Sarai lieta di sapere che nessun disastro ha turbato l'inizio di un'avventura che tu vedevi circondata da presagi tanto funesti. Sono arrivato ieri e il mio primo dovere è rassicurarti, amata sorella, sulla mia incolumità e sulla mia fiducia sempre crescente nel buon esito di questa impresa.
Mi trovo già molto più a nord di Londra; e mentre passeggio per le vie di San Pietroburgo, sentire la brezza di tramontana che carezza le mie guance mi ritempra i nervi e mi riempie di piacere. Riesci a immaginare la mia sensazione? Questa brezza, che giunge fin qui dalle terre verso le quali sono diretto, mi dà un assaggio di quei climi gelidi. Stimolati da questo vento pieno di promesse, i miei sogni a occhi aperti si fanno più fervidi e vivi. Cerco invano di persuadermi del fatto che il Polo è il regno del freddo e della desolazione; continuo a immaginarlo come la terra della bellezza e del piacere.
Frankenstein
Mary Shelley
Editore: Mondadori
Pagine: 272
Prezzo: € 9,00
Mi sono ripromessa, da quest'anno, di recuperare grandi classici che conosco bene, di cui ho letto diversi brani, sentito e letto diverse recensioni, ma che... non ho mai letto interamente.
Ebbene, sì. In questi decenni di insegnamento mi sarà capitato di consigliare Frankenstein innumerevoli volte, e altrettante la risposta dei miei alunni è stata favorevole. Questo è uno di quei romanzi di certo successo fra le mura scolastiche, contiene tutti gli ingredienti che a ragazzini fra gli 11 e i 14 anni piacciono molto, benché lo stile non sia proprio fresco e attuale.
Il talento di Mary Shelley però li avvince, un aspetto che, da solo, svela molto di questo capolavoro.
Frankenstein è un romanzo grandioso, complesso al punto da non sapersi collocare con esattezza. Parte della critica lo ascrive al genere gotico - Mary Shelley conosceva i romanzi di Ann Radcliff - parte è concorde nel ritenerlo puramente horror, fino a quando lo si ritenne perfino di genere fantascientifico.
E grandioso è a partire dall'essere stato scritto da una ragazza di neppure di 19 anni e pubblicato nel 1818 con grandissimo riscontro di pubblico, per l'epoca un fatto eccezionale sotto diversi aspetti. Dopo più di due secoli è ancora letto e da esso traggono ispirazione registi, drammaturghi, creativi di ogni genere, fino a diventare un archetipo e un modello per disquisizioni di natura psicologica.
Frankenstein è una summa di valori legati al Romanticismo, ma anche frutto di una mente fenomenale, perfettamente consapevole del proprio tempo. Impossibile non considerare da quale penna sia venuta fuori questa storia, imperfetta eppure straordinaria, diamo un'occhiata a questa giovane autrice.
Chi è Mary Shelley?
Mary Wollstonecraft Godwin nasce da due menti eccelse, due personalità celebri dell'epoca: la madre, la celebre filosofa Mary Wollstonecraft, è stata la fondatrice del femminismo liberale - sua La rivendicazione dei diritti della donna, pubblicato nel 1792 - il padre è William Godwin, saggista e politico.
Mary conoscerà sua madre, morta per complicanze del parto dopo appena 11 giorni dalla nascita della bambina, esclusivamente attraverso i suoi scritti, ma ha l'opportunità di vivere in una casa frequentata da grandi nomi come Samuel Coleridge (La ballata del vecchio marinaio suggestionerà la Mary bambina, al punto da inserirne versi e riferimenti nel suo romanzo maggiore) e altri, conquistando un livello di istruzione eccezionale.
Suo padre la descrive come un "intelletto straordinariamente audace e perseverante", punta su di lei perché raggiunga consapevolezza riguardo al pensiero filosofico dell'epoca, la fa studiare al college e poi nella famiglia di un amico filosofo che la educhi e coltivi il suo talento. Proprio in questo ambiente conosce il filosofo radicale Percy Bysshe Shelley, allievo di suo padre.
Bypassiamo le rocambolesche vicende dei due, a loro volta potenziale materia di romanzo, fino al soggiorno sul Lago di Ginevra, siamo nel maggio 1816. Qui avviene una di quelle vicende che sembrano uscite da una penna raffinata: la coppia affitta una casa nei pressi della villa di Lord Byron, in villeggiatura assieme al medico John William Polidori.
