martedì 20 giugno 2017

I familiari sono nostri lettori?

Oggi propongo un'altra riflessione. Chi ha un blog ama scrivere, su questo non c'è dubbio, e spesso chi ha un blog è anche autore/autrice di narrativa
La mia esperienza in quanto "scrittrice" (il virgolettato è dovuto al dubbio riguardo al poter essere o meno definita tale) tocca sia l'ambito teatrale - avendo scritto diverse drammaturgie - che quello più squisitamente legato alla narrativa, avendo fatto l'esperienza di scrivere un romanzo di genere storico diversi anni fa. 

Prima di scoprire la scrittura per il teatro, mi era congeniale quella classica, con tanto di macchina da scrivere (mio padre mi procurò una Olivetti quando terminai il liceo) e poi tastiera dinanzi al pc. Racconti, brevi fiabe, un paio di tentativi di romanzo, tanto disegno, e poi, dopo la laurea e anni in cui dovevo inventarmi il modo di trascorrere il giorno, viene fuori questo romanzo. Ne ho accennato in questo post, per altro, che riguarda alcuni dei luoghi in cui è ambientato. 
Quando terminai il romanzo, lo impaginai in formato A5 e lo feci stampare e rilegare in tipografia in alcune copie, per poterlo distribuire a sorella, zie, amica, riservando una copia per me.
Il mio tomo campeggia nella mia libreria, quindi, rilegatura in verdino scuro che chiunque la vede viene spontaneo dire "ah, ma allora lo hai pubblicato!". No, me lo sono stampato, è diverso. 
Chi lesse il mio romanzo all'epoca? Si tratta di ben sedici anni fa, per altro. Circa una decina di persone, quelle a cui regalai un copia e alcune che se lo passarono in prestito. Una decina di persone in tutto che hanno letto tutte le 600 pagine del tomo, con mia somma soddisfazione (sono un tipo di ben poche pretese) e pratica archiviata. C'è una zia che lo ha riletto due volte, a dire il vero, la mia lettrice/fan. Nulla di più. 

Restiamo in ambito parenti. Un ambito difficile, spesso per nulla una comfort zone, in cui comunemente non sgomitano per leggerti. Per dirne una, questo stesso blog non è letto da nessuno della mia cerchia familiare. Sanno che esiste, che scrivo, che mi interesso, che curioso, ma non leggono. Se non leggono, e di fatto è così, di conseguenza non conoscono buona parte del mio pensiero, di come mi pongo nella comunicazione via web, dei libri che leggo, di come analizzo un'esperienza teatrale, nulla di tutto questo. Mi capita di pensare che se avessi una sorella, un compagno, un'amica, una collega, una cugina che scrive un romanzo e tiene un blog ne leggerei ogni parola, ma questa è un'altra storia. 

Ricordo di aver tenuto molto al fatto che nella cerchia familiare si leggesse il romanzo, ma non penso per nulla al voler essere letta qui, nel blog. Forse perché ci si rassegna a essere ignorati in famiglia in questi particolari aspetti, forse questo mondo semplicemente è troppo lontano dai loro, e allora si preferisce condividere i propri gusti e passioni con degli sconosciuti che poi diventano in qualche modo "familiari". I miei spettacoli sono stati visti raramente dai miei familiari, il mio romanzo è stato letto da mia sorella soltanto nella mia famiglia d'origine, nessuno di loro legge qui. 
Questo è il bilancio. 

E ora, parola a chi vorrà commentare. I vostri familiari, i parenti, leggono quello che scrivete? 

50 commenti:

  1. Non credo proprio. Quando trafficavamo coi cookies mio marito voleva controllare se il banner si leggeva bene e così ha acceso il suo pc e poimi ha fatto la tragicomica domanda: il tuo blog è myrtilla....
    Se da una parte mi piacerebbe un po' di sostegno, dall'altra ritengo che forse vada bene così. Più libertà di esprimermi. Libri non ne ho mai scritti, perciò..

