martedì 22 ottobre 2024

Tutti i libri che ci siamo persi (e continuiamo a perderci)

È inevitabile: questo post è anche e soprattutto sulla scuola. Parte da uno scritto di Alec Ross passatomi da un'amica e riguarda lo stato del nostro essere lettori in Italia. 
Stamattina, assieme ai ragazzi di terza, ho concordato di dedicare un'ora a settimana in classe all'attività di lettura silenziosa. Lo stesso ho fatto in seconda. 
Una specie di biblioteca tutta nostra in cui l'aula diventa tale, noi ci portiamo dietro il libro che stiamo leggendo in quel determinato periodo (per quanto mi riguarda uno dei libri che sto leggendo, dedicandomi a scuola in particolare alla saggistica nei ritagli di tempo e nelle ore buche) e riponiamo il resto per chinarci su quelle pagine e immergerci nella narrazione. Perché la cosa diventi anche "attiva", ciascuno è autorizzato a interrompere la lettura altrui se si imbatte in un passaggio particolare che suscita emozione. Lo si legge e lo commentiamo assieme. Saranno momenti di condivisione importanti.
Fondamentalmente voglio puntare sulla ricerca di emozioni, su un approccio "emozionale" alla narrativa. [Si vede che sto ultimando un master sull'Intelligenza Emotiva? Ne scriverò]
Sapete come hanno reagito i ragazzi dinanzi alla proposta? Con entusiasmo. Non con semplice partecipazione, ma con entusiasmo. In terza e in seconda. Adorano l'idea di un'ora di lettura silenziosa, un anello che va a congiungersi con il lavoro di lettura di un libro al mese. 
Sui miei canali Teams circola un elenco di 80 libri suggeriti e corredati da asterischi indicanti il livello di difficoltà e il valore formativo. Loro attingono da lì e fanno il loro lavoro di piccoli lettori che crescono. 

Non conoscevo Alec Ross, che scopro essere un autore, imprenditore ed esperto di politiche tecnologiche. Scrive: 
Amici Italiani: tre minuti da parte mia su un tema di grande importanza: la lettura.
Io non uso molto spesso la parola “crisi” ma c’è una crisi con la lettura in Italia. Se guardiamo ai numeri che presento nella video che rappresentano la percentuale di persone nel Paese che leggono almeno un libro all’anno, il risultato è scandaloso. In Italia solo il 35% dei cittadini legge almeno un libro all’anno, mentre in Francia la percentuale supera il 60%, in Spagna 54%, e in Germania arriva al 75%. In Europa, occupiamo una delle posizioni più basse; peggio di noi ci sono solo Turchia e Romania.
Questo ha effetti concreti. Non possiamo immaginare di costruire il futuro senza andare a fondo nell’apprendimento. Certo, possiamo imparare delle cose sui social. Probabilmente state vedendo questo video proprio sui social. Non sono contrario ai social, ma dobbiamo cambiare rotta e dedicarci a leggere più libri. Dobbiamo anche incoraggiare i nostri giovani e i nostri dipendenti a non consumare solo media brevi e superficiali, ma ad approfondire attraverso la lettura. La lettura di libri è come consumare proteine per i nostri muscoli intellettuali. Leggere solo ciò che vediamo sui social o guardare la televisione è come consumare carboidrati che dà un po’ di energia, ma non fa bene a lungo termine.
Dobbiamo nutrire la nostra mente con libri. È essenziale sviluppare la capacità e la volontà di leggere di più.
Sono interessato ai vostri commenti: ditemi se sbaglio o suggerite cosa possiamo fare per migliorare questa situazione.
Insomma, siamo mesi non male, malissimo. 
Come non sentirsi chiamati in causa dinanzi a questa débacle? Essere insegnante di Lettere nel triennio delle medie richiama a un compito fondamentale: gettare le basi per l'abitudine alla lettura o perlomeno rendere il libro un prodotto noto, mai più sconosciuto e con il quale non sentono una certa "familiarità".
Perché alla fin fine si tratta proprio di questo. Trasformarli in lettori assidui è pura utopia, allora si può tentare di aiutarli ad approcciare alcune narrazioni con un certo potenziale di cattura delle loro emozioni e del loro interesse. 
Qui magari penserete a roba come Il fabbricante di lacrime o La casa sul mare celeste, titoli molto gettonati fra alunni e alunne con il compito di portare a termine la lettura di almeno tre libri durante le vacanze estive o compiti similari. 
Invece, tenetevi forte, in questi giorni si è parlato di un grande libro: La storia, di Elsa Morante. 
Mea culpa, non avevo mai letto per intero il romanzo, solo a brani, durante i miei studi e per tutti questi anni di insegnamento con lavori sul testo nelle antologie e quant'altro. Lo ultimerò in queste settimane e certo dedicherò una recensione a questo mirabile classico. Ora soffermiamoci su un altro aspetto. 