![]() |
Mary Shelley, Percy Shelley, Lord Byron, John William Polidori |
Il tempo è inclemente e concede poche passeggiate e uscite in barca, così Byron si inventa una gara di scrittura, vediamo chi è capace fra loro di scrivere una bella storia di fantasmi, che susciti orrore. La suggestione è perfetta: le giornate sono tempestose, le letture comuni si raccolgono attorno all'antologia Fantasmagoriana. Erano anni in cui la corrente positivista si trovava al suo apice, le discussioni dell'epoca in tutti i circoli intellettuali si muovevano anche attorno alle ultime scoperte di Galvani, le teorie di Erasmus Darwin, insomma cose del tipo "animare la materia morta", per intenderci.
Ed è in questa atmosfera che a Mary arriva l'idea: un moderno Prometeo che sfida le leggi umane e infonde vita in brandelli di carne morta, generando un mostro, una creatura orrorifica e terribile.
Un racconto breve che Mary, incoraggiata da Shelley, trasforma in romanzo, pubblicato in forma anonima nel 1818. Shelley ne scrisse una prefazione ambigua, lasciando credere che ne fosse l'autore (vi stupisce?).
Il successo del romanzo è immediato, i lettori si moltiplicano, i maggiori giornali dell'epoca fanno a gara per recensirlo, di lì a poco se ne scoprirà l'autrice, la giovanissima Mary Wollstonecraft Godwin preceduta dalla fama dei suoi natali illustri e per questo ammessa nell'olimpo delle donne con diritto di parola.
"Come arrivai io, che allora ero una ragazzina, a pensare un'idea così orribile e soffermarmici?"
La fortuna di Frankenstein è frutto di una serie di aspetti: l'idea, il talento della scrittura, la perfetta collocazione nell'epoca. L'idea, lo abbiamo visto, è sorta sotto la spinta di una gara fra scrittori, e quella di Mary fu la sola, in quelle settimane, a generare un romanzo di successo. Mary stessa racconta l'evento nella preziosa prefazione alla seconda edizione, datata 1831.
All'epoca è una donna matura, molte vicende ha attraversato che l'hanno addolorata - la morte dei suoi bambini, dello stesso Shelly - ha scritto altri romanzi ma nessuno è riuscito a eguagliare quello narrante la sua immensa creatura. E allora lo riprende in mano, lo edita e ne racconta la genesi.
E ora, ancora una volta faccio uscire la mia terribile progenie affinché vada e si moltiplichi. Le sono affezionata, perché è il frutto di giorni felici, in cui morte e dolore erano solo parole che non trovavano una vera risonanza nel mio cuore. Nelle sue pagine si parla di tante passeggiate, tante gite in carrozza e tante conversazioni di quando non ero sola, avevo la compagnia di una persona che, in questo mondo, non rivedrò più. Ma sono cose mie; i miei lettori non hanno niente a che fare con queste associazioni.
Il mostro e Frankenstein
Da quando è entrato nell'immaginario collettivo, Frankenstein viene creduto il mostro stesso e invece è il dottor Frankenstein a crearlo, la creatura non ha nome. Frankenstein e il suo mostro sono una dualità perfetta, l'uno il completamento dell'altro, e anche in ciò si genera orrore.
Victor è una mente eccelsa, un giovane precoce scienziato assetato di conoscenza e desideroso di sperimentare dalle proprie mani alcune teorie in voga. Non ha alcuna intenzione di creare un mostro vivente, semmai mettere assieme esseri umani e coniugare durante le sue sperimentazioni chimica ed elettricità (vedasi gli esperimenti di Galvani). Non immagina che dal tavolo operatorio la creatura prenda vita al punto di muoversi, pensare, uccidere.
Gli occhi del mostro, nella notte in cui si puntano su Victor nella sua camera da letto, sono gli stessi di quella visione di Mary la notte in cui ebbe l'idea del romanzo. Mary scava nel suo ricordo e ricostruisce la visione esattamente come nella sua immaginazione allucinatoria.
Il romanzo è una tripla narrazione in prima persona: Robert Walton, un giovane esploratore, scrive alla propria sorella raccontandole di aver conosciuto uno scienziato di nome Victor Frankenstein lanciato fra le lande ghiacciate dell'Artide all'inseguimento di una creatura mostruosa. A un certo punto della narrazione prende la parola lo stesso Frankenstein, di cui Walton ha trascritto le parole, e più avanti ancora è la stessa creatura a narrare. Non sono però tre punti di vista differenti, ma un gioco narrativo a spirale, in cui il finale è specularmente affine all'inizio.
