![]() |
Foto A |
Stavo pensando a come rendere il gioco ancora più attraente e particolare e allora... Vi proporrò stavolta due immagini di pregio, due scatti della celebre fotografa Vivian Maier.
Immagino la conosciate, artista straordinaria vissuta fra il 1926 e il 2009, una babysitter che nel tempo libero con la sua Rolleyflex camminava lungo le strade di Chicago e immortalava momenti, persone, situazioni. Scatti oltretutto trovati casualmente, un patrimonio nascosto rinvenuto nel momento in cui qualcuno acquistò in blocco un piccolo box di cianfrusaglie fra le quali furono trovati questi capolavori della fotografia contemporanea.
Non chiedetemi perché, fra decine di foto visionate, queste mi siano parse perfette per ispirarvi un incipit. Sono entrambe talmente fuori dai consueti canoni da essere, perché no, potenzialmente ispiratrici. E allora... attendo le vostre proposte!
![]() |
Foto B |
Le regole:
- scrivete il vostro incipit a commento di questo post entro le ore 17 di martedì 8 aprile
- se siete in modalità "anonimo", firmatevi in calce al vostro incipit
Come al solito, vi chiedo di diffondere il gioco, magari condividendo questo post sui vostri canali social, perché la gara si faccia sempre più interessante e arrivino nuovi partecipanti.
Attendo i vostri commenti/incipit.
Vinca il migliore!
Ma quindi è esistita Vivian Maier?! 🤔
RispondiEliminaChe lo metta in dubbio un tizio o chiunque gli vada dietro credo sia irrilevante. :)
EliminaLuz, notizia di qualche ora fa: ti tocca andarci!
RispondiEliminahttps://www.finestresullarte.info/mostre/padova-presenta-grande-retrospettiva-vivian-maier?fbclid=IwY2xjawJbxilleHRuA2FlbQIxMQABHSMclW6G9cQEwCrcq92UOmC3kY3T3ITwaaDhp4iWtUdiFQLQBMFXsZ4Kxw_aem_eQYaTefyQEZGAjNbx0VPZw
Peccato, piuttosto lontano. Prima o poi a Roma arriverà (se non c'è già stata), sarebbe bello.
Elimina(Foto B)
RispondiEliminaUn uomo stremato, uno sconfitto che ha perso la guerra contro la quotidiana capacità di sopravvivere.
Questo oramai sono, questo ero destinato a essere.
Lo sanno tutti: l'America ha scelto di rimanere ferma ai primordi dei tempi, bloccata nelle epoche remote in cui si è diffusa la vita su questa grossa palla di fango e acqua che gira intorno a una stella. Voi direte: ma come? E i grattacieli, e le automobili, e l'aria condizionata? E la Coca Cola, e la Apple, e la Dyson?
Quelli sono solo un vestito, una copertura esteriore. Provate a immaginare una giungla in cui i leoni indossano lo smoking, le gazzelle hanno le infradito e un cappellino in testa, i rinoceronti sfoggiano giubbotto di pelle e occhiali da sole. Cambierebbe qualcosa? No. Il leone continuerebbe a sbranare la gazzella più lenta e debole in modo che solo quelle più veloci sopravvivano e si riproducano. Selezione naturale, il pesce grosso mangia il pesce piccolo, nessuna pietà, serve a migliorare la specie, a lasciare in vita i più forti, i vincenti.
Io sono sempre stato l'esemplare debole, era inevitabile che finissi così. Non credo che la mia storia possa interessarvi, non c'è nulla di utile da imparare. Ma siete proprio sicuri che volete comunque ascoltarla?
Grazie, Ariano. Mi ricorda vagamente lo stile di un grandissimo Philip Roth.
