venerdì 20 luglio 2018

Il provino.

Stamattina ho fatto il primo provino della mia carriera artistica. Suppongo che potrebbe essere anche l'ultimo, anzi è probabilissimo, proprio per questo è importante fissarne il ricordo.
Ho sfiorato questa esperienza diversi anni fa, durante una masterclass con Sergio Rubini, che dapprima scelse un mio dialogo e poi me stessa per interpretarlo. Odiai stare dinanzi alla telecamera, io che sono molto più adatta al palcoscenico, ma fu indimenticabile in senso positivo. 
Per chiunque svolga attività teatrale, sottoporsi all'occhio attento di una videocamera e a quello vigile ed esperto di chi guarda e confronta, è utilissimo. Un'esperienza da fare, almeno una volta, perché ti mette dinanzi alle tue reali capacità, senza se e senza ma. 
C'è da dire che non recito da tre anni, l'ultimo ruolo fu quella Frida che mi coinvolse e sfiancò, poi mi sono limitata a qualche sostituzione in piccole parti, nulla di più. Il resto è stata regia. 
Amo fare regia, perché il regista espone sul palcoscenico la propria visione, il suo sguardo sul mondo. Il regista è come un burattinaio, un creatore che può tracciare un certo solco, un ricordo importante nello spettatore. Fare regia è straordinario, perché al pari di un artista del pennello "racconti" attraverso il tuo sguardo personale, pur rispettando alcune regole fondamentali. 
Perdere di vista la strada per il palcoscenico, però, non deve accadere
Anzitutto perché recitare è bellissimo, difficile, ogni volta una prova diversa. Poi perché è utile per chi, come me, deve continuamente impostare il lavoro interpretativo sugli attori e allo stesso tempo svolgere al meglio i laboratori di recitazione.
Non parlerò del progetto per cui mi sono presentata, credo sia corretto così. Basti sapere che è qualcosa di molto importante per la televisione, che tocca temi importanti, con un team di professionisti e autori di pregio e un caposquadra noto scrittore. 
Mettersi in gioco con un provino per un progetto importante è una bella sfida. Per carattere, mi è stato possibile accettare di farlo solo a patto di coglierne la leggerezza, nel senso più nobile del termine. 
Cosa si fa durante un provino? Come ci si prepara?
Nel mio caso, si va e basta. Roma è piena di progetti in cerca di attori e attrici, dalle piccole alle grandi produzioni. Una dritta da qualcuno, e via. Sono andata ripassando un piccolo monologo di Frida, che a riaprire il vecchio copione ricordi già bene talmente hai assimilato anni prima quel personaggio. 


