storia, se è ben scritta, allora è piacevole sempre.

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  7. Non ho seguito GoT, anche se fin dall'inizio sapevo della sua esistenza e dei libri di George R.R.Martin, perché lui stesso anni fa definì la serie Outlander come la sua preferita, dopo GoT ovviamente. Ha anche espresso più volte la sua ammirazione alla scrittrice Diana Gabaldon, si stimano a vicenda. Ed è stato proprio lui nel 2016 ad attaccare gli Emmy Awards, per aver snobbato la serie tv Outlander, a suo dire "derubata" di alcune nominations. In effetti, nonostante con un decimo di capitale, la Starz riesce a produrre una serie tv al pari di qualità della migliore di HBO, già solo questo. In quanto agli effetti speciali, quelli di Outlander sono incredibili: montagne, mari, villaggi ricostruiti dove non ci sono. Te ne rendi conto solo quando visiti le locations o vedi i video con l'originale col green screen.
    Su GoT e il suo finale: ne avevo visto solo una puntata e tifavo per la signora dei Draghi, vuoi perché adoro Emilia Clarke. Al telegiornale di Sky mi hanno già fatto mezzo spoiler (grazie eh!!) però mi immaginavo qualcosa del genere. Sono indecisa ora se partire con la lettura dei libri o partire con la serie tv. O fare uno ed uno, come con Outlander. :)

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    1. È bello quando grandi autori di grandi storie si stimano fra loro.
      Devo dire che la prima e seconda stagione di Outlander sono state al pari di GOT. Poi la mia passione è andata scemando, anche se non manco di seguirne le vicende e gli sviluppi.
      Riguardo ai libri, non li conosco, guardare solo la serie tv penso non tolga nulla a questa esperienza. Quando una serie è ben girata, con le caratteristiche di cui parlo nel post, può bastare quella. Certo i libri mi attirano non poco, ci sono alcuni alunni che hanno letto anche quelli e me li caldeggiano molto, ma non sento per ora questo bisogno. Tanto più che sapendo che gli sceneggiatori si sono poi fatti una loro direzione rispetto ai libri...

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  8. Mi hai fatto venire voglia di vedere la serie. Ho letto tutti i romanzi meno - credo - gli ultimi due. Martin ha saputo costruire un mondo complesso e intrigante come pochi altri. Non apprezzo molto la sua abitudine - peraltro chiarita fin dall'inizio - di falciare i personaggi, ma è un grande. Mi piace molto che nel fantasy coesistano anime tanto diverse.

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    1. Pensa che invece proprio il suo falciare i personaggi maggiori ha creato in me una certa fascinazione. Rende il tutto molto imprevedibile e fino alla fine non sapevi mai cosa trovarti dinanzi. Se hai letto i libri, ti consiglio vivamente di recuperare la serie tv. :)

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  9. Stavo pensando anch'io di scrivere un post su GOT, tuttavia, nella mia analisi, arriverei ad un epilogo negativo, e non solo per il finale, che, a dirla tutta non mi ha stupita più di tanto. Ho seguito con interesse le prime serie, soprattutto fino a quando hanno ricalcato le orme dei libri, che avevo letto in precedenza, salvo poi staccarmi delle interminabili attese degli infiniti volumi. Poi ho cominciato a trovare tutto esagerato, direi esacerbato: proprio quando la storia si avvicinava alla conclusione, ho cominciato a sentirmi stanca di seguire le divagazioni e alcuni esiti deludenti (primo fra tutti quello della vicenda di Arya, da sempre la mia favorita). Nulla da togliere al cast, al crudo realismo che ben ritrae i giochi e gli oppprtunismi politici, alla grandiosa costruzione e agli effetti speciali, che hanno contribuito a generare un racconto fantastico diverso dal canone tolkeniano. Ma io sono consapevolmente avversa alle lungaggini, preferisco un buon film o una serie tv di poche serie a racconti così estesi, con le attese connesse... Questa scarsa affezione fa sì che sia molto predisposta a restare amareggiata dal finale.

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    1. È innegabile che ad un certo punto della trama, supportata dai libri di Martin, si sia deviato verso una cosa diversa. Fino alla quinta serie (fino a quell'epilogo tragico che colpisce un altro grande protagonista), è stata di fatto perfetta. Poi comincia il tocco di sceneggiatori che evidentemente intendono "tirarla per le lunghe" e si arriva a questo finale, accompagnato da stagioni effettivamente troppo spalmate su divagazioni. Io mi chiedo se Martin sia stato effettivamente soddisfatto da tutto ciò, ma pare che in fondo sia affezionato ai suoi intrecci come lo è di altre esperienze, quindi ha lasciato fare.
      Mi piacerebbe leggere un tuo post su GOT.

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  10. Otto anni passati a guardare una serie non è poco!Concordo sul fatto che GOT poteva essere più breve.Ma se pensiamo che i libri sono molto molto più dettagliati è una sintesi. Provo una sottile invidia per chi potrà gustarsela a fiume cogliendo tutti i richiami e i presagi già nell'intreccio della prima serie. Ma averla gustata e attesa è irripetibile e anche questo ha fatto parte del... gioco

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    1. È stato bello infatti gustarmi le prime sei stagioni a raffica, io che l'ho scoperto anni dopo dal suo inizio. Resta innegabilmente un grande spettacolo, come dici tu. :)

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  11. È una serie che non ho seguito perché il fantasy non riesce proprio a prendermi, pensa che mi sono addormentata al cinema con il film "Il signore degli anelli" nonostante un Viggo Mortensen molto piacevole da guardare...idem è successo con Harry Potter, però la tua analisi è molto interessante, soprattutto quella relativa alla funzione delle donne.

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    1. Se ti fanno quell'effetto anche i colossal, allora non ti prende proprio. :)

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