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  2. Mio marito sì, è il mio primo fan. Mia sorella no, le regalo i miei libri e lei niente, legge un libro all'anno di letteratura giapponese, ne abbiamo parlato di recente, ma ipotizza che potrebbe ricominciare a leggere in maniera più massiccia. Mia mamma boh, i primi sì, poi non so come credo abbia smesso o non le siano piaciuti nel senso che non mi ha detto nulla per cui visto che le copie che regalo le pago, quest'ultimo non gliel'ho dato. Diciamo che me ne sono fatta una ragione anche se ci ho sofferto parecchio soprattutto per mia mamma che è una lettrice forte per cui non mi spiego la faccenda.

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    1. Ritrovo nelle tue parole la reazione generale dei miei familiari più intimi, cioè mio fratello, mia madre. Mia sorella lesse il romanzo l'anno successivo dalla consegna della sua copia. Non ci fu alcuna curiosità se non un interesse tiepidino tempo dopo. Maggior sostegno, e direi anzi entusiasmo, in alcune zie e una cugina.
      Vedo che è un fenomeno abbastanza diffuso. :-/

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  3. Mi ci ritrovo in pieno.
    Ma posso estendere la questione agli amici fisici: sono pochissimi quelli che mi leggono, e tra l'altro sporadicamente.
    Assurdo, no? Perché di solito si tende a dire "ti legge solo tua nonna" e invece i parenti e gli amici non ci leggono XD
    Ma forse è un bene, perché significa che abbiamo creato una cerchia di gente che ama davvero leggerci, e non è costretta a farlo dai rapporti di parentela e amicizia...^^

    Moz-

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    1. Il punto è che magari quegli stessi parenti che non ci leggono mostrano interesse di lettura in altri blog, magari saltuaria ma può capitare. Non so, forse se ne può dedurre che comunemente non siamo neppure caratterialmente piacevoli ai nostri parenti più stretti, mentre riusciamo a essere meglio noi stessi con dei perfetti estranei.

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  4. Mio marito legge solo i miei racconti, mentre mio figlio legge sia i racconti che i romanzi. Il blog invece passa completamente ignorato. Non ho amici che mi leggano, in nessuna versione, se non le persone che ho potuto conoscere via rete. Anch'io penso a volte che sarei più curiosa, se mi trovassi dall'altra parte, ma me ne sono fatta una ragione... più o meno. :)

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    1. Anch'io, dopo anni di rabbia malcelata.
      Pensa che i fumetti che disegnavo da ragazza non sono mai stati sfogliati né da mio fratello né da mio padre o mia madre.
      Avere un elemento "creativo" in famiglia non significa che quell'elemento riceverà incoraggiamento dalle persone con cui per buona parte della vita convive.

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  5. La strada tra la vita reale e quella digitale è a senso unico: chi mi legge può diventare facilmente mio amico ma il contrario non accade quasi mai.

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  6. Assolutamente no. Per molte cose che scrivo sono io stesso che non le sottopongo ai parenti in primis per evitare facili giochini "Chi è questo personaggio? É zio Tizio, vero?" che non avrebbero motivo di essere (i miei personaggi hanno vita propria); e poi anche perché un parente non potrà mai essere obiettivo, dirà sempre che scrivi bene.
    Preferisco essere letto da perfetti sconosciuti pronti a sbranarmi, è un esame più probante secondo me.

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    1. Sì, in effetti, se nei tuoi romanzi vivono personaggi largamente ispirati alla realtà...
      E poi vale il principio che sono più sinceri quelli che non hanno legami di parentela, come scrivi.

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  7. Nessun amico sa che ho un blog, ne sono a conoscenza poche persone di famiglia o comunque particolarmente legate, che rigorosamente non mi leggono XD
    La mia scelta di anonimato in verità risponde anche al non voler obbligare nessuno a seguirmi, in questo modo il riscontro che ho (e che non ho ;) ) è imputabile soltanto a quello che scrivo e al mio modo di rapportarmi nella blogosfera.