L'accoglienza sul posto è cordiale, non c'è ressa, prendono appuntamento mantenendo un basso profilo. Prima di me, nella stanza stanno provinando un'altra. Io aspetto nella camera accanto, col copione in mano. Mi guardo attorno, il parquet dell'antico palazzo con porte istoriate e lunghi corridoi è consunto, ma l'insieme conserva ancora una certa eleganza. Di ciò che accade oltre il muro non si sente nulla talmente è spesso. 
In questi casi, come accadeva quando attendevo il mio turno per un esame universitario, non mi coglie ansia alcuna. Mi sento come una macchina. Devo fare e basta, altrimenti non sarei qui. 
Mi chiamano, molto gentilmente mi consegnano due fogli, mi dicono di accomodarmi nella stanza del provino e di prendermi il tempo che occorre per leggerli e memorizzare il più possibile. 
Imparo che è così che funziona. Si deve avere mente veloce, fredda, per leggere attentamente, capire a fondo il testo e imparare il grosso del monologo. Sono storie sofferte, in prima persona ovviamente, contengono alcuni dettagli importanti del ruolo. 
Là per là, lo ammetto, dinanzi all'inatteso, mi prende un po' di scoramento. Non sapevo di dover memorizzare un testo letto per la prima volta. Credevo di potermi limitare al pezzetto di Frida. Così non è e non posso andarmene a gambe levate, sai che figura. 
Mi hanno detto di prendermi del tempo, bene, utilizziamolo al meglio. Leggo una prima, una seconda volta, comincio a entrare nella storia, le parole cominciano a comporre un quadro via via meno sfocato. Come sempre accade, se non si coglie il senso di un testo, non lo si può recitare, a meno di apparire artefatti e finti in modo insopportabile. Lo dico perché mi è capitato di assistere a provini, e non è un bel vedere quando chi recita non ha un minimo di credibilità. 
Mi servono poco più di dieci minuti per memorizzare il possibile. Laddove non ricordo, mi riprometto di improvvisare, pur rispettando il contenuto. Riapro la porta e li chiamo, arrivano in tre da una ulteriore camera riservata al personale e agli autori. 
Mi chiedono se preferisco stare in piedi o sedere. Mi siedo. Ciascuno prende posto: l'operatore di ripresa dopo avermi attaccato un microfono sulla maglietta, il secondo, che si posiziona davanti a un monitor, un autore che siede in fondo alla stanza. 
Sono tranquilla, perché sono professionisti in grado di metterti a tuo agio. E poi mi bardo di leggerezza, quella buona, che mi fa vivere ogni momento impegnativo con la certezza che non durerà in eterno, che sono seduta in quella stanza nel cuore di Roma per mettermi dinanzi a una prova vera e che se tutto finirà lì non casca il mondo.
Mi prendo qualche secondo di concentrazione e poi... comincio. 
Le parole escono fluidamente, non lascio trapelare qualche incertezza di memoria, la camuffo con un'espressione o un gesto della mano o spostandomi di poco sulla sedia. 
Credo duri un minuto, poco più. Al termine del monologo, mi guardano, si guardano. L'autore dice "wow". C'è silenzio, poi cominciano le osservazioni, ovviamente scaturiscono anche dal confronto con chi hanno sentito prima di me. Anzitutto sulla memoria del testo, che non si aspettavano così rapida e precisa. Poi si parla del mio modo di interpretarlo. Ditemi, signori, perché ho bisogno di conoscermi meglio come "attrice". Dicono che c'era naturalezza, verità. Non c'era alcuna impostazione, che è quello che non piace durante questo tipo di provini, in cui devi interpretare la gente vera. C'era compostezza, sicurezza. 
Davvero? Io come sempre tendo a buttarmi giù. Rispondo che si tratta solo di attitudine, perché non sono una professionista. Parliamo dei tanti registi che preferiscono prendere gente senza preparazione accademica, perché tanti che studiano per diventare attori restano come impigliati in repertori classici e in impostazioni di cui non riescono a liberarsi. 
Basti pensare a Marcello Fonte, per dirne uno, protagonista di Dogman, uno che riesce a essere vero e a prendere premi senza avere mai studiato recitazione. Parliamo di autoreferenzialità. È bello mettersi a discorrere di questi argomenti con chi è del mestiere, ci vado a nozze con queste cose. Diciamo che può permettersi una certa autoreferenzialità solo il bravo regista, quello che inventa magari un genere. L'attore autoreferenziale è spiacevole a guardarsi e a detta loro molti commettono questo errore. 
Il mio parere è che molti attori e attrici, moltissimi dei quali si aggirano per questi provini, non hanno dimestichezza con la lettura veloce, non riescono a comprendere il testo, ergo finiscono per essere risucchiati in un gesto atteggiato e narciso, che può andare bene per la commedia leggera, ma non per un ruolo drammatico. 
Mi chiedono di fare il monologo di Frida. Lo faccio. Chiedo se la mia recitazione tende a essere piatta e a presentarsi la stessa, mi rispondono che non è così, c'era una certa differenza col testo precedente. Poi mi chiedono di leggere. Leggo. La mia voce esce cristallina, la lettura scivola inframmezzata da intonazioni diverse, perché il testo è difficile e forte. Qualcuno dirà poi che assomiglia alla voce di un'attrice nota, che non riesce a individuare. 
Il provino è finito, sono sorridenti. L'autore mi stringe la mano e mi ringrazia, forse ci rivedremo, chissà. Io ringrazio a mia volta, ma di cuore, perché mi sono stati di grande aiuto per capirmi meglio. 
È un banco di prova per pochi, necessario, anzi fondamentale per chi fa teatro. Credo di averlo affrontato e superato con dignità e averne ricevuto una conferma. 
Si va avanti, sempre in fieri, in trasformazione e formazione, lungo una strada spesso inevitabilmente tortuosa. Questi passi aiutano, e molto. 

31 commenti:

  1. Bellissima esperienza e complimenti per il risultato.

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    1. Grazie, in fondo è stato pur sempre un risultato. :)

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  2. Wow. Si sentono gli applausi Bravissima. Ha avuto un'esperienza che definirei memorabile. Ti auguro i risultati che ambisci ma non ho dubbi...

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    1. Grazie, Nadia. Non ambisco a particolari risultati. Volevo vedere come funziona vivendolo, ho fatto questa esperienza.
      Se dovessi essere scelta, sarebbe una cosa forse più grande di me.

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  3. Speriamo nel meglio, allora, anche se in genere diserto la tv ed è difficile che abbia poi occasione di vederti.

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    1. Nessuno ne sarà obbligato, dovesse andare in porto. :)

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  4. Ti auguro il meglio ovviamente, comunque già è una buona cosa il tentare, il capire cosa si prova a entrare in un ambiente in cui non si era mai entrati prima. Aumenta la gamma delle esperienze di vita.

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  5. Beh, una bellissima esperienza, e che spero abbia futuro (e tu, comunque continua a proporti!!)
    Grazie per questo dietro le quinte! :)

    Moz-

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    1. Grazie a te per aver letto e apprezzato.
      Non penso a un futuro, ho già scuola e teatro che mi impegnano facendomi sperare in un giorno di 48 ore. :)

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  6. Splendida questa esperienza, molto nutriente da tutti i punti di vista. Mentre leggevo mi sembrava di vederti, di ascoltarti, di essere là con te, trepidavo a ogni riga. E quanta autenticità ho avvertito in ogni passaggio.
    Al di là del risultato che è eccellente, e degli apprezzamenti meritatissimi, penso che sia altra ricchezza per il tuo serbatoio, come diceva la grande Virginia Woolf.