Elimina(Foto B)
RispondiEliminaSai che c'è? Io la posturale me la faccio in spiaggia da solo..prenotarsi in palestra, magari fare tardi, non trovare tappetini disponibili, eppoi quell'insegnante scorbutica, che pretende raccolga il calzino con le dita dei piedi.. io arrivo qua invece, vero le nove, con ancora nessuno nemmeno sulla battigia, mi sparo i miei begli esercizietti, senza tirare la corda e ben attento a non stirarmi neanche un nervo e poi due passi tra i gabbiani curiosi fino al chiosco con la colazione pronta. Oggi anche bacon, me lo sono meritato! Poi il resto si vedrà.. arriverò all'appuntamento un po' più sciolto almeno...
Un bel cambio di prospettiva :)
EliminaMi ha strappato una piacevolissima risata. Grazie, Franco. :)
Elimina(foto B)
RispondiEliminaIl fallimento del poeta
Qualcuno mi avrà scambiato per un barbone, altri per un ubriaco, esseri comunque inferiori, sgradevoli, da lasciar stare nel proprio brodo di vino o povertà, che non sai mai come reagiscono. Ma pensi quello che vuole la brava gente, chi se ne fotte!
Dormivo, insensibile ai passi saltuari sulla sabbia e al vociare sconnesso dei primi occupanti della spiaggia o forse erano gli ultimi nottambuli. Mi ha svegliato un gabbiano che mi ha fatto cadere il suo obolo di guano sulla guancia. Non mi sono pulito, voglio praticare la resistenza passiva alle storture del mondo.
Ero venuto a guardare la luna sorgere dal mare per cavarne un verso, e si sa la luna innesca pensieri a cascata, è quasi una droga psichedelica, manda riflessi sull’acqua che dapprima sembrano d’argento, incantevoli, poi diventano di vetro, si fanno fragili, alla fine si frantumano, restano scaglie taglienti a far sanguinare l’anima. Dopo ore di contemplazione avevo la mente in subbuglio, noi che siamo sensibili alla luna non tolleriamo la sua vista tanto a lungo, andiamo presto in ebollizione.
Sarei dovuto correre a casa a scaricare subito quel fermento sulla carta, quando ancora era materia incandescente, ma sono crollato esausto sulla spiaggia, la testa che friggeva, una mano che in convulsione disegnava scarabocchi sulla sabbia, non so nemmeno se fossero parole. E intanto col sonno l’estro se n’è andato e adesso che cosa potrei scrivere? Che un gabbiano mi ha cagato sulla guancia? Ma che poesia sarebbe?
massimolegnani
(orearovescio.wp)
Grazie, Massimo. Il tuo stile è inconfondibile. :)
Elimina(Foto A)
RispondiEliminaHo appena incrociato quest'uomo e mi giro per guardarlo meglio, ma già sono sicura che è proprio Jacob. Perchè uno come Jacob è, malauguratamente per lui, inconfondibile. E in qualche modo indelebile è per me il suo ricordo, incastonato nel villaggio ad una trentina di chilometri da qui nel quale ho vissuto fino a una decina di anni fa, e da dove non mi risulta lui si fosse mai allontanato... per questo mi stupisce vedermelo improvvisamente qui.
Sempre riservato, con una certa sua aria malinconica... Avevo saputo, da mia madre credo, che era venuto al mondo portandosi addosso le conseguenze di un trauma da parto, e che la situazione si era ulteriormente aggravata qualche anno dopo, in seguito ad un'operazione che invece di correggere almeno in parte le sue deformazioni le aveva ulteriormente aggravate, tanto che la madre di Jacob, così si diceva, fino all'ultimo dei suoi giorni non si era perdonata di aver creduto alle promesse di quel medico solo all'apparenza così rassicurante.
Ma oltre alla sorpresa di vederlo qui, adesso, c'è qualcos'altro che mi ha colpito: sono i suoi occhi... uno sguardo con qualcosa d'inedito, di dolce che non gli avevo mai visto prima.
E' più forte di me, decido di tornare sui miei passi per andare a parlargli. Rialzo il mio, di sguardo e... non posso crederci: a fatica si sta girando, e mi guarda anche lui, sorridente come non ricordo di averlo mai visto. Ricambio il sorriso e mentre gli vado incontro già sto dicendo: raccontami, Jacob.