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    1. Qui rientra anche il discorso di avere uno pseudonimo e non usare il proprio nome, o usare come nel tuo caso solo parte di esso. Emerge che non c'è alcuna volontà di essere letta dalle persone conosciute. Fai benissimo! :-)

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  8. A me piace leggere più che scrivere; è, la seconda, un'attività che non mi è congeniale, che non sento la necessità di praticare ma, che, in quanto lettrice instancabile, mi incuriosisce non poco. Apprendo ora del tuo romanzo e mi piacerebbe sapere qualcosa di ciò che l'esperienza della scrittura ti ha dato..
    :-)

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    1. Volentieri! Puoi dare un'occhiata a questi post.
      Diciamo che non è venuto fuori questo mio romanzo perché al momento ne sto facendo un editing, confrontandomi anche con qualche lettore. http://iolaletteraturaechaplin.blogspot.it/search/label/scrivere

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    2. Intanto grazie. Non c'è molto sulla tua esperienza ma la lettura è stata ugualmente illuminante:-) Sottolineo, in modo particolare, questa osservazione : " Se dico " Quella è una casa", do una semplice informazione. Se invece dico: "Là dentro mangio, dormo, cresco i miei figli e ogni tanto piango", evoco la casa con un tono di voce accorato. Lascio indovinare qualcosa: insieme a un'informazione trasmetto un'emozione."Mi è piaciuta perchè le emozioni non sono descritte, non ci sono aggettivi ridondanti, ma ci sono solo fatti, quelli però che consentono al lettore di completare il testo. Buon weekend!

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    3. Le mie elucubrazioni attorno alla scrittura hanno una nuova fan. Ne sono contenta.
      Buon fine settimana a te!

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  9. Questo post e i relativi commenti sono una ventata d'aria fresca, per me, perché un po' ci soffrivo ad essere NON letto da chiunque mi abbia conosciuto nella vita "vera": scopro invece che in pratica è la regola, e questo mi consola.
    Sono d'accordo con Obsidian M, a quanto pare c'è qualcosa nella conoscenza "fisica" che inibisce quella digitale, e concordo con MikiMoz: questo vuol dire che non ho lettori "per obbligo" ma per scelta ;-)
    A forza di ripetersi diventa imbarazzante la scenetta per cui magari esce fuori per caso che scrivo blog, e mi dicono "Ma dài, hai un blog? Qual è l'indirizzo?" "Ho tanti blog, dipende da cosa ti piace: cercami su google come Lucius Etruscus". E qui finisce la discussione, sia perché il nickname a quanto pare repelle sia perché "cercare su Google" è un'azione attiva e il lettore medio è solo passivo...
    Per quel che riguarda i miei racconti solo mia madre e un mio amico li hanno letti - chissà se un giorno scoprirò perché mio padre volutamente si rifiuta di leggere qualsiasi cosa io scriva! - e quando è uscita una mia antologia in cartaceo d'un tratto sono usciti parenti lettori. Sono però tutte esperienze saltuarie e aleatorie: i veri lettori dei miei racconti e del mio romanzo sono gli estranei :-P

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    1. Insomma, anche tu hai passato momenti in cui non ti capacitavi che ciò avvenisse.
      Poi subentra indifferenza, che è un po' quello che leggo in tutti i commenti.
      A proposito del tuo blog, non riesco a capire quale sia quello "ufficiale", da seguire.
      E ti ho cercato, eh. :)

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    2. ahhaah come se non bastasse per motivi oscuri Google presenta prima le mie collaborazioni in giro per il web, come se i blog Wordpress le stessero antipatici!
      Comunque diciamo che il mio blog principale è NonQuelMarlowe (https://nonquelmarlowe.wordpress.com/), nome ispirato al protagonista dei miei racconti e del romanzo ma dove scrivo di libri (veri o "falsi"), avventure librarie e "indagini non autorizzate" (cioè ricerche su parole e concetti che diamo per scontati e che scontati non sono).
      Poi scrivo di filmacci (Il Zinefilo), di fumetti (Fumetti Etruschi), di Aliens (30 Anni di Aliens), di citazioni scacchistiche (Il CitaScacchi), di pupazzetti e action figures (Myniature), di locandine italiane d'annata (IPMP) e schedo romanzi giallo-thriller-noir usciti in Italia (Gli Archivi di Uruk), però sono tutti blog che mi sembrano "specifici" e che quindi si rivolgono più agli appassionati di un argomento preciso ;-) (ne ho approfittato per farmi pubblicità!)