La storia è un romanzo di 660 pagine e richiede tempo, dedizione e serietà. Questo è l'anno in cui in terza studieranno la Seconda guerra mondiale e tutti gli annessi, i regimi totalitari, la partigianeria, i grandi eccidi di civili, la Shoah. Sono temi forti che non si possono affrontare come meri contenuti da incasellare e imparare, ma mediante la riflessione e il ragionamento. 
Abbiamo una vaga idea di quanto possa aiutarli la letteratura a capire certi meccanismi? Perché la storia di Ida Ramundo, di Useppe e Nino, di Giuseppe Secondo, di Davide Segre e molti altri è il mezzo con cui i ragazzi possono entrare in contatto, empaticamente, con certi contenuti. 
La Storia è fatta di grandi eventi, ma senza il racconto di vite perdute, dei milioni di civili dispersi, profughi o uccisi dalle bombe, non sarebbe che un fatto lontano nel tempo da aggiungere agli argomenti da sapere per l'interrogazione o la verifica scritta. 
Contenuti che vanno disperdendosi quando non sono approcciati "emotivamente". 
Scopro, leggendolo, che La storia di Elsa Morante è un testo prezioso che avremmo dovuto studiare a scuola, non leggere del tutto casualmente come proposta o per sentito dire. 
Ci siamo persi questo come decine di altri classici e non che, forse, avrebbero potuto creare nuovi lettori. I testi circolanti nelle scuole superiori erano e in larga parte sono:
I Promessi Sposi
La Divina Commedia
La coscienza di Zeno
I Malavoglia
Il deserto dei Tartari
Il Gattopardo
Fontamara
Piccolo mondo antico

Tutti pregevoli e alcuni obiettivamente irrinunciabili, ma... dove sono finiti La storia, Le città invisibili di Calvino, 1984 di Orwell - assieme agli altri famosi distopici La fattoria degli animali e Il signore delle mosche - La cognizione del dolore di Gadda, e poi Cuore di tenebra, perfino La strada di McCarthy. Tutti testi che possono arrivare alle loro coscienze, stimolano una riflessione profonda sull'essere umano, sulla società, aiutano a conquistare un senso critico. 
E con una buona dose di fortuna, li aiuta a diventare lettori. Anche solo "forti" come li intendono le statistiche in Italia: lettori di un libro al mese. 
Si dice spesso che i programmi andrebbero svecchiati, smantellati, adeguati a questo tempo così diverso da quello di 30 o 40 anni fa, ma se non ci si arriva mediante il consueto percorso dei programmi ministeriali, allora è un lavoro che devono fare gli insegnanti
Qui però emerge la nota dolente: quanti prof sono in grado di fornire spunti diversi, quanti sono in grado di stimolare un apprendimento "emotivo" che li aiuti a costruire un percorso culturale e umano, quanti non sono semplicemente istruiti ma sono colti, aperti, carismatici, flessibili, coraggiosi? 
Perché non basta saper proporre compitini e lezioncine, non basta dirsi in grado di creare un clima sereno, qui ci vuole lavoro vero. E oggi, per "lavoro vero" si intende qualcosa che punti molto più in là. 