![]() |
Una stampa dell'epoca su presunti esperimenti di Erasmus Darwin |
Non so fino a che punto Mary Shelley fosse consapevole della propria genialità. Qui non si tratta di una narrazione sullo stile e gli intenti di Poe o Lovecraft, volendo a tutti costi ascrivere a un genere il romanzo. Mary fa emergere dalle pagine una storia d'orrore ma anche struggente, commovente.
Il mostro e il proprio creatore sono l'uno vittima dell'altro e dei due la creatura assomma su di sé tutto il dramma di essere stato creato da altra materia vivente e non possedere né identità né possibilità alcuna di essere accettato per quello che è.
Il mostro è un ibrido orripilante ma dotato di sensibilità e intelligenza, è una creatura disperata alla vana ricerca di un proprio posto nel mondo, e rivendica il proprio diritto proprio da Frankenstein, il deus ex machina, il responsabile di questo dramma. Frankenstein dunque non può illudersi di liberarsi di lui, e a sua volta in preda alla disperazione ha orrore di se stesso, della propria famelica intelligenza che lo ha portato a concepire un progetto così enorme e aberrante. Non rinnega se stesso, ma sente su di sé il marchio di una colpa che non può espiare. Il senso di colpa di Victor scaturisce dalla tragedia di tutti coloro che cadranno per mano dell'abominevole creatura.
Creatore insensibile e senza cuore! Mi avevi dotato di percezioni e passioni, per poi gettarmi nel mondo, vittima del disprezzo e dell'orrore degli uomini. Ma solo da te potevo pretendere pietà e riparazione, e da te ero deciso a cercare quella giustizia che avevo inutilmente tentato di ottenere da qualsiasi altro essere che avesse sembianze umane.
Fra le pagine più belle del romanzo quelle dello svelamento della vera anima del mostro. La creatura vuole darsi una possibilità, la individua fra gli uomini che osserva senza essere visto. Individua la famiglia presso la quale vorrebbe restare, essere accettato e amato. Il suo destino, però, è l'eterna emarginazione. Egli non può scindere corpo e identità, per questo non ha speranza alcuna. È per natura un reietto.
Frankenstein è mosso per un tratto da pura compassione verso di lui, ma dura poco, l'orrore è troppo forte, come il dolore per la caduta dei propri cari. Il dolore è tale da portarlo all'orrore e alla ripugnanza verso se stesso. Disperata è la creatura, disperato il suo creatore.
Ma ora sono un albero inaridito, un fulmine mi ha trapassato l'anima. Sentii allora di dover sopravvivere per rivelare ciò che cesserò presto di essere: il triste spettacolo di un'umanità naufragata, pietoso agli altri, insopportabile a me stesso.[...]Quando meditavo sull'opera che avevo portato a termine, nientedimeno che la creazione di un animale sensitivo e razionale, non riuscivo a identificarmi con la massa dei comuni ricercatori. Ma questo pensiero, che mi ha spronato all'inizio della mia carriera, ora non può che spingermi ancora più nella polvere. Tutte le mie teorie e le mie speranze sono niente e, come l'arcangelo che aspirava all'onnipotenza, mi trovo incatenato in un eterno inferno.
Ecco, proprio l'aspirazione all'onnipotenza, vuole dirci Mary Shelley, vota l'uomo alla propria distruzione e alla iattura che tocca anche il mondo circostante. Un tema oltretutto oggi più che attuale. Valicare i confini umani e porsi sullo stesso piano di un dio creatore è male, perdizione, abisso.
Curiosità: nel romanzo vengono citati numerosi libri noti a Mary Shelley e impigliati nella narrazione come preziosità perfettamente integrate al racconto. Vi troviamo Milton e il suo Paradiso perduto, riferimenti a Goethe, Shakespeare, al Prometeo di Eschilo, perfino Dante Alighieri.
Qui trovate una tesi di laurea sul parallelismo possibile fra Geppetto e Frankenstein.
![]() |
Robert De Niro nel ruolo del mostro in Mary Shelley's Frankenstein (1994) |
La fortuna di Frankenstein in due secoli vide questo romanzo trasposto decine di volte e in più forme. La stessa Mary Shelley ne vide perfino una versione teatrale ed essendo l'opera uno scrigno di tesori attinenti a filosofia, scienza, etica, costume, politica, divenne materia di dibattito in tutto il XIX secolo.