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    1. Mi fa piacere che tu abbia avuto la sensazione di seguirmi passo a passo. Sì, esperienza formante, imprescindibile. :)

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  7. WOOWW!! Lo dico anche io ^_^... un grosso grossissimo applauso, cara Luz. A me viene la tremarella solo a leggere la tua di esperienza. Ricordo ancora con sgomento la volta che hanno provato a farmi recitare in terza media: il panico, la voce non mi usciva. Eppure la recitazione è un’arte che mi affascina da morire. Ti auguro veramente il meglio! Credo tu lo meriti, e sopratutto spero di vederti in tv *_* *_*
    Ti bacio 😘

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    1. Grazie, sarebbe bellissimo almeno solo una volta arrivare a questo traguardo.
      Davvero non riuscivi a parlare sul palcoscenico alle medie?
      Io faccio parlare anche i muti! XD
      Scherzo. Ricordo però alunni recalcitranti liberarsi come farfalle.

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  8. E wow lo dico pure io! :)
    Qui potrebbe aprirsi anche un argomento laterale interessante, che hai appena accennato: leggere tanto aiuta anche la recitazione? Secondo me si, perché ti consente di afferrare diversi punti di vista, diverse situazioni, al di fuori dei cliché che rischierebbero di diventare interpretazioni scontate. :)

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    1. Direi già di sì, e mi suggerisci l'idea per una bella riflessione a riguardo.
      Che non si legga è evidente anche in questo ambito, sì.

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  9. Grande Luz! Hai superato brillantemente un'ulteriore fase di crescita, al di là dell'esito finale. A ogni tappa si aggiunge un nuovo ricamo al grande arazzo dell'esistenza. Mi piacerebbe tanto vederti in quel programma...;)

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    1. Spero di poterti dare notizia che tutto è andato a buon fine.
      Grazie, Rosalia. :)

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  10. Che bel racconto, Luz! Spero di vederti in TV, allora!:-)

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  11. Caspita, bravissima! Complimenti sia per com'è andato, sia per come hai saputo gestire l'esperienza da vera professionista. Senz'altro non deve essere facile un provino, un po' per l'atmosfera da esame, un po' per gli imprevisti come quello che hai dovuto fronteggiare.
    Devono farti sapere i risultati o già li hai avuti nel frattempo?

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    1. Si è vociferato qualcosa, ma devo essere prudente e aspettare.
      Fare un provino assomiglia allo svolgere un esame, dici bene. :)

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  12. Deve essere stata un'esperienza bellissima, che hai affrontato con intensità e professionalità, e ti ha sicuramente arricchita. Complimenti per la capacità di rimanere centrata in una situazione che farebbe tremare i più, me inclusissima. ;)

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    1. Non so per quale remota ragione ma in momenti importantissimi divento una statua di sale, ah ah ah
      Grazie! :)

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  13. Chapeau! Mi hai fatto ricordare il mio unico quasi-provino. Era a Cinecittà dove lavoravo saltuariamente per guadagnare qualche breccola. Facevo non la comparsa ma il pittore realizzatore -una mania- e mentre lavoravo pensando di essere solo improvvisavo monologhi. Mi ascoltò un aiuto regista e mi fece fare sto provino a me recalcitrante e sicuto che non mi sarebbe uscito un fischio dal gozzo
    "A patto che faccia cose mie. Non mi piace recitare testi degli altri"
    Pensa tu che pretesa.
    Improvisai tutto. C'era un regista, non mi chiedere chi.
    Alla fine, visto che non la smettteevo più, mi fecero recitare un brano dei Sepolcri.
    Chiusi lì.
    "Fammi capire, mi fa il regista; tu qui fai il pittore e mi dicono che sei bravo. All'Uni studi medicina, no? Ma perché non haí mai fatto niente all'Accademia drammatica? Hai una mimica fantastica e fai pause molto azzeccate"
    A me bastò. Naturalmente non ho mai fatto niente.
    A volte ci ripenso e mi dispiace, Pensavo di essere timido ed ho scoperto quel giorno che ero sfacciato, che mi piacevano le loro facce mentre mi guardavano.
    Certo che ho sbagliato, mille volte più una.
    Ciao e di nuovo...chapeau.

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    1. Vincenzo, bellissimo leggerti.
      Sono certa che avresti potuto fare l'attore, avevi bell'aspetto e una certa personalità. :)

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  14. Che bello scoprire i retroscena dei provini, non me li immaginavo affatto così è mi sono sempre chiesta se gli attori si presentassero con dei brani di copione scelti da loro o se ricevessero una parte del testo che dovrebbero interpretare. Sembra sia stata davvero un'esperienza forte e preziosa! Complimenti e in bocca al lupo, carissima! :)

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  15. Come è andata a finire?
    Sei stata brava, penso sia una tra le cose più difficili riuscire a controllare di fronte a un pubblico (anche quello del provino è un tipo di pubblico) tutta una serie di cose: voce, memoria, interpretazione, emozione, gesti ecc. Soprattutto non avendolo mai fatto.

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