sabato 23 aprile 2016

Nel 400enario della morte di Shakespeare

Quattro secoli esatti dalla sua morte - almeno secondo una biografia che si vuole accreditata - da quel 23 aprile 1616 nel quale il Bardo lascia questo mondo di vivi per salire nell'Olimpo dei grandi, dei geni indiscussi. 
Ineffabile, se devo pensare a un termine che descriva la vera natura di questo drammaturgo non posso che definirlo così, e lasciarlo in fondo non-definito, perché forse non può esistere una descrizione per ciò che è troppo vasto e troppo ricco di sfaccettature. 
Ma chi è Shakespeare?
Sì, perché attorno alla sua identità aleggia il mistero da secoli, e non sono bastate generazioni di studiosi per venirne a capo. Se è possibile stilarne una biografia, questa non è altro che una manciata di notizie fugaci e vaghe. Due date precise: il 25 marzo 1616 firma il suo testamento e per quanto riguarda la sua nascita, documenti dell'epoca riportano un certo William Shakespeare battezzato il 26 aprile 1564 a Stratford. La data del 1582 lo vuole sposato a Anne Hathaway, tutto il resto riguarda via via l'anno di pubblicazione delle sue numerose e straordinarie opere. Il punto è che in discussione sarebbe la stessa esistenza di Shakespeare, e non è poco.

Questo tale "Scuotilancia" è realmente esistito o sarebbe solo uno pseudonimo dietro al quale si cela Marlowe, oppure Lord Bacon, nobile e intellettuale, oppure l'aristocratico Edward de Vere, o forse addirittura - ma parrebbe davvero azzardato sostenerlo - Elisabetta I? Dubbi che sono scaturiti dal ritenere impossibile che un uomo solo, in una manciata di anni, scrivesse capolavori assoluti come Romeo e Giulietta, Macbeth, Riccardo III, e ancora Amleto, il Sogno, Re Lear, e tanto altro. No, sarebbe per molti davvero troppo scrivere questo enorme e possente repertorio. 
Il Globe Theatre di Londra
C'è un suo bellissimo ritratto che accompagna il primo Folio nell'introduzione ai suoi drammi. Un bel volto, una faccia d'attore, uno sguardo intenso. Se quell'uomo sia stato o meno Shakespeare, è certo che nella Londra degli anni in cui vi giunge dalla provincia, c'è tutto il patrimonio umano di cui ha bisogno per inventare i suoi intrecci. C'era in quella Londra un intero quartiere dedicato ai teatri, lì fu costruito il Globe nel 1598. Non si trattava di un quartiere elegante, tutt'altro. C'erano bordelli, osterie, arene per i combattimenti di orsi o cani, insomma si trattava dei bassifondi di Londra, una zona che pullulava di umanità varia e non sempre raccomandabile. Shakespeare arriva in questo quartiere con l'intenzione di frequentarne i teatri ma fa diversi mestieri, anche il guardiano di cavalli degli spettatori. Nel momento in cui comincia a scrivere, diventa subito noto a tutti e anche parecchio invidiato, al punto che viene tacciato di essere uno "scuoti-scena" e null'altro, anche se poi altre fonti attestano che il termine fosse in voga per coloro che sapevano fare della buona drammaturgia. La sua prima opera drammaturgica, Tito Andronico, esce dopo un'epidemia di peste che ha tenuto chiusi i teatri per diverso tempo, di lì a poco entra nella Compagnia I servi del Lord Ciambellano, proprietaria del Globe e del Blackfriars, i due teatri più importanti di Londra. 
Forse Shakespeare fu quindi semplicemente un attore di grande talento che divenne drammaturgo e regista. Stranamente, proprio in questo passaggio cominciano a concretizzarsi notizie riguardo alla sua vita, perfino riguardanti l'acquisto di beni immobili con i proventi ricavati dai suoi spettacoli. 
Di lì fino alla sua morte, fu un crescendo e tutto il prodotto di quel periodo è il meglio del suo teatro. Shakespeare fu pubblicato sette anni dopo la sua morte, dal 1623, con un'edizione in-folio dei suoi drammi. Un repertorio fatto di 29.000 parole diverse, sapientemente congegnate a costruire trame e intrecci che nessun drammaturgo è riuscito a eguagliare.Tutto venne pubblicato sotto un unico nome che resta un mistero, ma nessuna di quelle opere è autografa, le pochissime firmate sono incomplete e probabilmente frutto di rimaneggiamenti diversi fatti mentre era in vita. Che il suo repertorio sia in verità una vasta opera collettiva? Chi lo sa.
Borges definisce Shakespeare "Tutti e nessuno", Wittgenstein "Un creatore di lingua", Virginia Woolf "Un fuori-classe", Samuel Johnson "Il poeta della natura". 
Probabilmente la questione della sua identità importa poco dinanzi alle sue opere. Come se le opere stesse avessero in fondo creato il proprio autore.