Poi andò incontro a tutta una serie di traduzioni, adattamenti, versioni. Solo il cinema lo ha raccontato in circa cinquanta film (!) fra trasposizioni e parodie - citerò solo i celebri Frankenstein Junior di Mel Brooks e Mary Shelley's Frankenstein di Kenneth Branagh. Ma poi fumetti, videogiochi, pièce teatrali.
Da leggere, rileggere, scoprire nella sua versione originaria.
Avete letto il romanzo? Quale suo adattamento ricordate? Osservazioni, ricordi, tutto quello che vi viene in mente su questo straordinario romanzo e la sua eredità.
Nelle antologie delle scuole è sempre presente e a giusta ragione. È un’opera di rara profondità emotiva e intellettuale, che ancora oggi riesce a parlare al cuore e alla coscienza del lettore moderno. Ciò che colpisce maggiormente è la sensibilità con cui Mary Shelley — donna giovanissima e in un’epoca dominata da autori uomini — riesce a dar voce all’animo tormentato della Creatura. Non è un mostro senza cuore, ma un essere abbandonato, desideroso d’amore e di appartenenza, la cui umanità dolente emerge con straziante intensità. È proprio lo sguardo femminile dell’autrice, empatico e lucido al tempo stesso, a renderlo così tragicamente vicino a noi.
RispondiEliminaA oltre due secoli dalla sua pubblicazione, Frankenstein continua a esercitare un fascino indiscusso. Il romanzo anticipa temi modernissimi: la responsabilità della scienza, l’alienazione, il bisogno di identità e il dolore del rifiuto. È anche per questo che l’opera di Mary Shelley ha superato i confini del suo tempo, diventando un classico universale e una potente allegoria dell’umano.
Esattamente, grazie per questo prezioso contributo. L'umanità dolente del mostro è il cuore pulsante del romanzo, travalica l'orrore dei suoi omicidi, riesce a emergere dinanzi all'inenarrabile. In sostanza, è ciò che Mary Shelley vuole, a mio parere, emerga oltre la trama in sé. Un tema molto attuale, un romanzo senza tempo.
EliminaNon ho mai letto il romanzo ma ho visto il film di Kenneth Branagh che citi, oltre naturalmente alla parodia di Mel Brooks. Di sicuro un'opera che per il tema trattato può fare da allegoria a molte tematiche dell'esistenza, oltre a sviluppare quesiti sui limiti oltre i quali la scienza dovrebbe fermarsi (tema abbastanza attuale, soprattutto in rapporto a possibilità potenziali per ora bloccate solo per motivi etici quali ad esempio la clonazione umana).
RispondiEliminaÈ strano come, a leggerlo, vengano in mente molti agganci con la realtà a noi contemporanea. Il tema del doppio, magari declinato nel dibattito sulle identità anche in ambito social, ma anche la clonazione e poi il rifiuto del "diverso". Non ricordo trasposizioni che mi siano particolarmente piaciute. Negli anni Novanta amai visceralmente il Dracula di Coppola, ma non ricordo quasi nulla del Frankenstein di Branagh (che ha da sempre il "vizio" di autodirigersi, autoprodursi, mettersi troppo al centro della narrazione).
EliminaL'ho letto in età adulta e l'ho molto amato. Ho poi un amore di gioventù per i poeti romantici inglesi per cui la celebre vacanza in Svizzera è un aneddoto che adoro, è così suggestivo, perfetto preludio al grande romanzo che verrà. Sui film no, per quanto Frankestein Junior sia stra noto l'ho visto solo a pezzi, ma ero stata a teatro a vedere una rappresentazione amatoriale, livello medio ma godibile. Sandra
RispondiEliminaLa vicenda di questi "giganti" della letteratura in quella villa a cercare di passare il tempo in quella estate inclemente affascina moltissimo anche me. Sarei curiosa di farne una rappresentazione teatrale, con i personaggi di Mary Shelley che la ispirano. :)
EliminaL'ho regalato a mio nipote in un momento difficile della sua crescita perché lo considero un romanzo il formazione per eccellenza. Tuttavia non ho mai ricevuto da lui un riscontro. Forse, come è capitato a te e anche a me, è un testo complesso che forse apprezziamo di più in età adulta. Di lei che dire? Tu hai descritto benissimo l'eccellenza di una donna complessa, ricchissima di materia celebrale e di fantasia. Certo, non è da tutti fare una serata tra amici da Lord Biron...