Sono contenta che qualcuno abbia scelto la foto A. Il nome Jacob gli calza a pennello. Grazie, Siu. :)
EliminaFoto (B)
RispondiEliminaMi ricorda il mio tenero papà, quando in un suo essere stanco si stende sulla sabbia, la testa sul cappello e lo sguardo lontano. Riposa nei ricordi di un mondo passato fatto di attimi d'amore eterno. Nei sacrifici persi e poco intesi. Nelle carezze e parole desiderate ma poco avute. Riposa e forse neanche pensa. Gli occhi osservano il mare che un giorno bambino desideravano solcare onde alte e spesso pericolose. Oggi invece riposa e segue quella pace nel cuore di chi ha ormai dato tutto... o forse no. La vita continua.
Pia
Grazie per la tua partecipazione, Pia. :)
EliminaHo immaginato una persona alla quale scatta un ricordo (giusto per chiarire). Grazie a te Luz. 😘
Elimina(Foto A)
RispondiEliminaAnche oggi torno a casa con un rifiuto in tasca. L’ennesimo. “Ti terremo in considerazione per progetti futuri”, mi ha detto quel tizio dalla platea. Stava seduto in modo scomposto, con una gamba allungata e l’altra raccolta, una mano penzolante dal bracciolo della poltrona e l’altra a sostenergli la testa che pareva senza peso. Il peso era tutto accentrato nelle sue parole: pietre sopra la fossa del mio fallimento.
Ore e ore a recitare davanti allo specchio il monologo su cui mi ero esercitato per settimane con risultati apprezzabili, pensavo! Cercavo la modulazione giusta della voce, mentre pronunciavo le battute, ma che perfezione la postura! Mi osservavo, riflesso e non potevo risultare più credibile di come mi vedevo. E invece, durante il provino, forse non ero concentrato abbastanza, forse mi è mancata l’immedesimazione piena nel personaggio, così ho lasciato il piede molle e non abbastanza disallineata l'asse della gamba, come invece richiedeva un’interpretazione verosimile del ruolo richiesto. Ho dimenticato nel camerino il bastone, che mi sarebbe stato d’aiuto e l’abbigliamento era fuori luogo: ho sbagliato a indossare la maglia a righe, credevo mi portasse fortuna, ma non era la mise giusta, quella, come ho fatto a essere così poco avveduto!
Devi essere paziente - mi ripeto sempre - questi progetti di vita richiedono tempo e intanto, resto ancora sospeso tra il sogno che mi ostino a inseguire e la realtà che mi suggerisce di aggiungere una nuova via al destino che vorrei.
Al diavolo! Non è con un palcoscenico che devo misurarmi: lì recitare è una farsa che deve apparire come vera, invece il reale palcoscenico è la vita di ogni giorno, sono le strade e il pubblico non è chi applaude da una platea, è la gente che incrocio casualmente e non ha pagato un biglietto per godersi lo spettacolo. L’arte è vita per me, ma adesso è la vita che si farà arte. Mi gioco la credibilità qui, in questo marciapiede, all’uscita dal teatro. Sono un attore e la mia finzione saprà essere convincente.
Una signora mi guarda di sguincio mentre si accomoda la spallina del reggiseno; un tipo, laggiù, ride. Di me? Trascino la gamba appoggiandomi al bastone, inclino l’anca, irrigidisco il braccio e lo spingo indietro chiudendo le dita in un pugno sgraziato. Sono pronto a recitare il mio ruolo.
Si va in scena.
(Marina)
Bello
EliminaUn omaggio alla grande arte della recitazione e questa nota malinconica... Grazie, Marina. :)
EliminaCara Luz, se non fossi in un periodo di totale stallo creativo, sceglierei la foto B. Intanto ti leggo e leggo i tuoi seguaci che producono incipit a pi9ù non posso. Bravi tutt*
RispondiEliminaC'è tempo fino al pomeriggio di martedì, se dovesse affacciarsi una bella idea. :)
Elimina