7 commenti:

  1. È un post bellissimo con una chiusa che condivido. Per me la definizione più bella è quella data da Borges, perché racchiude il senso stesso della persona e del corpus delle opere, che sono anche "nostre", riguardano l'Uomo e il suo universo interiore. Dire qualsiasi cosa a proposito di autori-cotanti, è banalizzare, lo so :D
    Sappi che questa sera ho continuato la maratona televisiva (Riccardo III di Al Pacino, molto sperimentale ma bella l'idea di "spiegare", e l'Amleto di Tony Richardson) ^_^
    Buone giornate Luz! Un abbraccio ^^

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    1. Cara Glò, forse in fondo è proprio questo il punto, ogni tentativo di spiegare, ogni qualvolta ci chiediamo come si possa scrivere tutto questo e essere perfetti, stiamo banalizzando l'opera stessa. Shakespeare è, punto.
      Devo vedere assolutamente le due migliori prove di Al Pacino, compresa quella del Il mercante di Venezia.

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  2. Tempo fa ho letto la teoria secondo cui Shakespeare in realtà sarebbe di origine siciliana, emigrato in Inghilterra verso la fine del '500.

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    1. Una delle tante teorie in proposito. Certo sarebbe un bell'orgoglio per noi italiani saperlo italiano. Del resto di geni assoluti non mancano nella nostra storia.

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  3. Conoscevo la teoria che accreditava Francis Bacon come vera identità di Shakespeare, teoria che sopratutto negli anni 60 del secolo scorso ha goduto di un grande successo.
    Però tutte le teorie sfumano durante la lettura delle opere del "Bardo".
    Un grande in tutti i sensi.

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    1. La teoria dell'identificazione con Francis Bacon mi è parsa sempre la meno attendibile. Ricordo negli anni di liceo una discussione in proposito con il prof di Filosofia.

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  4. Di persone come Shakespeare ne nasce una ogni secolo: hanno una produzione vastissima in campo letterario, oppure scultoreo e artistico come il nostro Michelangelo ad esempio. Sembra impossibile che una sola persona riesca a fare tutto e con risultati eccelsi, eppure è così. Avevo letto anch'io le diatribe sull'identità di Shakespeare, fra cui l'ipotesi siciliana e quella di Francis Bacon, ma secondo me sono marginali rispetto a quello che ci ha lasciato o ci hanno lasciato se si tratta di un gruppo di persone.

    Sono appena tornata da Barcellona dove ho conosciuto un altro genio: Antoni Gaudì. Era avanti di un secolo non solo in campo architettonico e artistico, ma anche nell'utilizzo dei materiali e nelle soluzioni per avere il minor impatto ambientale possibile. In un dato momento della sua vita aveva qualcosa come otto cantieri aperti (anche se non tutti i committenti comprendevano e accettavano fino in fondo le sue soluzioni). E qui, a differenza di Shakespeare, siamo sicuri: era sempre lui l'ideatore!

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