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    3. E hai fatto bene.
      Ok, ora vado su quello tuo ufficiale e leggo qua e là. :)

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  10. Vedo che la percentuale è netta di esperienze negative relativamente alla domanda che poni e io non posso che confermarla: nessuno della mia famiglia legge il blog,tranne quando li allerto su qualcosa che voglio venga letta. Poi è proprio un paradosso: le mie amiche più strette non mi considerano, vedono che la mia attività ferve tramite le mie condivisioni su Fb, ma quanto a contenuti zero, non sanno nemmeno di cosa parlo. Poco male, sono libera di esprimermi come voglio (pensa al mio articolo sul pessimo romanzo scritto dalla mia amica: ero certa certissima che non ne avrebbe fatto scoperta) 😉

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    1. Io trovo che nel tuo blog tu abbia una partecipazione molto netta, attiva, con post in cui c'è moltissimo della tua personalità. In effetti, chi ti legge tende a conoscerti assai bene.
      Sì, il fatto che la tua amica non legga si è rivelato provvidenziale. E forse proprio questo caso dimostra che per molti aspetti è preferibile che nessuno di chi conosciamo ci legga.

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  11. Ricordo di aver fatto leggere una volta un post del blog a mia madre, in passato qualcuno al mio ragazzo, ma niente di più. Di loro iniziativa non mi leggono mai (e a dire il vero quando voglio che lo facciano devo insistere pure parecchio), mentre i miei amici nemmeno sanno che ho un blog. Io preferisco così, è come se il blog rappresentasse un'altra parte di me, una che mi va di condividere con la rete, ma che probabilmente mi farebbe sentire a disagio se venisse letta da persone che incontro ogni giorno. MI rendo conto che un blog non è una cosa così intima eppure, se lo facessi leggere ad amici e familiari, mi sentirei come se violassero una parte di me che vorrei invece rimanesse intatta. Non so come mi comporterei se avessi scritto un libro, penso che sarebbe interessante notare le differenze.

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    1. Capisco questo senso della "violazione" di qualcosa di intimo. Ci sono aspetti che intendiamo riservare esclusivamente a noi stessi o a pochissimi e spesso fra questi pochissimi preferiamo non ci siano persone a noi note.

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  12. Non mi risulta di avere amici o parenti interessati a quel che scrivo. Capita spesso che quando mi chiedono che cosa io stia facendo, la mia risposta sia: "Sto scrivendo un articolo per il blog". Ma inutile attendersi poi la domanda più ovvia: "Di che cosa parla?". L'argomento decade subito.

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    1. Capita anche a me la stessa cosa diverse volte.

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  13. Mio marito ha letto tutto, e di recente mi fa anche da beta-reader... ma preferisce il libro in forma stampata sia pure come autopubblicato. Mio figlio non ha letto niente di quello che ho scritto. Dice che non è il suo genere, e infatti tutti trasecolano quando sentono questa cosa. Il mio blog non lo legge nessuno dei due: a mio marito ho stampato qualche articolo particolare, ma non è capace di usare il computer e quindi c'è una difficoltà di tipo pratico. Mio figlio, di nuovo, non legge i miei post perché "non è il suo genere", ovvero la stessa scusa del libro.

    Conosco un medico che scrive poesie e ha vinto anche molti concorsi. L'ho aiutato ad autopubblicare due raccolte di sue poesie. Sua moglie, leggendo la prima silloge, è rimasta stupefatta e ha commentato: "Ma non sapevo che tu fossi così bravo." Io la ritengo una cosa un po' triste, ma forse è l'equivalenza di mio figlio che non legge. Probabilmente è la convinzione che i nostri familiari ci conoscano già a sufficienza.

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    1. Sì, c'è come un disinteresse diffuso, e vedo che tu lo confermi pienamente.
      Il mio fine era comprendere come si manifestasse questo aspetto nell'esperienza dei blogger che "frequento" e vedo che la storia si ripete per tutti simile o identica.

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  14. Parenti serpenti, lettori parenti, lettori serpenti.

    Helgaldo

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    1. Ah ah ah
      Ottimo esempio di sillogismo ipotetico! :)

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  15. Mi piace considerare il blog un mio piccolo quadratino di libertà, difatti quando l'ho aperto non l'ho comunicato a nessuno. Non volevo nemmeno collegargli alcuna pagina social che lo facesse in qualche modo dipendere dalla mia persona. Non so esattamente per quale ragione, anche perché non è che affronti tematiche personali sul blog. Probabilmente volevo sentirmi totalmente libera dallo sguardo di chi mi conosce, anche semplicemente per scrivere una recensione.
    Alla fine, inevitabilmente, tutta la mia ritrosia è crollata: oggi mi legge mia madre, il mio ragazzo (per amore, suppongo, più che per qualche reale interesse), raramente i miei amici.

