giovedì 9 giugno 2016

Si torna a disegnar!

Un'illustrazione di Emanuele Luzzati
C'era una bambina negli anni Settanta, con pochi anni e una vivace immaginazione che disegnava continuamente. Se non disegnava su un foglio, disegnava col dito, per aria, come a tracciare forme nell'indistinto. Alle elementari disegnava persone e cose, non limitandosi a fiori, casette e alberelli. Disegnava i ciclisti del Giro d'Italia di passaggio dal suo paese affacciato sul mare, per esempio. Oppure la suggestione di un davanzale pieno di peluche che aveva visto mentre l'auto di suo padre era parcheggiata e lei aspettava dentro, con la calura estiva che rendeva sonnolenti. Disegnava sul diario, sui quaderni, sul banco di scuola, sullo zaino dei compagni a chi ne faceva richiesta, perfino sul casco da moto di suo fratello. Devo sforzarmi di tornare indietro di molti anni per ritrovare quella bambina.

Torno a bloggare con una nuova per me buona e inattesa: torno al disegno dopo circa un ventennio (gulp! come passa il tempo). Sono stata una precoce disegnatrice da bimba e fino ai primi anni universitari ho disegnato instancabilmente, passando da disegni sparsi a disegni dal vero a fumetti. 
Da un mio vecchio albo
Era una spinta verso il racconto, la comunicazione, a creare in me questo desiderio, così il disegno rappresentò per tutta l'infanzia alla prima giovinezza un modo per esternare il mio lato creativo, per me una vera "urgenza". Ricordo quella passione, il desiderio irrefrenabile di tratteggiare la mina di una matita su un foglio, la particolare esigenza che ti faceva diventare esperto in materia - mine H e mine B, sfumature, durezza, fluidità, matite acquerellabili, pastelli, qualche incursione fra gessetti e pastelli a cera. Non ero particolarmente desiderosa di colorare, pur facendolo con scrupolo quando capitava, la mia passione era il disegno e lo sfumato. Perché ho abbandonato questa mia passione? Perché scoprii la scrittura e un modo diverso e più attraente di raccontare.
Passai a picchiettare su una vecchia Olivetti di mio padre per poi passare alla tastiera di un pc e il disegno divenne solo un ricordo. Il frutto della mole di lavoro del tempo che fu ha preso varie strade, sparso fra i cassetti della casa in cui abitai da piccola, donato ad amici e parenti. Per me ho tenuto il fumetto che realizzai e un albo di disegni da fotografie, del tempo in cui restai affascinata dalle forme dell'alta moda. Torno al disegno perché ci sarebbe un importante progetto professionale di cui non scrivo per scaramanzia, e va da sé che devo tornare a conoscere quei materiali, devo imparare ciò che ho disimparato col tempo, e non si tratta solo di tecnica e "confidenza" col foglio bianco. Riscoprire la bellezza del disegno significa guardare alla realtà in modo nuovo, lo sto comprendendo in queste settimane. Mi riscopro a osservare le forme di un oggetto, guardarle con occhio critico, osservare come cadono le ombre sulle cose, come cambiano di colore a seconda delle ore del giorno. Con il senno dei miei anni affronto questo ritorno con occhi nuovi e allo stesso tempo il tentativo di ritrovare quell'incanto che sentivo dinanzi alle cose. Vi garantisco che è una bella e dolce emozione. Chissà cosa accadrà, la bellezza è anche questo e lo scenario è promettente.
Qui di seguito alcune tavole del mio vecchio fumetto... che ricordi. 
E voi? Avete mai amato il disegno?

18 commenti:

  1. Abbiamo un passato molto simile da questo punto di vista. Anch'io da bambino e adolescente non facevo altro che disegnare ovunque capitasse. Inevitabile poi la scelta di fare una scuola d'arte (l'alternativa sarebbe stata il liceo scientifico).
    Ma anche nel mio caso pian piano le altre mie passioni hanno cominciato a occupare sempre più spazio a spese del disegno. Per una decina d'anni della mia vita sono stato convinto che alla fine l'avrebbe spuntata la musica e che sarei stato un musicista. Poi la sorte ha deciso altrimenti.
    Molte belle le tue tavole a fumetti... avevi un grande potenziale nel campo! E divertente l'utilizzo dei nomi stranieri, che non so perché ma anche nelle mani degli sceneggiatori italiani di fumetti degli anni '60 e '70 suonavano sempre strani e improbabili.
    In bocca al lupo per il progetto professionale!