In questo post di cinque anni fa riflettevo sul cosa significhi essere "buoni insegnanti". A rileggermi, alcuni aspetti sono cambiati in meglio, perché i ragazzi da allora sono cambiati, c'è stata una pandemia in mezzo e non è più possibile arenarsi in una serie di abitudini.
Oggi insegnare significa accettare una sfida ben più difficile, perché al ragazzino super celebrato dai genitori si è aggiunto il ragazzino fragilissimo e bisognoso di conquistare autostima e coraggio. 
Nel bel mezzo di un'epoca in cui la famiglia non è più quella di prima e si sono riaffacciate questioni e tendenze come fascismo e messa in discussione dei diritti fondamentali, oggi plasmare futuri cittadini è diventata un'impresa ardua, resa difficile dall'annegamento in un apparato burocratico che impone paletti, obblighi e immani perdite di tempo. 
Non ci sono ricette né facili soluzioni, ogni aggregato di adolescenti è diverso e ogni classe si riserva una propria dinamica, però si possono affinare alcune peculiarità che un buon insegnante deve possedere, in primis la credibilità e la coerenza. 
Essere buoni insegnanti significa oggi più che mai ritrovare le parole che ci siamo perse, magari in libri che non abbiamo ancora letto, valorizzare la letteratura nascosta e non "ufficiale", quella che si è voluto seppellire adagiandosi sulla ripetizione pedissequa di programmi ormai triti e muffi. 
Scoprire, riscoprire, sperimentare, offrire un insegnamento che punti sulle emozioni, quei "movimenti" interiori che ci permettono di conquistare vette insperate. 
Io ci credo, ma non solo perché sono di natura un'ottimista. Ci credo perché è possibile. 

Quali classici avete studiato a scuola e quali libri ritenete dovrebbero far parte dei programmi scolastici? Vale anche la letteratura contemporanea. Vi leggo anche per ampliare la mia percezione.

17 commenti:

  1. Con me sfondi una porta aperta. Per dire: io alle elementari ho avuto la maestra che nell'ultima ora di lezione, in quinta, ci leggeva un libro. Scelse "Pinocchio" e "I promessi sposi", nel secondo caso facendo un errore (sicuramente involontario, era un'ottima maestra che faceva il suo lavoro con passione). Non aveva considerato che il famigerato mattone manzoniano lo avremmo dovuto ri-studiare alle scuole medie, durante il biennio e durante il triennio... Ti giuro, io ormai ho la nausea dei "promessi sposi", non riesco neppure a giudicarlo obiettivamente, so solo che se mi facessero ministro dell'istruzione lo farei studiare molto sommariamente e lo eliminerei dalle letture obbligatorie "capitolo per capitolo" che sono a mio modesto avviso il più grande incentivo all'odio verso la lettura che pervade l'italiano medio a partire dai tempi della scuola.
    Non si può fare un programma di letteratura in cui passi mesi e mesi a studiare Leopardi, Manzoni, e poi Pascoli e D'Annunzio, e poi una carrellata sbrigativa degli autori più moderni (almeno ai miei tempi era così, da come mi ha detto mia figlia temo che non sia cambiato granché). É inutile avere studenti che hanno letto (e dopo poco dimenticato) chissà quanti canti della "Commedia" dantesca ma solo poche righe di autori più vicini ai loro tempi come Pavese o Moravia.
    Peraltro il fatto di dover "studiare" il testo come se fosse una versione in latino con filosofia e storia annesse (inevitabile quando si deve affrontare un testo del XIV secolo, ancor di più quando è denso di riferimenti che solo un erudito può sapere, e infatti mi chiedo quanti professori saprebbero leggere correttamente l'Inferno senza le note esplicative a piè di pagina) lo rende inviso ancora di più.
    Poi, per carità, siamo un po' anche noi italiani a essere proprio anti-studio e anti-letture. Quelle poche cose che lessi di Pirandello mi illuminarono, mi piacquero talmente che poi nel tempo, crescendo, ho letto tutti i libri più famosi del grande siciliano, ma rammento che i miei compagni di classe non erano particolarmente attratti, anzi, lo trovavano "pesante"...
    Più che di libri moderni in particolare, ché tanto quelli più importanti si sa quali sono e comunque sono soggetti a valutazioni anche "politiche" (a me piace molto la narrativa di Ada Negri, che però ormai è stata bollata negativamente per la sua scelta filofascista che non ha potuto rinnegare essendo morta prima che finisse la guerra) io partirei proprio dall'idea di far leggere un libro, uno diverso a ogni studente, e poi chiedergli di parlarne in classe, e senza voto o giudizio da parte dell'insegnante, per tranquillizzare sul fatto che non c'è una pappardella da ripetere, come invece avviene quando devi spiegare la poesia di Leopardi secondo i critici che hanno scelto Leopardi come nonplusultra della poetica italiana, e guai a te se non ripeti per filo e per segno quello che dice il libro di lettere, prendi un bel 4. Lo studente dovrebbe poter dire, almeno per questa singola lettura moderna, ciò che gli è piaciuto o non gli è piaciuto, se lo ha trovato interessante o noioso (in entrambi i casi specificando i motivi). Secondo me bisognerebbe incentivare una lettura "attiva" e non "passiva" come invece è bravissima a fare, purtroppo, la scuola italiana.