    P.S. Io il tuo libro lo leggerei davvero con curiosità ed interesse!

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    1. Non credi che il fatto che ti leggano in qualche modo compromette la tua scrittura di conseguenza?
      P. S. Prima o poi dovrà pur conoscere pubblicazione, vedremo! :)

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    2. Assolutamente sì! Mi sentivo più libera prima di infondere pensieri che un libro (o un film, o una serie TV) mi suscitava. Pensieri che non sempre necessariamente volevo far conoscere ai miei intimi. Per non parlare delle aspettative "intellettuali": sarà una paranoia mia, ma mi pesano addosso come un macigno.

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    3. Ecco, come pensavo. Ti ho fatto questa domanda appositamente per verificare se avevi la mia stessa impressione. Sì, la scrittura è più libera se sappiamo di non dover accontentare le aspettative di qualcuno.

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  16. come forse già sai, io mi sono ritrovato a essere pubblicato su una rivista importante quasi per caso, non avendo mai pensato a scrivere sul serio: più o meno nel periodo del tuo romanzo, nel 2001-2004 (ma io avevo già passato i quaranta). Insomma, stavo benone nel mio lavoro in fabbrica, mai pensato seriamente di pubblicare qualcosa. Risultato: nessuno dei miei amici o conoscenti mi legge, sono stato contattato e letto da persone da me molto distanti (compresa Giacynta)... :-)
    Conclusione: ho sempre amato molto girare per le librerie dei Remainder's, da principio perché avevo pochi soldi, poi per passione. In quelle librerie trovavi colonne di libri di autori recensiti e famosi, non li vendevano neanche a metà prezzo, neanche al 75 per cento... Una buona vaccinazione contro le fantasie sul pubblicare libri, per di più arrivata molto presto :-)

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    1. Mi è sfuggito questo aspetto del tuo essere stato pubblicato su una rivista importante. Voglio saperne di più. :)

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    2. ma sì, hai già letto qualcosa. Era Golem, la rivista on line che fu fondata da Umberto Eco (e da altri) a metà anni '90. Io però ci sono finito per caso.

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    3. Qualcuno si accorse a suo tempo del tuo talento nell'argomentare.

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  17. Grazie all'arrivo in casa del tablet (che tutti usano ad eccezione della sottoscritta), ogni tanto i miei genitori leggono quello che scrivo: anche se non sempre poi se ne parla, ogni tanto li becco che scorrono le pagine sul divano. Gli amici, invece, non hanno mai fatto cenno a qualcosa che abbia scritto, qualcuno ha solo notato, forse attraverso facebook, la presenza del blog, comunque i miei interlocutori nel mondo reale (extra-virtuale) che leggono anche il blog si contano sulle dita di una mano. Non ne soffro, comunque, mi piace pensare di poter costruire altre relazioni attraverso il blog. :)

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    1. ... che poi è il fine del possedere un blog, in effetti.

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  18. Ciao Luz! Idem su tutto, manoscritto e blog... ogni tanto mio figlio va a vedere se pubblico qualcosa e poi mi guarda tra l'ironico e l'ammirato. Per il resto, silenzio di tomba. Credo dipenda dal fatto espresso benissimo nel Vangelo: Nemo profeta in patria

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    1. Benvenuta, Rosalia.
      Le tue conclusioni mi trovano d'accordo. :)

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  19. Questo è un argomento in cui, prima o poi, tutti quelli che possiedono un blog ci riflettono. Per mia esperienza, ho la fortuna di avere una sorella (appassionata lettrice anche lei), che legge sempre i miei articoli, raccontandomi anche le sue opinioni più o meno diverse dalle mie. È anche una fonte di ispirazione visto che avendo le stesse passioni, ci scambiamo idee su tutto. Quanto al mio ragazzo, non si occupa ben volentieri di quello che scrivo, ma mi appoggia e questo è già tanto. Ecco i miei genitori si arrabbiano a volte quando mi vedono scrivere, il fatto è che pensano che sia solamente "futile".