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    1. Grazie, Ivano.
      Leggendo del tuo percorso, ecco, penso che alcuni nascano con innato un forte senso dell'espressione di qualcosa che diventa simultaneamente espressione di sé. Il disegno, la musica, ma poi anche la scrittura, che comunque ti appartiene, sono tutti segnali di questa volontà. Esattamente come ho vissuto io. Tu hai frequentato una scuola d'arte, io ero attratta dall'Accademia di Belle Arti, la scelta che avrei potuto fare dopo il Classico ma lì decise il destino che segna i tantissimi che vivono al sud e che non possono scegliere buone accademie. Nel mio caso, la sola possibile era Catanzaro: ci arrivai davanti e mi resi conto che quello che avrei potuto studiare in quel palazzo fatiscente non sarebbe stato all'altezza di una discreta facoltà di Lettere all'università. Così presi direzioni diverse.
      Quel fumetto mi ispira certa tenerezza. Ero giovanissima e piena di speranze di diventare fumettista. Il professore di Semiologia delle arti all'università aveva detto di quel grande potenziale che anche tu vedi. Lui era Francesco Votano, oggi giornalista Rai che non riuscii più a rintracciare, ma che forse, in un'altra vita, avrebbe potuto instradarmi verso sentieri giusti.
      Però non rimpiango nulla. So che il campo del disegno è vario e sovraffollato. E io mi sentivo più attratta verso la narrazione in altre forme. Poi è passato il treno del concorso per insegnanti e...

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  2. Anch'io, come te, amavo tantissimo disegnare e soprattutto dipingere! E anch'io, come te, ho scelto alla fine la scrittura per tanti motivi. Mi sembrava di riuscire a esprimermi meglio con la parola scritta che non con le matite o i pennelli, di riuscire ad avvicinarmi di più a quello che avevo in testa.

    Qualche anno fa ho ripreso a dipingere per raffigurare alcune mie poesie, poi quando ho aperto il blog ho dipinto due immagini che trovi in alto sotto il banner, quella del cavaliere e quella della rosa sorridente con il motto. Quello che mi appassionerebbe di più, però, è la pittura a olio, solo che ci vuole uno spazio dedicato dove lasciare i materiali e le tele, che non ho.

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    1. Cristina, eccoti qui, un altro percorso simile al mio. Comincio a pensare che potremmo essere in tanti. In queste settimane rifletto su questa capacità sommersa e mi dico che forse non è stato giusto abbandonarla. L'espressione artistica se educata può arrivare a belle cose davvero.
      Andrò a vedere quei disegni. E... anch'io sto orientandomi verso l'illustrazione.

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  3. Dimenticavo: mi piace molto il primo disegno, mi ricorda il 1700 francese per certi versi.

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    1. Era una foto di uno stilista celebre, di cui non ricordo, che si ispirava proprio alla moda francese del Settecento per i suoi modelli. Era il tempo delle top model e di tanta bella arte nella moda. Miè capitato di vedere a Torino una mostra di abiti di Versace, anche costumi per il teatro. Ti garantisco che erano opere d'arte sotto forma di abiti.

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  4. Molto "mangoso" il tuo stile di disegno! :)
    Io non sono bravo nel disegno, sia artistico che tecnico, non ci sono proprio portato, però ero bravo nel copiare disegni altrui, che realizzavo molto bene.

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    1. Sì, per certi aspetti. Ero cresciuta coi cartoni nipponici, ma ho sempre evitato gli occhioni e quegli atteggiamenti surreali ed estremi dei fumetti manga classici. Avevo comunque una certa passione per i fumetti di Lady Oscar e Candy Candy, le loro autrici erano per me icone proprio.

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  5. Mi piace scoprire questo tuo aspetto inedito! Sei molto brava. Credo che questo ritorno ti darà molto.

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    1. Grazie! Dovrò comunque davvero ricominciare da zero. :-)

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  6. Ma sono tavole bellissime! Ne voglio subito di nuove!