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    1. Sono d'accordo con te su gran parte del tuo commento: per esempio, fatta salva l'idea che I Promessi Sposi continuino a rappresentare un pilastro della letteratura italiana, concordo nel ritenerlo un romanzo che non necessariamente deve essere letto integralmente al liceo. Mi dispiace doverlo ammettere mentre lo scrivo, ma anch'io non ne conservo un grandissimo ricordo e non per il romanzo in sé, che contiene alcune pagine davvero indimenticabili, ma per la totale incapacità della mia professoressa di liceo di farci entrare in quelle atmosfere e apprezzarne il senso e la costruzione. L'obbligo, come ricordi tu stesso, era di volgersi a una lettura critica, noi che avevamo il Sapegno come testo dovevamo, da studenti al Classico quali eravamo, fare una lettura non emozionale ma critica.
      L'approccio, pertanto, è scorretto su un duplice presupposto: I Promessi Sposi, che potenzialmente sono un prezioso scrigno per i ragazzi, diventano un mattone indigesto, per i programmi ministeriali e per l'incapacità di moltissimi insegnanti di coglierne e trasmetterne il senso vero. Perché, non dimentichiamocelo, questa è letteratura del nostro Romanticismo, ed è inaccettabile ritenere il romanzo se non al pari almeno vicino alla grande letteratura del secolo. Oggi sarei per selezionarne alcuni capitoli più forti e significativi, e nel contempo leggere anche La Storia di Elsa Morante, secondo me decisamente irrinunciabile.

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  2. Come sottolinea Ariano, si tende sempre a sorvolare sugli autori moderni ed è una grave pecca anche a mio avviso, purtroppo il tempo stringe sempre quindi figuriamoci se possiamo stare a perdere tempo (si fa per dire) coi Novissimi, Pagliarani o Sanguineti, e potrei comprenderlo; ma autori come Tabucchi, De Luca, Fenoglio, Manganelli, Eco, Baricco, Calvino, Pavese devono diventare pietre miliari e accompagnare ogni classico con la medesima profondità di analisi per consapevolizzare lo studente del tempo reale che vive, e non solo del passato, per quanto illustre.

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    1. Se penso ad alcune pagine di Pavese, Calvino, Manganelli... Ma come diamine si può non arrivare al fatto che sarebbero delle vere "bombe" per fare avvicinare i ragazzi alla letteratura??

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  3. Non so quale potrebbe essere la ricetta ideale per avvicinare questi ragazzi "distratti" alla lettura, però, secondo me, il peggio viene dal modo in cui la gioventù si è evoluta: noi siamo di una vecchia generazione, quella che a scuola leggeva I Promessi Sposi e la Divina Commedia, eppure siamo lettori e lettrici forti, amiamo i libri, tutti, classici, contemporanei, leggere è un'attività che abbiamo fatto nostra nonostante la scuola non ci avesse particolarmente incentivati, all'epoca. Oggi i social sono una fonte di disequilibrio: invece di passare un paio di ore su un romanzo, si butta il tempo in rete. Si ha poca voglia di rimanere in silenzio, con un libro in mano. Per questo trovo meravigliosa la tua iniziativa a scuola: molto incentivante, fa molta presa sui ragazzi, spero sia un valido esperimento e anche proporre testi alternativi a quelli soliti è un'idea vincente. Pensa quanto attirerebbe la lettura della Ferrante, per esempio! Oppure, per rimanere sui classici, Pavese, Deledda... E un bel Fabio Volo? :P (no, dai, scherzo!)

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    1. Il punto è che la responsabilità della deriva del mondo adolescenziale è proprio degli adulti. In particolare la nostra generazione ha fatto danni colossali. Dal mio "osservatorio" scolastico, molti genitori fra i 40 e i 55 anni sono proprio la generazione "fallita" da educatori dei propri figli. I social sono il grande danno. Parlavo ultimamente con una venticinquenne estetista, molto giovane eppure anche solo un po' in là rispetto al vacuo mondo di coloro che al momento arrivano attorno ai 20 anni. L'aumento dell'uso della comunicazione digitale (ma è un modo elegante per definire la spazzatura) che punta in maniera molto franca a questa generazione di fragili è il danno maggiore. La scuola non è al passo, fallisce perché ancorata a un metodo stantìo e laddove si possa immaginare qualcosa che la salvi, manca personale davvero qualificato per arrivare a queste generazioni. La maggior parte dei docenti di Lettere non è lettore assiduo e non è aggiornato sulla narrativa contemporanea, oltre a conoscere in maniera limitata il Novecento.