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    1. Essere letti dalla propria sorella e dal ragazzo non è poi così male.
      Strano che diversi genitori non credano nell'importanza di tenere un blog, o nello scrivere in generale. Anche i miei non si sono mai interessati a questo e credo che non ne abbiano mai compreso l'importanza.

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  20. Ok, mi sento meno sola adesso.
    Un tempo ero più insistente, nel desiderare che i miei cari leggessero quanto scrivevo. Quando ancora intraprendevo l'opera di provare a scrivere dei racconti o delle storie più lunghe (non riesco a definirli 'romanzi') poi li propinavo inevitabilmente alla mia migliore amica - sempre curiosa ed entusiasta di leggere - qualche volta a mia madre, di solito anche al mio ragazzo. Col blog però è diverso. Dal momento che è online e che in qualunque momento potrebbero passarci, non mi sembra necessario star lì a dire "ehi, ho letto questo, ti va di leggerlo?". L'ho fatto giusto un paio di volte, quand'ero particolarmente soddisfatta di qualche post, e basta. In realtà mi farebbe tanto piacere se qualcuno di loro leggesse, anche perché al momento il blog è davvero l'unica cosa che ho portato avanti, di cui vado almeno un pochino fiera, in cui verso una parte di me che mi sembra migliore, sotto molti versi, di quella che si vede nel quotidiano.
    Ci terrei in particolare che lo leggesse il mio fidanzato, anche perché se scrivesse una cosa qualunque lui - come talvolta accade -, anche se riguarda argomenti che non mi interessano proprio, io mi fiondo subito a leggere, perché dentro ci sarà inevitabilmente un pezzetto di lui ed io non posso non esserne curiosa. A rigor di logica, quando penso così provo un po' di dispiacere, perché mi chiedo se lui non sia altrettanto curioso nei miei confronti. E questo è stato più volte argomento di disquisizione tra noi due XD pare che per tutti il problema sia il tempo, 'non c'è il tempo' per leggere, neanche un blog. E va beh, noi blogger ci faremo compagnia tra di noi!

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    1. Il punto è che ci si aspetta troppo dagli altri quello che faremmo noi.
      E' un principio totalmente sbagliato e ci vuole esperienza per capirlo e farsene una ragione. Impari col tempo che ci sono aspetti che non si possono condividere con tutti e che sono piuttosto riservati a persone che conosciamo attraverso quelle nostre prove, di scrittura e condivisione.
      Fai bene a tener vivo il tuo blog, che trovo interessantissimo.

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  21. Il mio blog è letto dai parenti, cosa che si è rivelata un'arma a doppio taglio, perché alcuni si sono offesi per alcune frasi che per altro non volevano essere offensive. Anche la mia dirigente legge il blog e da quando me ne sono accorta peso ogni parola. A questo punto credo che tu stia iniziando a sentirti molto fortunata...
    Al di là di questo, ho amici e amiche che scrivono, hanno un blog e talento per la scrittura. Questo perché le mie amicizie sono nate spesso intorno alla lettura o a passioni comuni. Come scrivi tu non ci perdiamo una parola l'una dell'altra, ma c'è anche molta paura del giudizio. Una mia amica secondo me è bravissima, ma si vergogna moltissimo dei suoi scritti. Pubblicava sotto pseudonimo e ho dovuto fare indagini segrete per scovare i suoi lavori e tutt'ora ho il sospetto che sia un po' a disagio all'idea che io li abbia letti (tra l'altro le sto facendo una gran pressione per scrivere ancora, ma o ha cambiato identità o non sto avendo successo).

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    1. Anch'io avevo pensato di segnalare il blog alla dirigente, poi non c'è stata occasione e io stessa non ne ho cercata alcuna. Probabilmente non mi sentirei di esprimere giudizi sulla scuola come invece faccio liberamente. O meglio: li esprimerei ugualmente, ma sentirei lo "stridore" di essere letta e quindi sottoposta a giudizio. Insomma, comprendo il tuo pensiero.
      Ho segnalato il blog ad alcune colleghe, almeno quelle che so ogni tanto vi s'affacciano e alle quali segnalo di volta in volta argomenti che possono essere di loro interesse.
      Scrittura/amicizia sono un bel connubio, laddove sia possibile esprimere giudizi veri, si abbia la sensazione di poterlo fare, insomma. Bello quando nascono delle amicizie attorno a questa particolare sfera di interesse.

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