RispondiEliminaE farla emergendo come la penna più geniale. Mi ha colpito che includessero nella gara la giovane compagna di Shelley, benché al tempo le donne fossero considerate a livello intellettuale meno di niente. Segno che questi eminenti pensatori e scrittori dell'epoca la stimavano molto e non avevano il minimo dubbio di sentirla al pari di loro.
EliminaA casa, nella libreria dei miei ragazzi, c'è l'edizione Bur di Frankenstein: mio foglio l'ha voluto per un compleanno, lui l'ha letto, io no. Ma lo farò. il tuo entusiasmo, come sempre, mi ha conquistata.
RispondiEliminaSapevo che l'opera, al momento della pubblicazione, non era stata presentata a nome della reale sua autrice, però poi, almeno, il successo e il riconoscimento sono arrivati. Non conoscevo il resto della storia: la gara di scrittura, un'idea grandiosa. Davvero qualcuno ha accostato Geppetto alla figura di Frankenstein? Curioso. Devo ricordarmi di andare a curiosare fra le pagine di quella tesi.
Ho visto il film di Kennet Branagh e mi è piaciuto, ma davvero leggerò il libro: voglio vedere con i miei occhi com'è raccontato.
Sono certissima che potrebbe piacerti. E anche curiosa di leggerne una tua impressione. È un romanzo che si presta a essere commentato, mi ha troppo favorevolmente colpito. :)
EliminaL'ho letto tardi, nel 2019, in occasione di un concorso letterario della cittadina di Este (Padova), dove la scrittrice soggiornò ospite di Lord Byron presso Villa Kunkler, ribattezzata Villa Byron. Non volevo leggerlo per colpa di Hollywood, perché le varie versioni cinematografiche orientate all'horror me ne tenevano lontano. E invece... il romanzo è decisamente un'altra cosa. Ne ho scritto all'epoca qui: https://www.webnauta.it/wordpress/frankenstein-mary-shelley/
RispondiEliminaPoi ho anche partecipato al concorso, con un mio racconto ambientato proprio a Villa Kunkler (lo si può leggere qui: https://www.webnauta.it/wordpress/luogo-nascosto-frankenstein/), ma beh, quel concorso ha mancato in comunicazione e ancora più nella chiarezza delle regole. Alla fine i vincitori erano quelli che non avevano rispettato le regole del bando, addirittura nemmeno il romanzo... Però a me è piaciuto comunque scrivere quel raccontino. :)
Sono andata a rileggermi il tuo articolo e man mano me lo sono ricordato. Concordo in pieno, oggi, dopo aver letto il romanzo: i film non reggono minimamente il confronto, non centrano il senso e il tema vero del libro. Inoltre, come te, mi dichiaro del tutto infastidita dall'iconografia cinematografica del mostro, quel banalissimo volto sperso coi bulloni ai lati del collo, ecc. Per non dire di quelle ambientazioni banalissime, quando invece quella soffitta vicino all'università, lui giovane studente... Niente a che vedere! Concordo anche sul suo essere un romanzo imperfetto, certamente scritto enfatizzando alcuni aspetti, rompendone la verosimiglianza con la realtà, ma le abbiamo perdonato tutto, lo amiamo, punto. :)
EliminaCiao Luz. Non ho mai letto il romanzo Frankenstein nè visto i film che hai citato. Conoscevo marginalmente Mary Shelley in quanto figlia di Mary Wollstonecraft e William Godwin che ho studiato all'Università in maniera approfondita: la docente di letteratura inglese aveva grande ammirazione per la Wollstonecraft in particolare e tenne parecchi seminari sulle sue opere e sul suo pensiero. Riuscì così bene a farmi apprezzare questi due pensatori di fine Settecento che conservo ancora il quadernone pieno di appunti presi durante le sue lezioni. Di recente ho visto il film, Mary Shelley - Un amore immortale, che racconta la storia d'amore tormentata tra questa e Percy Shelley e i motivi che spinsero Mary a scrivere Frankenstein. Poiché sono anche io appassionata della letteratura classica mi piacerebbe tanto leggere l'opera di Mary Shelley: la metto in coda ad una lunga lista! Grazie del tuo ottimo approfondimento
RispondiEliminaGrazie a te per l'ottimo commento!
Elimina