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  4. A scuola mi hanno fatto conoscere ben pochi classici che ho amato rispetto a quelli che avrei poi letto io: Rodari, La fattoria degli animali e Opinioni di un clown (viene citato di rado ma Boll è stato un premio Nobel) che considero imprescindibili per la formazione di un pensiero libero. Pirandello e Verga non sono proprio riusciti a farmeli piacere, sarò io. Ai giorni nostri per me è sempre interessante vedere le liste dei libri da leggere assegnate ai miei nipoti, ora 16 e 18 anni entrambi al liceo e le scelte degli insegnanti le trovo spesso da svecchiare un po'. Cosa suggerisco? Frankenstein, Dracula, La Metamorfosi non sono forse stati degli avamposti del genere fantasy moderno? Io direi di sì. Jane Austen tutta, idem Agatha Christie. Steinbeck e Oscar Wilde hanno una moderna vivacità che credo possa incontrare i gusti di molti. Venendo a qualcosa di recente uscita Demon Copperhead per un lavoro di confronto con David Copperfield credo che potrebbe offrire grandi spunti e un lavoro molto arricchente. Brava tu con la lettura silenziosa. Leggere è qualcosa di meraviglioso, i numeri pessimi dei lettori in Italia mi fanno sempre male, caldeggio la lettura sempre ma è una battaglia molto dura. Sandra

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    1. Pirandello richiede una certa sensibilità verso il metalinguaggio, alle medie è un po' difficile farlo arrivare, ma alle superiori assolutamente sì. Il punto è essere docenti in grado di farlo, lì è la nota dolente. Tutti quelli che citi hanno un discreto successo alle medie. Al termine del triennio posso dire che moltissimi passano da La metamorfosi, Frankenstein, Dottor Jekill e Mister Hyde. Questi vanno bene anche in seconda, mentre per la terza sperimentare la lettura di Steinbeck e Morante è davvero una bella sfida. Lo snodo è tutto nella forza del docente di arrivare a una lettura "emozionale" e non fredda e legata troppo all'analisi del testo. Ho preso ultimamente Demon Copperhead, sarà fra le mie prossime letture. :)

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    2. Questa cosa dell'analisi del testo è davvero illuminante, probabilmente sta tutto lì, parafrasi o come si chiama, non ho grandi studi umanistici alle spalle, e similari sono un po' una noia, mentre arrivare al cuore delle storie, fare il tifo per i personaggi o detestarli, quello è ciò che fa amare la lettura per sempre. Gli insegnanti in effetti hanno un ruolo chiave.

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  5. La tua idea di lettura silenziosa in classe è molto buona, un ottimo stimolo per spingere gli studenti a leggere. Dei libri letti a scuola io ho amato I promessi sposi e la divina commedia, certo poi ho letto molto altro per conto mio, Il gattopardo l’ho recuperato due anni fa, per esempio. La scuola potrebbe fare molto per stimolare alla lettura soprattutto di autori più moderni, oltre ai soliti classici ma è davvero possibile farlo se ci sono dei programmi da rispettare? Te lo chiedo perché non lo so, un insegnante può tralasciare la lettura di Dante e far leggere altri libri?
    Sulle misere percentuali dei lettori in Italia non mi stupisco, purtroppo l’italiano medio nutre la mente con programmi tv trash e social, forse questo è il motivo per cui vincono certi politici.

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    1. No, non può farlo. Dante e Manzoni sono pienamente dentro i piani ministeriali ed è un bene che vi siano. Però questo non esclude che si possa fare un "focus" su alcune parti del romanzo che hanno maggiore potenziale lasciando spazio a narrativa del Novecento. C'è la possibilità di gestire tempi e modi e io alle superiori troverei modo di aggirare l'ostacolo e infilare testi scelti personalmente. Del resto, è abitudine ormai l'invito di autori e autrici con lettura del loro libro, iniziative legate a eventi particolari ecc. Immagino una certa flessibilità, e a maggior ragione la libertà di concretizzare un campo d'azione molto ben congegnato.