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    1. Mi viene in mente quanto sarebbe interessante unire disegno e sceneggiatura e creare delle graphic novel! :-)

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  7. Quale bambino non ama disegnare? Si, piaceva anche a me, ma io non piacevo a lui, evidentemente, perchè, nonostante tutto il mio impegno e i miei tentativi, non facevo che storpiare figure. Alla fine, rassegnata, ho smesso. Ma non posso dire di essere mai andata oltre al disegno fatto per passatempo, quindi no, non era una mia passione. L'ho vissuto come una mancanza, però. Un pensiero mi perseguitava, alle elementari. Vedevo una mia compagna disegnare benissimo e mi arrabbiavo. "Non abbiamo tutti le stesse mani?", mi chiedevo. "Perchè allora lei disegna bene e io no?" Piccolo aneddoto, che mi fa sorridere a ripensarci. Credo che l'arte, in ogni sua forma, sia una cosa meravigliosa. Nonostante i tanti anni passati, ti confesso che ti invidio, perchè vivi un aspetto della creatività che mi sono sempre vista negata. Buona fortuna in questa tua riscoperta, quindi, continua a disegnare (cosa che, fra l'altro, fai anche bene:)).

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    1. Bello questo tuo commento. Io, che non ho vissuto questa piccola forma di frustrazione infantile, ricordo invece qualche bimba mia compagna che mi implorava di farle tanti disegni sul diario. Ero spesso come assediata, fu di fatto uno dei modi per farmi accettare dal gruppo dei pari, come si dice in termini squisitamente tecnici.
      Benvenuta.

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  8. Davvero belle le tavole *_* Anche io ho trascorsi da disegnatrice XD Peccato ad ora non riesca più a tenere la matita in mano :P sia perché sono decisamente fuori esercizio, sia per poca ispirazione, eppure da adolescente ero continuamente impegnata con fogli, matite, colori...

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    1. Peccato si sia completamente perso. Magari saresti ancora più che brava. :-)

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  9. Sono sempre stata affascinata dal disegno e anche da chi con pochi tratti riesce a fare un ritratto a qualcuno, cogliendone le caratteristiche peculiari che rendono poi quel qualcuno riconoscibile agli altri.
    Ho praticato ilo disegno ma in maniera troppo sporadica, avrei dovuto dedicarci più tempo, ma continuo a guardare i lavori di vari illustratori. Su Instagram si trovano un sacco di artisti molto molto interessanti.
    Sono passati 4 anni da quando hai scritto questo post. Come è andata con il ritorno al disegno?
    Comunque, guardando le tue tavole avevi una buona padronanza del mezzo e anche una ricerca di inquadrature particolari.
    E ora voglio sapere perché Gaylor se ne è andato! :D

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    1. Anch'io su Instagram seguo molti illustratori. Alcuni sono in grado di creare mondi incredibili. Talento puro. Non so cosa sarebbe stato se avessi studiato questa cosa a fondo, me ne è rimasta una certa curiosità. Lavoravo a quei fumetti con un impegno certosino e, sì, mi piaceva escogitare inquadrature che esulassero dalle consuete vignette piatte e con una prospettiva convenzionale.
      Tu hai conservato i tuoi disegni? Mi piacerebbe vederli.
      Gaylor è la donna che lui, Russell Kensington, sta lasciando. :) Si trattava di una storia ambientata nella New York di fine anni Novanta, in particolare nel mondo dell'alta moda, con una protagonista, la ragazza che riceve quel braccialetto, che si costruisce una carriera. Il magnate Kensington, che possiede un impero pubblicitario, lancia la sua immagine e ne accresce la popolarità. Lui è un uomo-cliché: ricco, bello, senza scrupoli. Lei una ragazza semplice, che ha a cuore valori come la famiglia, lo studio. Lui la attira in quel mondo ma nel frattempo comincia a provare qualcosa per lei. Col tempo, si scopre che la ragazza è la figlia segreta di una celebre modella degli anni Ottanta, ispirata a Cindy Crawford. Insomma... un feulleiton molto divertente. :) Mi divertivo moltissimo a elaborare la trama e a disegnare.

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