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  6. Ti ringrazio a nome della me delle medie e del biennio delle superiori. Alle medie ho avuto una prof incredibile che ci ha veramente spronato alla lettura e al pensiero critico e così anche alle superiori. Purtroppo la mia prof del liceo è scomparsa prematuramente e non mi ha potuto accompagnare fino alla quinta (dopo di lei ho avuto solo grandi delusioni a livello di prof di lettere). Ho letto moltissimo negli anni di formazione e mi è servito tanto nella vita e posso davvero dirlo con certezza adesso che sono quasi all'alba dei 30 anni. Il lavoro che stai facendo come insegnate è di fondamentale importanza e secondo me la lettura e la letteratura in generale deve essere non solo svecchiata ma adattata alle nuove generazioni. Io credo che un Promessi Sposi ora come ora lasci il tempo che trova. Personalmente lavoro con dei colleghi, laureati (io non lo sono, per dire) che non leggono e non hanno interessi di sorta e si vede molto. La passione per la lettura non è solo un valore aggiunto ma secondo me è uno strumento potente anche in situazioni pratiche ed è una cosa che non è molto valorizzata al momento. Saper analizzare un libro, capirlo, commentarlo, interpretarlo è davvero importante in un mondo in cui ci è tutto già pronto e preparato da intelligenze artificiali e simili.
    Un libro che secondo me potrebbe essere studiato a scuola è il primo volume della saga de "L'amica Geniale", vengono proposti molti temi ed è una testimonianza quasi reale di una memoria italiana che si sta lentamente perdendo. Io credo che sia fruibile anche da ragazzi giovani perchè la scrittura è spigliata e interessante oltre che la storia essere appassionante.

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    1. Ciao, Nicole. Sì, leggere letteratura è proprio un modo per conquistare uno strumento importante, leggere significa saper leggere la realtà, formarsi una identità forte, affinare la capacità di linguaggio scritto e parlato. Insomma, esiste qualcosa di più importante? Si commette spesso l'errore di inorridire dinanzi alla mancata conoscenza della letteratura perché "si è ignoranti in materia", "ma come fai a non conoscere..." ecc. Ma si perde il senso vero della cosa, che non è semplicemente il sapere ma il saper essere mediante l'esperienza di lettura. E oggi, in quest'oggi in cui i giovani sono una moltitudine sempre più persa e senza obiettivi né sogni, senza capacità di mediare l'esperienza e maturare, la letteratura può fare decisamente tantissimo. Il punto è essere capaci di trasmetterla.

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  7. Nell'ultima puntata di Fahrenheit, quella del 31 ottobre, un mio caro amico, Stefano Rossetti, docente presso un Liceo Scientifico di Pinerolo, commenta con la giornalista i fatti ormai quasi quotidiani di atteggiamenti che inneggiano al fascismo nelle scuole. Dallo studente che collega il suo riproduttore musicale alla scuola e mette Faccetta Nera in filodiffusione, a chi sale sulla cattedra e inneggia la fascismo con il braccio alzato e così via. Che dire di questi ragazzi, nelle cui famiglie probabilmente non si è letto e non si legge abbastanza (tutti i libri persi, il titolo di questo post, una cosa che mi ha sempre fatto venire l'ansia!)? Che anche trovare la punizione giusta è complicato, perché , fammelo dire in modo forse un po' volgare, sta andando tutto a rotoli e ritrovare il bandolo della matassa non è semplice. Il ruolo della scuola sarebbe fondamentale se solo fosse considerato tale anche da chi la scuola la regola e la finanzia. Insomma, non siamo messi bene e a quanto pare tra qualche giorno rischia di andare anche peggio. La conoscenza è una delle armi che abbiamo a disposizione. Arrivo da te dopo averti risposto, un po' in ritardo e di questo mi scuso, sul mio blog. Parlavi lì della Elsa Morante e de La Storia. Anche io non l'ho mail letta. Forse al di là delle buone intenzioni, forse se fosse stato valorizzato dal "sistema" come gli altri che ad esempio hai citati mi sarebbe almeno venuto il pensiero di leggerlo. Lo farò presto. Ma intanto, ecco un'altra chiave di lettura per tradurre il declino verso cui stiamo allegramente e a suon di marcette andando. Buon ognissanti

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    1. Anche io sono molto preoccupata per questo revival del fascismo, in particolare fra i giovani. Ignorano i fatti storici (e anche qui, quanta responsabilità in una scuola ormai in piena crisi?), la famiglia non aiuta (ricordo nei miei anni a Genzano, altro comune in provincia di Roma, un padre che festeggiò il compleanno con il volto di Mussolini sulla torta), siamo alle corde. Spero ancora in modelli positivi, almeno per i tanti giovani che non inneggiano al fascismo, i bravi giovani che abbiamo la speranza di educare, ma recuperare i primi non è facile e saranno gli adulti di domani. La Storia, questo straordinario romanzo che ho terminato oggi, sarebbe stato un potente mezzo per capire, ma non è compreso nei programmi scolastici.

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  8. Ho letto quel post di Alec Ross su Linkedin, dove ho cominciato a seguirlo. Ciò che mi ha disturbato sono alcuni commenti sotto il suo post, dove si ribatteva con queste due riflessioni: che l'apprendimento non passa per forza per i libri, si può studiare anche in altre modalità (e dunque parlano di saggistica, la narrativa non la considerano proprio); che non è la quantità dei libri a determinarne la qualità e la professionalità di chi legge (certo, ma qui si parla del 35% che legge almeno 1 libro all'anno, ribaltando la statistica il 65% non legge manco 1 libro all'anno! E che cavoli!)
    Probabilmente va considerato il luogo dove è stato pubblicato quel post e i suoi utenti medi, perché Linkedin è considerato il social del lavoro, dei professionisti e quindi considerano quella statistica solo calata sul loro target. Però mi dà fastidio che un professionista pensi che leggere, che so, Guerra e pace di Tolstoj o L'arte della guerra di Sun Tzu non possa portagli nulla, sebbene sia "solo" narrativa. Ma mi dà anche fastidio che nei luoghi di lavoro "quello che legge in pausa pranzo" come me sia considerato male dal superiore, la lettura invece di accrescimento personale è vista come una perdita di tempo. Poi quando si scrivono le mail di lavoro, la differenza si vede eccome...
    Il fulcro è proprio questo (e stavo per commentare quel post): la lettura in Italia non solo non va di moda, ma è considerata da sfigati. E invece chi legge, nei fatti, la vita se la vive meglio, eccome.

    Comunque, tra le letture contemporanee io inserirei "La neve in fondo al mare" di Matteo Bussola. E' un romanzo breve, ma è anche un pugno sullo stomaco piuttosto forte. Il tema è il dolore dei ragazzi, che si manifesta con anoressia, bulimia, tagli sul corpo, rabbia e violenza. Non ce l'abbiamo qualcosa del genere tra i classici d'epoca perché purtroppo è il male del nostro tempo. L'ho letto perché pensavo di regalarlo a una ragazzina, dalla quarta di copertina, ma in realtà ha aiutato più me a comprendere alcuni comportamenti. Andrebbe letto prima, meglio se insieme, in classe, con un adulto, con un dibattito. Così come lo consiglierei ai genitori in divenire, perché è sempre più difficile cogliere i segnali.

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    1. Non mi stupiscono quei commenti. È il mood tutto italiano (magari non solo italiano, ma noi lo sappiamo fare con arroganza)di non comprendere l'importanza dei libri, di ritenerli roba da nullafacenti, un "di più", un superfluo di pochi, un capriccio. Non mi è difficile immaginare cosa si aggiri nella testa di chi fa pensieri come questi, molta parte della mia famiglia è stata ed è così. Quando parlo dell'importanza di un libro, del suo contenuto, di come un saggio possa essere d'aiuto (perché non si capisce nella maggior parte dei casi neppure l'importanza dei saggi), di come la letteratura sia necessaria, grandi libri che non sono vincolati alla propria epoca, talmente sono "eterni", ti guardano come se stessi parlando di alieni.
      Che siano opinioni anche di professionisti è davvero sconcertante.
      Riguardo al testo che citi - non lo conosco, mi è nota solo la copertina - ne ho letto un estratto e sarebbe molto interessante per i temi presentati. Lo ascriverei non alla narrativa ufficiale (quella legata ai grandi temi letterari, ecc.) ma a quella narrativa che fa da supporto al nostro lavoro di orientamento e all'interno di speciali percorsi mirati alle competenze di "cittadinanza". Anche lì i libri ci vengono in aiuto in maniera provvidenziale. Lo viviamo con libri come "Mio fratello rincorre i dinosauri", "Nel mare ci sono i coccodrilli", e tanti altri. Dietro questi titoli leggeri si nascondono storie molto forti, che restano nel ricordo dei nostri ragazzi. Questo tuo suggerimento lo metto in lista. :)

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